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Quel tweet di Salvini in favore della deputata Usa che ha incitato all’insurrezione pro-Trump

Quel tweet di Salvini in favore della deputata Usa che ha incitato all’insurrezione pro-Trump

C’è una storia sotto traccia che vale la pena di essere raccontata a margine degli eventi di Capitol Hill, dell’assalto al Congresso Usa e della politica nostrana. Partiamo dall’inizio: il primo luglio 2020 il leader della Lega Matteo Salvini, che da sempre ha “lisciato” i più ferventi trumpiani, twitta un messaggio che spiazza i suoi elettori e che sfugge agli occhi dei cronisti.

Si congratula con una sconosciuta candidata al Congresso degli Stati Uniti, Lauren Boebert, che a novembre sarà poi eletta nel suo collegio in Colorado. Boebert ha appena sconfitto alle primarie del Partito repubblicano il deputato uscente Scott Tipton, che aveva l’appoggio ufficiale del presidente Trump.

Boebert era una candidata di posizioni talmente estreme che perfino i democratici avevano virato sul candidato repubblicano, pur di provare a non contribuire alla sua elezione. Ha 33 anni, vive in Colorado ed è una fervente sostenitrice delle armi, oltre ad avere posizioni di sostegno nei confronti di QAnon, la strampalata teoria che sostiene l’esistenza di un complotto per sovvertire la presidenza di Trump e che da tempo ciancia di network di pedofilia e satanismo tra i potenti del mondo e di “poteri forti”.

I seguaci della teoria di QAnon sono considerati una vera e propria setta e l’Fbi li giudica una minaccia alla sicurezza nazionale. La deputata Lauren Boebert nei mesi scorsi è finita sui giornali perché si è rifiutata di chiudere il suo ristorante durante le restrizioni imposte per la pandemia e perché, nel suo ristorante, lei e le sue cameriere sfilano con armi sempre in bella mostra, invitando i proprio clienti a fare lo stesso.

Quando è stata eletta ha dichiarato a proposito di QAnon: “Spero che sia vero perché significa solo che l’America sta diventando più forte, e la gente sta tornando ai valori conservatori. È qualcosa di motivante, che ti dà coraggio e mette insieme le persone più forti”.

Durante l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, Boebert ha compulsivamente twittato segnalando gli spostamenti dei senatori e della speaker della Camera Nancy Pelosi, suscitando un enorme sdegno nell’opinione pubblica americana e spingendo diversi politici dem e associazioni dei diritti civili a sottoscrivere una lettere in cui la si accusa di avere “incitato alla violenza”.

Una sorta di “talpa interna” dei manifestanti. “Oggi è il 1776”, aveva scritto durante gli scontri, inneggiando alla rivoluzione americana.

Ora aleggia un dubbio: che c’entra Salvini con una candidata che non ha nessuna rilevanza politica e nessun rapporto internazionale?

LEGGI ANCHE L’ultima vergogna della destra italiana: Roberto Fiore e Susanna Ceccardi compiangono i martiri pro-Trump (di G. Cavalli)

L’articolo proviene da TPI.it qui

«La pedofilia non uccide nessuno, l’aborto sì»

Parole, opere e omissioni del reverendo Richard Bucci, sacerdote della Chiesa del Sacro cuore di West Warwick (Rhode Island, Usa) che ha affermato che l’aborto è peggio della pedofilia. E questo perché, dice: «Non stiamo parlando di nessun altro problema morale, dove qualcuno potrebbe fare un paragone tra pedofilia e aborto. Perché la pedofilia non uccide nessuno, l’aborto lo fa (…) Io posso solo ripetere cosa insegna la Chiesa e il diritto canonico e il catechismo. Non saprei quale altra evidenza dovrei presentare».

Il prete cattolico alcuni giorni prima della dichiarazione aveva escluso dalla vita parrocchiale 44 legislatori statali che hanno sostenuto la legge sul diritto all’aborto. Ovviamente si è aperto negli Usa un dibattito sdegnato per la frase indecente del sacerdote – pronunciata durante un’intervista concessa a Nbc 10 News, una televisione locale – ma il ragionamento è indicativo: spesso quando qualcuno affianca due elementi che non c’entrano tra loro, arrivando a ribaltare la realtà, è perché cerca di giustificare qualcosa di assolutamente ingiustificabile.

