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Primule e Arcuri

Nel bando per la realizzazione dei padiglioni a forma di primula pensati per la campagna di vaccinazione ci sono alcuni punti che sollevano critiche. Siamo sicuri di avere preso una decisione che abbia un senso e che risulti vantaggiosa?

Ve li ricordate i padiglioni a forma di primula che il prode turbocommissario Arcuri ha pensato per la campagna vaccinale contro la pandemia? Bene, ci siamo. Martedì 20 gennaio è stato pubblicato il bando per la realizzazione e ci sono alcuni punti interessanti da analizzare. Perché forse sarebbe il caso di essere curiosi prima per poi non pagare lo scotto dopo.

Una delle critiche più argomentate e che vale la pena riprendere è quella di Carlo Quintelli, docente di Ingegneria e architettura all’università degli studi di Parma, che in un post su Facebook ha analizzato tutti i dettagli del bando. Ripassiamoli. Scrive Quintelli:

«Il padiglione misura 315 mq e per realizzarne, trasportarne, allestirne 21 chiavi in mano arredi compresi in diverse parti d’Italia si danno 30 gg di tempo! E dove si richiede la riparazione degli impianti con intervento entro 30 minuti dalla chiamata! (da sottoporre all’attenzione della ricerca in logistica del Pentagono o di Amazon!). Delle due l’una verrebbe da pensare: o chi ha redatto il bando è totalmente ingenuo ed estraneo al settore o qualcuno ha già pronto tutto da inizio dicembre. Oppure succede come con i banchi per le scuole che sono andati quasi tutti fuori tempo di consegna contrattuale (e le penali?)». E in effetti verrebbe da chiedersi perché insistere pubblicando bandi che si sa che non possono essere rispettati per poi slittare il tutto. Almeno che non ci sia, anche dalle parti di un ruolo tecnico come è quello di Arcuri, troppa attenzione alla propaganda.

Poi, scrive Quintelli: «Il costo massimo è pari ad euro 1.300/mq + Iva ergo se Arcuri si limita ai 21 padiglioni (dimostrativi? sperimentali? promozionali? di fatto inutili ai fini della campagna vaccinale) staremo tra gli 8 e i 9 milioni di euro, ma se in un delirio di onnipotenza ne ordina 1.200 ci portiamo attorno al mezzo miliardo di euro (di soldi nostri)». Per avere un’idea dei costi, osserva Quintelli: «Ognuno di questi padiglioni potrà avere un costo massimo di euro 400.000 (+/- 20%) e a questa modica cifra è in grado di effettuare 6 vaccinazioni alla volta per la durata, compresa anamnesi, di 10/15 minuti a seconda dei soggetti. Ma diciamo pure 12 minuti per 6 postazioni = 30 vaccinazioni/ora per 10 ore = 300 x 90 gg (tre mesi), senza mancare un turno e con efficienza tayloristica, si vaccinano 27.000 persone, un piccolo centro da 30.000 abitanti, spendendo “solo” 10 volte tanto rispetto a un punto vaccini di analoga portata nella sala civica, in quella parrocchiale, nella palestra, sotto la tenda degli alpini e via dicendo…Per un centro da 100.000 abitanti il padiglione da quasi mezzo milione di euro li vaccina tutti ma gli ci vuole un anno (slow vaccination). La soluzione? Se ne acquistano tre, posizionati in tre diverse piazze e risolviamo spendendo la modica cifra di un milione e mezzo di euro. Ora capite perché il Commissario si riserva di ordinarne 1.200 se si pensa che abbiamo 103 città con più di 60.000 abitanti e diverse da oltre 200.000 più Roma e Milano. Che dire…capisco sempre di più le perplessità di certi paesi nel concederci il credito europeo».

