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Dodici Paesi Ue vogliono muri anti-migranti: da una parte noi con i nostri diritti, dall’altra bestie da allontanare

In fondo l’Europa è questa roba qui, questa che avrebbe dovuto essere “casa” comune e invece si è fatta “cassa” comune sempre attenta a lasciare passare le merci e a bloccare le persone. Non è una questione che può sorprendere che 12 Paesi su 27 decidano di prendere carta e penna per chiedere all’Europa di avere il coraggio di fare quello che è, senza troppi formalismi, e pagare di tasca sua i muri e i fili spinati che questi vorrebbero costruire illudendosi di bloccare la disperazione con qualche mattone.

Un bel pezzo dell’Europa sogna di farsi isola, di spalancare i confini per ingollarsi di soldi, di merci, di petrolio e di gas e allo stesso tempo di filtrare le persone suddividendole in utili e inutili, uno stomaco mai sazio di roba e intollerante alle persone.

È vero che i sovranisti di casa nostra hanno smodatamente esultato per la lettere dei loro colleghi sovranisti e frugali europei, ma è altresì vero che questa Europa è la stessa che, nei fatti, ha appaltato proprio a loro le frontiere, li ha lasciati liberi di bastonare e torturare per respingere, che sta concedendo alla Libia in questi giorni di mettere in atto una strutturata operazione di pulizia etnica in nome di una presunta “sicurezza” (i sovranisti sono come il McDonald, in qualunque posto del mondo tu vada hanno tutti lo stesso pessimo sapore, usano gli stessi ingredienti).

La lettera dei 12 mette per iscritto un vento che si vorrebbe nascondere ma che spira fortissimo: pochi giorni fa le immagini del reportage di Lighthouse, organizzazione giornalistica indipendente, dalla frontiera fra Bosnia e Croazia ci hanno mostrato eserciti fantasma non riconoscibili che seviziano donne, bambini e disperati. Lighthouse sostiene di poter dimostrare che le milizie-ombra che proteggono i confini dell’Unione fanno capo ai governi dei Paesi coinvolti e a Frontex, cioè all’Europa: sta dicendo che i muri a forma di manganelli li paghiamo noi.

Ci sono confini che delimitano l’essere uomini, da questa parte siamo noi con i nostri diritti e dall’altra invece ci sono bestie da punire e allontanare. Questa è l’Europa che lucra su un presunto “diritto alla sicurezza” e che ha lasciato completamente perdere la sicurezza dei diritti per tutti, è un circolo privato che vorrebbe circondarsi di mare e avere le chiavi dell’unico ponte levatoio.

“I confini non esistono in natura”, ha detto ieri don Luigi Ciotti in un’intervista a Famiglia Cristiana: “Sono convenzioni che quando diventano frontiere invalicabili generano ingiustizie, violenze, guerre. Oggi i confini si manifestano da un lato come distanza e come diseguaglianza, dall’altro come processi di esclusione e come atti di respingimento. I “confini” lasciano passare le merci ma spesso sbattono la porta in faccia a persone che scappano da conflitti, miseria, drammatiche conseguenze dei cambiamenti climatici”.

No, non è solo una questione di 12 Paesi che esagerano con le richieste. Questa à l’Europa che ad aprile 2019 con Christophe Castaner, ministro di Macron, si disse addirittura d’accordo con le immorali gesta di Salvini ministro dell’Interno. È l’Europa in cui la Commissaria all’immigrazione Ylva Johansson dice candidamente “non ho nulla contro di loro che stanno costruendo muri. Ma non si può fare con i fondi europei: sono gli Stati membri dell’Ue che hanno deciso di tagliarli sull’immigrazione”. E la politica italiana non sembra nemmeno agitarsi. È un tempo buio. L’Europa avrebbe voluto essere la culla della civiltà e invece giorno dopo giorno diventa un cortile triste di un condominio sempre più arrabbiato.

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Il 75% dei vaccini anti-Covid è concentrato in soli dieci Paesi, ma al G20 se ne sono accorti solo ora

Partiamo dai numeri che fanno spavento e che fotografano impietosamente la realtà: ad oggi sono oltre cinque miliardi le dosi di vaccino anti-Covid somministrate nel mondo. Ma il 75% di questi vaccini è concentrato in soli dieci Paesi. Solo l1,4% della popolazione dei Paesi a basso reddito ha ricevuto almeno una dose di vaccino ma i potenti del pianeta, quelli che sono fortissimi a confezionare comunicati stampa che grondano umanità e tenerezza sembrano non esserne interessati.

In occasione dell’ultimo G20 dei giorni scorsi i ministri della Salute riuniti in concistoro hanno annunciato l’altisonante “Patto di Roma” (sulla solennità dei titoli, in compenso, sono fortissimi) annunciando “un cambio di passo” e promettendo di attivarsi perché nessuno venga lasciato indietro”.

Molta retorica, alle solite, che finge di non tenere conto che il rischio di disuguaglianze nella distribuzioni dei vaccini fosse stato segnalato a inizio pandemia e che il disgustoso risultato attuale (con il prevedibile risultato della povertà direttamente proporzionale alla mortalità) sia figlio di una tardiva presa di coscienza. Sempre che la presa di coscienza poi si traduca in fatti un po’ più sostanziosi di un Patto a favore di telecamera. 

La pensano così anche Oxfam Itali ed Emergency che in risposta al ministro Speranza (che ha parlato di disuguaglianze, ovviamente, piuttosto contrito) gli ricordano che “nella risposta alla pandemia, in termini di accesso globale ai vaccini, nulla si è fatto per definire strategie e strumenti di medio e lungo periodo che, davanti a future pandemie, possano cambiare il paradigma e mettere fine alle vergognose disuguaglianze nellaccesso alle cure”.

La dichiarazione adottata oggi dalla Ministeriale Salute non offre risposte concrete alla sfida più drammatica e urgente posta dalla pandemia, quella di un vaccino che sia per tutti e ovunque – hanno scritto Sara Albiani, policy advisor sulla salute globale di Oxfam Italia, e la presidente di Emergency Rossella Miccio – Servono soluzioni più incisive che rivedano il monopolio a tutela della proprietà intellettuale delle case farmaceutiche, sostengano con forza il trasferimento di tecnologie e know-how e intervengano a supporto della capacità produttiva a livello globale”.

Per questo Oxfam Italia ed Emergency  hanno lanciato un appello perchépossano recuperare nel summit finale il coraggio e lambizione per intraprendere un reale cambio di rotta, adottando misure in grado di disinnescare la spirale di disuguaglianza nellaccesso alle cure che la pandemia ha ulteriormente esacerbato, rendendo così attuale e non solo dichiarato il principio dei vaccini come bene pubblico globale”.

A proposito di numeri: l’Oms dichiara come obiettivo quello di vaccinare il 70% delle persone nel mondo entro metà 2022, il Patto di Roma si propone di vaccinare “almeno il 40% della popolazione globale entro la fine del 2021” (cioè nei prossimi quattro mesi). Intanto il resto del mondo attende, attende con la pessima sensazione di essere deluso ancora una volta.

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