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regione lombardia

Padre, figlia e pensionati

I figli uccidono i padri. Ma a volte si alleano.

La «pensionata» di 44 anni ci riprova. Per Elisabetta Fatuzzo potrebbe essere la terza volta al Pirellone. Il partito è sempre quello: i Pensionati. Un logo che più anonimo non si potrebbe, sfondo bianco e scritta blu. Un movimento piccolo, che oscilla tra l’uno e il due per cento (il picco nel 1990 a Milano: tre e mezzo per cento). E con gli stessi «leader». Da sempre. Padre e figlia. Dal 1987.

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Il tema da non farsi scippare

Un consiglio (umile ma spero utile) agli amici di centrosinistra che in questi giorni stanno “attaccando bottone” in Lombardia per raccontare quanto sarebbe importante cogliere l’occasione di segnare la discontinuità con Umberto Ambrosoli alla guida della regione Lombardia:

  • ricordarsi di ricordare che il Formigoni che è sopravvissuto a tutti gli scandali che uno scrittore di thriller avrebbe potuto immaginare alla fine è caduto sotto i colpi dei presunti contatti con la ‘ndrangheta del suo assessore alla casa Domenico Zambetti. Il tema mafioso è entrato (per la forza della sua gravità) dentro tutte le case dove prima si discuteva di Renzo Bossi e Minetti: potremmo dire che, purtroppo, il tema è diventato popolare.
  • ricordarsi di ricordare che ogni volta è una sfida anche contro una retorica dell’eccellenza: con il Celeste era l’eccellenza sanitaria (nonostante Don Verzè, San Raffaele, Daccò, Santa Rita etc.) ora con Maroni è la retorica dell’antimafia dei fatti (nonostante Dell’Utri, Cosentino, i contatti mafiosi del tesoriere leghista Belsito etc.).
  • ricordarsi di ricordare che il governo Formigoni è stato appoggiato, sostenuto e condiviso dalla Lega Nord. Ricordarsi di ricordare che la Lega ha detto che ormai il PDL era insostenibile per il nuovo corso maroniano. Ricordarsi di ricordare che oggi PDL e Lega sono ancora insieme.
  • ricordarsi di ricordare che l’antimafia è una cosa seria. Che ha bisogno di una preparazione almeno all’altezza della mafia. E che quando diventa slogan la politica ha già perso.
  • ricordarsi di ricordare di stampare questo articolo del Corriere della Sera sui risultati del rapporto «Gli investimenti delle mafie», realizzato dal centro di ricerca Transcrime dell’Università Cattolica per il ministero dell’Interno, e tenerselo in tasca discutendone con i colleghi, gli amici, i parenti. Perché sarebbe ora di non farsi scippare il tema. Davvero.

 

grafico_pop_thumb[3]La mafia in Lombardia guadagna 10 milioni al giorno

La presenza di cosche a Milano è pari a Foggia o Trapani. Il mercato lombardo della droga è il più redditizio

Il Pil nero della Lombardia vale 3,7 miliardi di euro. E questo è il valore medio. Perché secondo la stima più elevata i ricavi complessivi dell’economia illegale in regione potrebbero essere superiori ai 5,2 miliardi. Per avere un termine di paragone: il bilancio dell’intera sanità lombarda, capitolo di spesa che assorbe gran parte del bilancio del Pirellone, ammonta a 16 miliardi.

