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Le politica dentro le liste, per pensare un’altra Lombardia

elezioni-schede_interna-nuovaMi permetto un piccolo consiglio ad Ambrosoli e in generale a tutti i partiti della nostra coalizione: la stesura delle liste è il momento politico più “manifesto” e pericoloso per l’imprimatur della Lombardia che stiamo pensando sul campo dell’etica, della discontinuità e delle lobby di tutti i differenti colori.

Dico questo perché qualcuno mi aveva dato del visionario quando avevo parlato di un peso specifico elettorale della ‘ndrangheta in Lombardia del 4% e il pm Gratteri mi corregge di un punto percentuale parlando addirittura del 5%.

Il tema antimafioso è un tema serio e pericoloso che ha bisogno di modalità completamente differenti rispetto alle solite che hanno già ampiamente dimostrato di non funzionare. Il disfacimento di Formigoni è entrato nella sua fase irreversibile con l’arresto dell’assessore Zambetti accusato di avere comprato voti della ‘ndrangheta e non ci può bastare (o almeno a me no, di sicuro) esserne usciti indenni e avere acquisito una credibile narrazione.

Per questo sarebbe utile pubblicizzare le novità introdotte nel metodo di compilazione delle liste (se ci sono) e sottolineare la cura e l’attenzione di questo momento politico. Anche perché loro (i mafiosi) e gli altri (i cittadini disposti a vendere il proprio voto che troppo spesso ci dimentichiamo) sono là fuori indipendentemente da Zambetti & co e di solito votano chi ha più possibilità di vincere. Appunto. E magari sarebbe il momento buono anche per adottare da subito il codice etico che già avevamo proposto come punto del programma elettorale. Davvero.

Senza vergogna fino all’ultimo minuto

OLYMPUS DIGITAL CAMERAAvevo parlato ieri del vergognoso epilogo della legislatura lombarda con spacchettamenti e rivoluzioni di gruppi per non dovere raccogliere le firme e vedo che ne riparla oggi anche Il Fatto Quotidiano. Un giochetto che intanto (ovviamente) continua a pesare sulle tasche dei contribuenti e che dimostra tutta l’impunità ostentata di una classe politica che legifera per salvarsi e ha priorità sempre più deviate e scollegate dalla realtà.

Mentre si tagliano i posti letto negli ospedali lombardi, mentre questo 2013 porterà alla crisi definitiva di aziende in agonia da mesi e mentre le inchieste decimano la credibilità politica in Consiglio Regionale si pensa a come mettersi comodi per le prossime elezioni con scorciatoie di legge.

Mi chiedo come sia possibile che questa classe dirigente (e indigeribile) non possa capire che l’elettorato è alfabetizzato alla grettezza politica e la riconosce da lontano. E mi chiedo perché anche nel centro sinistra si permetta un trucco simile senza proferire parola. Perché a me sembra vergognoso in modo bipartisan e spero anche per Umberto Ambrosoli.

Lombardia Express: si scende

Lombardia-expressTre mesi fa (100 giorni, per dire) in Regione Lombardia si pontificava sulla novità del treno super veloce che portaa da Milano a Varese e Bergamo. Il solito istinto della velocità (molto formigoniano nell’inseguire i record piuttosto che una sana quotidianità) che passa dalla questione TAV fino alle tangenziali inutili per snellire tragitti che non frequenta quasi nessuno. Le parole del lancio erano mussoliniane nella celebrazione:

“Grazie alla coincidenza con il Frecciarossa sarà possibile raggiungere Roma da Varese o Bergamo in quattro ore – ha spiegato l’amministratore delegato di Trenord Giuseppe Biesuz – la nostra volontà è quella di continuare a investire anche nel trasporto per i pendolari e, per questo, gli eventuali utili del Lombardia Express verranno utilizzati per sviluppare i servizi. Si tratta di una sperimentazione – ha proseguito – che renderemo definitiva se sarà positiva la risposta dei passeggeri alla nuova offerta”.

