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pio la torre

La penna di Pio La Torre. Meravigliosamente letta.

Io scrivo pezzi che poi volano via e ogni tanto atterrano in posti bellissimi. Così mi è capitato di ascoltare un mio monologo (dedicato alla figura di Pio La Torre) recitato da Francesca in occasione dell’incontro dello scorso 14 marzo a Padova organizzato dal presidio di Libera “Silvia Ruotolo”.

Ecco, io non so dirvi quanto sia bello sapere che i miei pezzi che volano via poi capitino in occasioni (e voci) così. Prendetevi qualche minuto per ascoltarlo:

 

Foto di Massimo Pistore

 

 

Pio La torre è tornato a casa

L’aeroporto di Comiso riprende il nome di “Pio La Torre”. Ogni tanto le cose si mettono a posto.

Qui la lettera del figlio Franco:

Aeroporto Pio La Torre ingressoPio La Torre torna a Comiso 32 anni dopo le grandi manifestazioni per la pace. Veramente c’era tornato 7 anni fa ma, dopo circa un anno, come un ospite non gradito, lo avevano rispedito, da dove era venuto. Questa dovrebbe essere la volta buona e si dovrebbe fermare a lungo.

In tanti lo hanno sostenuto ed accompagnato in questo viaggio. Quelli che lo hanno conosciuto e hanno condiviso l’impegno pacifista, quello per il riscatto della Sicilia e dei siciliani e quello contro il sistema di potere politico-mafioso. Quelli che non lo hanno conosciuto ma ne tengono viva la memoria con il loro impegno e la loro testimonianza. Penso al Centro Pio La Torre, ad Articolo 21 a Libera Informazione e a Change.Org e alle oltre 30.000 persone, che ci hanno messo la firma, perché l’aeroporto di Comiso tornasse ad essere intitolato a Pio La Torre.

Penso agli studenti e ai loro insegnanti, che mi hanno invitato, in questi anni, perché volevano parlare di mio padre, penso a Libera e ad Avviso Pubblico, che non dimenticano mai e che ne hanno fatto una bandiera della loro azione quotidiana. Penso alla buona politica, che vuole proseguire nel solco da lui segnato.

Penso a coloro che si sono opposti alla decisione di intitolargli l’aeroporto di Comiso, ritenendo che Comiso meriti di meglio e a loro ricordo quanto scritto nel Decreto del Presidente della Repubblica di conferimento della medaglia d’oro al merito civile a Pio La Torre: “Fulgido esempio di elevatissime virtù civiche e di rigore morale fondato sui più alti valori sociali spinti fino all’estremo sacrificio.”

Con tutti vorrei condividere l’emozione e la soddisfazione, convinto che la scelta d’intitolargli l’aeroporto sarà un modo per continuare il suo impegno per Comiso e i Comisani, per la Sicilia e l’Italia tutta.

Pio La Torre, il contadino architetto

Le grandi invenzioni sono di grandi uomini. I grandi uomini hanno una dote, inventano quando gli altri non stanno nemmeno pensando e quando realizzano I mediocri si rodono per non averci pensato e dicono “anche io lo pensavo, era quello che dicevo anche io”.

Pio La Torre era un uomo di umili origini, chiese di tornare a Palermo mentre lo aspettava una carriera da deputato antimafia. Ma lui voleva combattere sul fronte e nel 1981 tornò. Le sue prime antipatie se le attirò con la campagna contro la base missilistica a Comiso, Pio comincia a scavare.

Ma il suo colpo di genio fu quello di applicare un criterio logico, verificare come mai alla camera di commercio di Palermo alcune aziende prima fanno la fame, poi vanno a fatturati da capogiro, domande che non vanno giù alla criminalità. Pio riflette e nel frattempo scava, va contro la costruzione di un palazzo congressi, voluto da costruttori in forte odore di mafia. E scava.

Contrasta I grandi progetti di risanamento della costa palermitana, vuole sapere chi saranno le ditte che se ne occupano per non contaminare di soldi sporchi mentre si pulisce il mare. E scava.

Il culmine è la proposta di legge, poi controfirmata dall’allora ministro Rognoni, in cui si chiede di riconoscere il reato di associazione mafiosa e di indagare e sequestrare in caso di arresto, I patrimoni dei membri di Cosa Nostra. Pensare che senza questo disegno di legge, Falcone non avrebbe potuto avere un tavolino dove allineare gli assegni e capire I movimenti patrimoniali che regolavano il denaro della mafia. Sta finendo di scavare.

Un post da leggere di Ettore Zanca su Pio La Torre.

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La ciclicità della Storia: la lezione di Pio La Torre

Quando la lezione della Storia sembra essere finita in un cassetto per non doverla ricordare. Le parole sono del 1974 e a scriverle è Pio La Torre. Quelli che ne hanno fatto tesoro sono sulle dita di una mano. Evidentemente sempre ai margini della nostra classe dirigente.


Occorre riconoscere che in questi ultimi 10 anni le cosche mafiose hanno subito dei colpi e hanno visto ridotta la loro presa politica. Ciò è accaduto, prima di tutto, per un notevole elevamento della coscienza civile e democratica del popolo siciliano, elevamento strettamente legato alla azione e alla lotta incessante condotta dai partiti di sinistra e da tutte le organizzazioni sindacali e democratiche. L’esito vittorioso del referendum sul divorzio, anche in Sicilia, testimonia questo avanzamento. Rimangono però incrostazioni gravi e pericolose che debbono preoccupare tutte le forze democratiche isolane. Ma ora il fenomeno ha assunto caratteristiche tali da interessare sempre più l’intero territorio nazionale. La Commissione Antimafia ha dimostrato che l’istituto del soggiorno obbligato si è rivelato controproducente. Addirittura scandalosa è la scelta (che è stata fatta dal Ministero degli Interni!) delle località in cui inviare i «mafiosi». Sembra che si sia voluto costruire una rete criminale attorno alle metropoli del Nord. La mafia, d’altro canto, ha potuto sfruttare lo stato di disagio di una parte degli emigrati meridionali che, arrivando al Nord, incontrano difficoltà ad un inserimento nelle attività produttive e non trovano un adeguato tessuto democratico e associativo in grado di assisterli. Ci si ripresenta qui, in una certa misura, il fenomeno che all’inizio del secolo si manifestò nelle metropoli americane con l’arrivo degli emigrati siciliani. D’altro canto i collegamenti fra mafia e gangsterismo siculo-americano non sono stati mai interrotti. Anzi, possiamo dire, che in taluni campi (vedi quello della droga!) è il gangsterismo americano che «dà lavoro» alla mafia siciliana. È evidente che, ancora oggi, i tentacoli della mafia possono muoversi agevolmente nell’ambito di un’organizzazione dello Stato largamente inefficiente e di un sistema di potere che offre ampie connivenze.

Confische a perdere e la mafia ringrazia

“Il 50% dei beni confiscati alla mafia in Italia non possono essere utilizzati perché sono sotto ipoteca bancaria”. È la denuncia che don Luigi Ciotti ha rilanciato dalla Fiera di Genova giovedì scorso. Gravati dai debiti accumulati dagli ex proprietari, immobili e terreni non possono andare alle istituzioni e alle associazioni impegnate nel sociale. I dati dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati, aggiornati allo scorso ottobre, sono chiari: su 11.699 beni sottratti a mafiosi solo 5.724 immobili sono stati consegnati alle forze dell’ordine o alle organizzazioni come quelle del network di Libera. L’Espresso racconta un fallimento (che è tutto politico, legislativo e amministrativo) rimasto sepolto sotto la retorica delle vittorie sulla mafia.