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#nonmifermo

Stefano Rodotà. Noi traduciamo in solidarietà.

«Un principio inaccettabile per la sinistra è la riduzione della persona a homo oeconomicus, che si accompagna all’idea di mercato naturalizzato: è il mercato che vota, decide, governa le nostre vite. Ne discende lo svuotamento di alcuni diritti fondamentali come istruzione e salute, i quali non possono essere vincolati alle risorse economiche.

Allora occorre tornare alle parole della triade rivoluzionaria, eguaglianza, libertà e fraternità, che noi traduciamo in solidarietà: e questa non ha a che fare con i buoni sentimenti ma con una pratica sociale che favorisce i legami tra le persone. Non si tratta di ferri vecchi di una cultura politica defunta, ma di bussole imprescindibili. Alle quali aggiungerei un’altra parola-chiave fondamentale che è dignità.»

(Dall’intervista di Simonetta Fiori, Stefano Rodotà: “Dignità, la parola chiave”, la Repubblica, 23 luglio 2013; riportata su MicroMega)

Spariti trentamila bambini stranieri in Italia. Trentamila.

Marco Sarti per Linkiesta scrive di dati che da noi passano sotto un vomitevole silenzio:

In Italia ci sono 43.665 fantasmi. Persone scomparse, che ancora oggi risultano irreperibili. Alcuni hanno fatto perdere volontariamente le proprie tracce, altri sono vittime della criminalità, non mancano anziani in difficoltà. Nella lista ci sono tanti adulti, ma soprattutto bambini. I minorenni spariti arrivano a 30.063, in gran parte sono stranieri non accompagnati. Arrivati in Italia dopo aver attraversato il Mediterraneo, sono fuggiti da centri accoglienza o case famiglia. Spesso cercano di raggiungere le comunità di appartenenza all’estero, nel Nord Europa. Altre volte, ed è questo l’incubo peggiore, sono vittime di violenza. Rapiti, costretti a prostituirsi, prede del traffico d’organi.

I dati sono stati presentati pochi giorni fa al Viminale. Sono contenuti nella relazione del commissario straordinario del governo per le persone scomparse, il prefetto Vittorio Piscitelli. Il numero che colpisce è proprio quello relativo ai bambini stranieri. «E questo dà adito a una serie di evidenti preoccupazioni – ha spiegato il sottosegretario all’Interno Domenico Manzione, presente all’incontro – per il loro possibile impiego in organizzazioni criminali nazionali e internazionali». È un fenomeno in crescita. I minori stranieri scomparsi sono 27.995, in aumento del 44,84 per cento rispetto all’anno precedente. Una realtà che va letta in relazione all’aumento dei flussi migratori. Solo nel primo trimestre di quest’anno si sono registrati 25mila arrivi sulle nostre coste. Tra questi migranti, 2.200 erano proprio bambini non accompagnati.

(continua qui)

L’Italia è il panificio La Barbera

Palermo, via Salvatore Morso, di fianco a corso Tukory, zona Filiciuzza: Miriam La Barbera insieme al giovane marito decide di aprire un panificio. Un forno, come si dice qui, e ci vuole coraggio ad aprire un’attività in questi tempi di insicurezze generali.

I due coniugi però possono contare sui preziosi consigli del padre fornaio e facendo due conti capiscono che con un forno a legna si può puntare alla qualità del prodotto stando anche attenti ai consumi. Funziona, il forno La Barbera: sono in molti, giovani e professionisti e anziani, a passare per uno spuntino di lavoro a mezzogiorno o per la razione quotidiana di pane. Vendere pane poi significa anche entrare nel quotidiano consumo delle persone, una famigliarità che non è solo commerciale e diventa presto consuetudine.