Oggi il servizio è sospeso. Il treno regionale magnificamente rapido ha rapidamente mostrato la malattia del formigonismo: eccellenze da guinnes mentre i pendolari marciscono. Un enorme e costoso spot pubblicitario che chiamavamo Regione Lombardia.

Le volte che ti vergogni di stare qui (al Pirellone)

gallery_4b54dd9e37094_PirelloneAl posto dei pacchetti di natale quest’anno in Regione Lombardia sono arrivati gli “spacchetti“:

Grazie alla nuova legge elettorale della Regione Lombardia, approvata il 26 ottobre, il medesimo giorno in cui fu sciolto il Consiglio regionale, i gruppi presenti in Consiglio possono evitare la faticosa corsa alla ricerca delle firme per presentare la lista alle elezioni. Bastano tre consiglieri per formare un gruppo consigliare e così è accaduto che alcuni consiglieri abbiano “spacchettato” i vecchi gruppi e, uscendosene, hanno dato vita a nuove formazioni.

Dal Pdl sono nati “Lombardia popolare” di area formigoniana con Doriano Riparbelli, Angelo Gianmario, e Marcello Raimondi, questi ultimi due indagati per peculato: tutti e tre in appoggio a Gabriele Albertini. Ancora dal Pdl nasce ”Centrodestra nazionale” che ospita gli ex An Roberto Alboni, Romano La Russa e Carlo Maccari, tutti ex An.

Poi ci sono i gruppi autonomi nati dal Carroccio: si tratta di “Tremonti – 3L Lista, Lavoro e Libertà“, di cui fanno parte Massimiliano Romeo, Jari Colla e Roberto Pedretti. Ancora leghisti sono Angelo Ciocca, Ugo Parolo, entrambi indagati per i presunti rimborsi illeciti, e l’inquisito ex presidente del Consiglio, Davide Boni. Hanno creato il nuovo gruppo “Popolo della Lombardia“.

Infine il quinto gruppo, il “Centro popolare lombardo – I moderati“, è stato costituito dagli Udc Enrico Marcora e Valerio Bettoni e dall’Idv Franco Spada. Questo gruppo è in appoggio al candidato presidente di centrosinistra Umberto Ambrosoli.

I cinque nuovi gruppi peseranno sulle casse pubbliche per 100mila euro e l’indennità di un capogruppo è più alta rispetto a quella di un consigliere: fino a 1.300 euro in più al mese. Per i tre mesi che mancano per le elezioni si calcolano uscite supplementari per altri 70mila euro.

Dispiace che Umberto Ambrosoli non abbia speso una parola, una parola una, sul Centro popolare lombardo e sulle dinamiche del parto. Peccato.

Le secondarie in Lombardia

A-N-jEZCQAEoUfy.jpg-largeSono le elezioni che ci interessa vincere: le secondarie in Lombardia. Ieri hanno votato 150.000 persone (a pochi passi dal Natale, sotto la neve e poco dopo una chiamata ai seggi per le primarie nazionali): il dato è più alto delle aspettative e si assesta circa ad un terzo del dato delle primarie nazionali. Nonostante la milanocentricità che tutti prevedevano queste primarie (che siano state civiche, politiche o qualsiasi altra cosa) consegnano alla Lombardia un candidato costruito su un consenso reale e spesso nelle percentuali. Forse alla fine avevamo ragione a chiedere le primarie come passo indispensabile per una candidatura che fosse realmente riconosciuta.

Il risultato di Di Stefano non è una sorpresa, no: i temi dell’ambiente, dell’intollerabile privatizzazione di scuola e sanità, del reddito minimo garantito sono argomenti sentiti e veri anche qui dove il centrodestra (e il centrocentrocentrosinistra) ha finto di non sentirci ed è inevitabile che l’alternativa al formigonismo debba passare da politiche sociali, sanitarie, di infrastrutture e di lavoro che siano realmente diverse. L’augurio che ci possiamo fare per la prossima Lombardia è che i temi dei candidati rimangano tutti in campo (lo scrivevo ieri).