E gli spazi? Ecco qua. Lo spiega Quintelli: «In ogni caso l’architettura è un’arte (tecne) dove la ratio è messa alla prova e allora non si spiegano quelle 16 persone in un’area di attesa di circa 40mq che funge anche da ingresso/uscita (non separate!), punto reception, disimpegno ai corridoi, dove tutti incrociano tutti ecc. ecc. Uno spazio oltretutto alto solo 2.70 (di tipo domestico) con volumi d’aria limitati e che andrà fortemente depressurizzato (con quali effetti?). Speriamo bene che non faccia da area di contaminazione….è stato certificata da qualcuno? Il resto degli ambienti è da sommergibile, 2,60 mt di profondità degli spazi per anamnesi e vaccinazione (idonei si dice a 4 persone tra operatori e pazienti/accompagnatori), corridoi da 1,40 mt, “sala attrezzata per reazioni avverse” da circa 9 mq (speriamo di non averne bisogno…) e dulcis in fundo, con una media di 50 persone sempre presenti nella primula, due soli bagni per i pazienti ed uno (evidentemente unisex) per gli operatori (confidiamo nei bar dei dintorni, se in zona gialla)».

Ora la domanda è una sola: siamo sicuri di avere preso una decisione che abbia un senso e che risulti vantaggiosa? Abbiamo il diritto di sapere? O come sempre aspettiamo la prossima conferenza stampa per sentire Arcuri non rispondere sul punto? Anche perché le vaccinazioni impattano sulla nostra vita molto di più delle beghe su cui si stanno sprecando tutti gli editoriali.

Buon giovedì.

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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

2 luglio: a Parma per il Festival della Parola

Schermata 2015-06-29 alle 23.13.40Il 2 luglio a Parma, in ottima compagnia, andiamo in scena con un NOMI COGNOMI E INFAMI “particolare”.

Qui trovate il sito del festival.

Ecco la presentazione:

Comunicato stampa

29 giugno 2015

Al Workout Pasubio da mercoledì 1 a domenica 5 luglio

va in scena il Festival della Parola. Ingresso gratuito.

Dodici incontri d’autore tra libri, musica, teatro, radio, tv e web

Dalle narrazioni di Concita De Gregorio, Luca Telese e Giulio Cavalli

alle voci di Matteo Setti e Valerio Jovine, dalla chitarra di Giandomenico Anellino

alle note di Sergio Rendine e alle percussioni di De Marco & Bisogno

TRA GLI OSPITI DON MAZZI, SELVAGGIA LUCARELLI E CRISTIANO D’ALISERA,

GIOVANNI FASANELLA, ITALO MOSCATI, ALESSANDRO GILIOLI E MONICA ZORNETTA,

LEONETTA BENTIVOGLIO, GUIDO BARBIERI

E IL QUARTETTO D’ARCHI DELL’ORCHESTRA DELL’OPERA ITALIANA

Puntata zero della II edizione di “Mamma Non Mamma” (Rai Radio 2)

I DIPINTI DI FRANCO FORTUNATO E I “QUADRI” DI PASQUALE PANELLA SUL SOLE 24 ORE

Dare i numeri a parole, cioè esagerare, vaneggiare perfino, o forse esplicitare, documentare. Parte da una suggestione che attinge al poeta, scrittore e paroliere Pasquale Panella la trama emotiva e artistica del Festival della Parola, giunto alla sua seconda edizione, che si svolgerà a Parma da mercoledì 1 a domenica 5 luglio.

Dodici incontri con autori, musicisti, attori, registi tra i più stimati e amati della scena culturale formano un percorso scandito da mostre, spettacoli, performance e concerti, in cui si intrecciano i diversi linguaggi del teatro e della satira, della pittura e del canto, della radio e della tv, del cinema e del web, del giornalismo investigativo e della solidarietà.

Le voci di Matteo Setti e Valerio Jovine, gli archi dell’Orchestra dell’Opera Italiana, la chitarra di Giandomenico Anellino e le partiture di Sergio Rendine, le percussioni di Domenico De Marco & Pierpaolo Bisogno, le narrazioni di Concita De Gregorio, Luca Telese e Giulio Cavalli, l’ironia di Francesca Fornario e le vignette di Stefano Disegni, le provocazioni di Selvaggia Lucarelli e le orazioni civili di don Mazzi, le controinchieste di Giovanni Fasanella e la creatività di Cristiano D’Alisera, le interviste di Monica Zornetta, i quadri di Franco Fortunato: loro e molti altri ospiti di spicco si alternano − per cinque giorni e cinque notti − sotto le navate del  Workout Pasubio, un luogo scarno e magico di archeologia industriale, ex fabbrica metalmeccanica al centro di un programma di recupero e riuso.