Significa che le organizzazioni criminali italiane e straniere in regione ricavano circa 10 milioni di euro al giorno. Stringendo l’obiettivo, la provincia di Milano è la terza in Italia per numero di aziende confiscate alle mafie, indice significativo delle infiltrazioni criminali nell’economia legale. La radiografia delle penetrazioni mafiose in Lombardia (e in tutta Italia) è contenuta nel rapporto «Gli investimenti delle mafie», realizzato dal centro di ricerca Transcrime dell’Università Cattolica per il ministero dell’Interno.
La presenza mafiosa – Il primo capitolo dello studio analizza l’indice di presenza mafiosa nelle province italiane, un indicatore ricavato dall’incrocio di dati su indagini giudiziarie, reati, denunce e confische di beni. Si scopre così che Milano ha un «indice di presenza mafiosa» pari a quello di zone a tradizionale insediamento criminale come Foggia, Brindisi o Trapani, la provincia del capomafia Matteo Messina Denaro. E se in molte altre realtà le infiltrazioni criminali sono più pervasive, Milano è anche l’unica provincia nella quale esiste un contemporaneo e significativo radicamento di Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra. E proprio a partire dall’analisi della ricchezza della mafia calabrese si può approfondire il tema degli investimenti: la ‘ndrangheta ricava il 23 per cento dei suoi profitti nella propria regione d’origine, il 21 per cento in Piemonte e il 16 per cento in Lombardia, a conferma del ruolo strategico ricoperto dalle «colonie» del Nord.
La ricchezza criminale – Il mercato lombardo della droga è in assoluto il più redditizio in Italia, con ricavi stimati tra gli 840 milioni e i 2,4 miliardi di euro. Un valore doppio rispetto alla seconda regione in «classifica», la Campania (nonostante i clan che trattano stupefacenti tra le province di Napoli e Caserta siano tra i più potenti al mondo). Incrociando le tabelle messe a punto dai ricercatori di Transcrime si scopre però un dato interessante: soltanto un terzo di quei ricavi in Lombardia finisce alle organizzazioni criminali «tradizionali» (Cosa nostra, camorra e ‘ndrangheta). È la dimostrazione che Milano è un hub della droga per buona parte dell’Italia e del Sud Europa, un luogo di vendita e stoccaggio degli stupefacenti dove operano e guadagnano molto anche gruppi mafiosi stranieri (albanesi, serbi, marocchini).
La Lombardia ha anche il primato dei ricavi collegati alla contraffazione: circa un miliardo di euro l’anno che arrivano dal commercio illegale di attrezzature elettroniche e informatiche, abbigliamento, cosmetici e accessori falsi. Ricavi simili arrivano dallo sfruttamento della prostituzione, «settore» nel quale la Lombardia è seconda soltanto al Lazio.
Infiltrazioni nell’economia – Spiegano i ricercatori di Transcrime: «Interessante notare che nel settore “alberghi e ristoranti” i tassi più alti di concentrazione delle organizzazioni mafiose si registrano nel Nord Italia. Il valore più alto in assoluto a livello nazionale è quello della provincia di Lecco, seguito da Milano». Ovviamente qui si parla soltanto di aziende confiscate, quelle entrate nell’obiettivo della magistratura. Il quadro sconta quindi una «cifra nera» di sommerso che resta sconosciuta. Milano è comunque la terza provincia in Italia per numero assoluto di aziende confiscate. Si legge nell’analisi: «Al Nord la maggior parte delle aziende mafiose si concentra in Lombardia, dove le province di Lecco (7,3 confiscate ogni 10 mila registrate), Milano (3,4) e Brescia (2,7) mostrano tassi anche superiori a quelle di altre aree del Sud, testimoniando il grado di infiltrazione e di diffusione delle organizzazioni mafiose anche nell’economia del Nord». E mentre nelle zone d’origine non esistono commistioni, in Lombardia le mafie sperimentano infiltrazioni attraverso «joint venture» tra diverse organizzazioni criminali o sfruttando la disponibilità delle imprese legali.

