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primarie

Continuare a scegliere: primarie per i parlamentari. Anche (e soprattutto) in SEL.

Sono sempre stato un sostenitore delle primarie: sfioro il feticismo sull’argomento della partecipazione popolare e credo che anche i risultati politici di questi ultimi giorni sul piano nazionale stiano comunque garantendo un dibattito che almeno evidenzia pregi e mancanze che nel bene o nel male danno un esatto quadro politico (poi su un dibattito durato due ore in prima serata di una rete pubblica non avere mai sentito parlare di cultura e avere ascoltato concetti così approssimativi sulle mafie mi lascia mediamente perplesso, anche). Ho già detto che la partecipazione (se reale e poco condizionata) è un ottimo antidoto all’assuefazione e al disamore per la politica (qui) e anche in Lombardia ho ritenuto indispensabile il passaggio alle primarie anche per il candidato largamente incoronato dalle forze politiche (ma lo sarà davvero?).

In questo primeggiare di primarie non deve sfuggire una legge elettorale che probabilmente rimarrà com’è e ci porta in dote anche questa volta i nominati che siederanno in Parlamento. Voglio parlare semplice e chiaro: le primarie per i parlamentari dando voce ai cittadini sono il passo indispensabile per “certificare” il cammino delle primarie nazionali e proseguire sul politicissimo e civilissimo percorso della relazione tra elettori ed eletti. Lo scrive Civati riferendosi al “suo” PD e non potrebbe essere altrimenti per SEL che sulle primarie è nato e per le primarie si batte dalla Presidenza del Consiglio al comune di qualche centinaio di abitanti.

Certo, mi dice qualcuno, il percorso è questo e già segnato. Ma ripetersi conviene. E non essere di “quella partita” mi rende libero di scriverlo con il sorriso.

Due pensieri sulle primarie

da cadoinpiedi.it

Il segnale positivo di queste è la partecipazione. Diciamo la verità, le primarie funzionano quando vince la partecipazione, questo al di là del vincitore che uscirà poi dal secondo turno.
Io credo che forse i cittadini si sono accorti che c’è la responsabilità di farsi sentire, cioè al di là dell’eventuale vittoria di Bersani o Renzi, quello che emerge è che comunque i temi della Puppato siano entrati nel dibattito politico, i temi di Vendola sono temi che ancora sono considerati importanti. Poi ovviamente, in base alla vittoria, ognuno li declinerà a suo modo. Però penso che da questo punto di vista il meccanismo della polemica, quella buona, costruttiva, si è innescato.

Partecipazione alta, nonostante questa disaffezione dei cittadini verso la politica.

Beh, questa storia della disaffezione alla politica a me sembra una bufala spaventosa. Io considero anche il Movimento 5 Stelle un luogo di attivismo politico, quindi su questo sono in disaccordo anche con molti miei compagni di coalizione.
La gente, secondo me, ha invece voglia di partecipare, però ha voglia di frequentare canali che siano di vera partecipazione. Le primarie lo sono, se poi invece non lo sono i tesseramenti ai partiti allora è questo il tema che dobbiamo proporci. Quando la gente sa di avere un peso reale nella scelta dei temi e delle persone mi sembra che partecipi.

Ballottaggio fra Bersani e Renzi. Giulio Cavalli cosa farà?

Guarda, io in realtà ho alcuni temi che sono difficilmente conciliabili con i modi di Renzi e quindi penso che Bersani sia la persona più rappresentativa, teniamo conto che però oggi al secondo turno sono anche molto curioso di sapere quanto adotteranno del dibattito che è stato aperto dagli altri candidati sia Bersani che Renzi. Alla eventuale vittoria di Renzi marcherebbe una distanza difficilmente conciliabile tra chi, come me, viene da una sinistra di centro e chi invece ha delle modalità di centro, centro, centro, centro… sinistra.

Dato il tuo impegno civile contro le mafie, la domanda è d’obbligo: non ti pare che abbiano un po’ tutti dimenticato la lotta alla mafia?