Per l’associazione Rinascimento 2.0, promotrice del Festival della Parola con il patrocinio del Comune di Parma, la scelta di questo palcoscenico rappresenta quindi un investimento di idee, progetti, professionalità e offre alla città un’occasione da non perdere per la costruzione di un nuovo polo della cultura, delle arti, dello spettacolo e della formazione.

Tutti gli appuntamenti sono a ingresso gratuito (via Catania, traversa via Palermo).

Il Maestro Eleonora Paterniti, regista lirica, musicista, autrice televisiva Rai, firma la direzione artistica del Festival della Parola 2015. Suo ideatore nel 2014 e responsabile di questa edizione è Manlio Maggio. Il presidente di Rinascimento 2.0 è l’imprenditore Davide Battistini.

Il Festival della Parola si avvale della collaborazione dell’associazione multietnica e antirazzista City Angels e dall’associazione di volontariato Liberi dalla Nebbia.

Ecco in dettaglio il cartellone, giorno per giorno, del Festival della Parola.

MERCOLEDÌ 1 LUGLIO

Mozart: eros numeroso è il titolo che Pasquale Panella ha suggerito per il primo incontro in forma di conversazione e concerto evocando la celebre trilogia Le nozze di Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte: alle ore 19 l’inviata di Repubblica (danza, musica, lirica, letteratura) Leonetta Bentivoglio, che è autrice con la musicologa Lidia Bramani di E Susanna non vien. Amore e sesso in Mozart per le edizioni Feltrinelli, si confronta con Guido Barbieri, critico musicale, storico conduttore dagli studi di Rai Radio 3, docente universitario, oggi direttore artistico del Teatro delle Muse di Ancona. Le opere mozartiane su libretto di Lorenzo Da Ponte costituiscono una straordinaria, vitalissima sorgente per esplorare senza conformismi l’universo dei sentimenti e dell’erotismo. L’Orchestra dell’Opera Italiana (l’originale esperienza che da un paio d’anni hanno inaugurato i professori già del Teatro di Regio di Parma, protagonisti del tour Con Verdi nel mondo) offrirà al Festival il talento del Quartetto d’archi composto da Silvia Mazzon, Simona Cazzulani, Ilaria Negrotti e Silvia Sciolla, eseguendo musiche di Wolfgang Amadeus.

Alle ore 21 si ragiona, si polemizza, ci si appassiona attorno ai Numeri in mare: i profughi sono un’emergenza o una psicosi? Per usare le parole di una giornalista che spesso va controcorrente, ci si chiede se il problema non sia la scabbia dei migranti ma quella della nostra politica: l’attrice parmense Alessandra Azimonti aprirà la serata leggendo un articolo di Selvaggia Lucarelli che nei giorni scorsi ha acceso la miccia della polemica sul Fatto quotidiano. Poi sarà lei, attivissima tra radio, tv e blog, a dialogare con due nomi simbolo del mondo dell’assistenza ai deboli e agli emarginati: don Antonio Mazzi, fondatore della comunità di recupero per tossicodipendenti Exodus, volto notissimo alle platee televisive, abituato a commentare la cronaca senza celarsi dietro le frasi di circostanza; e Mario Furlan, giornalista, scrittore, docente universitario, il cui impegno sociale è testimoniato dall’associazione laica, multietnica, antirazzista e multireligiosa dei City Angels, volontari che affrontano ogni giorno in una ventina di città italiane le diverse emergenze della vita sulla strada. Interloquirà, con racconti e canzoni, il beniamino del pubblico Valerio Jovine, una delle voci dei 99 Posse, protagonista di programmi di grande successo come The Voice, sempre gratificato da picchi di audience e dai clic sui social network, sensibile con i testi ai temi dell’integrazione. Lo affianca Alessandro Aspide, una garanzia nel dj set.

