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Le bugie del Governo sul progetto TAV: i fatti e i documenti

La Comunità Montana Valle Susa e Val Sangone presenta oggi un documento di osservazioni sulle dichiarazioni rese dal Governo sul progetto TAV. Ed è importante perché riportare la discussione nel merito permette ai SITAV di evitare troppo spesso la propaganda mendace che spesso si avvale di ragioni pretestuose e, allo stesso tempo, evitare che i contrari al progetto (senza mediazioni e strani emendamenti come qui in Lombardia) non vengano relegati alla cronaca di azioni non condivisibili nei modi e negli obiettivi.

Il 9 marzo 2012 il Governo ha pubblicato sul proprio sito istituzionale un documento con il quale,rispondendo a 14 domande da se stesso formulate,motivava le ragioni per la realizzazione della nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità/Capacità Torino-Lione.
Le risposte presentate sono improprie, imprecise e non risultano soddisfacenti a chiarire con il rigore e la qualità auspicabili le motivazioni di un’opera così costosa e impattante.
In attesa di poter avviare un serio confronto basato su dati oggettivi e su criteri di valutazione verificabili con metodo scientifico, si propone nel file allegato una lettura critica dei contenuti del documento governativo.
L’analisi è frutto dell’impegno collettivo degli Autori afferenti alla Commissione Tecnica «Torino-Lione» della Comunità Montana Val Susa e Val Sangone e del contributo di esperti esterni in varie materie. Ha comportato alcune centinaia di ore di lavoro prestate a titolo personale e non retribuite.

Scarica gli allegati:

– Osservazioni
– Lettera al Presidente del Consiglio

Il PD in Lombardia vuole la TAV

E, per carità, è una posizione legittima (anche se bisognerebbe avere poi la faccia di sostenerla anche in pubblico) ma che in sessione comunitaria del Consiglio Regionale si decida di presentare un emendamento (e uno solo) per la TAV rende bene l’idea del progetto che urge costruire prima di pensare alle facce o ai ticket per le prossime regionali. Perché mentre ci si preoccupa di chi divide la coalizione sui giornali succede che passino sottovoce emendamenti del genere. Vedere per credere.

Chi ha deciso TAV?

Dedicato a chi ancora non ha capito che cos’è lo “stile Tav-Val di Susa, modello di democrazia e legalità all’italiana. Il Fatto Quotidiano on-line, 13 marzo 2012, di Ivan Cicconi

Se ne sentono di tutti i colori sulla bocca dei sostenitori della Tav Torino-Lione. Il luogo comune più gettonato è il richiamo alle decisioni democraticamente assunte che non possono essere bloccate da una minoranza (per di più violenta). Bene, parliamone, guardando agli atti.

Chi e come ha deciso la realizzazione del “cunicolo esplorativo” per il quale a Chiomonte si sta procedendo manu militari alla occupazione dei terreni sui quali aprire il cantiere per la sua realizzazione?

Nell’avviso pubblico del 2010 con il quale si è avviato il procedimento, LTF dichiara testualmente: “Che il cunicolo esplorativo de La Maddalena è progettualmente necessario ai fini della realizzazione del collegamento ferroviario Torino-Lione che rientra nell’ambito del primo Programma delle Infrastrutture Strategiche di cui alla Deliberazione del 21 dicembre 2001, n. 121/2001 (Legge Obbiettivo) del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE)”.

Il procedimento è stato avviato ai sensi dell’art.165 e 166 del D.Lgs 163/2006 e cioè grazie a “norme speciali”, in deroga a quanto stabilito dalle direttive europee e le norme nazionali di recepimento in materia di opere pubbliche, applicabili alle opere incluse nel “Programma delle Infrastrutture Strategiche” definito con la delibera Cipe 121/2001 e dalle successive modifiche ed integrazioni.