In realtà io ho seguito ovviamente il lavoro di Sinistra, Ecologia e Libertà e su questo abbiamo costruito e mi ci sono messo anche io, un programma. E’ vero che è rimasto sempre troppo nell’ombra del dibattito delle primarie, e questo mi sembra che sia innegabile. C’è una fortuna e anche una sfortuna, sul tema antimafia. Devi per forza avere una preparazione e quindi a differenza di molti altri temi in cui si fa filosofia o poesia o semplicemente brigantaggio elettorale, in questo caso bisogna saperne qualcosa. E quindi speriamo che questo accenda più che una meritocrazia sul tema mafie e legalità, una meritofilia, cioè che iniziamo ad addentrarci nel merito del problema senza rimanere fermi alle parole che ci girano intorno.

Voto Vendola per restare umano. Anche in politica.

Mancano poche ore al primo turno delle primarie del centrosinistra. Un ringraziamento dovuto alle migliaia di persone che stanno rendendo possibile con l proprio lavoro lo svolgimento dei primarie sui territori: quasi tutta gente di partito, per dire, oltre ai “civici” e gli “apolitici”.

La corsa è stata ricca, articolata nel percorso dialettico e politico e tutto sommato è stata leale: sono primarie che hanno tenuto alto il profilo e fanno bene alla politica. In queste ultime settimane ho girato l’Italia (da Recanati a Brescia, da Roma a Gallarate) per raccontare quanto  (che di Vendola sono un po’ figlie avendole chieste e sostenute, quando ancora ci credevano in pochi che sarebbero state messe in campo) sia un’occasione per scrivere una squadra ed un programma che sia di sinistra-centro piuttosto che di centrocentrocentro-sinistra come troppe volte ci è capitato di assistere.

Quando pronunci la parola “sinistra” negli incontri pubblici si alza sempre qualche sguardo torvo di fastidio: niente destra o sinistra, ci dicono con l’eleganza dei demagoghi che passano per rivoluzionari, ultimamente. Io non sono oltre le ideologie: l’ho già scritto in tempi non sospetti qui.

E per questo domani voterò Vendola: per le proposte che escono dall’idea liofilizzata di “sinistra di testimonianza” e si prende la responsabilità di diventare una sinistra adulta e di governo, perché questo Paese ha il dovere di ricominciare ad occuparsi dei diritti (meglio ancora se degli altri), perché come un archeologo curioso è andato a recuperare in fondo al mare parole che la politica aveva avuto occasione di sotterrare (cultura, rappresentanza dei lavoratori, speranza, umanità, solidarietà, cooperazione, disarmo e “famiglie” scritto al plurale), perché la legalità ha una declinazione etica e morale oltre alle regole, perché interessa la partita oltre al partito.

Ma se dovessi dare una sola motivazione, una soltanto, voto Vendola perché è rimasto umano: umano nella dignità di affrontare il processo e con lo stesso tono contenuto commuoversi all’uscita del tribunale dopo l’assoluzione senza bile urlata in faccia, umano nel non provare vertigini nel parlare del diritto all’amore, alla speranza e al futuro, umano senza nascondimento delle sue fragilità.

Restiamo umani, diceva Vik, e in questi giorni nazionali (e internazionali) vale la pena di provarci con fierezza.

Domande sulla scienza: hanno risposto

Avevo ripreso qui l’interessante dibattito sulla scienza nei programmi dei candidati alle primarie del centrosinistra. Hanno risposto (ed è un punto da segnare per i proponenti, sicuramente) e tutto quello che pensano lo trovate qui.

Per partigianeria (e nettezza) vale la pena leggere il pensiero di Nichi Vendola sulla Legge 40 e testamento biologico:

Io credo si debba cancellare una delle leggi più oscurantiste, pericolose e ingiuste nei confronti delle donne. I limiti della legge 40, bocciata anche dalla Corte Europea dei Diritti Umani, sono continuamente confermati dai tanti ricorsi vinti da quelle coppie che si rivolgono ai tribunali per vedersi riconoscere un principio fondamentale di libertà e di giustizia. Abbiamo con urgenza bisogno di una nuova legge di civiltà, moderna, giusta e umana.
Sostengo con convinzione il rispetto della libertà di scelta per il fine vita. L’obbligo di soffrire per legge non è umano e dignitoso, non è più rinviabile una legge sul testamento biologico.