Esistono molti esempi: un ex ministro che mette insieme il Coronavirus con gli sbarchi di disperati che arrivano dall’Africa, qualche medico obiettore che usa la sua coscienza per non svolgere il mestiere che è chiamato a fare, un imprenditore che ha guadagnato tantissimo solo lui e che però vuole fare pagare la crisi ai suoi dipendenti.

Tutti concentrati a trovare presunte colpe peggiori per assolversi dalle proprie. Se incrociate qualcuno che usa questo trucco sappiate che c’è del lercio. Come nel caso di don Bucci.

Buon venerdì.

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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

Chi dice messa? Don Turturro, il prete condannato per pedofilia

Dalle parti del Vaticano dicono che ci sia stato un “giro di vite” contro la pedofilia nella Chiesa ma intanto a Palermo, nella parrocchia di Santa Lucia della zona di Borgo Vecchio, a officiare la messa c’è il parroco in persona, don Paolo Turturro, fresco di tre anni passati in carcere per pedofilia e con un abuso ancora più grave accertato ma finito in prescrizione.

Don Turturo è stato accusato di violenza da due ragazzini: uno disse di avere subito un bacio intimo mentre l’altro parlò di una violenza vera e propria. La Cassazione ha riconosciuto il prete colpevole per la prima denuncia mentre nel secondo caso l’abile lavoro degli avvocati del parroco ha spostato il reato nel 1999 piuttosto che nel 2000 facendolo cadere in prescrizione.

Dopo il carcere Pagliarelli il sacerdote ha scontato la sua condanna nel carcere dell’Ucciardone di Palermo. 3 anni in tutto. Lui avrebbe voluto i servizi sociali: istanza respinta. Si legge in giro che il Vaticano preveda senza sconti la sospensione dell’esercizio sacerdotale e la riduzione allo stato laicale invece don Paolo è tornato in parrocchia e “guida” i fedeli ogni domenica.

«La gente mi accoglie con affetto» ha detto. «Io ho portato la croce in questi anni con la serenità che Dio è amore e perdono. Fino ad ora non ho incontrato nessuno che si mostrasse scandalizzato del mio ritorno», ha dichiarato al Giornale di Sicilia.

Beh, a noi un po’ scandalizza. Sinceramente. Ecco tutto.

Buon martedì.

(continua su Left)

Il caso Pell e la soluzione politica

Perché la politica è più semplice di quello che si crede. Cardinali inclusi. E il mio applauso del giorno va a Andrea Maestri e Pippo Civati. Fa bene avere amici (e compagni) così. Ecco l’agenzia di stampa:

L’incriminazione del cardinale Pell, nominato da Bergoglio prefetto degli Affari economici del Vaticano e quindi figura di spicco della gerarchia ecclesiastica, per reati di pedofilia e per la copertura di altri prelati pedofili, riaccende i riflettori sulla tutela dei minori vittime di reati consumati da uomini appartenenti alla Chiesa. Anche in conferenza stampa il cardinale, nel rigettare le accuse, parla di ‘atti immorali’. Si continua a considerare questi come reati contro la morale e non contro la persona. Fatto grave da un punto di vista culturale, etico e giuridico“.

Lo affermano in una nota Pippo Civati e Andrea Maestri (entrambi deputati di Sinistra italiana-Possibile). “Pochi mesi fa – spiegano – abbiamo presentato una mozione che impegna il Governo a superare la norma concordataria, secondo la quale ‘gli ecclesiastici non sono tenuti a dare a magistrati o ad altra autorità informazioni su persone o materie di cui siano venuti a conoscenza per ragione del loro ministero’. Questa esenzione dall’obbligo di denuncia costituisce un ostacolo oggettivo al perseguimento penale, in Italia, di queste condotte odiose“.

I due deputati chiedono dunque alla presidente della Camera Laura Boldrini “di farsi parte attiva per la tempestiva calendarizzazione di questa mozione, la cui approvazione porterebbe ad una più efficace tutela dei piccoli violati o abusati”.