Gianni Santucci

Lombardia 2.0: siamo in tanti

Siamo in tanti ad avere un’idea possibile della prossima Lombardia possibile. Molti di più di quelli che stanno nelle liste dei partiti (o dei movimenti) e con molte più competenze di chi si ostina a fare campagna elettorale sul proprio nome e sulla propria faccia piuttosto che impegnarsi ad essere sintesi.
Legambiente in Lombardia sta costruendo in queste settimane una piattaforma che vale la pena leggere e adottare. Come scrivono loro: Lombardia 2.0 vuole essere un posto nella rete completamente VERDE. Un luogo dove parlare di “Ambiente” senza essere chiamati: i soliti noiosi ambientalisti. Un contenitore dove discutere dei temi che altri non affrontano ma anche un luogo dove proporre soluzioni ai problemi ambientali della Lombardia. Su questo sito proveremo a lanciare idee per una regione più bella e più sostenibile. Al centro però vogliamo mettere le opinioni e i commenti della rete stessa. Alla fine faremo una sintesi del lavoro svolto su questo sito e proveremo a elaborare un testo per una visione possibile per un futuro sostenibile.
La responsabilità di questa campagna sta tutta nel dovere di non disperdere i progetti: non scialacquare l’impegno. Ma davvero.

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La nuova Lega e la vecchia immunità parlamentare

bossi-maroni-175738QUOTE LATTE: BOSSI E MARONI PRESENTI A PERQUISIZIONI
(ANSA) –
 Umberto Bossi e Roberto Maroni erano presenti, da quanto si è saputo, nella sede della lega di via Bellerio a Milano durante le perquisizioni della Gdf con al centro le quote latte. Presenti anche Roberto Calderoli e Roberto Cota. Su alcuni uffici i rappresentanti del Carroccio hanno sollevato la questione dell’immunità parlamentare.

Da quanto si è appreso, i rappresentanti del Carroccio hanno sollevato la questione dell’immunità parlamentare su alcuni uffici delle sedi del partito perché sono di pertinenza di alcuni parlamentari e quindi la Gdf non ha potuto acquisire il materiale presente in quegli uffici. L’inchiesta era partita dalla bancarotta della cooperativa di agricoltori milanesi ‘La Lombarda’ (in passato è stato condannato per il crack il legale rappresentante) e poi gli inquirenti hanno allargato le indagini su presunti episodi corruttivi, arrivando ad indagare anche in Piemonte.

Eccoli qui, quelli che ci promettono una nuova Lombardia.

Ecco, sarebbe da imparare anche dalle nostre parti

Leggevo (lo so, è inaspettato da parte di un consigliere regionale in Lombardia) e pensavo allo snobismo che sta prendendo piede qui in tutti questi anni e (ci interessa di più) nella Lombardia milanocentrica di un pezzo del centrocentrosinistra. E ho trovato questo, che sarebbe da tenere a mente prima di lanciarsi in spericolati civismi partecipati e partecipativi nella forma e diversamente nei contenuti:

[…] Un’altra cosa contribuì ad offendermi: il modo arrogante, tipico dell’alta società, col quale invece di rispondere alla mia domanda e fingendo anzi di non averla sentita, l’aveva interrotta con un’altra, come per farmi notare che m’ero spinto troppo in là, mi ero preso troppa confidenza osando rivolgergli simili domande. Per questa tattica dell’alta società nutrivo un’avversione che rasentava l’odio.

Fëdor Dostoevskij, Umiliati e offesi (Einaudi tascabili, pagina 224)

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Tutto il resto, da questo momento e per sempre, io lo spengo.

motivi-spegnere-la-televisione-effetti-negativiE spesso mi capita di sentirmi urtata da ciò che leggo.
Politici concentrati sulle liste e nemmeno lì sanno dare un segnale di cambiamento.
Politici che parlano a vanvera di cose che non conoscono.
Politici che non hanno la minima idea di cosa significhi andare a dormire con la spada di Damocle , che pende inesorabile sulla testa, di un mutuo o di un affitto che non si riuscirà a pagare.
Politici che non sanno niente della vita che si svolge fuori dai Palazzi perché altrimenti parlerebbero di lavoro, andrebbero nelle ditte con gli operai, penserebbero a ridurre tutte le spese inutili e non lascerebbero morire un paese sotto il peso delle spese militari o di altri sprechi di cui sentiamo parlare ogni giorno.
Quella che vedo non è politica come non reputo giornalismo quello che ancora gli da spazio.
Per questo anche stasera il mio televisore rimarrà spento, perché la mia vita non ruota intorno a quella di un megalomane, non ruota intorno a chi lo vede ancora come avversario e si concentra su questo piuttosto che mettere in atto proposte concrete.
La mia vita ruota intorno a bollette da pagare, un lavoro da salvare.
La mia vita ruota intorno alle persone, quelle che conducono un’ esistenza reale.