Un appello milanese dalla cultura per Nichi #oppurevendola

“… non si tratta di un capitolo laterale, la cultura è la traccia su cui bisogna costruire un’intera agenda di governo del cambiamento e dell’alternativa” Nichi Vendola Ercolano 7 ottobre

Per anni il nostro Paese ha subito un progressivo depauperamento del patrimonio culturale e un imbarbarimento veicolato da comunicazioni di massa dal contenuto spesso volgare e violento.

Per anni l’indirizzo prevalente del patrimonio culturale è stato quello della sua alienazione a favore del settore privato considerato per definizione più capace, efficiente ed efficace del pubblico.

Per anni l’atteggiamento dominante è stato quello tristemente sintetizzato dalla frase “La cultura non si mangia” pronunciata dall’ex ministro Tremonti per giustificare l’ennesimo taglio ai bilanci di Cultura e Ricerca.

Tutto ciò ha trasformato l’Italia in un Paese senza memoria e senza qualità in cui viene vanificata la coscienza della nostra storia.

Un Paese in cui la memoria e la sedimentazione del tempo hanno creato un paesaggio e un patrimonio archeologico, architettonico e artistico incomparabili, diviene sempre più un mercato colonizzato da un pensiero unico subordinato al profitto e al potere.

L’Italia del grande cinema, dei grandi teatri lirici e di prosa, delle avanguardie culturali, delle grandi e piccole case editrici di estrema raffinatezza, dei grandi architetti e dei grandi designer sta diventando un Paese in cui le prime voci a essere massacrate nei bilanci pubblici sono la Cultura, la Scuola, la Ricerca.

Un Paese in cui la manipolazione dei media tenta di trasformare un popolo di cittadini in un popolo di clienti consumatori.

Le correnti di pensiero dominanti ritengono che la cultura, come tutto il resto, debba diventare un “business” completamente affidato al settore privato: in questa visione si riduce la funzione del pubblico a semplice finanziatore. La tendenza alla privatizzazione del patrimonio e dei servizi culturali, inaugurata dai governi di centro-sinistra con Veltroni e Melandri titolari del Ministero è stata ulteriormente sviluppata dai successivi governi della destra.

La burocrazia pubblica del Ministero, delle Regioni e perfino dei Comuni è stata in questi anni spogliata di funzioni e competenze per affidarle a società di diritto privato, che quasi sempre si sono rivelati carrozzoni che hanno gestito milioni di euro per alimentare reti clientelari.

Con un centrosinistra guidato da Vendola, invece, noi crediamo che l’intervento pubblico nella cultura possa divenire un poderoso fattore di ripresa economica.

Con un centrosinistra guidato da Vendola, invece, noi crediamo che la valorizzazione del nostro patrimonio e della nostra tradizione culturale possa contribuire fortemente a rilanciare il ruolo dell’Italia in Europa e nel mondo.

Con un centrosinistra guidato da Vendola, invece, noi crediamo che il governo delle politiche degli investimenti culturali possa diventare un fattore di sviluppo di nuova occupazione stabile e qualificata.

Pensiamo che in Italia vada rifondato il sistema pubblico della cultura e che adeguate politiche d’investimento delle risorse possano da un lato sostenere l’industria culturale dall’altro, sviluppare occupazione non solo in campo strettamente culturale, ma anche nelle filiere connesse alla produzione creativa sia nell’ambito pubblico sia nell’ambito privato.

