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primarie

Il tavolo verde della Lega, a forma di Lombardia

E alla fine (lo riporta anche Il Sole 24 Ore) Matteo Salvini con faccia dimessa e postura da cameriera dice che lui e Formigoni “sono amici” e in Regione Lombardia si continua così, e ogni mesi i leghista “faranno il tagliando a Formigoni”. Dice proprio così. Sul serio.

La Lega del nuovo corso con Maroni non si smentisce e continua a essere socia (o collusa, a ben vedere) del “sistema” fangoso ed oscuro (le inchieste giudiziarie ce lo dicono, ma basterebbe un’osservazione acuta e non ricattabile) della Lombardia formigoniana.

Parlano di “tagliando mensile” ma è un travestimento linguistico per dire che il tavolo delle trattative adesso è sempre aperto, per alzare il prezzo, chiedere una mezza poltrona (sono curioso di vedere se cambierà qualcosa per i “poteri” dell’assessore Bresciani o nelle vicinanze del sottosegretario Alli) e potersi rivendere come garanzia.

E allora se Formigoni ha bisogno di essere controllato è svelato il cortocircuito: Maroni non ha sfiduciato Formigoni ma ha sfiduciato 17 anni di Lombardia con Formigoni e la Lega mano nella mano.

Si è costituito e non sapeva come dirlo.
Giocano a Monopoli sul tavolo della Lombardia. Ma i soldi non sono finti.

Ma non ci stupisce e ci interessa quel poco che conta. Per il dovere di non permettere almeno il revisionismo storico e la propagazione di una bugia. Almeno questo.

Per il resto, non è la Lega a dettare i tempi della politica del centrosinistra. Non è Salvini che litiga con il padrone che può sancire la fine e l’inizio di un’altra Lombardia.
È la politica, quella che è fatta con le proposte, le soluzione, il programma, le priorità, le persone, i valori. Noi siamo qui.
E la politica fatta dell’apertura, quella vera, quella che sta in mare aperto e decide di ascoltare, farsi ascoltare e farsi scegliere se ne ha la credibilità: le primarie.

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Alla ricerca della pietra filosofale. In Lombardia.

E allora forse si comprende la geniale intuizione degli alchimisti: dipingere d’oro un sasso e far credere di aver trovato la pietra filosofale. Proporre lo stesso modello antisociale su cui si è retta questa regione semplicemente con un interlocutore più presentabile.

Non credo che la formula possa funzionare, neppure elettoralmente. Certamente è politicamente pavida.

Questa regione ha bisogno di un modello diverso, di un approccio nuovo.

Lasciamo gli alchimisti ad impallidire nei loro tetri laboratori e scendiamo nelle piazze e per le strade a parlare della Lombardia che vorremmo: solidale, aperta, libera dalla criminalità, verde, trasparente, laica, meritocratica.

Francesco ne scrive su Non Mi Fermo.

Prove tecniche per (ri)perdere in Lombardia

Pier Luigi Bersani ci crede: la Lombardia andrà al voto nel 2013. Un anno prima della scadenza naturale della legislatura. Ma il segretario nazionale del Pd per la prima volta frena sulle primarie per la scelta del candidato del dopo Formigoni: «Vedremo se ce ne saranno le condizioni». Rilancia un «patto civico aperto» e non esclude un accordo con l’Udc. Lo scrive oggi Repubblica e, chissà perché, ce lo aspettavamo. Che non significa che si sta proni ad aspettare ed ascoltare. Tutt’altro.

Un ‘patto civico’ è civico se il testimone sta in mano ai cittadini e le primarie sono il percorso unico per aprire la consultazione. E invece qui i capi bastone delle segreterie si incontrano davanti ad un caffè e elaborano i loro stratagemmi (ultimamente, in Lombardia, parecchio sfortunati) e li truccano con i costumi del civismo. No, questa volta non gli sarà possibile. Ma mica perché siamo in tanti a non concederglielo (e mi conforta il post e la quotidiana chiacchierata mattutina con Pippo Civati) ma perché il trucco è stato scoperto da un po’. E perché evidentemente resistono ancora quelli che intendono il “potere” con la voce del verbo “potere decidere da che parte vanno i voti fedeli alla ditta” nonostante le scelte suicide.