GIOVEDÌ 2 LUGLIO

Caso Moro in partitura: la drammatica pagina storica che ha fatto da spartiacque nell’Italia repubblicana è lo spunto di un inedito incontro tra un giornalista che da anni sforna puntigliose ricerche sui misteri del nostro passato recente o remoto e un compositore tra i più prolifici e i più stimati nel panorama della musica contemporanea. Alle 18.30 si troveranno sul palco Giovanni Fasanella (notista politico del quotidiano l’Unità, poi inviato del settimanale Panorama, autore di molti volumi sul terrorismo, sul caso Gladio, sui servizi segreti inglesi) e Sergio Rendine (oltre duecento i suoi lavori, diverse sinfonie eseguite in tutto il mondo) partendo dal misterioso ruolo del direttore d’orchestra Igor Markevič nel sequestro dello statista democristiano. Fasanella ha pubblicato per le edizioni chiarelettere una ristampa aggiornata del suo libro dedicato a questa tesi. Rendine sta scrivendo la partitura di un’opera lirica incentrata sull’ultima notte di Moro che debutterà nel febbraio 2016 a Lecce. Lo stesso Maestro al pianoforte e Mimmo Malandra al sax faranno ascoltare − in anteprima assoluta − brani della composizione. A scandire il dialogo Matteo Marchetti, redattore del programma di attualità politica ed economica L’aria che tira sulla 7 e ricercatore di storia contemporanea.

Mafie: dare i numeri, fare i nomi è il canovaccio di una serata ad alta intensità di emozioni e passione civile. Si comincia alle 20.30 con un dialogo tra Nino Amadore e Giacomo Di Girolamo, due giornalisti siciliani che si sono segnalati in questi ultimi anni per la coerenza e il valore dei loro lavoro: il primo, messinese trapiantato a Palermo, scrive per il Dorso Sud del Sole 24 Ore ed è l’autore dei libri La zona grigia. Professionisti al servizio della mafia e L‘isola civile. Le aziende siciliane contro la mafia (con Serena Uccello); il secondo dirige Marsala.it e la radio locale più seguita del Trapanese, firma su Repubblica e Sole 24 Ore, ha pubblicato Matteo Messina Denaro. L’invisibile, Cosa Grigia e Dormono sulla collina. 1969-2014. Il microfono passerà poi a Monica Zornetta: a lei, giornalista e saggista, già al Gazzettino e a Rtl 102.5, autrice di programmi Rai e di libri sulla Mafia del Brenta e su Felice Maniero, sul caso Ludwig, sul terrorismo nero e sulla criminalità nel Veneto, collaboratrice di Avvenire e del Corriere della Sera, toccherà di far entrare i presenti nella confessione commovente di Luciana Di Mauro, napoletana, la vedova di Gaetano Montanino, una guardia giurata vittima innocente della camorra. Teatro, libri, politica, legalità: sono le passioni forti di Giulio Cavalli, l’attore e regista che prenderà infine in mano la sala. In Nomi, cognomi e infami racconta al pubblico un rischioso impegno personale testimoniato anche da lavori quali Do ut des e A cento passi dal duomo e dal libro su Andreotti L’innocenza di Giulio.

VENERDÌ 3 LUGLIO

Fare i conti col silenzio: vecchie e nuove forme di censura nel mondo multimediale. Alle ore 19 si presentano assieme al pubblico un grande nome del cinema, del documentario e della tv e un giornalista e blogger tra i più seguiti specialmente tra i giovani. Italo Moscati, sceneggiatore di capolavori di Liliana Cavani, autore di innumerevoli programmi Rai e libri dedicati alle figure più care del grande schermo, da Sordi a De Sica, da Magnani a Totò, denuncia la sorte del suo film Monica Vitti: drammi, risate e molti schiaffi, finito ora oscurato su You Tube per misteriose questioni di diritti. Una forma di silenzio imposto, oltre il rispettoso silenzio che da anni avvolge la figura della grande attrice. Alessandro Gilioli, caporedattore del settimanale l’Espresso, autore del blog Piovono rane e di libri come Chi ha suicidato il Pd e La diaspora. Dov’è oggi la sinistra italiana, mette sul tavolo il suo ultimo lavoro (firmato con Guido Scorza) Meglio se taci (Baldini & Castoldi): una galleria di esempi eloquenti sulle difficoltà di un’informazione libera in Italia e sulla libertà d’espressione nel web.

