Siccome l’antimafia è una cosa seria ed è fondamentale che una parte della lotta comprenda la sfera culturale e intellettuale, noi crediamo che Giulio Cavalli in questa antimafia ci rientri di diritto e debba continuare a dare il suo prezioso contributo culturale. Il 13 giugno, dopo molti anni, ha annunciato il suo addio al teatro Nebiolo di Tavazzano (Lodi), il luogo nel quale tutto ha avuto inizio, il palco che ha ospitato le sue produzioni teatrali, piene di verità e denuncia, quelle che hanno dato fastidio a coloro che speravano nel silenzio per poter continuare indisturbati a infiltrarsi in ogni maglia del tessuto economico e sociale del nord Italia. Una scelta dolorosa e forzata, in un momento in cui forse attorno a lui si sta sviluppando un pericoloso isolamento.
Di fronte a tutto questo, ad un tipo di teatro che disturba, a una cultura che, con la scusante della crisi, non riceve adeguato sostegno dalle istituzioni preposte, ecco che si opta per un’altra forma di sostegno, ormai molto popolare in diversi ambiti artistici: una produzione sociale attraverso il crowdfunding. Una raccolta fondi per la produzione e realizzazione di uno spettacolo e di un libro ispirati liberamente alla vita e alle “opere” di Marcello Dell’Utri. Il titolo è “L’amico degli eroi”, un monologo scritto da Giulio Cavalli e con musiche di Cisco, ex leader dei Modena City Ramblers, che da tempo collabora con lui.
L’autoproduzione, dunque, una soluzione ormai diffusa per ovviare all’assenza di fondi e di impegno da parte di chi in Italia dovrebbe promuovere il teatro e la cultura in genere. L’artista propone il suo progetto, ne condivide la trama e dei passaggi (una sorta di concept), lo spiega e fissa una serie di quote differenti di contribuzione, a cui rispondono delle ricompense (ad esempio, una o più copie del libro o uno o più biglietti di ingresso allo spettacolo o entrambi, e così via). Si dà, insomma, al pubblico la possibilità di godere di un’anteprima privilegiata e scegliere se finanziarla, per poi poterne disporre concretamente.
“Fare cultura in questo tempo – scriveva tre settimane fa Giulio sul suo blog – è un lavoro terribilmente politico, inutile fingere, soprattutto se raccontando storie si decide di dichiarare la propria posizione. Fa politica ciò che dici, come lo scrivi, il pubblico a cui decidi di rivolgerti, la storia che scegli e l’editore e il produttore. […] Ora c’è la stagione da programmare: saranno due nuovi spettacoli e uno dei due è uno spettacolo (e un romanzo) su Marcello Dell’Utri. Si intitolerà L’amico degli eroi e vuole essere un lavoro diverso da L’innocenza di Giulio nell’uso più cattivo della fantasia. Ne scriverò. Però stasera pensavo che un progetto così ha bisogno di una produzione politica, un editore del libro e un produttore dello spettacolo che siano un segno e un’indipendenza chiara e per questo mi è balenata l’idea di una ‘produzione sociale’, crowdfunding semplificherebbe qualcuno, che sia partecipazione nella presa di posizione. Ci sto pensando. Voi che ne dite?”.
La risposta della gran parte degli utenti è stata positiva, anche se qualcuno si è detto contrario in linea generale al sistema della raccolta fondi, facendo notare che dovrebbero essere le istituzioni a farsi carico della cultura e finanziare i progetti di qualità, indipendentemente dalle aspettative di immediato successo. Tant’è, la situazione italiana al momento è questa (lo è da molto tempo, in verità) e bisogna trovare i rimedi. “La battaglia per una politica culturale giusta – risponde Cavalli in un altro post – è sacrosanta soprattutto in questa Italia che negli ultimi governi di tutti questi anni non ha voluto e saputo fare niente di più che tagliare in modo lineare […] ma io sono un teatrante e quindi ho l’obbligo di curare le mie produzioni per vivere e per esistere, quindi se aspettassi un’economia di settore giusta sparirei ben prima che questa avvenga come avviene per tutte le imprese del sistema italiano. Quindi produco e porto avanti una battaglia politica, contemporaneamente, e trovo lineare non modificarmi geneticamente per accedere al sistema che combatto”.
La soluzione del finanziamento dal basso, secondo l’artista lombardo, è ottima perché “garantisce trasparenza (chi paga vuole sapere esattamente i costi e il processo artistico che porta al risultato finale), assicura una libertà di manovra maggiore (avete mai avuto a che fare con assessori o commissioni?) ed è una promessa che chiede lealtà. E la lealtà è un ingrediente bellissimo per fare cultura. Per questo se qualcuno decide di acquistare un libro quando ancora non esiste e di assistere ad uno spettacolo ancora in preparazione credo che ci sia solo da essere fieri e responsabilizzati”. Insomma, quel che conta è poter realizzare spettacolo e libro e continuare a occuparsi di questioni e personaggi che hanno ancora un peso notevole nello scenario politico italiano.
Per dare ancora un contributo importante alla cultura antimafia, quella fatta bene. E allora, non possiamo che promuovere questo progetto. Per saperne di più ed eventualmente sostenerlo concretamente con una piccola quota, basta cliccare qui.
Redazione -ilmegafono.org