Il paradosso di Confindustria (e di parte del governo): “C’è la ripresa quindi si può licenziare”
Ieri un’altra piccola perla: Repubblica spreme tutta la fantasia che ha per intossicare la narrazione e spara un titolo che è una visione del mondo, raccontandoci che “i posti di lavoro ci sono” ma “mancano i lavoratori” e che quelli che “si sentono” sfruttati rinunciano.
La scelta delle parole è un capolavoro di manipolazione e, oltre alla solita manfrina degli sfruttatori che si lamentano perché non trovano schiavi, ora si aggiunge la novità dello sfruttamento percepito (come avviene per la temperatura). E il meccanismo è perfetto per vittimizzare gli sfruttati, mica lo sfruttamento.
Ieri Matteo Salvini, un fannullone che non ha mai lavorato in vita sua (lo stabilisce un giudice del tribunale di Bergamo) ha avuto l’ardire di dire che i ragazzi non vogliono fare i camerieri quest’estate per 600 euro al mese perché preferiscono prendersi il reddito di cittadinanza e guardarsi gli Europei sdraiati sul divano. Altra narrazione tossica: un fannullone che guadagna 15mila euro al mese (per molti politici la politica è un reddito di cittadinanza esageratamente ricco) invita i ragazzi a lavorare da stagionali per uno stipendio da fame.
Nessuno slancio su reddito, su tutele, su futuro, su salario minimo. Non sia mai. Del resto, siamo lo stesso Paese che si è reso ridicolo per mesi con la favola dei rider felici e straricchi contrapposti agli sfigati pelandroni che non hanno voglia di lavorare. Peccato che, subito dopo, si sia scoperto che i rider sono schiavi.
Stesso giochetto sullo sblocco dei licenziamenti: Confindustria e pezzi di governo ci ripetono a reti unificate che siamo di fronte a un “miracolo economico” (l’hanno chiamato così, come i piazzisti che in effetti sono) ma aggiungono che per renderlo possibile hanno bisogno di licenziare. Ma come? Ma se l’economia riparte non dovrebbero aumentare i posti di lavoro? A che servono i licenziamenti?
Poi, volendo essere un po’ perfidi, si potrebbe anche chiedere che senso abbia avuto sostenere le aziende con soldi pubblici (i soldi quando vanno alle aziende, notatelo, non sono più “sussidi” ma magicamente diventano “investimenti”), se poi quelle aziende non garantiscono i propri lavoratori.
“È la crisi”, rispondono. Ma come? E il “miracolo economico”? Intanto, a Empoli, Sammontana cerca 350 stagionali e si presentano in 2.500. È il vero “miracolo economico” che funziona e che quelli vorrebbero negare: se paghi il giusto, i lavoratori si trovano. Eppure il lamento per gli schiavi che si lamentano di essere schiavi continua.