Ora è il caso di uscire dall’autismo di coalizione e ripartire da quei 150,000 voti e dai volontari sui territori: sono il capitale “sociale” su cui costruire la Lombardia.

Buon lavoro, Umberto e buon lavoro a noi.

(mi concedo un post scriptum polemico perché mi piaccio così: ho appoggiato Umberto con convinzione per l’amicizia che ci lega, per la discontinuità che può garantire in Lombardia e per quello che scrivevo qui,  e perché questa è la posizione nazionale del partito che mi onoro di rappresentare in Consiglio Regionale. Avete letto bene: posizione nazionale. Poi in queste ultime settimane ho visto di tutto: chi appoggiava Pizzul perché era vicino ai temi di SEL che è passato dal sostenere Ambrosoli al dichiarare il “liberi tutti” per poi tornare ad essere ambrosoliano e da ieri distefaniano innamorato. Insomma, vale tutto per ritagliarsi un posto al sole: l’accusa che “qualcuno” soffiava nelle orecchie riferendosi a me e Pippo Civati. Ora li vedrete tutti come cavallette nella postura del scendiletto per una manciata di voti in più.

Poi se vogliamo confrontarci sul ruolo che SEL può avere nel quadro che va delineandosi, ben venga. Perché la politica è dibattito pubblico e aperto e le piccole beghe di bottega smazzate tra pochi fanno sorridere. Ma davvero.)

 

Ne resterà solo uno

Primarie-Kustermann-e-Di-Stefano-per-Bersani.-Ambrosoli-per_h_partb“Ne resterà solo uno” mi scrive simpaticamente (ma drammaticamente) Agostino su twitter: si parla di quaranta consiglieri indagati per peculato al Pirellone. Lo scrive La Stampa, Il Fatto Quotidiano e in questi minuti un po’ tutti stanno riprendendo la notizia.

E’ la fine degna di una legislatura indegna nei comportamenti, nelle politiche e nella rappresentanza della classe dirigente. Per predisposizione e per passione mi hanno sempre appassionato più gli inizi piuttosto che l’analisi del disfacimento e per questo aspetto domenica perché le primarie (civiche, mi raccomando) dicano chi può essere il candidato per la Lombardia che guidi una coalizione di centrosinistra (meglio di sinistracentro, possibilmente) per segnare una discontinuità etica oltre che politica.

E devo ammettere che queste primarie hanno almeno toccato i temi che per troppi anni sono sembrati un tabù anche dalle nostre parti come l’eccessiva privatizzazione di scuola e sanità, il consumo di suolo, un diverso pensare alle infrastrutture fino al welfare e alle politiche sociali sgretolati dal montismo e dal formigonismo. L’augurio che possiamo farci è che tutti i temi vincano le primarie e rimangano in agenda, sostenute dalla responsabilità di farsene carico chiunque sia il vincitore.

Ho molto apprezzato lo spirito “evoluzionario” di Di Stefano che conoscevamo per competenza e passione. Ho ascoltato con molta attenzione la competenza di Alessandra Kustermann in campo sanitario e risentito finalmente belle discussioni, collegate e dirette con i diversi movimenti e comitati del territorio.

Conosco Umberto Ambrosoli da anni e con lui ho condiviso impegni e serate dove una diversa interpretazione dell’etica pubblica era davvero possibile. Sono d’accordo (come mi succede ultimamente molto spesso) con Pippo Civati quando scriveCredo però che la figura più competitiva per sconfiggere la destra – soprattutto se questa si presenterà unita – sia quella di Umberto Ambrosoli. E non solo e non tanto perché Ambrosoli sia stato indicato come loro candidato da tutti e tre i principali partiti che comporranno la coalizione o perché goda di un consenso molto largo tra le forze civili della città di Milano, ma perché credo che Ambrosoli possa vincere le elezioni e dare alla Lombardia un governo molto distante da quello che ci ha preceduti. Fin dallo stile, dalle modalità di selezione delle persone che lo accompagneranno, dalle scelte politiche di fondo che la maggioranza della Prossima Lombardia vorrà interpretare.