“Non è sopportabile il depauperamento del nostro patrimonio che vive solo se viene manutenuto e arricchito, protetto e socializzato. Questo si può fare con politiche pubbliche magari capaci di stimolare l’investimento privato e di attivare l’impegno del volontariato. Non è sopportabile che venga messa in liquidazione questa fabbrica di memoria e di bellezza che sono i nostri beni culturali che potrebbe dare lavoro ad archeologi, geologi, architetti paesaggisti, agricoltori, falegnami, ingegneri, interpreti, chimici, antropologi, biologi, lavoratori manuali mescolati a lavoratori dell’intelletto persino dentro una traccia feconda di possibile ricomposizione della frattura tra cultura scientifica e cultura umanistica”. Nichi Vendola – Ercolano 7 ottobre 2012

In un quadro economico di recessione, che vede i consumi scendere in quasi tutti i settori, la spesa delle famiglie in campo culturale è cresciuta dal 2009 al 2011 del 2,6% arrivando a 70,9 miliardi di euro. Si tratta di una domanda controcorrente espressa dalla popolazione che vede la cultura come un utile terreno d’investimento in momento di crisi. La risposta a questa domanda va costruita e presidiata da un prossimo governo di centrosinistra.

Crediamo che per storia personale, sensibilità e attitudine politica Nichi Vendola sia la persona adatta a promuovere un rilancio della cultura italiana, è anche per questo che vi chiediamo di sostenerlo alle primarie.

 

Roberto Escobar, filosofo politico e critico cinematografico Enzo Minervini Adelio Rigamonti, poeta Pap Khouma, scrittore Luca Gibillini, consigliere comunale Sel Milano Daniela Benelli, Assessore al Decentramento, area metropolitana, servizi civici comune di Milano Luigi Lunari, drammaturgo e critico letterario Stefania Casini, archeologa, direttore Museo Archeologico di Bergamo Bruno Segre, storico, saggista Lucia Vasini, attrice Bruno Arpaia, scrittore, giornalista Sandrone Dazieri, scrittore e sceneggiatore Giuseppe Deiana, presidente Associazione Centro Comunitario Puecher / Docente di Storia e Filosofia Chiara Cremonesi, Presidente gruppo consiliare Sinistra Ecologia Libertà Regione Lombardia Franco Fabbri, musicologo e docente Università di Torino Michela Fiore, presidente Commissione Cultura CdZ 5 Milano Rita Barbieri, presidente Commissione Cultura CdZ 6 Milano Claudia Fredella, archeologa, Parco Archeologico del Forcello Matteo “soltanto” terzi, artista di strada Elena Hileg Jannuzzi, Associazione Sherwood Milano Ermanno Tritto, operatore culturale Guglielmo Landi, Direttivo Centro Culturale Conca Fallata Emilia Martinelli docente di slavistica in pensione. 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Raffaele, Presidente Comm. Cultura e Socialità CdZ 3 Luca Santini, libraio Giorgio Maimone, giornalista Cosetta Colla, direttrice artistica Il Teatro di Gianni e Cosetta Colla, Milano Alessandro Testa, attore del Teatro di Gianni e Cosetta Colla Stefania Mannacio Colla, marionettista Marzia Zancanella, operatrice Parco Archeologico Forcello Mantova Gabriele Finzi, attore “Centro Internazionale di Creazione Teatrale Policardia Teatro”. Elisabetta Fraccacreta, regista, fondatrice Elf Teatro-elf associazione culturale Maria Sara Mignolli attrice, organizzatrice teatrale Elf Teatro-elf associazione culturale Fabio Martino, consulente e operatore culturale Stefano Villani, sceneggiatore, consulente cinematografico. Massimo Roccaforte, editore NdA distribuzione editoriale, presidente Librerie Interno4. Lorenzo “zialollo” Rabaioli, dj Enzo Beccia, musicista Adriano Noli, musicista Diana Signorelli, illustratrice Sebastiano William Arilotta, Fondazione Stelline Milano Fabio Martina, regista Nerina Fiumanò, produttrice cinematografico Emilia Minnie Ferrara, Lombardia film Commission, produttrice cinematografica. Fausta Mercantini, insegnante Mirko Mazzali, avvocato, consigliere comunale Sel Milano Ines Patrizia Quartieri, capogruppo SEL Consiglio Comunale Milano I 7 Grani, rock band Cristiano Dognini, storico assistente di Storia romana dell’Università di Perugia Gianluca Melandri, archeologo e bibliotecario Isabella D’Isola, docente di filosofia Nicola Ciancio, Associazione ex-voto, Elita. Dino Lupelli, Elita Krishna Agazzi, operatore cinematografico Giulio Cavalli, attore e scrittore Paolo Mottana, professore di Filosofia dell’educazione all’Università di Milano BicoccaLorenzo Argentino, insegnante, Presidente Associazione Culturale Circuiti Dinamici Daniela Schiavone, regista e coreografa teatrale Fulvio Bella, poeta David Ondini, insegnante Modou Gueye, attore operatore culturale Ivan Guerriero, scrittore Federico Riccardo Chendi, scrittore underground Domenico De Monte Presidente Associazione Culturale “La scheggia” PierFrancesco Adduce, musicista cantante Paolo Gonzaga, esperto Medio Oriente Stefano Rivas, Presidente del Centro Aggregativo Polifunzionale 20151, Associazione di Promozione Sociale Angelo Barbato, psichiatra, ricercatore Istituto Mario Negri Paolo Castelletti, psicologo psicoterapeuta Angelo Cursano, Direttore Tecnico Settore Turismo Alessandro Brambilla Pisoni, avvocato, membro Segreteria Unione Inquilini Milano Riccardo Ghidoni, Prof. Ordinario Biochimica Università degli studi di Milano Giacomo Menini, docente a contratto di Composizione Architettonica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bergamo Luigi Campolo, medico, Primario Emerito Ospedale Niguarda di Milano Bruno Ambrosi, medico, docente universitario Iacopo Chiodini, MD Unit of Endocrinology and Diabetology Department of Clinical Sciences and Community Health Fondazione IRCCS Cà Granda – Ospedale Maggiore Policlinico Sara Rigamonti, studentessa Beni Culturali Paola Fantaguzzi, impiegata Deborah Besseghini, dottoranda di ricerca in Scienze Umanistiche presso l’Università di Trieste 

