Vai al contenuto

ossessione

Il linguaggio di certi giornali sul caso di Caivano rivela l’arretratezza italiana sull’omotransfobia

I fratelli proteggono le sorelle. E, badate bene, i fratelli non proteggono le sorelle dalle azioni con cui loro non concordano, i fratelli difendono le sorelle dai pericoli e amare non è un pericolo. Anche se Maria Paola Gaglione amava un uomo che, essendo trans, risultava inconcepibile all’ignoranza e alla sopraffazione che diventa spirito di proprietà, dove la sorella diventa un bene provato che viene concesso solo grazie alla disponibilità della famiglia.

Che il fratello di Maria Paola Gaglione, quello stesso che ha dato vita a un inseguimento finito così tragicamente, ora ci dica, con l’appoggio di anche tutta la sua famiglia, che volesse solo dare una lezione a quella sorella che si era infettata per colpa di quell’amore fuori dai miopi canoni dell’amore è già grave ed è già il senso della violenza e dell’ignoranza che questo Paese continua a sventolare come tradizione e che invece è e continua a essere un’incapacità di leggere il presente.

E che il parroco dica ai giornali che la famiglia di Maria Paola era “solo preoccupata” racconta ancora una volta, per l’ennesima volta, che l’omofobia in questo Paese è qualcosa che ha bisogno urgentemente di una legge, certo, ma anche di una cultura che sia capace di vedere quello che accade qui intorno, qui fuori. E qui c’è anche tutto lo schifo che certa stampa ieri ha vomitato per tutto il giorno: “due ragazze lesbiche”, Ciro che è diventato “Cira”, in molti si sono dimenticati di raccontare le minacce e le botte subite dal ragazzo perché trans (il fratello di Maria Paola ha infierito su di lui mentre era ferito per terra e mentre la sorella moriva) e la differenza tra identità di genere e orientamento sessuale che sembra essere tornata al secolo scorso.

Un linguaggio rivoltante che ha reso questa storia ancora più indecente e non parliamo solo di giornali locali ma addirittura di telegiornali nazionali (di Stato) in prima serata. Da Il Mattino al Tg1, passando per Repubblica e altri. E basta parlare di ignoranza: la stampa non può permettersi di essere ignorante quando racconta la contemporaneità e ha l’obbligo di perseguire un’ecologia lessicale e sentimentale che già è troppo deturpata da troppa politica.

Perché ogni volta non si perde l’occasione di fare schifo? Perché ogni volta si tende a normalizzare seguendo semplificazioni che sono un’ossessione contro una comunità che non riesce nemmeno ad avere il diritto di essere descritta? Si dice che le parole siano importanti e creino le azioni: in questa storia ci sono un mucchio di parole sbagliate.

Leggi anche: 1. Investe e uccide la sorella perché aveva una relazione con un ragazzo trans: 22enne uccisa nel Napoletano/ 2. Maria Paola Gagliano, il messaggio del compagno Ciro: “Amore mio non posso accettarlo, ti amerò per sempre” / 3. Legge contro l’omotransfobia: cosa prevede e perché fa discutere

L’articolo proviene da TPI.it qui

È ossessione per le vittime. Ebbasta

È ossessione per le vittime. Semplicemente. Senza troppi giri di parole si tratta di una stortura che non riusciamo a scrollarci di dosso e che riaffiora in continuazione, talvolta con ferocia, talvolta come putrido maschilismo e ancora più spesso come catrame benpensante. 

È colpa della vittima se è donna, magari svestita, magari in giro a un’ora che non si addice alle donne, peggio ancora se all’estero e peggio del peggio se probabilmente si divertiva. 

È colpa della vittima se è nero, meglio se cencioso o affamato.

È colpa della vittima se è uno sconfitto che non accetta di subire la “lezione” dei vincitori, che si lamenta di essere trattato da perdente ed è punito come si puniscono i perdenti. 

È colpa della vittima se “se l’è cercata”. E dentro la moderna definizione del “cercarmela” c’è di tutto: basta un po’ di “diversità” (ovviamente certificata dal benpensare del pensiero dominante), basta qualche “stranezza” (certificata da una “normalità” che non ha mica il metro della legge ma quello di quelli che benpensano), peggio ancora se c’è la colpevolezza. La colpevolezza (di un presunto reato qualsiasi) di questi tempi, qualunque essa sia, invoca la morte, l’annullamento, l’eliminazione, la condanna perenne. 

È colpa della vittima se si oppone alla “maggioranza degli italiani”, dove la maggioranza (piuttosto teorica e tutta uscita da alambicchi percentuali di detestabili leggi elettorali) viene agitata come una scure. Non è nemmeno una spada di Damocle. Non basta. Troppo buonista. È una ghigliottina. 

Comunque la si voglia vedere sono anni che in molti si spremono per dirci che noi siamo così perfetti (noi italiani appartenenti alla loro schiera) che se accade qualcosa di marcio deve essere per forza colpa delle vittime. Vorrebbero convincerci che senza vittime (colpevoli di essere diventate vittime) qui invece andrebbe tutto benissimo. Sembra una teoria strampalata, vero? Eppure funziona. 

Le ultime vittime sono i giovani morti alla Lanterna Azzura nell’anconetano. Colpevoli di essere in discoteca (“così giovani, così tardi!”, strillano i benpensanti), colpevoli di ascoltare Sfera Ebbasta e i suoi testi che non si confanno alla buona educazione (e poi sono quelli che fischiettano i Rolling Stones, i Doors e leggono Verlaine e Baudelaire). 

Eppure, credetemi, basterebbe poco per smontarli. Basterebbe chiedergli se un uomo merita di morire per uno dei motivi elencati qui sopra, qualunque vittima sia. Vi diranno che no, certo che no e poi inizieranno un panegirico per dirvi che comunque loro, i loro figli e bla bla. E invece è una cretinata. È ossessione per le vittime. Semplicemente.

(A proposito: si potrebbe chiedere, ai sacerdoti della difesa fai da te che regalavano spray al peperoncino ai propri elettori, cosa succederà quando sarà una pistola al posto dello spray. Ma sarà colpa delle vittime, ancora. Vedrete)

Buon lunedì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/12/10/e-ossessione-per-le-vittime-ebbasta/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

È ossessione per le vittime. Ebbasta.

Vorrebbero convincerci che senza vittime (colpevoli di essere diventate vittime) qui invece andrebbe tutto benissimo. Sembra una teoria strampalata, vero? Eppure funziona.