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Viva Via Gaggio domanda su Malpensa: ecco le risposte

viva-via-gaggio-tra-terra-e-poesia-lo-spot-L-_8V71RIl comitato Viva Via Gaggio pone alcune domande ai candidati. Ecco le mie risposte:

  • Sapreste descrivere brevemente in cosa consiste il Masterplan?

E’ il “piano di espansione” dell’aeroporto di Malpensa per l’ampliamento della struttura aeroportuale con la costruzione, tra le altre cose, di una terza pista e del relativo terminal, oltre a nuovi capannoni, collegamenti ferroviari e strutture turistiche (es. hotel). Il tutto “invadendo” un’area esterna all’attuale sedime dell’aeroporto, quella brughiera “bene comune”, ambiente unico da tutelare e salvaguardare.

Io, il Masterplan, l’ho definito “l’Expo dei Filippelli”. Non è un caso che il progetto della terza pista comprenda in gran parte una fetta del territorio di Lonate. Ci sono le indagini che lo provano, con tanto di intercettazioni: gli affari li faranno soprattutto gli ‘ndranghetisti.

  • In merito al Masterplan di SEA, come intenderete procedere se eletti?

Da sempre ho dichiarato la mia assoluta contrarietà, un NO chiaro, ostinato, “senza se e senza ma”, che si è tradotto, in questi due anni e mezzo da consigliere SEL, in diverse interrogazioni e osservazioni sull’argomento.

E’ mia intenzione continuare su questa strada.

Sono convinto che la Regione soffra di mancanza di pianificazione e di disegno strategico. Attualmente siamo di fronte ad una crescita dell’aeroporto di Bergamo, mentre quello di Brescia è sottoutilizzato e le stime sul traffico (36 milioni di passeggeri effettivi a fronte di 60 milioni di capacità massima) rendono del tutto ingiustificato l’ampliamento di Malpensa, il cui traffico, tra l’altro, è in calo.

E’ quindi necessario che la Lombardia si doti di un piano di sviluppo del sistema aeroportuale basato sui dati effettivi e non sulla smania di cementificazione e sul “costruire per costruire” che ha caratterizzato tutta l’“era Formigoni”. Occorre concentrare l’attenzione sull’ottimizzazione dei movimenti a terra e in volo, sulla riduzione del rumore, sull’uso dei pontili per evitare eccessive movimentazioni di bus e rullaggi, sull’uso di mezzi elettrici per i movimenti a terra.

  • L’alta densità di popolazione nei pressi dell’aeroporto è un fattore da non sottovalutare: sapete quali rischi corrono i cittadini in termini di salute e qualità della vita?

So che il livello di inquinamento – dell’aria, acustico e luminoso – nel territorio intorno all’aeroporto è preoccupante, com’è stato accertato anche da numerosi studi dei Comuni e del Parco del Ticino e dallo studio HYNEA. E’ un dato molto grave, che colpisce l’ambiente e la salute dei cittadini.

Parliamo, per quanto riguarda della salute, di aumento dell’insorgenza di malattie respiratorie, cardiovascolari, forme tumorali, e dell’aumento del numero di decessi da queste causati: dal 1997 al 2009 – secondo Andrea Bagaglio, medico del lavoro ex funzionario Asl – i decessi per malattie respiratorie in tutti i comuni dell’Asl di Varese sono aumentati del 14%, e nei comuni del Cuv lo stesso parametro è salito del 54%.

La Regione Lombardia aveva affermato la necessità di procedere in modo coordinato tra Valutazione di impatto ambientale e Valutazione ambientale strategica. Nei fatti, è stato avviato esclusivamente il primo dei due iter. E invece il punto è che soltanto la Vas permette di valutare se la zona sia in grado di sopportare un aumento del sedime aeroportuale e un incremento dei voli per passeggeri e merci, ed è l’unico mezzo che ci permetta di  valutare  l’impatto della terza pista su tutto il territorio, brughiera e popolazione.

