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osteria la tela

Storia di amore e omertà, Giulio Cavalli presenta “Mio padre in una scatola di scarpe” alla Tela (da Varesenews)

(fonte)

CAVALLISarà Giulio Cavalli, scrittore, giornalista, autore teatrale  ed ex consigliere in Regione Lombardia l’ospite dell’aperitivo con l’autore di sabato 19 marzo alle 11.00 a “La Tela”, l’osteria del buon essere a Rescaldina (strada Saronnese, 31). Organizzato dalla Tela in collaborazione con Anpi Rescaldina e la biblioteca comunale, l’incontro affronterà il tema della legalità partendo dalle pagine dell’ultimo libro di Cavalli, “Mio padre in una scatola di scarpe”, un romanzo ispirato alla vera storia della famiglia Landa, colpita dall’uccisione di Michele, metronotte 61enne a pochi giorni dalla pensione, impegnato a piantonare un ripetitore per la telefonia mobile a Pescopagano. Un omicidio cui i media diedero poco risalto e che Cavalli fa riemergere nelle pagine di un libro che indaga una vicenda umana prima che di criminalità organizzata.

Michele Landa, infatti, non è un eroe ma una persona normale che desidera coltivare il suo orto e godersi la famiglia restando una persona pulita; cosa non facile a Mondragone, dove serve coraggio anche per vivere tranquilli. Chi non cerca guai, infatti, è comunque costretto a confrontarsi ogni giorno con gli spari e le minacce dei Torre e con l’omertà dei compaesani. Michele conosce la posta in gioco, ha perso il lavoro e molti amici, ma è convinto, nonostante tutto, che in quel deserto si possa costruire qualcosa di bello e provare a essere felici. Al suo fianco c’è Rosalba, “la silenziosa”: dopo quarant’anni si amano come il primo giorno, sono diventati genitori e nonni, sognano una casa grande e un albero di mele. Ma si può immaginare una vita diversa, in una terra paralizzata dalla paura?

GIULIO CAVALLI (Milano, 1977) scrittore e autore teatrale, dal 2007 vive sotto scorta a causa del suo impegno contro le mafie. Collabora con varie testate giornalistiche e ha pubblicato diversi libri d’inchiesta, tra i quali ricordiamo Nomi, cognomi e infami (2010) e L’innocenza di Giulio (2012). È stato membro dell’Osservatorio sulla legalità e consigliere regionale in Lombardia.

Cavalli è stato uno dei primi giornalisti a occuparsi della vicenda del Re Nove di Rescaldina, ora diventato osteria sociale del benessere La Tela “Mio padre in una scatola di scarpe” di Giulio Cavallo, 2015 è edito da Rizzoli.

La Tela è un bene sequestrato alla criminalità organizzata, affidato al Comune di Rescaldina e gestito dalla Cooperativa ARCADIA insieme con altre associazioni del territorio. È diventato ristorante e centro di aggregazione e di promozione sociale e culturale.

Info: Osteria sociale del buon essere “La Tela” strada Saronnese, 31 Rescaldina (MI)
www.osterialatela.it
Facebook:  https://www.facebook.com/osterialatela/

 

Quella brutta storia del ristorante della mafia a Rescaldina

L’articolo di Luigi Crespi. Per vostra informazione, sarò proprio al Ristorante La Tela sabato 19 marzo.

GN4_DAT_8144518«Te lo ricordi questo? Era il ristorante che c’hanno levato. Adesso ce l’abbiamo qua, eccolo! Era uscito sul giornale, l’hanno fatto qualche metro più in là, hai capito?».

Il messaggio è più che chiaro, e conferma quello che in paese tanti sospettavano da tempo. Cinque anni per togliere un locale alla ‘ndrangheta, altri quattro per assegnarlo alle associazioni che lo stanno facendo rivivere grazie a un coraggioso progetto; ma intanto la mafia se la ride, perché il locale chiuso è già stato riaperto un po’ più in là. Altro nome, altra società. Almeno formalmente anche un altro proprietario, che ora però risulta indagato per intestazione fittizia. Di fatto, a Rescaldina è cambiato poco.

Questo almeno è quello che racconta l’ordinanza di custodia cautelare eseguita a conclusione dell’inchiesta con cui la Direzione distrettuale antimafia di Milano ha smantellato la locale di Mariano Comense arrestando un totale di 26 persone. Tra gli arrestati anche Francesco Salvatore Medici, residente a Rescaldina e fratello di quel Giuseppe Antonio Medici che faceva il cuoco al ristorante Re Nove sulla Saronnese. Giuseppe era stato arrestato nel 2010 nell’ambito dell’inchiesta Infinito, ma già quattro anni prima la Dda aveva chiesto e ottenuto il sequestro del locale, poi confiscato nel 2011. Locale simbolo, il Re Nove. Nel dicembre 2011, inaugurando la sede milanese dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, l’allora ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri ne aveva idealmente consegnato le chiavi al sindaco  Paolo Magistrali.

La villa a tre piani tolta alla mafia era stata ufficialmente restituita agli italiani, ma perché le promesse fossero mantenute ci sono voluti altri quattro anni. Terminati i restauri, finanziati con 175mila euro da Regione Lombardia, la nuova giunta di Michele Cattaneo aveva organizzato un bando di gara per affidarne la gestione. Aveva vinto una cordata di associazioni guidata da Giovanni Arzuffi della Cooperativa Arcadia, il 5 dicembre scorso grande festa per l’inaugurazione dell’Osteria sociale La Tela. Finalmente sulla Saronnese si volta pagina.

Peccato che nel frattempo i Medici si fossero già riorganizzati riaprendo un’altra attività poco lontano. In paese la cosa non era passata inosservata, anche perché la situazione era stata pubblicamente denunciata già nel 2012 dal consigliere regionale Giulio Cavalli. Da allora il nuovo locale ha cambiato nome, e almeno sulla carta anche proprietari. Adesso però a confermare sia la continuità della gestione che la fondatezza dei sospetti ci sono le intercettazioni che il Gip Andrea Ghinetti ha riassunto nell’ordinanza eseguita la scorsa settimana. Nel giugno 2014 Medici parla con un parente mentre sta guidando la sua auto sulla Saronnese: i carabinieri avevano piazzato una cimice sulla macchina, e l’intera conversazione è agli atti. Passando davanti al Re Nove, che all’epoca era chiuso, il boss di Rescaldina si sfoga: «Te lo ricordi questo…».

Ma poi una frazione dopo si prende la rivincita: «Adesso ce l’abbiamo qua, eccolo!». Per capire il “qua” i carabinieri hanno rilevato la posizione dell’auto in quel momento, poi hanno fatto le loro verifiche su una serie di locali, arrivando a identificare e denunciare il presunto prestanome. La battaglia continua.