Satira: suoni e segni è il titolo della serata, inizio alle ore 21.30, che rovescia sugli spettatori parole, spot, musiche, vignette con volti, voci e matite tra le più care al grande pubblico. Sarà Francesca Fornario (giornalista, autrice radio e tv) a regalare in diretta una puntata zero della seconda edizione di Mamma Non Mamma, programma già cult di Rai Radio 2, il cui nuovo ciclo partirà proprio l’indomani. Per diversi impegni professionali, non la affiancherà Federica Cifola ma la poliedrica attrice Cecilia Fioriti. Il trio acustico The Underdog (Erik Kroonenberg, Daniele Vacchini e Alessandro Formenti) compirà incursioni nel programma con voce, suono e verve in linea con un’occasione di trasgressione e ironia. A sorpresa si presenterà Stefano Disegni: Cuore, Ciak, Guerin Sportivo, Corriere della Sera, Fatto quotidiano hanno raccolto negli anni una platea di lettori entusiasti delle strisce di uno dei più acuti e acuminati disegnatori italiani. Disegni, Fornario, Fioriti e il disegnatore satirico, fumettista Gianluca Foglia Fogliazza, finita la puntata zero, resteranno sul palco per parlare di satira e dintorni con gli stimoli del giornalista e scrittore Francesco Specchia (L’Arena di Verona, La Voce, Libero, Il Giornale, Tg com).

SABATO 4 LUGLIO

Con la voce dei tuoi occhi: il neurochirurgo neonatale Claudio De Felice, Pasquale Panella e  Matteo Setti, il cantante che il musical Notre Dame de Paris scritto nell’adattamento italiano da Panella sulle note di Riccardo Cocciante ha portato a un’eccezionale notorietà internazionale, accompagnano gli spettatori (alle ore 18.30) in un “viaggio tra arte e scienza” nella sindrome di Rett, grave malattia neurologica che colpisce in particolare le bambine. Malattia a cui il clinico ha dedicato un intenso volume che dà il titolo all’incontro, guidato da Antonio Sgobba, capo redattore di Rane, la sezione culturale di IL, mensile del Sole 24 Ore. Matteo Setti canterà il brano “La notte delle cattedrali”, un’aria di Gringoire, il suo personaggio. Resterà poi sul palco da solo con il giornalista, dalle 19.30, per raccontarsi in parole e musica: la carriera, i progetti, i maestri. Io sono il vento, storico brano di Arturo Testa, sarà una delle canzoni che regalerà ai presenti.

Alle 21.30 l’attenzione sarà tutta per Concita De Gregorio: la giornalista e scrittrice, tra le firme più note di Repubblica, autrice di libri (Non lavate questo sangue, Una madre lo sa, Malamore, Un Paese senza tempo, Così è la vita, Io vi maledico, Un giorno sull’isola) tutti best seller, coinvolge la platea in una serata evento intitolata Le parole e le ferite della vita. Muovendo dal mistero di Livia e Alessia, le due gemelline di cui il padre poi suicidatosi ha fatto perdere le tracce, Concita De Gregorio entra con la mamma Irina nel silenzio di un dolore abissale che la parola prova a lenire. Mi sa che fuori è primavera è il titolo del libro edito da Feltrinelli.

DOMENICA 5 LUGLIO

L’universo della canzone: la quinta e ultima giornata del Festival della Parola comincia alle ore 18.30 con il tributo al grande talento di un’artista la cui parabola è tristemente segnata dal cinico circo del business musicale: Mia Martini. Almeno tu nell’universo (edito da Imprimatur) è l’opera di Salvatore Coccoluto (giornalista, blogger, autore di altri libri su cantautori, new wave, radio) che ne discorrerà con Leda Bertè, sorella della cantante. Una conversazione sul filo dei ricordi inframmezzata dalle emozioni trasmesse dalla chitarra di Giandomenico Anellino, solista di tale estro da essere definito “uomo orchestra”.