Primarie nazionali: sei domande per la scienza

E la scienza? Nel recente confronto televisivo tra i cinque candidati alle primarie del centrosinistra, i problemi della scienza e della ricerca non sono comparsi, né trovano particolare spazio nel dibattito politico in corso a dispetto della loro centralità per lo sviluppo nazionale.

Un gruppo di giornalisti scientifici, blogger, ricercatori e cittadini, constatata la mancanza di domande ai candidati alle primarie del centrosinistra sulle loro posizioni politiche in materia di scienza e ricerca, e ritenendo invece che da queste politiche dipenderà il futuro sociale ed economico a medio e lungo termine del paese, ha quindi deciso di chiedere ai candidati di rispondere a sei temi di grande respiro, in modo da offrire ai cittadini un panorama più completo della loro proposta politica.

1. Quali politiche intende perseguire per il rilancio della ricerca in Italia, sia di base sia applicata, e quali provvedimenti concreti intende promuovere a favore dei ricercatori più giovani?

2. Quali misure adotterà per la messa in sicurezza del territorio nazionale dal punto di vista sismico e idrogeologico?

3. Qual è la sua posizione sul cambiamento climatico e quali politiche energetiche si propone di mettere in campo?

4. Quali politiche intende adottare in materia di fecondazione assistita e testamento biologico? In particolare, qual è la sua posizione sulla legge 40?

5. Quali politiche intende adottare per la sperimentazione pubblica in pieno campo di OGM e per l’etichettatura anche di latte, carni e formaggi derivati da animali nutriti con mangimi OGM?

6. Qual è la sua posizione in merito alle medicine alternative, in particolare per quel che riguarda il rimborso di queste terapie da parte del SSN?

Magari alzare i contenuti?