In particolare il comma 9 dell’art. 165 consente di realizzare opere propedeutiche, cunicoli esplorativi, in quanto utili per la definizione del progetto delle opere incluse nella legge obbiettivo. A parte il fatto di considerare una galleria di oltre sette chilometri e del diametro di oltre sette metri un cunicolo esplorativo, la norma (che non ha riscontri in nessun altro paese europeo) affida al Ministro delle Infrastrutture “la decisione ed il rilascio delle autorizzazioni per lo svolgimento delle attività relative, ivi inclusa l’installazione dei cantieri e l’individuazione di siti di deposito”.

Il Ministro in carica nel 2010 era Altero Matteoli, ma pare che la decisione sia in realtà precedente. Infatti questo millantato nuovo progetto (altro ritornello dei pasdaran sitav) non è altro che quello stesso per il quale l’impresa della legacoop, la CMC di Ravenna, tentò l’apertura del cantiere a Venaus nel dicembre del 2005. La nuova galleria della Maddelana che oggi prevede l’imbocco a Chiomonte (guarda caso uno dei pochissimi comuni della valle favorevole alla TAV) anziché a Venaus (contrario alla TAV come la stragrande maggioranza dei comuni) è definita nei documenti depositati da LTF come “Variante della galleria di Venaus”. E che il cantiere che nei prossimi giorni si tenterà di aprire sia lo stesso di 6 anni fa è confermato anche dal fatto che ad aprirlo sarà la stessa impresa alla quale era stato affidato l’appalto per la galleria di Venaus, la CMC di Ravenna.

Chi ha deciso ed autorizzato la realizzazione di questa opera propedeutica per la progettazione della Torino-Lione è stato il Ministro in carica nel 2005, Pietro Lunardi, quello che consigliava la convivenza con la mafia, nessun altro.

A Chiomonte la CMC ancora non si è vista perchè quello presidiato dalle forze dell’ordine è un semplice insediamento militare. Il cantiere forse si tenterà di aprirlo nei prossimi giorni e dunque, forse, arriverà anche la CMC. La Comunità Montana valsusina aveva denunciato alle Autorità competenti anche questa anomalia. LTF dovrà spiegare alla Comunità Montana, e sarebbe il caso alle Autorità competenti, le ragioni per le quali quello che oggi viene millantato come un nuovo progetto viene realizzato dallo stesso appaltatore del vecchio progetto senza alcuna nuova gara e con un prezzo quasi doppio.

I paladini della democrazia la smettano di cianciare di decisioni assunte dalla maggioranza dei cittadini. L’opposizione a quel cantiere, formalmente contestato dalla Comunità Montana, fino a prova contraria, è l’opposizione dei rappresentanti democraticamente eletti dai Valsusini contro un cantiere deciso ed autorizzato da Pietro Lunardi, un ministro tecnico, non votato dai cittadini, scelto e nominato da Silvio Berlusconi.

FIOM, No TAV e brutto giornalismo

Perché è stata una piazza piena di contenuti, che parlava di lavoro, di democrazia e di reddito, una piazza che non ha avuto tempo di scassare vetrine perché troppo impegnata nel rifondare la politica. Perché le “cariche” di cui parla Repubblica, nulla c’entrano con la Fiom e con il corteo, e interessano, semmai, il Movimento di lotta per la casa e via della mercede, ben lontani dal percorso della manifestazione. Perché, in sostanza, quella foto mistifica la realtà. E fa comodo solo a chi su quella piazza ha detto di tutto e di più pur di trovare il pretesto per non aderire. Non ci sono stati violenti NoTav, non ci sono stati pericolosi metalmeccanici lanciatori di bulloni, né studenti sovversivi e nullafacenti. C’erano i metalmeccanici, c’erano i NoTav, c’erano gli studenti. Ma di sovversivo, pericoloso e violento c’erano solo le loro proposte. Piano di investimenti, rappresentanza sindacale e reddito di cittadinanza. Ha ragione Luca Sappino: la foto scelta da Repubblica e la home page del Corriere della Sera sul corteo di oggi della FIOM è un brutto esempio di giornalismo che con le immagini si diverte a toccare i fili della pancia. Con quei meccanismi sottili che il TG4 o il TG1 hanno usato per deformare un ventennio. Sulla vicenda TAV ormai è un giochetto che dura da mesi ma la similitudine ‘FIOM-NO TAV-violenza’ si sperava fosse solo una sfortunata uscita di Bersani e foraggio per la spazzatura di certa stampa filoberlusconiana.