  • Malpensa viene spesso descritta come principale – quando non unica – fonte di lavoro per i cittadini dei Comuni circostanti: sapete descrivere le condizioni e la qualità del lavoro all’interno dell’aeroporto?

Quando su una “grande opera” iniziano ad alzarsi le voci contrarie, arriva sempre alle nostre orecchie la frase “Ma non si può impedire, perché crea occupazione”.  Ma è la verità? E qual è prezzo?

Se anche fosse vero che Malpensa assicura l’occupazione ai cittadini dei Comuni circostanti, cosa tutta da dimostrare, è sicuramente vero che le condizioni di lavoro sono inconfessabili.

Lavoro nero, aumento della precarietà, appalti e subappalti tra cooperative che sfruttano la manodopera (pagata con salari sempre più bassi, come in una “guerra tra poveri”) e che, a forza di “passare l’incarico” creano un sistema di sfruttamento a catena. E i diritti dei lavoratori diventano un’utopia, mentre aumentano, da parte della Dirigenza, le ritorsioni e le discriminazioni verso i lavoratori più sindacalizzati.

Non manca la cassa integrazione, visto il calo del traffico (ma a cosa serve, allora, costruire la Terza pista?) e il fallimento – o la riduzione del numero dei voli – di molte compagnie.

Tra le iniziative che SEL proporrà nei primi sei mesi di nuovo governo regionale, ci sono leggi per la sperimentazione del reddito minimo di cittadinanza e per il contrasto al lavoro nero e la destinazione di risorse per situazioni di crisi e politica attiva del lavoro.

  • Ad oggi, credete possibile che un territorio come il nostro abbia bisogno di un ulteriore Polo Logistico di 200.000 mq in pieno Parco del Ticino?

Non credo proprio. Non ne vedo l’utilità ma, soprattutto, sono convinto che l’area sia assolutamente da tutelare.

La realizzazione del Polo Logistico comporterebbe la scomparsa di un’ampia fetta di territorio di brughiera e un’ulteriore delocalizzazione dei cittadini del Comune di Lonate Pozzolo.

C’è bisogno, invece, di tutelare l’area del Parco del Ticino, che ha caratteristiche da proteggere secondo la direttiva habitat e secondo la direttiva uccelli. La scomparsa di questo habitat sarebbe una perdita immensa, visto che non potrà rigenerarsi spontaneamente altrove né essere ricostruito artificialmente in altro luogo per le particolari caratteristiche del suolo, come studi del Parco del Ticino in collaborazione all’Università di Pavia hanno sottolineato.

Con SEL, abbiamo in programma la promozione di provvedimenti di legge sulla tutela ambientale e l’inquinamento (riduzione delle sostanze inquinanti).

  • Il nostro territorio si trova all’interno del Parco Naturale della Valle del Ticino, il più grande parco fluviale europeo. Quali sono le vostre ricette per realizzare il giusto equilibrio tra Aeroporto e Parco?

Come sottolineavo prima, le previsioni sull’utenza non sono affatto in “forte crescita”, anzi.

Credo quindi che sia doveroso pensare ad un tavolo con gli enti locali e le associazioni per studiare insieme le soluzioni per il futuro.

Punto molto sulla discontinuità rispetto alla precedente amministrazione regionale: se con Formigoni la programmazione era basata sul “costruire per costruire”, io invece voglio impegnarmi per una programmazione reale degli interventi, una programmazione che sia basata sulle reali necessità del territorio, dei suoi abitanti e dell’ambiente. La Regione quindi dovrà interfacciarsi con le realtà territoriali locali e con le associazioni e i cittadini, invece che con i “soliti noti” interessati unicamente al profitto. Per una più sana gestione dei fondi pubblici e dell’ambiente.