Nessuna concessione ai tiepidi pupi e ai sofismi programmatici: dieci punti dieci di denuncia e di proposta per un’alternativa (basta ascoltarli in giro da chi ci lavora da anni, basta rileggere quello che proviamo a raccontare da anni), i tempi chiari dei passaggi del cambiamento e interpreti non condizionati, non condizionabili e non ricattabili. Non sappiamo mica se questa cosa si chiami “primarie” ma noi siamo in quel posto lì. E non ci interessano i patti sottovoce negli spogliatoi.

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La sinistra vuole vincere da viva

È sempre più difficile trovare il bandolo della matassa di una politica vissuta come pura alchimia, indifferente ai problemi, ai dolori, alle speranze della società. Se qualcuno pensa che SeI sia aggregabile a un polo neomoderato fondato sull’alleanza strategica fra Pd e Udc, spiace deludere, si sbaglia. Non siamo gregari di un’ipotesi che non metta in campo una proposta forte e chiara di alternativa al ‘paradigma Monti’. Nichi in un’intervista al Manifesto oggi.

Ieri, rispondendo ad Affari Italiani, dicevo di quelli che fingono di contestare un sistema e poi invece hanno come progetto politico quello di cambiare gli interpreti e promettere che saranno un po’ più etici.

La mia idea è un po’ più eversiva dal punto di vista della progettazione politica. E non solo la mia, evidentemente.

 

 

Ma ti candidi alle primarie?

Ma la domanda è un’altra. E soprattutto le risposte da costuire. Ho provato a raccontarlo ad Affari Italiani in questa intervista:

Giulio Cavalli ad Affaritaliani.it: “Candidato alle primarie? Non lo escludo”. Poi attacca Tabacci, avverte Civati e…

(intervista di Fabio Massa)

Giulio Cavalli, consigliere regionale di Sel, in un’intervista ad Affaritaliani.it di fatto si candida alle primarie che dovranno scegliere lo sfidante di Albertini, il successore di Roberto Formigoni alla guida di una Regione Lombardia sempre più in bilico: “Non smentisco e non lo escludo”. Poi stronca un’alleanza con l’Udc: “Noi che ci battiamo per i diritti civili non possiamo pensare di trovare sintesi con chi ha invece un’idea completamente  diversa su alcuni punti fondamentali”. Albertini? “Non mi preoccupo delle candidature degli altri, ma di avere delle idee e di fare proposte migliori”. L’esempio di Pisapia è replicabile in Regione? “Credo che sia difficile nell’organizzazione e nella costruzione del progetto politico. Però Milano e l’amministrazione Pisapia ci dà spunti”. Tabacci? “Mi stupisce che una persona che è parlamentare ed assessore abbia così tanto tempo da fare analisi politiche sulla Regione. Detto questo, Bruno Tabacci mi ricorda tantissimo quelli che fingono di contestare un sistema e poi invece hanno come progetto politico quello di cambiare gli interpreti e promettere che saranno un po’ più etici”. Civati? “Io non credo che Civati appoggi Renzi. Ma se così fosse l’avvicinamento sarebbe difficilissimo”

Il potere formigoniano è finito o sta finendo?
Si sta sgretolando talmente rumorosamente che anche la Lega Nord non può fare finta di non sentire.

A che punto è l’elaborazione di un’alternativa di centrosinistra per il futuro postformigoniano?
La Lombardia è lo specchio della situazione nazionale. Nel senso che dobbiamo chiarirci che cosa è il centro sinistra. Secondo me noi stiamo sprecando delle energie a raccontare e ad osservare la caduta di Formigoni, e a tendere l’orecchio sui tempi dettati della Lega, quando tutte quelle energie dovremmo usarle per raccontare la nostra alternativa. Ma è ovvio che per raccontare un’alternativa ci deve essere una coalizione che faccia sintesi. Noi che ci battiamo per i diritti civili non possiamo pensare di trovare sintesi con chi ha invece un’idea completamente diversa su alcuni punti fondamentali.