Chi di voi vorrà fare il giornalista, si ricordi di scegliere il proprio padrone: il lettore. (Indro Montanelli)

Sostiene Landini (da sostenere)

Il lavoro, l’articolo 18, l’Unità “espulsa” dalle Magneti Marelli di Bologna e Bari, Marchionne, il futuro della Fiat e più in generale quello degli operai e dei precari. I temi su cui la Fiom da mesi è impegnata sono tanti. Perché i diritti del lavoro sono il nodo centrale di un Paese che impunemente sta diventando diseguale, perché non è possibile ripensare la politica senza passare dal cuore dei lavoratori e delle imprese. Per questo il 9 marzo si va in piazza a Roma. George Orwell scriveva come schiavi lavorarono gli animali per tutto quell’intero anno. Ma nel loro lavoro erano felici: non si lamentavano né di sforzi né di sacrifici, ben sapendo che quanto facevano era fatto a loro beneficio e a beneficio di quelli della loro specie che sarebbero venuti dopo di loro, e non per l’uomo infingardo e ladro. E sulla ricaduta reale dei benefici del lavoro la riflessione è urgente e non mediabile. Ed è anche per questo che l’intervento No Tav mi sembra perfettamente in linea con il resto, in un giorno di analisi dei reali benefici e delle loro ricadute.

A proposito di Giorgio Bocca: la TAV

Se vi sento dire la parola TAV sparo. Se vi sento dire che la Tav, l’alta velocita’, è indispensabile, necessaria al progresso, tiro su dal pozzo il Thompson che ci ho lasciato dalla guerra partigiana. Perché d’inevitabile in questo stolto mondo c’è solo l’incapacità della specie a controllare la suo conigliesca demografia, le sue moltiplicazioni insensate. Il progresso! Se vi capita di pecorrere la Pianura Padana che ha fama di essere luogo più ricco e civile d’Italia, date un’occhiata ai paesi e alle citta’. Quà e là riuscite ancora a vedere un campanile, ma il resto è urbanistica informe, una metastasi di casoni e casette venuti a slavina senza un piano regolatore, di materiali scadenti, di forme informi collegati da autostrade che si vergognano di essere così brutte e si nascondono dietro i tabelloni di vetrocemento o di plastica. Questa necessità del progresso è un modo osceno per definire la nostra incapacità di resistere alle speculazioni. Lo scriveva Giorgio Bocca. Qui.

Un linguaggio comune

Un gran pezzo di Ugo Mattei. Almeno per tornare a parlare di cose serie e per leggere in questo momento politico persone, sigle e informazioni.Un linguaggio nuovo è ciò che riduce ad unità le battaglie politiche di dimensione globale per i beni comuni che oggi si ritrovano in piazza. In Italia di queste battaglie e della produzione di questo linguaggio il manifesto è stato in questi anni protagonista, fino ad essere riconosciuto esso stesso come un bene comune. Queste battaglie, dall’acqua all’Università, dal Valle di Roma al no Tav della Val Susa, dall’opposizione ai Cie ai Gruppi azione risveglio di Catania, sono declinate in modo diverso nei diversi contesti, ma fanno parte di uno stesso decisivo processo costituente. Muta la tattica ed il suo rapporto con la legalità costituita. Resta costante la strategia costituente che immagina la società dei beni comuni. Ovunque si confrontano paradigmi che travolgono la stessa distinzione fra destra e sinistra, consentendo vittorie clamorose come quella referendaria su acqua e nucleare. Il paradigma costituito fondato su un’idea darwinista del mondo che fa della crescita e della concorrenza fra individui o comunità gerarchiche (corporation o Stati) l’essenza del reale. La visione opposta, fondata su un’idea ecologica, comunitaria solidaristica e qualitativa dello sviluppo, può trasformarsi in diritto soltanto con un nuovo processo costituente, capace di liberarsi del positivismo scientifico, politico e giuridico che caratterizza l’ordine costituito da cinque secoli a sostegno del capitalismo che ancora colonizza le menti e i linguaggi. Il modello costituito è sostenuto dalla retorica sullo sviluppo e sui modi di uscita dalla crisi, che i media capitalistici continuano a produrre, nonostante la catastrofica situazione ecologica del nostro pianeta. L’insistenza mediatica è continua e spudorata ma progressivamente meno seducente e le forze costituenti costruiscono nella prassi quotidiana un mondo nuovo e più bello. 