«Vai 5, vai 6, vai 7…»: le parole del regista: alle ore 20 sarà Cristiano D’Alisera a prendere le luci del palcoscenico. Il più grande spettacolo dopo il week-end con Rosario Fiorello, The Voice, Neri Poppins con Neri Marcorè e ancora Tatami, L’angolo nel Cielo: sono solo alcune delle regie televisive più viste da lui curate, con una creatività e una poliedricità che lo portano spesso a calcare i teatri e i set pubblicitari, con testimonial come Dustin Hoffman e Fabio Cannavaro. Al Workout Pasubio si racconta in pubblico.

Sinistra, numero civico non rintracciabile? L’ultimo appuntamento ci porta tra le parole, le convulsioni e gli inganni della politica seguendo la narrazione e il gusto polemico di Luca Telese, che indaga da anni l’immaginario della storia repubblicana (Cuori neri, Qualcuno era comunista, La marchesa, la villa e il Cavaliere, Gioventù, amore e rabbia) e ogni settimana racconta l’attualità del Palazzo e non solo dagli studi del suo Matrix, su Canale 5. Appuntamento alle ore 21.30. Con la partecipazione di Massimo Piras, che interpreterà famosi monologhi di Giorgio Gaber, e con le vibrazioni del duo Domenico De Marco e Pierpaolo Bisogno in Face to face. Vibrafono, marimba, congas, bongos, timbales, djembe e batteria per concludere il Festival della Parola al suono delle percussioni di una coppia di musicisti tra i più talentuosi.

SOGNI, PAGINE, SUONI

Dipinti e ceramiche di Franco Fortunato

Purezza figurativa. Sensorialità metafisica. Surrealismo fantastico. Dal 1° al 5 luglio Parma scopre i colori, le narrazioni e gli appunti in forma di quadri del maestro Franco Fortunato, che al Workout Pasubio espone una serie di opere, alcune tra le più emblematiche dei suoi celebri “cicli” e altre appositamente create per accompagnare l’ispirazione del Festival della Parola.

I personaggi di Pinocchio, il capolavoro di Collodi che all’artista parla sempre dei caratteri dell’Italia di oggi; le allegorie del Piccolo Principe, un cammino sentimentale che prende ancora per mano le nuove generazioni senza essere invecchiato nel corso del tempo; e ancora il ciclo di Moby Dick, quello del Vagabondo; fino alle scenografie per immagini che Fortunato ha estratto dai suoi molteplici linguaggi espressivi per dei memorabili allestimenti verdiani e mozartiani: Il Corsaro e Il Flauto Magico.

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DARE I NUMERI A PAROLE

In mostra la rubrica di Pasquale Panella

sul mensile IL del Sole 24 Ore

Dare i numeri a parole  è il nome della rubrica del poeta, scrittore e paroliere Pasquale Panella apparsa a partire dal marzo 2012 in tutti i numeri del mensile IL, Idee e Lifestyle del Sole 24 Ore, diretto da Christian Rocca, nella sezione culturale Rane curata da Antonio Sgobba.

Ogni mese 2400 battute, spazi compresi, di divagazioni, versi e ghirighori.

Tutte ora riprodotte su “quadri” esposti per il Festival della Parola al Workout Pasubio.

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Info: 393 0340603 – 329 0753096

comunicazione@rinascimento2zero.it

produzione@rinascimento2zero.it   

coordinamento@rinascimento2zero.it

http://www.festivaldellaparola.it/

http://www.rinascimento2zero.it/rinascimento-in-italia-nel-mondo.aspx

http://www.workoutpasubio.it/

Niente Coppi senza i Carrea

In morte di Andrea Carrea, detto Sandrino forse per affrontare con un diminutivo la solennità del suo corpaccione contaidno, 89 anni, nato a Gavi ma cresciuto a Cassano Spinola, si è ricordato l ultimo gregario storico di Fausto Coppi e quindi di un certo ciclismo. Il penultimo ad andarsene era stato, poco più di un anno fa, Ettore Milano, 86 anni, anche lui di quella provincia di Alessandria che ha dato allo sport italiano campioni enormi di ciclismo e calcio, con una concentrazione di talenti che forse meriterebbe un qualche studio serio: Girardengo, Coppi, Baloncieri, Giovani Ferrari, Rivera

Milano, erre “roulée” alla francese proprio come Rivera e come tanti di quella provincia (idem per Parma), era in corsa il paggio psicologo di Coppi, Carrea era il suo diesel da traino e spinta.