A chi si riferisce?
All’Udc, senza dubbio. Io dico che bisogna decidere quali sono le nostre priorità. Io non cito spesso Vendola, ma questa volta Nichi l’ha detto con una chiarezza disarmante: il vero rischio qui è che si faccia una grande filosofia e poi dal punto di vista politico, la grande coalizione abbia il sapore della cicuta. Penso che anche nella nostra Regione il vero rischio sia quello.

Intanto il centrodestra ha già qualche nome in campo. C’è Albertini, o un leghista…
Il giochetto del centrodestra sarà semplice. Non lo chiameranno più modello Formigoni ma modello Lombardia, e continueranno nella retorica dell’eccellenza.

Un commento sulla candidatura di Albertini.
Non mi preoccupo delle candidature degli altri, ma di avere delle idee e di fare proposte migliori.

E’ preoccupato che a sinistra non ci siano ancora molte idee?
Io penso che ci sia tutto lo spessore politico per partorirle, queste idee. Bisogna però che ci sia uno scatto in avanti. E questo potrebbe essere una proposta concreta: primarie che siano contemporanee con quelle nazionali. Così si darebbe il via a un percorso di sintesi nazionale con ricaduta sul regionale.

In campo c’è, ad oggi, il solo Civati.
Io sono molto amico di Pippo e ne condivido molte idee. Siamo assolutamente convergenti sull’idea di governo e anche sono molto vicino alla sua idea di Partito Democratico. Sono molto meno convinto di alcuni pezzi che gli stanno intorno.

Facciamo qualche nome: Gori, Renzi?
Io non credo che Civati appoggi Renzi.

Ma se così fosse?
Se così fosse l’avvicinamento sarebbe molto molto difficile su alcuni temi.

L’altra candidatura che non è in campo, ma che potrebbe essere, è quella di Bruno Tabacci…
Mi stupisce che una persona che è parlamentare ed assessore abbia così tanto tempo da fare analisi politiche sulla Regione. Detto questo, Bruno Tabacci mi ricorda tantissimo quelli che fingono di contestare un sistema e poi invece hanno come progetto politico quello di cambiare gli interpreti e promettere che saranno un po’ più etici. La mia idea è un po’ più eversiva dal punto di vista della progettazione politica.

Un’idea eversiva che potrebbe posto in una candidatura vera e propria?
Sicuramente come Sel una persona che possa fare sintesi della nostra idea ci sia sicuramente.

Sarà lei?
Rispondo con la frase che è molto in voga ultimamente: non smentisco e non lo escludo.

Di fatto lei è molto vicino a candidarsi. Le prime tre cose che se fosse presidente della Regione cambierebbe.
Ripensare la Sanità, non più ospedalocentrica, con un riequilibrio dei finanziamenti pubblico-privato e più controlli. Ripensare l’Ambiente: tutto ciò che è infrastruttura, nel momento in cui è strettamente necessario, ha bisogno di infrastrutture sociali intorno. Terzo: fare in modo che la Lombardia non sia una lobby antisociale ma estremamente sociale, per i cittadini. Poi c’è il problema del lavoro: bisogna ripensare alle start up e all’imprenditoria giovanile.

Il modello Pisapia può essere replicato in Regione Lombardia?
Credo che sia difficile nell’organizzazione e nella costruzione del progetto politico. Però Milano e l’amministrazione Pisapia ci dà spunti e indicazioni politiche che possono essere riutilizzate.

Come il fatto che a Milano il Pd ha perso le primarie e ha vinto le elezioni?
Nelle elezioni di Milano si è riusciti a parlare a della gente che della politica era disamorata. A Milano si è raccontato come la responsabilità di governo è difficile, che molto spesso chiede delle capacità diplomatiche e di mediazione, ma che può anche sfuggire al compromesso a tutti i costi.