Tutto il resto, da questo momento e per sempre, io lo spengo.

Il post su lamartocchia mi è stato segnalato via twitter da Marta ed è il sentire comune che si ascolta per strada e tra gli amici. Ma soprattutto è l’orlo che sarebbe il caso di cominciare a riconoscere (e rispettare) il prima possibile.

Perché abbiamo chiesto la partecipazione dei civilissimi elettori per le primarie nazionali, per le liste locali e per le decisioni politiche in questi ultimi mesi. Abbiamo chiesto di entrare nella vita politica attivamente e ora ci si chiede quando la politica attivamente possa ascoltare la richiesta di entrare nella vita sociale. Perché una nuova composizione delle liste funziona se cambiano (e si evolvono) i processi di ascolto i ruoli attivi dei partiti. Perché ora è il caso di mollare le segreterie e la modulistica e provare a chiedere in piazza o sui piazzali delle fabbriche cosa è mancato in questi ultimi anni e cosa serve nella prossima Italia e nella prossima Lombardia. Perché sarebbe ora di iniziare la campagna elettorale comune (e la politica comune soltanto può occuparsi dei beni comuni) smettendo di coltivare diffuse campagne elettorali personali. Perché il privilegio peggiore che la politica si è concessa (e abbiamo concesso alla politica) è quello di essere scollegata, fuori, altro e quindi inevitabilmente spenta.

Magari questa sera dedicarla a qualche riunione di quartiere piuttosto che guardare la preistoria in prima serata.

Ripartire dalla cultura

Un impegno chiaro e definito sulla cultura. L’appello Ripartire dalla cultura è molto di più di una semplice raccolta firme: un impegno preciso. Che volentieri sottoscrivo (e vi invito a sottoscrivere) per declinarlo il prima possibile qui nella Prossima Lombardia che sarà.

 

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Promotori:

MAB Musei Archivi Biblioteche:
AIB – Associazione Italiana Biblioteche
ANAI – Associazione Nazionale Archivistica Italiana
ICOM Italia- International Council of Museums
Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli
Italia Nostra
Legambiente
Comitato per la bellezza

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Chiediamo che l’azione del Governo e del Parlamento nella prossima legislatura, quale che sia la maggioranza decisa dagli elettori, si orienti all’attuazione delle seguenti priorità.

I promotori e i firmatari del presente appello chiedono di accogliere nei programmi elettorali queste priorità e di sottoscrivere i dieci obiettivi seguenti, che dovranno caratterizzare il lavoro del prossimo Parlamento e l’azione del prossimo Governo. Il nostro sostegno, durante e dopo la campagna elettorale, dipenderà dall’adesione ad esse e dalla loro realizzazione.