Scelti entrambi, per aiutare il Campionissimo, da Biagio Cavanna detto l orbo di Novi Ligure, il massaggiatore cieco che tastava i muscoli e indovinava le carriere (e a Milano diede pure la figlia in sposa).

I due non avevano vinto mai in prima persona, Fausto vinceva anche per loro che lavoravano per lui portandogli in corsa acqua,panini,conforti vari, tubolari, amicizia. Un giorno al Tour de France del1952 Carrera si trovò, ”a sua insaputa”come uno Scaiola del ciclismo, in maglia gialla.

Un gendarme lo pescò in albergo per portarlo alla vestizione. Carrrea si scusò con Coppi per eccesso di iniziativa, avendo fatto parte di un gruppetto, teoricamente innocuo, di fuggitivi non ripresi.

Il giorno dopo il suo capitano gli prese, come da copione, la maglia gialla scalando l Alped Huez e arrivò da dominatore a Parigi. Un cantante ciclofilo, Donatello, che ha fatto anche Sanremo, ha composto una canzone splendida che è un sogno di bambino e dice: “Un giorno, per un giorno, vorrei essere Carrea”.

Il gregario nel ciclismo non c è più, almeno nel senso classico: libertà di rifornimento continuo dalle ammiraglie, licenza per ogni assistenza tecnica in corsa, severità della giuria quando, specialmente in salita, ci sono troppe spinte per i capisquadra, che facevano chilometri senza dare una pedalata, hanno procurato dignità aduna collaborazione che non è più umiliante e servile, e che consiste soprattutto nel pedalare con accelerazioni giuste al momento giusto, nell aiutare, aprendogli un tunnel nell aria, il capitano quando è il momento di tirare per rimediare aduna sua défaillance o rafforzare una sua iniziativa. Nello sport tutto i gregari sono di tipo nuovo.

Diceva Platini genio del calcio: “Importante non è che io non fumi, è che non fumi Bonini”. Il quale Bonini gli gocava dietro, riempiva il campo del suo gran correre, cercava palloni per servirglieli. Adesso i grandi gregari del calcio, alla Gattuso, guadagnano bene, sono stimati, cercati. Coppi lasciava comunque ai gregari tutti i suoi premi, e così li ha fatti ricchi.

Chi è adesso il gregario? Nell automobilismo il pilota che esegue gli ordini di scuderia, lascia passare il compagno che ha bisogno di punti, fa da “tappo” mettendosi davanti a chi lo insegue, e al limite “criminoso” sbatte fuoripista il concorrente pericoloso.

Nel ciclismo è ormai quello che sa propiziare il sonno al campione nelle dure prove a tappe, sa dargli allegrie o comunque distensione in corsa. Nel mondo dell atletica il gregario si chiama lepre, ed è pagato, nelle corse lunghe,per tenere alto il ritmo nella prima parte, sfiancando gli avversari e propiziando un tempo di finale di eccellenza: poi può ritirarsi. Sta sul mercato, è ingaggiabile anche al momento, per una corsa sola.

Nella scherma magari è quello che tiene per il campione il conteggio delle vittorie regalate in tornei di ridotta importanza o comunque prospettanti al campione stesso una eliminazione ormai sicura, gli fa il calcolo dei crediti e dei debiti così messi insieme nel rapporto con avversari importanti, gli dice quando è tempo di “passar vittoria”.

Il gregario nuovo può anche arrivare a sperimentare su se stesso il prodotto dopante o il prodotto coprente, correndo dei rischi. Ma la sua funzione diventa sempre meno materiale. E si deve ricordare che il prototipo altamente psicologico del gregario che dà serenità, oltre a procurare una buona compagnia negli allenamenti, tiene quattro gambe anzi zampe. E un cavallo: si chiamava Magistris, era un quasi brocco, ma senza di lui vicino, in pista come nella stalla,il favoloso Ribot era nervoso, tirava calci e nitriva di rabbiosa tristezza.