  • Sulla pagina di Expo2015 – il cui tema è logicamente in contrasto con il consumo di suolo – si legge: “All’Expo in mostra la frontiera della scienza e della tecnologia: preservare la bio-diversità, rispettare l’ambiente in quanto eco-sistema dell’agricoltura, tutelare la qualità e la sicurezza del cibo, educare alla nutrizione per la salute e il benessere della Persona […].” Come credete si possano supportare tali tesi, quando il Masterplan è finalizzato a supportare i milioni – e perchè non miliardi – di visitatori in arrivo per Expo2015? [ricordiamo che nei primi 10 mesi del 2012 Malpensa ha registrato un traffico che sfiora i 16 milioni di passeggeri. Le previsioni per il 2030 sono di 50/70 milioni di passeggeri]

Sono convinto che Expo vada ripensata, proprio nell’ottica di poter accogliere un gran numero di visitatori mantenendo un profilo di sostenibilità. Non può mascherarsi da evento “buono” e poi calpestare la legalità,  i diritti delle persone e l’ambiente.

Parlando di EXPO, ma anche in generale di politiche ambientali, credo fortemente che vadano incentivate, promosse e supportate tutte quelle pratiche che sono oggi possibili e imprescindibili per un ambiente che sia davvero “bene comune”. Penso alle energie rinnovabili, alla mobilità “sostenibile” (veicoli  innovativi con motori e combustibili a minimo impatto per il trasporto pubblico e collettivo), alla forestazione compensativa per pareggiare il consumo di suolo, all’estensione dell’agricoltura invece che della cementificazione, e ad un’edilizia che prediliga il risparmio energetico e delle risorse idriche e la riduzione delle emissioni.

La tutela ambientale è strettamente collegata alla lotta alle mafie. Pensiamo alla presenza della criminalità organizzata nel settore degli appalti e del trattamento e smaltimento dei rifiuti: salvaguardando l’ambiente, rifiutando la cementificazione selvaggia e sostenendo le politiche del riciclo e riuso, si “tagliano le gambe” alla catena di illegalità che da sempre va a braccetto con le grandi opere e i grandi eventi.

E’ possibile prevedere un EXPO che sia davvero “Nutrire il pianeta”, se lo si ripensa in chiave sostenibile, come terreno di sperimentazione di nuove politiche che sappiano coniugare l’aspetto di “attrattiva” per i visitatori con quello etico e sostenibile per l’ambiente e il territorio.

n.b.: nel 2010, insieme a Chiara Cremonesi (SEL) e Pippo Civati (PD) ho promosso “EXPO No Crime”, il primo intergruppo interistituzionale che vuole coagulare i rappresentati della Regione Lombardia, Provincia di Milano e Comune di Milano in un percorso di vigilanza, dibattito e confronto nella realizzazione di EXPO 2015. Un luogo di partecipazione di politici, associazioni, movimenti, giornalisti, liberi cittadini dove fare domande ma soprattutto provare a costruire risposte. Un segnale chiaro per chi oggi infila il malaffare nelle pieghe della sonnolenza lombarda. Per dire che sappiamo chi sono “le famiglie” e quali sono “i modi” al banchetto dell’Expo ma adesso ci siamo anche noi. Adesso tocca a noi. Ognuno con il proprio ruolo e la propria storia siamo chiamati ad assumerci la responsabilità di un’azione politica e civile che diventa sempre più urgente.

La signora mi ha sorriso

VolantinoA5_GiulioSono in tanti a chiedere come dare una mano, come essere attivi in questa campagna elettorale che in questi ultimi giorni si gioca sui centimetri delle proposte forse molto di più dei patetici balletti sulle alleanze. La Lombardia finalmente discontinua è un traguardo alla portata del centrosinistra e del Patto Civico per giocarsi con Umberto Ambrosoli la possibilità di raccontare un’alternativa a Formigoni e i suoi formigonismi: pensiamoci bene, una cosa inimmaginabile fino a non molti mesi fa. Quando finisce un’era forse non è tanto importante gioire per le inchieste, le indagini e i rinvii a giudizio ma raccontare i nostri progetti, le soluzioni, le proposte concrete senza perdersi in sofismi.