  1. Riportare i finanziamenti per le attività e per gli istituti culturali, per il sistema dell’educazione e della ricerca ai livelli della media comunitaria in rapporto al PIL.
  2. Dare vita a una strategia nazionale per la lettura che valorizzi il ruolo della produzione editoriale di qualità, della scuola, delle biblioteche, delle librerie indipendenti, sviluppando azioni specifiche per ridurre il divario fra nord e sud d’Italia.
  3. Incrementare i processi di valutazione della qualità della ricerca e della didattica in ogni ordine scolastico, riconoscendo il merito e sanzionando l’incompetenza, l’inefficienza e le pratiche clientelari.
  4. Promuovere sgravi fiscali per le assunzioni di giovani laureati in ambito culturale e creare un sistema di accreditamento e di qualificazione professionale che eviti l’immissione nei ruoli di personale non in possesso di specifici requisiti di competenza. Salvaguardare la competenza scientifica nei diversi ambiti di intervento, garantendo organici adeguati allo svolgimento delle attività delle istituzioni culturali, come nei paesi europei più avanzati.
  5. Promuovere la creazione di istituzioni culturali permanenti anche nelle aree del paese che ne sono prive – in particolare nelle regioni meridionali, dove permane un grave svantaggio di opportunità – attraverso programmi strutturali di finanziamento che mettano pienamente a frutto le risorse comunitarie; incentivare formule innovative per la loro gestione attraverso il sostegno all’imprenditoria giovanile.
  6. Realizzare la cooperazione, favorire il coordinamento funzionale e la progettualità integrata fra livelli istituzionali che hanno giurisdizione sui beni culturali, riportando le attività culturali fra le funzioni fondamentali dei Comuni e inserendo fra le funzioni proprie delle Province la competenza sulle reti culturali di area vasta.
  7. Ripensare le funzioni del MiBAC individuando quelle realmente “nazionali”, cioè indispensabili al funzionamento del complesso sistema della produzione, della tutela e della valorizzazione dei beni culturali, per concentrare su di esse le risorse disponibili. Riorganizzare e snellire la struttura burocratica del ministero, rafforzando le funzioni di indirizzo scientifico-metodologico e gli organi di tutela e conservazione, garantendone l’efficienza, l’efficacia e una più razionale distribuzione territoriale.
  8. Inserire la digitalizzazione del patrimonio culturale fra gli obiettivi dell’agenda digitale italiana e promuovere la diffusione del patrimonio culturale in rete e l’accesso libero dei risultati della ricerca finanziata con risorse pubbliche.
  9. Potenziare l’insegnamento delle discipline artistiche e musicali nei programmi di studio della scuola primaria e secondaria e sviluppare un sistema nazionale di orchestre giovanili.
  10. Prevedere una fiscalità di vantaggio, compreso forme di tax credit, per l’investimento privato e per l’attività del volontariato organizzato e del settore non profit a sostegno della cultura, con norme di particolare favore per il sostegno al funzionamento ordinario degli istituti culturali. Sostenere la fruizione culturale attraverso la detraibilità delle spese per alcuni consumi (acquisto di libri, visite a musei e partecipazione a concerti, corsi di avviamento alla pratica artistica); uniformare l’aliquota IVA sui libri elettronici a quella per l’editoria libraria (4%); prevedere forme di tutela e di sostegno per le librerie indipendenti.

L’altra regione Lombardia: i dipendenti

Di loro se ne parla poco o quasi niente. E mentre la politica continua ad uscire nelle pagine dei quotidiani per spese pazze ed altro in Lombardia capita di leggere comunicati stampa come questo:

regione-lombardiaNell’incontro con l’amministrazione  che si tenuto il 13 novembre scorso avente tra gli argomenti anche il pdl “ Legge finanziaria 2013” la FP CGIL , nel merito  di quanto previsto dall’art. 4 – comma 1 – del pdl ( “che i dipendenti della Giunta Regionale …– qualunque sia la categoria di appartenenza – in possesso alla data del 31/12/2012 dei requisiti anagrafici e contributi previsti dalle norme per l’accesso al trattamento pensionistico ,siano collocati a riposo d’ufficio con decorrenza ….”) la FP CGIL  aveva :

1.        precisato che i pensionamenti che si sarebbero comunque verificati nel corso del 2013 non potevano che essere effettuali nel pieno rispetto della Legge Fornero per poter  classificarli  come cessazione di rapporto di lavoro a seguito di pensionamento e non di licenziamento.

2.        chiesto ed ottenuto dall’amministrazione la garanzia che l’applicazione di tale norma non avrebbe determinato alcuna perdita economica sui futuri pensionandi  .

Pi volte, in quella sede, stato chiesto che i lavoratori coinvolti non dovevano in nessun modo subire alcuna penalizzazione e  la risposta dell’Amministrazione stata sempre quella di condividere tale richiesta.