“Caschi blu legati giro prostituzione minori”: lo dice un rapporto segreto dell’Onu.

Dall’Ansa:

Un rapporto segreto delle Nazioni Unite rivela che 134 caschi blu dello Sri Lanka erano coinvolti in un giro di prostituzione minorile ad Haiti. Nessun arresto e’ stato fatto nonostante le “prove schiaccianti” del caso. E’ quanto emerge da un’inchiesta dell’agenzia di stampa americana Ap.

Il rapporto interno dell’Onu, scrive l’agenzia di stampa, parla di abusi sessuali da parte dei caschi blu dello Sri Lanka ad Haiti su bimbi anche di 12 anni e cita l’intervista ad una ragazza – conosciuta come ‘V01’, ovvero ‘Vittima n. 1’ – che dai 12 ai 15 anni, quando il suo seno non era ancora sviluppato, ha detto di avere fatto sesso con circa 50 caschi blu incluso un “comandante” che le ha dato 75 centesimi. Ma questa sembra essere solo la punta dell’iceberg. Dall’inchiesta dell’Ap, che ha riguardato le missioni Onu negli ultimi 12 anni, sono emersi infatti circa 2.000 presunti casi di abusi sessuali da parte dei caschi blu ed altro personale Onu nel mondo. E oltre 300 di questi casi vedono come protagonisti i bambini.

“Troppe resistenze nella Curia per scoprire la verità sulla pedofilia”. Anche Maria Collins si dimette dalla Commissione sui minori

Le sue dimissioni dalla Pontificia commissione per la protezione dei minori le ha annunciate su Twitter, oggi 1 marzo, Mercoledì delle Ceneri, giorno d’inizio della Quaresima, un avvio amaro per Papa Francesco. Maria Collins, irlandese e vittima da bambina di ripetuti abusi di un prete, ha lasciato il suo incarico dopo aver scritto una lettera il 9 febbraio al Presidente dell’organismo istituito dal Pontefice nel 2014 e della quale faceva parte dalla fondazione, il cardinale di Boston Sean O’ Malley.

Visto che il 6 febbraio del 2016 (quindi esattamente un anno fa, nel pieno dello scandalo australiano della pedofilia ) si era dimesso l’altro ex abusato inglese Peter Saunders, la Commissione pontificia non ha più tra i suoi componenti nessun survivor.

Come Saunders , in occasione della sua uscita, aveva attaccato a testa bassa il cardinale George Pell (prefetto della Segreteria dell’economia) , la Collins ha motivato le sue dimissioni con una esplicita critica all’opera della Congregazione per la dottrina della fede, titolare dei procedimenti canonici contro i preti pedofili. La CDF non è mai apertamente nominata, ma si fa riferimento ai freni e ai passi indietro messi in atto da parte di alcuni settori della Curia a partire da quello che deve occuparsi istituzionalmente di questi problemi.

La Collins dà atto dell’impegno “dei miei colleghi e del desiderio genuino desiderio di Papa Francesco per l’aiuto nell’affrontare il caso degli abusi sessuali del clero”. Tuttavia aggiunge nella sua lettera postata su Twitter: “Nonostante il Santo Padre abbia approvato tutte le raccomandazioni che gli erano state inviate dalla Commissione, si sono verificati dei costanti contrattempi.Dovuti direttamente alla resistenza di alcuni membri della Curia Romana. La mancata cooperazione, in particolare del dicastero più direttamente coinvolto nella gestione dei casi di abuso, è stata vergognosa”.

La Collins ha scritto di due casi particolari . Il primo riguarda un piccolo cambiamento della procedura per la cura delle vittime. “In gennaio (2017, ndr) , “ho saputo che è stato rifiutato nonostante fosse stato approvato da Papa Francesco” . “Allo stesso tempo una richiesta di cooperazione su un tema fondamentale per la salvaguardia dei minori è stato anch’esso rifiutato. Per me è stata la goccia che ha fatto travasare il vaso”.

Anche il comunicato della Commissione vaticana dà conto del fatto che la Collins accusa “frustrazione, e mancanza di cooperazione da parte di altri uffici della curia romana”.