Qualcosa però non torna: le bollette dell’energia elettrica risultano alte, altissime e anche staccando i pochi elettrodomestici (la macchinetta del caffè, il forno a microonde e poco altro) il contatore sembra girare all’impazzata. Anzi: i consumi maggiori sono alla sera, mentre l’attività risulta chiusa. E non ci vuole molto per capire che al contatore del panificio in realtà si è collegato tutto il condominio. Alle lamentele dei due imprenditori le famiglie del palazzo rispondono che quel prestito di energia elettrica è “il contributo alle famiglie dei carcerati”. Pizzo, insomma. Un’estorsione che si infila nelle prese della corrente.

(il mio buongiorno per Left continua qui)

Se oggi le forze politiche si sorprendono di vedere i ragazzi in piazza, significa che non hanno capito la storia degli ultimi vent’anni.

Sospesa e sovrastata dalle oscillazioni delle nuove alleanze politiche internazionali dopo il crollo del muro di Berlino, la classe dirigente che oggi guida il Paese non ha saputo valutare il rischio della gestione globale dell’economia durante gli anni post-ideologici. Non ha capito che avrebbe potuto, dopo Tangentopoli, ricostruire il Paese proteggendo le istituzioni, trasmettendo in modo credibile i nostri valori costituzionali e indirizzando la politica economica verso lidi sicuri. Ha invece compromesso lo stato sociale, non ha saputo evitare la frammentazione del sistema-paese e ha mandato in fibrillazione la tenuta istituzionale, generando gravissimi cortocircuiti normativi, compromettendo l’approccio etico alla dimensione pubblica e diventando facile preda delle governance internazionali, ben consapevoli di poter cogliere nell’immaturità storica del nostro Paese la possibilità di prolungarne la subalternità politico-economica.

Mentre la politica non è stata in grado di difendere i più elementari valori collettivi e i principi minimi di equità sociale, è stato rivisto parallelamente il mercato del lavoro, ristrutturato il sistema previdenziale e compromessa la possibilità dei giovani di fondare su istanze meritocratiche la costruzione del proprio futuro.

Se oggi le forze politiche si sorprendono di vedere i ragazzi in piazza, significa che non hanno capito la storia degli ultimi vent’anni.

D’altronde, se l’avessero davvero compresa, non avrebbero abdicato le linee guida del Paese ad un governo tecnico, intervenuto a mercato saturo e risparmi compromessi, per salvaguardare la tenuta delle stesse valute internazionali che hanno speculato per anni sulle nostre contraddizioni interne.

Nicola De Benedetto su Non Mi Fermo. Da leggere.

Contenuti e contenitori

 Anche io, personalmente, da elettore di centrosinistra senza ancora le idee chiare, vorrei che i candidati si prendessero la pena di rispondere, non solo alle domande poste dall’associazione Laicità e Diritti (qui: http://www.laicitaediritti.org/). Mi piacerebbe capire in modo chiaro che tipo di mercato del lavoro propongono (perché – per esempio – a me il “modello Ichino” convince molto poco) che tipo di rapporti intenderebbero tessere con il mondo dell’imprenditoria (perché – per esempio – mi provoca l’orticaria sentire più d’un candidato di una coalizione di centrosinistra magnificare il “modello Marchionne”), che tipo di modello di tassazione si intende perseguire (perché la Costituzione – se non sbaglio – già indica la via della progressività, che altro non è se non la declinazione del principio redistributivo della ricchezza). Giusto per iniziare. Giusto per capire. Anche perché fino ad ora queste primarie hanno parlato poco di contenuti e troppo di contenitori.

Francesco per Non Mi Fermo. E la risposta che aspettiamo per credere che le primarie siano iniziate sul serio.

Le primarie dove non te le aspetti

Primarie per Regione Lombardia (insistiamo, sì) e per le liste elettorati. Del PD ( come Civati e altri dicono da sempre) ma anche per SEL. E perché no, tutta la coalizione. Per superare il porcellum. Si può fare?

Odetta ne parla su Non Mi Fermo.

E noi ci torneremo. Sicuro.