L’importante è che dalle nostre parti dopo queste primarie non ne rimanga solo uno ma esca una pluralità: a partire dai tre contendenti per allargarsi alla Lombardia tutta in un percorso che mi ostino a vedere fortemente politico senza perifrasi di cortesia.

Per quanto riguarda me sono in molti in questi giorni a chiedermi lumi su queste ultime mie settimane politiche (dalla candidatura ritirata in poi) e mi conforta l’interesse e la stima. Per ora rimango a svolgere il mio ruolo di parte attiva a queste primarie e poi avrò modo di pensare, ripensare a piccoli vizi antichi e indegni incrociati per strada, dire e spiegare. E decidere.

Perché ogni tanto le primarie succede che si facciano con la propria coscienza, anche.

‘Tracce nel villaggio’ intervista Giulio Cavalli

L’intervista originale la trovate qui.

Giulio Cavalli è consigliere regionale della Lombardia. Eletto inizialmente come candidato indipendente nelle liste di IDV ha aderito, successivamente, al gruppo diSINISTRA ECOLOGIA E LIBERTA’.
Oltre che con la politica, Giulio Cavalli, esprime la sua passione civile e lo spirito di appartenenza attiva ad una comunità attraverso la sua multiforme attività di narratore, artista, autore e scrittore.
I suoi libri, “LINATE 2001: la strage” – “Nomi Cognomi ed Infami” – “L’innocenza di Giulio” e gli spettacoli teatrali che scrive e mette in scena sono contaminati da un impegno civile forte ed appassionato.
Le produzioni artistiche ed intellettuali di  Giulio Cavalli sono la declinazione più naturale della sua partecipazione umana ed emotiva  ai grandi temi della vita civile.
Nei suoi spettacoli ha “sbeffeggiato” la mafia ed, a causa delle minacce ricevute dalle cosche,  vive sotto scorta.
Nel dicembre 2009, Giulio Cavalli è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che gli ha manifestato la propria solidarietà.

Ho chiesto al consigliere regionale lodigiano di SEL di aiutarci a ragionare sulla situazione politica attuale e sugli scenari futuri dell’Italia che verrà. Lo ringrazio molto per la disponibilità.

La fiducia nella politica e negli uomini che la rappresentano ha raggiunto ormai livelli sconcertanti di impopolarità. Meno del 3% della popolazione è ancora disponibile a riconoscerle un valore positivo. Ci dobbiamo davvero rassegnare alla situazione di rabbia e disaffezione che accomuna indistintamente tutti i politici ?
La rassegnazione non è nel mio vocabolario, sia quello politico che, in modo più largo, in quello professionale e umano. La disaffezione ai partiti è l’effetto di una causa che va affrontata con la voglia di mettersi in discussione sul serio, pensando che la “partecipazione” e la “democrazia interna” non possono essere slogan elettorali ma pratiche reali. Non credo che la disaffezione ai partiti si possa semplicemente risolvere con un “movimentismo” retorico quanto piuttosto con una riforma reale nei bilanci, nei finanziamenti, nella scelta della classe dirigente e nella scuola politica interna. Se il partito viene vissuto come un accrocchio di poche persone che coltivano la propria autopreservazione è normale che i risultati siano quelli che ci si presentano in questo periodo.