Ci troviamo, ora,  con una convocazione “collettiva”, avvenuta nella giornata di ieri 8 gennaio 2013, da parte dell’amministrazione di lavoratrici e di lavoratori che , pur  avendo i requisiti richiesti per il collocamento a riposo non hanno maturato  l’anzianità di servizio massima prevista dal sistema previdenziale e necessaria per non subire alcun decurtamento economico del trattamento pensionistico, danno economico che si trascinerà, se si considerano i  dati dell’aspettativa di vita, per i prossimi 20 anni.

Non solo. Si sta verificando la situazione paradossale per cui  alle singole lavoratrici e ai singoli  lavoratori si chiede di firmare un modulo?!

La FP CGIL chiede   IMMEDIATAMENTE   un confronto sindacale  al fine di chiarire quanto sta avvenendo  che non rispecchia in alcun modo quanto garantito nel confronto del 13 novembre  che ribadiamo :

NESSUNA PERDITA ECONOMICA SUI FUTURI TRATTAMENTI PENSIONISTICI

LA STAMPA intervista Giulio Cavalli

Le cosche della ‘ndrangheta sono ben radicate in Lombardia. L’impegno di un attore che è arrivato al Pirellone
ILARIA LIBERATORE E MARCO PUELLI (MAGZINE)
Consigliere regionale per Sinistra ecologia e libertà e attore di teatro, Giulio Cavalli è impegnato da anni nella sensibilizzazione dei cittadini del Nord sul tema della criminalità organizzata. Affinché si sdogani questa idea che la Lombardia è immune dall’assalto delle mafie e si impari a riconoscerne i segni.

Ci voleva il teatro di Giulio Cavalli, il “teatro partigiano”, per raccontare e affrontare il problema della mafia a Milano?

Il vero problema della città è che sulla mafia si è passati dalla narcotizzazione della sua esistenza alla sua negazione assoluta. Ciò va imputato agli alti rappresentanti delle istituzioni del passato. Oggi prevale, invece, un sentimento di indignazione e si grida all’allarme. Ma, allo stato attuale dei fatti, bisogna fare un passo in più: serve una lettura collettiva del fenomeno che omogeneizzi la forbice tra chi fa attente analisi del problema e chi ancora lo tratta con toni romanzeschi. Questa è la funzione del teatro: creare una narrazione che sia credibile per il maggior numero di persone possibile. Gli intellettuali devono assumersi la responsabilità di farlo in prima persona. Certo, il teatro non risolve il problema mafia, ma se riesce a stimolare la curiosità sul tema, declinandolo nell’ordinario, si diventa tutti un po’ più vigili.

Per questo si è battuto per diversi progetti, compreso l’Expo No Crime?

Con Expo No Crime, progetto portato avanti anche grazie a Giuseppe Civati, consigliere regionale del Pd dal 2005, abbiamo voluto presentare un lavoro interconsiliare che tenga conto sia delle rappresentanze civiche, sia di quelle politiche regionali, provinciali e comunali per lavorare insieme su Expo. L’idea di base era confezionare una legge quadro antimafia, cosa che è avvenuta, anche se con risultati non del tutto soddisfacenti, perché in Consiglio regionale è stata oggetto di alcuni emendamenti. Abbiamo però ottenuto una legge regionale per l’educazione alla legalità (art.8 della legge regionale del 14 febbraio 2011, ndr).

A Milano, quale può essere un luogo simbolo della lotta al crimine organizzato?

Senza dubbio, lo stabile di via Montello 6. Era il fortino della Cosco, una famiglia calabrese molto rispettata nell’ambiente della criminalità organizzata milanese e che, con minacce e intimidazioni, lo aveva occupato. Lo sgombero, avvenuto lo scorso giugno, è stato un segnale molto importante. Gli ‘ndranghetisti della famiglia Cosco sono infatti gli assassini di Lea Garofalo, la testimone di giustizia rapita nel pieno centro di Milano e uccisa il 24 novembre 2009, la cui vicenda è uno degli esempi più evidenti di come i fatti di mafia al Sud siano sempre raccontati con loquacità, mentre ciò che avviene sul territorio milanese è sempre ridotto a liti famigliari. Questo perché non si vuole sentire odor di mafia.

