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reato di tortura

A che punto siamo con il reato di tortura (indietro, molto indietro)

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Attende la calendarizzazione per la discussione nell’Assemblea del Senato il disegno di legge d’iniziativa parlamentare che introduce nel nostro ordinamento uno specifico delitto di tortura, pur configurato, diversamente dalla maggior parte delle convenzioni internazionali, come reato comune (dunque realizzabile da chiunque e solo aggravato ove l’autore sia un soggetto pubblico). Rispetto al testo votato in prima lettura si registra un significativo peggioramento, dovuto alla molteplicità dei requisiti richiesti per l’integrazione della fattispecie.

Ad esempio a tal fine le violenze o minacce inferte devono essere, oltre che più di una e gravi, anche “reiterate”. Oltre a rendere più difficile la prova del reato, ciò significa che la dignità può dirsi violata solo se lo sia ripetutamente. Oltre al trattamento inumano o degradante, si dovrà provare che l’autore abbia agito “con crudeltà”: quasi impossibile vista la difficoltà di dimostrazione del movente psicologico. Perché il reato sussista, esso dovrebbe produrre, se non “acute sofferenze fisiche” un “verificabile trauma psichico”: anche in questo caso la difficoltà, della prova rischia di vanificare l’applicazione della norma. Tra le possibili relazioni di soggezione che devono caratterizzare il rapporto tra vittima e autore scompare l’affidamento all’altrui “autorità”, escludendo così il reato per quelle situazioni (proprio le più problematiche) in cui la vittima non è stata ancora sottoposta a un provvedimento formale di custodia o, peggio, nei suoi confronti sia stato adottato un atto illecito. Si rischia così di eludere proprio le situazioni nelle quali la vittima è soggetta a un potere tanto più pericoloso quanto più informale o addirittura abusivo.

(fonte)

L’onore dell’Arma? Trovare gli assassini di Cucchi

cucchi-stefano-ilariaAlla fine viene fuori che Stefano Cucchi è stato pestato. Pensa te. E vengono fuori anche le telefonate di un carabiniere con la moglie in cui si definisce “divertimento” la violenza esplosa contro il ragazzo.

Il fatto è che in questo Paese troppo spesso i Carabinieri “saltano” in difesa del proprio onore, subito sull’attenti come se il gioco di “infangare l’Arma” sia il passatempo preferito di molti. E invece no. Qui sono dei carabinieri che hanno sporcato l’Arma. Che sia chiaro. E basta prenderli e farli condannare per dimostrare che si tratta di persone che hanno commesso un reato, prima che carabinieri. E così l’Arma è salva.

Semplice. No?

(intanto è sparito il reato di tortura, ne ho scritto qui)

Quando la gentilezza di una madre senza più il figlio schianta il Giovanardi di turno

patrizia-moretti-aldrovandiGià stamattina mi era capitato di scrivere quanto mi avesse colpito la decisione di Patrizia Aldrovandi (madre di Federico, ucciso dalle botte a 18 anni da alcuni genti di Polizia) di ritirare le querele contro gli avvoltoi che avevano nidificato sulla sua vicenda. E credo che sia nostro dovere custodire questi gesti di gentilezza esplosiva in questi tempi di urlacci. Allora ho voluto parlarle e ne è nata un’intervista che penso mi terrò in tasca a lungo. Che grande madre, Patrizia. L’intervista la potete leggere qui.

(Ah: nella bontà le è scappato solo un vaffanculo. Ma detto di cuore)