A livello nazionale SEL ha aderito formalmente all’alleanza con il PD. Non ritiene che su alcune questioni decisive vi sia una distanza talmente inconciliabile di vedute da disorientare l’elettorato ? Penso ad esempio al giudizio sulle riforme Monti, agli impegni militari internazionali, alla diversa visione sull’utilità delle opere pubbliche (TAV – rigassificatori), ai rapporti con il mondo della finanza e dell’economia.
Il rischio c’è ed è alto. La scelta di SEL è quella di rinunciare a lasciare il campo del centrosinistra scoperto per rivendicare i propri temi in un’ottica di governo. Si può essere d’accordo o meno nella scelta (è la bellezza della politica, del resto) ma resta un segnale chiaro di assunzione di responsabilità in un dibattito con posizioni spesso così diverse. La riuscita del percorso si può leggere nel momento in cui alcuni punti fortemente di SEL sono entrati nel dibattito delle primarie costringendo tutti i candidati a prendere una posizione. La vittoria stessa di Bersani bilancia la coalizione verso l’ala che non vede nessuna possibilità di un Monti bis. I prossimi mesi potranno dirci quanto possiamo riconoscere di avere influito su programmi e alleanze.

Il Movimento 5 Stelle è ormai segnalato come la seconda forza politica del Paese. Non le pare troppo sbrigativo liquidarlo come un fenomeno populista e frutto del sentimento incalzante dell’antipolitica ?
Certamente sì. Spesso sono stato criticato perché considerato troppo vicino al Movimento semplicemente perché ne sottolineo una rappresentatività che è da irresponsabili ricondurre al populismo. Il M5S risponde ad esigenze che non trovano risposte nelle altre forze politiche: questo dovrebbe essere lo spunto da cui partire. Quali dei punti di programma possono essere adottati anche da noi in modo intellettualmente onesto? Ci sono dei meccanismi del M5S che siamo pronti a riconoscere e sviluppare? Se partiamo da queste domande ritorneremo finalmente nel campo della politica.

Il consiglio regionale lombardo è stato falcidiato da una sequenza impressionante di episodi legati all’illegalità, alla corruzione ed alle infiltrazioni mafiose. La domanda è ricorrente: è mai possibile che solo l’intervento della magistratura possa modificare l’andazzo vergognoso della politica ?
E’ la sconfitta del primato della politica che proprio per questo paga pegno nel campo della credibilità. La caduta di Formigoni deve essere la discussione di un nuovo modello politico al di là delle responsabilità di questo o quell’assessore. La magistratura e gli scandali (se visti dall’alto con oggettività e la giusta distanza per giudicare le cose) raccontano un modello amministrativo in balìa dell’etica e della corruttibilità dei diversi interpreti assolutamente incapace di difendersi. Formigoni ha puntato tutto in questi 17 anni sull’accentramento dei poteri alla Giunta svuotando di fatto il Consiglio dei propri diritti e doveri di controllo e indirizzo: solo così infatti ha potuto prolungare un’attività di lobby che in Lombardia ha svenduto diversi settori a questo o quel gruppo di amici da mantenere.

Il suo giudizio sulla Lega 2.0. La convince il nuovo corso targato Maroni ?
Pubblicità allo stato puro e più banale: rimozione del passato per proiettare un futuro di speranza ignorante.

Le grandi opere regionali, la sanità, gli appalti ed EXPO sono materie particolarmente appetitose per la criminalità mafiosa. Dal suo punto di osservazione (da uomo politico, scrittore e conoscitore dei fenomeni mafiosi) qual è il livello di compromissione con la mafia e la corruzione della vita pubblica nella nostra regione ?
Al di là del fattore politico la questione lombarda è una questione morale. Mi rimane il dubbio che i “premiati” di questi ultimi anni siano (e non è un caso) coloro che sono riusciti a misurare con attenzione le proprie spericolatezze. Abbiamo dimenticato di innescare processi etici non solo in politica ma anche nell’imprenditoria, nell’educazione civica e nell’applicazione di una meritocrazia che premi la moralità. Quando ero poco più di un ragazzino coglievo già questo fenomeno tutto lombardo di ammirazione per le carriere “con ombre” come se fossero necessarie per tenere alto il PIL lombardo.