Qualche giorno fa mentre concludevo una serata nel nostra campagna elettorale a filo d’erba in Lombardia una signora mi si è avvicinata e con molta gentilezza mi ha chiesto “sì, ma se vincete voi, a casa mia, cosa cambia?”. Questa è la domanda a cui dobbiamo rispondere, e provare a spiegare a quella nostra elettrice che potrebbe cambiare il profilo della propria città dalla finestra della cucina senza essere oscurata da inutili infrastrutture che disegnano orizzonti così brutti e spesso vuoti, dovremmo spiegare a quella signora che potrebbe salire su un treno pulito, in orario e così servizievole da fare passare la voglia di tirare fuori l’auto dal box, potremmo spiegare a quella signora che non dovrebbe ogni acciacco spostarsi nell’ospedale convenzionato più vicino ma trovare salute e prevenzione dal proprio medico di base con a disposizione gli strumenti adeguati, dovremmo spiegare a quella signora che suo nipote sarà seguito nell’inserimento al lavoro dopo avere frequentato una scuola pubblica che eccelle in quella specifica professionalizzazione, dovremmo spiegare a quella signora che sua madre non sarà un peso per la sua Regione ma una memoria e una persona da custodire con il garbo che spetta alla storia di queste generazioni e che, magari, quei pochi anni dalla pensione che hanno reso suo marito un “esodato” sono la prima preoccupazione per garantire una serena e meritata vecchiaia. Oppure raccontarle quanto sarebbe bello che la Lombardia tornasse a ricordarsi di essere le regione più agricola d’Italia, con i prodotti, le sue tradizioni e il peso che si merita in Europa durante la discussione della Politica Agricola Comune o provare a raccontare il valore della solidarietà nella città che era la capitale morale d’Italia.

La signora mi ha sorriso. Provare a infondere speranza su un progetto chiaro. Non è difficile. #davvero

A proposito della “giustizia ad orologeria”

loadImageScrive bene l’amica Lidia Ravera su Il Fatto Quotidiano:

Cari lettori, mi rivolgo a voi perché mi sosteniate in una disperata battaglia culturale: riformiamo il “Polit-taliano”, la lingua stanca delle cronache partitiche! Se leggo ancora una volta la frase “Giustizia a orologeria”, giuro che mi acceco con le mie stesse mani, mi pianto due baionette nei bulbi oculari.

Formigoni, per tutta la durata del suo mandato si è ingozzato a scrocco nei ristoranti di lusso, ha distribuito mazzette e si è svagato a spese dei suoi faccendieri parassiti. Della vicenda si parla ininterrottamente da mesi e mesi. Perché, signor Maroni, la “giustizia” sarebbe, in questo caso pure, a “orologeria”? Mi spieghi la metafora, eccellenza. Si tratta forse di unabomba? Allora è una bomba a molla, semmai, di quelle che, caricate dai bambini, fanno “Boom boom” tutti i giorni.

Ho trovato Roberto Maroni parecchio involuto in questa assonanza con Berlusconi negli attacchi alla magistratura. L’impressione è che il “nuovissimo” di cui la Lega andava fregiandosi all’inizio di questa campagna elettorale quando con una certa sfrontatezza si dichiarava lontana e disinteressata da Formigoni e PDL sia sul piano lombardo che sul piano nazionale (nonostante una convergenza di programmi che sfiora il ridicolo per il copia e incolla) si stia trasformando in questi ultimi giorni in una vecchia “vicinanza” esibita per raschiare il barile.

Le tortuose vie della Lega sono finite: è ritornata ad essere la servetta del capo appollaiata sui vecchi vizi peggiori.