MULLER NEL MIRINO MA LE CRITICHE COLPISCONO ANCHE FRANCESCO. Il cardinale “conservatore” Muller , dunque nel mirino, e per difendersi, lunedì scorso , 26 febbraio in un’ intervista a Repubblica , Muller aveva ribadito la tolleranza zero contro i preti-orco e l’invito ai vescovi ad imporre loro l’obbligo dell’autodenuncia. Nei giorni scorsi il sito conservatore “1Peter5” aveva prospettato possibili dimissioni del guardiano dell’ortodossia, cioè del prefetto della CDF.

I casi di pedofilia comunque continuano a creare problemi alla Chiesa. In Australia le audizioni della Royal Commission sulla Chiesa cattolica hanno registrato , nelle scorse settimane , la testimonianza di tutti i vescovi, che hanno ammesso la debolezza della risposta per la protezione delle vittime, a cominciare dall’arcivescovo di Sidney , successore del cardinale Pell, Fisher. Sabato scorso (25 febbraio ) il Vaticano è stato denunciato dalle vittime del capo del Sodalitium Christianae Vitae, Luis Figari, in Perù e lo stesso giorno l’Associated Press ha lanciato dal Vaticano un servizio dal titolo: “Il Papa in silenzio, taglia le sanzioni agli abusatori sessuali che chiedono misericordia”.

Oggi, le dimissioni della Collins. Sui social c’è chi invita esplicitamente Papa Francesco a concentrarsi su cose più importanti dell’Ordine di Malta.

Dopo il lancio dell’AP , la giornalista argentina Alicia Barrios, vicina a Francesco e in dialogo permanente con lui, ha scritto sul periodico “Cronica” che fonti vaticane “smentiscono categoricamente che il Papa Francesco abbia allegerito le pene per i preti pedofili” e che il servizio dell’AP contiene affermazioni generalizzate, senza dati e numeri. E non risponde alle domande giornalistiche da manuale, su chi, come , dove e quando e perché “, ma piuttosto fa parte di una campagna di impronta americana “ per togliere prestigio a Sua Santità , visto da tutto il mondo come referente morale”.

GINEVRA INCOMBE. Entro il primo settembre 2017, in ogni caso il Vaticano dovrà rispondere ai punti critici evidenziati dai due Comitati Onu di Ginevra sulla protezione dei bambini e contro la tortura . Davanti al CAT , in particolare dovranno essere resi noti i reali poteri della Commissione presieduta dal cardinale O’ Malley . Commissione che era stata piuttosto fredda di fronte all’abbandono di Saunders, e che sembra invece molto rammaricata per quella di Collins, e non intende perdere il patrimonio di «expertise» da lei maturato in questi anni di lavoro comune. Le ha proposto di continuare a collaborare nella educazione e in progetti di formazione della Curia, e lei ha accettato.

(fonte)

Dove sono i difensori ciellini di Don Inzoli?

Don Inzoli al Convegno organizzato dalla Regione Lombardia per tutelare i valori «della famiglia tradizionale».
Don Inzoli al Convegno organizzato dalla Regione Lombardia per tutelare i valori «della famiglia tradizionale».

Qualcuno li avvisi che quello che era (secondo loro) un perseguitato ha risarcito 5 vittime per violenza sessuale e pedofilia:

«Venticinquemila euro alle famiglie dei cinque minori di cui avrebbe abusato. È il risarcimento consegnato da don Mauro Inzoli, 66 anni, esponente di spicco di Comunione e Liberazione sospeso a divinis da Papa Benedetto XVI nel 2012 con l’accusa di pedofilia.

Il religioso ha consegnato a titolo di risarcimento 25mila euro a testa alle famiglie dei cinque ragazzi parti offese nel procedimento che lo vede accusato di violenza sessuale. Un risarcimento che di fatto evita la costituzione di parte civile da parte delle famiglie nel processo, che verrà celebrato con rito abbreviato. La prossima udienza prevista per il 29 di giugno.»

