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I “sempreverdi” Santapaola a Catania

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(fonte) La pressione delle mani dello Stato questa volta ha piegato il cuore finanziario e patrimoniale di Cosa nostra catanese. Il colpo è stato assestato direttamente ai vertici della “famiglia”: l’entourage criminale è quello legato a Irene Santapaola, alla figlia di Salvatore Santapaola fratello – quest’ultimo – del capomafia Nitto deceduto nel 2003. Sedici persone sono finite nell’elenco di un’ordinanza di custodia cautelare e molte società sono state strappate al controllo del Clan Santapoala Ercolano. La Squadra Mobile di Catania sta eseguendo una serie di arresti e sequestri. Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, furti e intestazione fittizia di beni. L’inchiesta coordinata dalla Dda di Catania ha radiografato i capi della piramide della cosca Santapoala Ercolano: in particolare hanno fotografato l’interessamento (ormai diventato abitudine) dei rappresentanti del gotha della famiglia a investire nel settore economico, attraverso la “ripulitura” in attività finanziare e commerciali del denaro sporco.

Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati (misura preventiva) diverse società che gestiscono impianti sportivi, nel settore della ristorazione, parcheggi e autolavaggi e anche uno stabilimento balneare. Il valore del patrimonio strappato al circuito mafioso ammonta a svariati milioni di euro.

Ancora una volta l’indagine ha portato alla luce tra le attività illecite poste in essere dalla famiglia mafiosa quello del “recupero crediti”, il creditore invece di rivolgersi ad avvocati che cercheranno di riottenere i debiti attraverso gli strumenti previsti dalla legge chiede “supporto” a boss o esponenti della criminalità organizzata che con i tradizionali mezzi di intimidazione e minaccia cercherà di “recuperare” le somme, di cui una fetta entrerà nelle casse del clan.

Gli arrestati:

Roberto Vacante, classe ’63

Santo Patanè, classe ’69

Salvatore Caruso, classe ’54

Salvatore Di Bella, classe ’67

Giuseppe Massimiliano Caruso, classe ’81

Francesco Russo, classe ’73

Danilo Di Maria, classe ’70

Giuseppe Celestino Vacante, classe ’59

Irene Grazia Santapaola, classe ’74

Mario Aversa, classe ’72

Maria Santanocito, classe ’50

Pietro Musumeci, classe ’65

Giuseppe Caruso, classe ’81

Nunzio Di Mauro, classe ’67,

Nunzio Giarrusso, classe ’70,

Pietro Augusto Bellino, classe ‘71

Nulla è definitivo, tranne l’azzardo

Il mafioso mondo delle slot, sempre indisturbato:

Ma anche qui la partita resta apertissima: nel luglio 2013, mentre era ancora latitante, Francesco Corallo riuscì a far annullare il suo arresto in Cassazione perchè erano spariti gli audio delle sue intercettazioni, rubate da ignoti nel tribunale di Milano. Dopo di che la “nuova” Bpm ha azzerato a sorpresa l’accusa che lo univa all’ex banchiere Massimo Ponzellini, ritirando la querela per la loro “corruzione tra privati”: e così le tangenti pagate dal re delle slot proprio per farsi prestare i 148 milioni necessari a salvare la sua concessione, sono già diventate «non punibili». Forse ha ragione Corallo: in Italia nulla è definitivo, tranne l’azzardo.

La notizia intera è qui.