Lei è uno dei pochi intellettuali del Nord Italia ad essere stato minacciato dalla mafia: cosa significa vivere sotto scorta a Milano?

Questa è una notizia falsa che continua ad esser utilizzata da chi mi osteggia per farmi diventare un fenomeno economicamente interessante. In Lombardia le minacce a pubblici amministratori e dirigenti del Comune e l’apertura di programmi di vigilanza sono all’ordine del giorno. Purtroppo le scorte che fanno più rumore sono quelle assegnate a una persona di teatro più che a un geometra. Mi chiedo se nei prossimi anni ci si domanderà perché è stata costruita un’aula bunker negli anni’80. Questa sì che è una realtà molto più interessante di un attore sotto scorta.

Qual è il suo rapporto con la città? Cosa le piace e cosa non le piace di Milano?

Molto buono, perché la cittadinanza di Milano ha sempre avuto delle reazioni migliori della propria classe dirigente. Comunque sia, la mia vicenda personale, teatrale e politica è sempre stata accolta a braccia aperte dalla città. Qui mi sento difeso. Mi sento protetto.

(Da La Stampa.it)

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OSTINATAmente sMODERATI: regole per l’uso

Schermata 2013-01-06 alle 12.33.08Abbiamo scelto la frase che ci rappresenta: OSTINATAmente sMODERATO.

Perché c’è dentro l’ostinazione con cui abbiamo lavorato in questi due anni e mezzo per tenere alto l’argine dell’opportunità nel fare politica in Lombardia dalle nomine al lavoro, dall’antimafia alla sanità, dall’ambiente alla cultura presidiando quotidianamente l’attività consiliare e in commissione.

C’è la parola mente che non è solo un organo svilito da alcune compagnie dell’ultimo Consiglio Regionale lombardo ma è un tenere a mente che l’impegno è bellezza se portato avanti con memoria della responsabilità e con la disciplina e con l’onore richiesti dall’articolo 54 della nostra Costituzione.

C’è la smoderatezza che sta nel sapere esattamente da che parte stare con coraggio, nella nostra idea di sinistra e nel volere uscire da questa rincorsa al centro che non ci piace, non ci assomiglia e ci puzza di banalizzazione per trovare posto. Vogliamo una Lombardia smodata perché innovativa e in discontinuità, davvero.

Nonostante in queste ultime settimane mi sia letto sui quotidiani in una decina di liste diverse per il Parlamento continuiamo il nostro lavoro in Regione Lombardia. Credo che ci sia la possibilità di costruire un’alternativa politica e di modi lontana dai danni del formigonismo di questo ultimo ventennio e credo che la coalizione di centrosinistra (SEL, PD, IDV, lista Di Stefano e gli altri) abbia una grande possibilità per disegnare scenari migliori e futuri anche su scala nazionale. E mi candido perché questi due anni “dentro” la Regione ci hanno fatto capire che ci sono gli strumenti amministrativi per declinare le nostre idee oltre alla  mera propaganda: tutte le declinazioni sono nelle nostre mozioni, negli ordini del giorno e nelle nostre proposte di legge che l’asse Formigoni-Lega ha lasciato nel cassetto senza discussione.

In molti mi stanno chiedendo (e vi ringrazio tutti) come poterci dare una mano, le regole sono poche e semplici:

– mi candido come consigliere regionale a Milano e provincia. Chiunque abiti qui può essere un nostro volontario nelle iniziative che metteremo in campo.

– chi non abita qui può essere un nostro volontario sul web e comunque avere un ruolo attivo nella nostra officina delle idee.

Nei prossimi giorni racconteremo l’organizzazione e il resto. Chi vuole darci una mano può segnalare la propria disponibilità semplicemente scrivendomi a giulio@giuliocavalli.net