Formigoni non manca di celebrare pubblicamente l’eccellenza di regione Lombardia. Un confronto oggettivo con il resto del Paese ed il raffronto con i più standard avanzati europei depongono a favore della dichiarazione del presidente. Anche i cittadini lombardi riconoscono una elevata qualità complessiva del sistema dei servizi regionali. Qual è la sua opinione ?
Parlare di eccellenza lombarda è offensivo. Formigoni spieghi l’eccellenza della sanità ai parenti delle vittime della clinica Santa Rita o alle famiglie rimaste senza reddito dei lavoratori del San Raffaele. Poi ne riparliamo.

So che non è un argomento di cui parla volentieri, ma può chiarire meglio la vicenda della sospensione della sua scorta ? Le è stata reintegrata ? Come ha vissuto quel passaggio delicato della sua vita personale ? La questione è, a mio parere, di rilievo pubblico perché la sua battaglia contro la mafia è la battaglia della gente perbene e corrisponde al nostro desiderio di Stato e legalità.
Ritengo le questioni di scorte e sicurezza non notiziabili. La mia sicurezza rientra in un “patto” tra me e lo Stato che inevitabilmente ogni tanto si inceppa in alcuni atteggiamenti dei diversi interpreti come succede in ogni burocrazia. Sono e mi sento al sicuro.

Conferma la sua decisione di candidarsi alla guida di regione Lombardia ? Quali saranno i punti qualificanti del suo programma ?
La decisione definitiva è stata quella di appoggiare la candidatura di Umberto Ambrosoli che, tra le altre cose, è anche un amico. Credo che il rilancio etico della Lombardia possa trovare in lui un ottimo volano.

Il dopo Monti è una prospettiva ancora sfocata ed oggi impossibile da rappresentare. Quali sono secondo lei le linee guida che dovranno ispirare la nuova stagione politica ?
L’alternativa a Monti. Uscire dall’angolo in cui ci hanno cacciato tutti coloro che insistono nel convincerci che non esiste alternativa all’austerità per uscire dalla crisi, possibilmente con una sinistra che si prenda la responsabilità di essere di sinistra e di governo.

Dobbiamo davvero considerare concluso il periodo storico che passa sotto il nome di “berlusconismo” ? Che eredità lascia quest’esperienza ventennale al Paese ?
Culturalmente ci vorranno anni per un dipanarsi serio e sincero nei diversi strati sociali e nei modi della comunicazione imprenditoriale e politica. Il berlusconismo è l’amor proprio elevato a dovere antisociale per le legittima difesa, è la banalizzazione dello scontro per creare tifo e annullare le analisi, è nello strizzare l’occhiolino ai furbi che si arrovellano in prepotenze comunque legali e nelle regole privatizzate e vendute al migliore offerente. Purtroppo è un modello politico, imprenditoriale e sociale: ci vorrà un convincente controlavoro per rimettere in rete chiavi di lettura collettive di questi ultimi vent’anni.

Il suo giudizio sulle elezioni primarie del centro-sinistra.
Partecipate nella discussioni e nell’ampiezza della discussione, sicuramente, ma le primarie si pesano quando si arriva alla sintesi finale che serve per risultare convincenti alle secondarie. E le secondarie da sempre sono le elezioni che mi interessano di più.

 

Cosa mi ha promesso Ambrosoli?

Risponde Umberto nella sua intervista a Panorama. E dice cose da leggere con attenzione perché se le presunte incertezze sono una dichiarata e voluta cautela forse ne vale la pena. Potete leggere tutto qui.