Come è successo con il Dalai Lama?

Il centrosinistra a forma di cicuta

Nichi Vendola in un’intervista di oggi (almeno per chiarire le idee su quello che si diceva poco fa, eh):

Per cambiare il Paese, deve aspirare a guidarlo, Presidente. Il centrosinistra sta scaldando i motori per scegliere il candidato alla premiership: Lei che fa?
A me pare che ci sia qualcuno che sta scaldando i motori, ma non so se sia il centrosinistra a scaldare i motori, perchè il punto è che io non so se esiste il centrosinistra. Questo è il tema per me fondamentale. Vedo Bersani che sta scaldando i motori soprattutto con l’apparato del suo partito, Renzi sta facendo lo stesso in particolare con un pezzo di istituzioni e con un un pezzo di borghesia capitalista. Ma non vedo il centrosinistra in campo.

E quando lo vedremo il centrosinistra in campo?
Quando verrà definito quale è il suo minimo comune denominatore. Perchè noi possiamo avere differenze importanti su tante questioni e nelle primarie ci si gioca su questo una partita. Però un conto è se uno dice unioni civili e l’altro matrimoni gay, ma diventa difficile pensare di competere con chi propone i cimiteri per i feti. Ci sono delle questioni preliminari che vanno affrontare e sta al Pd, che è il partito più grande, dare qualche risposta. E fino ad ora le risposte, che consentono di capire quale è il percorso e quali sono gli alleati, sono sfuggenti e contraddittorie.

Non è che Lei sta prefigurando una situazione in cui il minimo comune denominatore non si troverà e quindi, Sel, pezzi di Fiom e movimentismo faranno una autonoma corsa alla sinistra del Pd?
Guardi, io voglio dire che nulla è scontato. Le cose bisogna costruirle e quando parliamo di centrosinistra evochiamo soggetti che oggi non esistono. Il centrosinistra è quell’alleanza politico elettorale che si è presentata alle ultime elezioni amministrative? O ha una diversa configurazione? Di che coalizione stiamo parlando? Parliamo di una coalizione che ha il segno culturale del governo Monti? O parliamo di una coalizione che ha il segno culturale di un’alternativa radicale al liberismo?

Vista come è andata in passato, credo che da una discussione di questo tenore non ne uscirete vivi
Però, vede, si tratta di domande importanti. Io sono ammirato da alcune elaborazioni che leggo su L’Unità e che provengono dal Pd, dove ci sono menti autorevoli e raffinatissime, che indicano la plutocrazia come il soggetto promotore di crisi; il problema è che le conseguenze politiche che si traggono in Parlamento vanno veramente da un’altra parte. Insomma, io non vorrei sottoscrivere un programma in cui c’è una parte filosofica tutta da condividere ed una parte politica che è cicuta da bere.

Le primarie “fantasma” in Lombardia

Lo dico sotto voce perché ci torneremo sicuramente. Ma oggi leggendo i quotidiani la situazione lombarda è questa: Civati non esclude di candidarsi alle primarie di centrosinistra per la Regione, Tabacci su Affari Italiani non conferma, e si parla in giro di primarie “aperte”.

Ora: nessuno sa bene di che primarie si stia parlando, se qualcuno ne sta parlando e chi ne sta parlando. Ma questo ci sta, per carità. E’ che intanto Bersani abbraccia sorridente Casini a Roma e anche qui in Lombardia parecchi democratici esultano pii. E a Roma dicono che IDV non va bene, e su SEL è tutto da vedere, forse sì o forse no.

E allora mi piacerebbe sapere se i mezzi candidati in corsa hanno qualche idea in merito, se stiamo parlando del centrosinistra, del centrocentrocentrosinistra oppure sotto le mentite spoglie del “patto civico” c’è l’accordo catto-tecnico-e magari un pezzetto ciellino.

Così per sapere. Perché si legge di chi si sta parlando e non di cosa stiamo parlando.

E intanto da fuori a dettare i tempi sembra che sia proprio la Lega. Che è il favore più grande che possiamo concederle.