Primarie come vaccino al cafone istituzionale

il cafone istituzionale non e’ interessato alle cose che dovrebbe fare quale rappresentante dei cittadini nelle istituzioni, ma agli emolumenti, ai rimborsi spese, all’accumulo delle cariche nei Cda di enti pubblici e ai relativi cachet, alle possibili mazzette che in essi può accumulare, facendo affari grazie alle sue posizioni di potere. Il tutto, sempre in accordo con il dominus e per conto dello stesso.

Sebastiano William Arillotta su Non Mi Fermo ci racconta che le primarie fanno bene anche per l’estinzione di questi tipi. Anche in Lombardia.

Dalla Fornero alla Società del Mulo

Perché non è vero – come recita ad esempio la retorica anticasta – che “ognuno vale uno”: alla base del principio personalistico c’è che il valore di un essere umano non può essere quantificato, se non in astratto. Se si dà un numero a quel valore, si crea la premessa perché la ragione possa intervenire in concreto sulla vita che lo incarna. Agli occhi del carnefice, per esempio, la vita della vittima ha un valore prossimo allo zero. All’amico cui è morta la persona amata è difficile dire “vabbè, valeva uno”.

Dunque la Società del Mulo ha un orizzonte radicalmente diverso da quello delineato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: forse va in direzione opposta, se valuta la legittimità di un diritto umano in base ai sacrifici che si è disposti a fare. Non pensate che sia per la crudeltà dei suoi aderenti, non è affatto così. Nella Società del Mulo, infatti, il posto del carnefice non spetta alle persone, ma a dei numeri alquanto capricciosi: lo Spread, l’Inflazione, il Btp, il Pil, e altri ancora. E chi comanda nella Società del Mulo è assai solerte nel consultare questi numeri con la saggezza di chi consulta un oracolo per il bene di chi compie sacrifici.

Matteo Pascoletti sulla Fornero e la Società del Mulo. Da leggere. Su Non Mi Fermo.

Un appello per il centrosinistra pavese

Lo sottoscrivono Claudio, Francesco e Manila di Non Mi Fermo. E vale molto di più che per Pavia:

I cittadini pavesi, così come i loro (i nostri) figli, meritano un’altra città: onesta, trasparente, solidale. E per farlo hanno il diritto (e il dovere) di alzare la testa, provare a contarsi e confrontarsi in modo diverso, non schematico, possibilmente unendosi anziché dividersi. Le risorse ci sono. L’associazionismo laico, l’attivismo civico senza bandiera, i movimenti d’opposizione; insomma, tutti coloro che umilmente e ostinatamente ogni giorno resistono e combattono, fra le altre cose, per città dal respiro europeo, fondata sul lavoro e la conoscenza, non sul cemento.

Tuttavia, proprio perché abbiamo a cuore il futuro di Pavia – la città di Volta e Foscolo, non quella di Abelli e Filippi – riteniamo che sia sbagliato prescindere e dunque escludere a priori chi, per gli stessi valori, si sta battendo anche all’interno del Partito Democratico.

Ci riferiamo a chi, per esempio, ha faticosamente cercato di (ri)unire il disarticolato mondo del centrosinistra creando un tavolo di confronto comunque significativo verso la costruzione di un’alternativa sia all’attuale governo cittadino sia alle disastrose precedenti esperienze targate proprio PD.

Così come abbiamo chiesto in tutte le sedi di dare spazio, voce e dignità ai movimenti della cosiddetta sinistra radicale e alle liste civiche che rappresentano una risorsa importante nella guerra contro la criminalità e il degrado intellettuale, chiediamo a questi di non cadere nell’errore dell’autosufficienza e di proseguire un dialogo con tutti. Non chiediamo subalternità né compromessi (ne abbiamo visti troppi): più semplicemente, nell’interesse di una battaglia – rigorosamente “a carte scoperte” – che vogliamo vincere.

Lo trovate qui.