(fonte)

Gli orchi e i bambini che restano

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Il mio buongiorno per Left:

Ci sono paludi che ci vuole cuore, temerarietà e uno stomaco forte per andare a raccontarle. Ci sono delitti che zittiscono anche i professionisti dell’opinione su tutto per tutti a tutti i costi e così succede che sulla morte di Fortuna, la bambina volata dal balcone per non essersi fatta assaggiare dall’orco, si alza un velo di polvere spessa, di silenzio che sa di smarrito e di disgusto quasi alimentare. Povera Fortuna, dicono tutti, con il gioco feroce delle parole accoppiate dal destino.

Poi c’è la scintilla della vendetta che vorrebbe berne il sangue, quelli che castrerebbero, quelli che condannerebbero a morte, quelli che nessuna pietà e così i due eserciti, gli schizzinosi silenziosi e i vendicatori, reagiscono tenendo comunque le distanze dall’orrore. Perché, in fondo, ci viene così comodo pensare e convincerci che Fortuna sia quella storia rinchiusa nel quartiere così calzante per essere la scenografia dell’omicidio: non so se avete notato che ci sono drammi a cui riusciamo a partecipare con il perfetto cordoglio dell’alieno come una volta si usava per i mafiosi che si ammazzano tra loro, come per le donne picchiate che sono sempre mogli degli altri e come la guerra che è diventata una spezia straniera.

(continua qui)

Don Inzoli è innocente, indagato, condannato, ora sì, ora no

corriereinzoliPer fortuna c’è qualcuno che ha scritto con chiarezza sulla presenza di Don Inzoli (e soprattutto su Don Inzoli) al convegno organizzato da Regione Lombardia:

Dunque don Inzoli è stato scoperto tra gli spettatori del convegno omofobo patrocinato dalla Regione Lombardia, il che risulta imbarazzante per organizzatori e patrocinatori del convegno, perché don Inzoli è stato accusato di pedofilia. Tutto chiaro? No, non proprio.

Da un punto di vista mediatico, non c’è dubbio che l’identificazione di don Inzoli sia un grosso colpo per chi quel convegno lo stava osteggiando. Si tratta però di un’arma impropria che avrei pudore di impugnare: Inzoli è un privato cittadino che ha il diritto di andare dove vuole. E cosa significa che è “accusato di pedofilia”, come molti organi di stampa hanno scritto il giorno dopo? Lo status di “accusato” non esiste in giurisprudenza, né dovrebbe essere ammesso dal buonsenso, specie quando l’accusa è così grave e infamante. Si è pedofili o non lo si è. Si è pedofili se si è stati indagati, processati, condannati: altrimenti no.

Tra il bianco e il nero è ammessa una sola sfumatura: si può essere indagati per pedofilia. È il caso appunto di don Inzoli, ma chi conduce l’indagine in questione finora è stato talmente discreto che fino a qualche giorno non ero riuscito a trovarne notizia on line (ringrazio chi mi ha aiutato). In questo caso però non solo dovremmo ricordare che siamo tutti innocenti fino a prova contraria, ma che indagini di questo tipo spesso si sono concluse con un nulla di fatto: se a molti probabilmente non dice più nulla il nome di don Giorgio Govoni, morto condannato e in seguito riabilitato, i casi di Brescia o Rignano Flaminio dovrebbero essere a portata di memoria collettiva. Si può essere indagati per tante cose, ma si è innocenti fino a prova contraria: e fino a prova contraria si è liberi di andare ai convegni; non si capisce nemmeno chi ci dovrebbe tenere fuori. Tutto chiaro ora?

No, nemmeno ora.

Il caso di don Inzoli è ancora più complicato. Dichiarandolo “accusato di pedofilia”, i giornalisti semplificano per necessità una questione abbastanza spinosa. Inzoli in effetti è sia innocente che colpevole, una situazione in cui in Italia si può trovare soltanto un sacerdote. Innocente per lo Stato, Inzoli è colpevole per la Chiesa cattolica. La Congregazione della Fede si è già pronunciata sul suo caso non una ma due volte: nel 2012 e poi, dopo un ricorso, nel 2014, con una “sentenza definitiva” in cui si mette nero su bianco la formula “abuso di minori”.