Perché se il candidato fosse Umberto Ambrosoli, persona rispettabilissima e apprezzata, in tanti vorrebbero sapere che modello di sanità o di scuola ha in mente per la Lombardia, quali sono le sue priorità in campo sociale ed economico, quali sono i mezzi da lui pensati per combattere la criminalità organizzata e il sistema di convergenze che hanno inquinato e inquinano la vita politica e istituzionale in tutta la Lombardia. E non si risponda che ancora è presto, perché il voto non è lontano e i temi sono troppo importanti per poterli esporre compiutamente in un paio di mesi. Siamo in un momento cruciale, in una regione cruciale, dove la discontinuità con il passato è l’obiettivo irrinunciabile, fondamentale.

Siamo nella fase in cui, cadute di stile e di credibilità favoriscono il voto di protesta e l’avanzamento di forze atipiche, che rappresentano una rischiosa incognita per quel che riguarda la governabilità e che, su numerosi temi di vitale importanza, sono lontanissime dalla visione della sinistra. Commettere errori come quello delle primarie è diabolico, oltre che ridicolo. C’è ancora tempo per rimediare almeno sulla chiarezza dei programmi o, meglio, sull’esistenza di un progetto preciso che vada al di là delle dichiarazioni di apertura ad aree politiche che nulla hanno a che fare con il centro-sinistra. Bisogna fare in fretta, perché sprecarne ancora di tempo e di parole rischia di far resuscitare quello stesso sistema che si annuncia di voler abbattere. Ed allora, non pensare male sarebbe davvero complicato.

Vale la pena leggere Massimiliano Perna qui.

Ma se…

Se le elezioni regionali dovessero essere accorpate alle elezioni politiche e si andasse a votare verso la fine di marzo, non sarebbe il caso di spostare la data delle primarie del patto civico a cui il centrosinistra ha deciso di aderire, attualmente previste nei giorni immediatamente precedenti le festività natalizie (e subito dopo i due turni delle primarie nazionali), e celebrarle a metà gennaio, dando tempo e modo ai cittadini di informarsi e partecipare attivamente alla costruzione del programma del centrosinistra?

Con l’occasione, i partiti che fossero interessati a promuoverle, potrebbero anche indire le primarie per i parlamentari, richieste da più parti, che renderebbero ancora più alto il momento del confronto e della partecipazione.

Si può fare?

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Moderati e rivoluzionari

Moderato è il termine con cui si indica nei tempi della musica l’allegro ma non troppo. Moderato vuol dire sotto tono. In latino “in medio stat virtus”. Moderato vuol dire sopravvivere. Il moderato aborrisce il fantastico. Il moderato non esce dalla consuetudine. Il moderato non è rivoluzionario, è contro la rivoluzione. A me non piace come termine perché è il contrario di impeto e coraggio. (Dario Fo)

Civismi e antipolitica. E politica.

Lo scrive bene Pippo Civati:

Diciamoci la verità: a cominciare dal sindaco di Milano e da molti esponenti che sono intervenuti in queste ore, siamo tutti un po’ civici e un po’ politici (e per me quest’ultimo è un complimento, sia chiaro). Ora, prima di perderci e di perdere, ritroviamo la misura che sembriamo avere smarrito.

Anche perché a volte ciò che appare civico è più politico di quanto possa sembrare. E viceversa. E non è bello prendere lezioni di civismo da personalità, che spesso sono ex-politici del tempo che fu. E magari di altri schieramenti. Civici incursori, terzisti da sempre, che si sorprendono del fatto che poi a vincere sia stata per anni la destra, in questa regione. Che poi sono civici, ma non vogliono le primarie. Chi li capisce è bravo.

L’appello è semplice: dopo esserci lungamente preoccupati di noi ed aver parlato solo a noi stessi, rivolgiamoci ai cittadini, che sono civici di sicuro. E che si aspettano primarie vere e candidati di prestigio. Saranno i cittadini a valutare il tasso di civismo e la qualità politica che questi sanno esprimere. E lo faranno attraverso il loro voto. A volte vince Pisapia, a volte Fassino, a volte Doria, a volte Merola. Dipende. Dalla scelta dei cittadini, appunto.