 

Scuola pubblica come modello educativo

Lui, per ora, si cala nel clima prenatalizio addobbando l’albero con i suoi bambini, «che vanno in scuole pubbliche, per una scelta consapevole mia e di mia moglie Alessandra: perché pur sapendo che questo vuol dire lunghi periodi con un maestro in meno, fare la colletta per la carta igienica o per ridipingere le aule, vogliamo per i nostri figli il modello educativo della scuola pubblica».

«Il mio progetto è fatto di parole serie, certo. Rigenerazione, as-sunzione di responsabilità, riscatto morale e etico attraverso le regole per migliorare il futuro di tutti, giovani e anziani, cittadini e imprese. Il mio sogno è un obiettivo: garantire la libertà ai cittadini sapendo che la società tiene solo se c’è la solidarietà, che non vuol dire essere generosi, non è una scelta opzionale. Sono tutte parole di sinistra, a pieno titolo: non metto in dubbio che possanoessere declinate anche solo in chiave tecnica, ma non è la mia idea. Altrimenti non andrei in giro macinando chilometri per la Lombardia a raccogliere pareri, proposte e speranze delle persone. E così rispondo anche a chi pensa che io sia troppo sicuro di vincere».

Umberto Ambrosoli intervistato da Repubblica oggi. Bene.

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Mafie e Expo: to be continued

Dal sito de L’Espresso:

L’appalto principale e più pagato per l’Expo 2015 a Milano è andato a imprenditori già in affari con la mafia. 

E’ quanto ha scoperto ‘l’Espresso’ nell’inchiesta esclusiva di copertina pubblicata nel numero in edicola da venerdì 30 novembre. Nella stessa cordata vincitrice, le imprese di sostenitori e collaboratori di due ex ministri, Altero Matteoli e Giancarlo Galan.

L’impresa in contatto con i boss di Cosa Nostra è la Ventura spa, società appartenente alla Compagnia delle opere, il braccio economico di Comunione e liberazione. La ditta, con sede in provincia di Messina, è specializzata nella progettazione e costruzione di strade, parchi e strutture di ingegneria civile. 

Il nome della Ventura spa appare in un’indagine conclusa la scorsa estate dalla Procura sulla mafia di Barcellona Pozzo di Gotto, una delle cosche più sanguinarie della Sicilia, lo stesso clan che ha ordinato l’omicidio del giornalista Beppe Alfano. Secondo i verbali di un collaboratore e di un imprenditore, che ‘l’Espresso’ pubblica in esclusiva, i proprietari della Ventura spa erano in contatto con il presunto boss dei lavori pubblici, Sam Di Salvo, 47 anni, nel tentativo di pilotare le gare d’appalto in provincia di Messina. 

Con la Ventura, nella stessa cordata: la Mantovani spa di Mestre, il cui presidente Piergiorgio Baita, 64 anni, è socio e amministratore in altre aziende del gruppo con l’ex segretaria di Galan; la Socostramo srl, del costruttore romano Erasmo Cinque, 72 anni, sponsor, consigliere e tra i fondatori del movimento politico dell’ex ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli; un consorzio di cooperative rosse e un’impresa specializzata in impiantistica. 

L’appalto per l’Esposizione universale da loro vinto è quello da 272 milioni assegnato la scorsa estate con un ribasso record di 106 milioni. La cordata dovrà costruire la “piastra”, la base di cemento, strade, servizi su cui verranno innalzati i padiglioni. 

Nell’inchiesta, anche i legami tra le imprese concorrenti all’Expo di Milano e il loro ruolo di alleate nella gestione del progetto Mose a Venezia. La società organizzatrice dell’Esposizione ha negato l’accesso ai documenti della gara vinta da Ventura, Mantovani, Cinque e le coop rosse. 

Il rischio di un ulteriore aumento dei costi, per un evento che costerà oltre due miliardi e mezzo, e altre rivelazioni su ‘l’Espresso’ in edicola da venerdì.

Intanto, per l’accesso agli atti, ci abbiamo pensato noi. E a noi (per legge) non possono dire di no.