“In considerazione della gravità dei comportamenti – si legge nel documento a firma del cardinale Muller – e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori, don Inzoli è invitato a una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza”.

L'”umile riservatezza” prescritta dalla Congregazione prevede che Inzoli non possa più celebrare messe in pubblico (può però consacrare l’eucarestia in privato, quindi è ancora un sacerdote). Non può risiedere nella diocesi di Crema e nemmeno “entrarvi”, quasi che ai confini ci fosse ancora una guardia vescovile in grado di respingerlo. Non può attendere ad attività ricreative o pastorali che coinvolgano minori – una norma di buon senso – e deve intraprendere “per almeno cinque anni, un’adeguata psicoterapia”, il che costituisce secondo me una notizia in sé (per la Chiesa la psicoterapia funziona! Chissà se gli psicoterapeuti sono tutti d’accordo).

Quindi, per questa grande e rilevante e autorevole comunità che è la Chiesa cattolica, don Inzoli non è “indagato”, e nemmeno “accusato”, ma è colpevole di gravi comportamenti e responsabile di uno scandalo provocato da abusi su minori. Per questo motivo non può più dir messa, circolare a Crema, e deve fare psicoterapia. Tutto qui? Tutto qui.

Ora i casi sono due: o ci fidiamo della Chiesa, o no. Chi tende a non seguire le sue direttive in materia di etica e sessualità forse dovrebbe prendere con le pinze anche le sue sentenze, che sono tutto quello che sappiamo: non conosciamo le motivazioni, gli atti, nulla. Solo una sentenza nel buio. Se capita ai tribunali della repubblica di condannare preti e laici e poi riabilitarli dopo anni, può succedere anche a questa Congregazione di cui non si sa poi molto.

Se invece ci fidiamo di quello che la Chiesa ci dice su don Inzoli, a questo punto vorremmo capire perché i suoi prudenti pastori, dopo averlo trovato colpevole di tanto scandalo, lo hanno lasciato libero di andare per le strade del mondo, purché fuori dalla diocesi di Crema: senza darsi pena di denunciarlo alle autorità dello Stato in cui vive: uno Stato che ha una sensibilità fortissima per gli abusi di questo tipo, e li sanziona con pene ben più pesanti di un ciclo di terapia. E infatti l’indagine della procura di Crema, quella di cui si sa così poco, è ferma alla fase della rogatoria internazionale. Per conoscere le prove che hanno portato la Congregazione a sospendere don Inzoli, i giudici di Crema hanno dovuto inoltrare una rogatoria in Vaticano. Tutto chiaro? Un prete commette abusi a Crema, un cardinale a Roma lo trova colpevole, un giudice a Cremona deve fare una rogatoria internazionale per scoprire il perché.

Se era un sistema per mettere a tacere la cosa, ha funzionato fino a un certo punto. Certo è impressionante quanto poco si sia parlato, fuori Cremona, di uno scandalo che ha coinvolto un prete già tanto potente e chiacchierato (in questo come in tanti altri casi Mazzetta resta un punto di riferimento prezioso e ormai unico). Allo stesso tempo, imprimere un segno indelebile di colpevolezza su un uomo e poi lasciarlo libero di intrufolarsi ai convegni poteva risultate alla lunga controproducente per la Chiesa che ancora rappresenta, e infatti così è stato. A tutti coloro che combattono quotidianamente contro le ingerenze del Vaticano suggerisco di desistere dal seguire a ruota ogni battutina di papa Francesco – le sta azzeccando tutte, fidatevi – e porre qualche semplice domanda: se un prete è innocente, perché non può più mettere piede in una diocesi? Perché non può più frequentare gli oratori? Se invece è colpevole, e di una cosa tanto grave, perché non lo avete denunciato a un tribunale vero?

Postilla: chiunque condividesse le idee di quel convegno, e ne avesse avuto a cuore la riuscita, e fosse stato presente, e abbastanza intimo con don Inzoli per chiedergli di andarsene per favore, lo avrebbe fatto. Se Formigoni non lo ha fatto, o non era così preoccupato della buona riuscita del convegno, o non è più in grado di farsi ascoltare nemmeno da un suo ex sodale caduto in disgrazia.

(fonte)