NO TAV: i vigili del fuoco non vogliono fare i poliziotti in Val Susa

Ciascuno alla sua professione, e tutto andrà bene. (proverbio italiano)
Torino, 27 agosto 2011 Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile Direttore Regionale per il Piemonte Dott. Ing. Bruno NICOLELLA
Egregio Direttore, con il passare delle settimane e visti gli ultimi fatti accaduti in Val di Susa, facilmente reperibili attraverso i siti internet, si rafforza sempre di più in noi l’idea che il servizio che stiamo espletando esuli totalmente da quelli che sono i nostri compiti istituzionali. Ci si interroga, infatti, su quale sia il vero motivo che ci porta a presenziare i luoghi della protesta dal momento che sfugge  ai nostri occhi ove sia il soccorso tecnico urgente o la difesa civile. Abbiamo già espresso, in un precedente incontro sindacale, la volontà di rafforzare il distaccamento di Susa, prossimo ai cantieri, con personale aggiuntivo, nel caso in cui si tema veramente che dalla protesta scaturiscano disordini capaci di alimentare incendi di una qualche natura. Non siamo invece disposti a fornire un servizio di assistenza alle forze dell’ordine per mantenere l’ordine pubblico, cosa che non rientra per nulla nei nostri doveri e che riguarda esclusivamente i loro compiti. Non intendiamo svendere la nostra professionalità e il sentimento di benevolenza della popolazione che più volte ci è stato manifestato, per dover intervenire in una vicenda che ci porta ad essere attori protagonisti pur senza volerlo. Ci riteniamo in balia delle richieste della questura che pare oramai essere diventata la nostra prima dirigente. Ribadiamo quindi di non voler continuare a svolgere compiti di ordine pubblico presso i cantieri della T.A.V. e le chiediamo che il personale appartenente al corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, operante in quei luoghi, venga immediatamente ritirato. Distinti saluti. FP CGIL VVF REGIONALE GIANNI NIGRO FED. Reg. SICUREZZA CISL ANTONIO MAZZITELLI

NO TAV: tacciono (quasi) tutti, tranne (anche) Guccini

I cantieri della Tav non esistono. Proprio non ci sono. Sono recinzioni e appostamenti militari che stanno dove dovrebbe cominciare lo scavo del tunnel esplorativo. Ma non c’è nessun tunnel esplorativo. Si continua a voler trasformare tutto in ordine pubblico ma l’indifferenza della politica evita accuratamente l’apertura di un dibattito serio. Con dati certi ma soprattutto con scenari definiti; si potrebbe trovare qualche minuto tra i vari scioperi dei calciatori e i rientri dalle vacanze. Rimane, invece, un ghetto in tensione che non ha declinazioni pubbliche. Non ha fatto rumore nemmeno l’appello al Presidente della Repubblica di 135 docenti universitari e ricercatori italiani. Ci sarebbe bisogno di una maturazione tecnica, scientifica e politica e invece galleggiamo nel fumetto di alcuni montanari ottusi che protestano per essere padroni a casa loro. Intano, ecco cosa ne pensa Francesco Guccini:

Dagli Appennini alle Alpi, un alleato No-Tav che non t’aspetti: Francesco Guccini, caposcuola bolognese dei cantautori italiani, a briglia sciolta con “Wu Ming 2” per una chiacchierata letteraria a margine del festival di Verbania, finita su “Repubblica” il 19 giugno. Argomenti in scaletta: montagna, memoria, Resistenza e, incredibile ma vero, la Torino-Lione. I valsusini? Bravi: stanno facendo quello che va fatto, gli “scudi umani”, contro la devastazione del territorio. Quelli sì che sono montanari come si deve: tenaci, ostinati, decisi a impedire alla città di fare sempre quello che vuole, e senza uno straccio di giustificazione, a spese di chi ancora tenta di abitare la montagna.

Vista da sotto, scrive “Wu Ming 2”, la montagna pare sempre un rifugio da eremiti, un nido d’aquila per misantropi e solitari, mentre nei sei romanzi che Guccini ha scritto con Loriano Macchiavelli, l’Appennino è sempre un luogo di incontri, una società complessa e nera quanto quella di pianura. «A Bologna», racconta Guccini, «quando discuto con gli amici, va sempre a finire che mi dicono “T’î pròpi un muntanèr!”, dove per montanaro si intende conservatore, testardo. Ma io ormai non mi offendo più». Trasferitosi a Pàvana sull’Appennino pistoiese a cavallo di Emilia e Toscana, da ormai una decina d’anni il “Maestrone” abita l’antico mulino di famiglia, tra libri e canzoni. Osservatorio perfetto per rileggere le memorie popolari della montagna e anche l’attualità dell’Italia di oggi, specie dove lamontagna combatte contro l’assedio del cemento.

Il fatto è che l’Appennino genera meno rispetto, convengono Guccini e “Wu Ming 2”, mentre le Alpi, con le loro cime aguzze, incutono timore. Lo testimonia la differenza tra gli animali totemici delle due catene montuose: quello dell’Appennino è il cinghiale, «una specie di porco con le zanne che grufola nel fango», mentre le Alpi hanno la nobilissima aquila, il leggiadro camoscio. «Le Alpi toccano il cielo, sono iperuranie e spirituali. L’Appennino è più basso, terragno, spurio. Sarà anche per questo che sulle Alpi, in val di Susa, il treno ad alta velocità non riesce ancora a sfondare le proteste e gli scudi umani, mentre sull’Appennino Tosco-Emiliano lo scavo delle gallerie è andato avanti senza grandi opposizioni, finché non ci si è trovati di fronte a danni irreparabili», come il cataclisma idrogeologico che ha devastato il Mugello, rimasto all’asciutto per i cantieri della Bologna-Firenze.

Se la valle di Susa lotta strenuamente da vent’anni contro l’eco-mostro chiamato Torino-Lione, forse è anche perché la storia della valle è legata a doppio filo con la Resistenza, che in quei boschi trovò l’arma in più per combattere il nemico. «Del resto, solo una retorica da quattro soldi dipinge i valsusini come montanari ottusi, egoisti, che vogliono essere “padroni a casa loro”». In realtà, concordano Guccini e “Wu Ming 2”, «la forza del movimentoNo Tav sta nella competenza diffusa e nell’aver saputo coinvolgere anche la gente di pianura». Nulla di simile è accaduto tra Bologna e Firenze, perché le due città voltano le spalle all’Appennino. Per i No-Tav che resistono abbarbicati al “presidio” di Chiomonte minacciato di sgombero, la sortita di Guccini è un regalo inatteso: e chissà che, dopo canzoni-manifesto come “L’avvelenata” e “La locomotiva”, il “Maestrone” di Pavana non s’inventi una ballata sui montanari eretici della valle di Susa

(info:francescoguccini.net).