Due Maroni

Schermata 2013-02-14 alle 17.13.49Leggete il bravo Stefano Catone:

Maroni ha cambiato look. Si è tagliato i capelli, ha una montatura trendy, e ha detto che nella Lega hanno fatto pulizia. Peccato che non possa cancellare con un colpo di scopa anche il passato, e con esso la serie interminabile di promesse mancate e parole rimangiate dai leghisti. Insomma, pare proprio che ci siano due Maroni: quello che dice, e quello che poi non fa. Quello che sarà (o vorrebbe essere) e quello che è stato. Quello che ha governato con Bossi e Berlusconi e Tremonti e che si candida nuovamente a farlo. Quello che voleva andare da solo e invece porta con sé lo stesso Formigoni che aveva scaricato (entrambi avevano dichiarato di non volersi più frequentare, ora parlano, come dice Formigoni, di «continuità imbattibile»). Quello che doveva fare la rivoluzione e rivendica la buona amministrazione di una giunta che, nella dichiarazione successiva, si vanta di aver fatto cadere.

Il barbaro sognante che ogni tanto dovrebbe chiedersi: «sogno o son desto?». Perché pare che si sia addormentato, in tutti questi anni, dimenticandosi di essere al governo al fianco di chi non ha portato alcun giovamento al Nord e all’Italia: non ha abbassato le tasse (anzi), non ha migliorato i servizi, non ha semplificato la vita dei cittadini, non ha reso l’Italia più forte a livello europeo, anche perché l’Europa che oggi si invoca la si è sempre contrastata. 

Qui il dossier su tutte le bugie.

I capi della banda

Formigoni è indagato. Associazione a delinquere. Lui e la classe dirigente della Lombardia: quelli che sostengono Maroni alla presidenza della regione. Maroni che “faceva pressioni” per la nomina di Orsi in Finmeccanica. Maroni si difende dicendo che la decisione è stata presa dal Consiglio dei Ministri. Di cui faceva parte come Ministro dell’Interno.

Poi mi dicono che insisto troppo con la discontinuità. Per dire.

maroni_e_formigoni

Un impegno: odontoiatria nel programma sanitario regionale in Lombardia

odontoiatria2Sono le cose semplici che si possono fare e si devono fare: inserire l’odontoiatria nel programma sanitario regionale significa bilanciare un campo dove solo il 5% è pubblico e soprattutto elaborare una una proposta che contenga questo settore che parta dalla prevenzione fino alla impiantologia sarebbe di grande importanza, considerando il fatto che i notevoli costi dei privati fanno sì che molti abbandonano l’idea di iniziare un percorso sanitario in questo settore.

Un impegno preciso. Un mio impegno.

Maroni? Da vent’anni dice anche che la Padania è realizzabile

Schermata 2013-02-09 alle 00.46.47Per la corsa al Pirellone è testa a testa tra Maroni ed Ambrosoli. Almeno secondo Giulio Cavalli, consigliere regionale in Lombardia con Sel e candidato con la coalizione di centrosinistra. Sulla campagna elettorale si dice ottimista e deciso a puntare su temi concreti: “Dobbiamo segnare una discontinuità dal formigonismo”. La proposta di Maroni di trattenere il 75% delle tasse in Lombardia? “Un paradosso – dice Cavalli -, in altre parole propone di trasformarci in una Regione a statuto speciale, proprio la Lega che ha sempre mal sopportato le Regioni a statuto speciale”. E sull’inchiesta della magistratura relativa ai rimborsi elettorali, che nelle ultime settimane, dopo Pdl e Lega, ha visto coinvolti anche esponenti del Pd, Idv e Sel si dice però sereno: “Io non sono indagato e mi risulta difficile pensare che quei fondi siano stati utilizzati per scopi non politici da parte del mio gruppo consiliare. Esiste, però, una questione giuridica e una questione di opportunità. E il centrosinistra in Lombardia è stato certamente inopportuno”.