Un articolo uscito su L’Espresso. Sarei curioso di sapere cosa ne pensa la Curia milanese, sempre impegnata sui diritti civili degli altri e ogni tanto confusa nella proiezione di castità e povertà del nostro Governatore lombardo:
Dalle Antille alle Alpi, spuntano nuove vacanze del governatore. Con i pagamenti dell’assessore Ponzoni, arrestato a gennaio
(di Paolo Biondani e Michele Sasso – l’Espresso)
Piero Daccò non è solo. Il grande lobbista ciellino, in carcere dal novembre 2011, non è stato il primo né l’unico a dispensare regali di lusso a Roberto Formigoni. Il governatore lombardo ha ricevuto doni costosi anche dal suo ex assessore regionale Massimo Ponzoni, sfortunatamente agli arresti dal gennaio 2012. Certo, le cifre del caso Daccò restano un record ineguagliato: il faccendiere della sanità privata, secondo i pm di Milano, avrebbe pagato all’amico Formigoni, ora indagato per corruzione, le spese di tre yacht, varie vacanze esotiche e altri benefici per almeno 7,8 milioni. I regali di Ponzoni sono molto meno favolosi, infatti non sono costati alcuna accusa a Formigoni, ma segnano comunque una svolta politica: non si era ancora visto un assessore che stanzia decine di migliaia di euro per donare oggetti preziosi e vacanze ai Caraibi al suo presidente.
Questa nuova storia di regali a Formigoni è stata ricostruita, almeno nelle parti documentabili, in tribunale a Monza, nel processo che vede Ponzoni imputato di corruzione e bancarotta. Tutto nasce dal memoriale di un commercialista terrorizzato. Sergio Pennati, 54 anni, brianzolo doc, è stato per un quinquennio l’amministratore-prestanome delle imprese del politico. Il 4 dicembre 2009 chiude in cassaforte un manoscritto di nove pagine, destinato a moglie e figli. Pennati teme di morire e scrive di aver ricevuto «minacce in stile mafioso da Ponzoni». Quindi spiega il suo ruolo di «fiduciario». Rivela svariate corruzioni edilizie nei comuni brianzoli, in provincia di Monza, e all’ospedale Niguarda di Milano, accusando ciellini e pidiellini. E documenta di aver sottratto milioni dalle casse aziendali per finanziare «la costosissima campagna elettorale di Ponzoni» e saldargli «spese personali». Con i soldi di un’immobiliare poi fallita, precisa il commercialista, «ho dovuto pagare varie volte noleggi di barche e vacanze esotiche a Ponzoni e al suo capo Formigoni».
In quel momento Ponzoni è l’assessore lombardo «alla qualità dell’ambiente» e le accuse a Formigoni di ricevere regali da sultano sono ancora inimmaginabili. A Milano i pm che indagano sulla ‘ndrangheta trasmettono a Monza le prime intercettazioni su Ponzoni. Il 3 dicembre 2010 la Guardia di Finanza trova il memoriale di Pennati. Che conferma tutto e accusa il politico di averlo minacciato perfino «nel suo ufficio in Regione».
Ponzoni intanto viene rieletto e diventa “sottosegretario” di Formigoni. Nel gennaio 2012 viene arrestato. I soldi sottratti alle società fallite sono un problema per lui, che è tuttora ai domiciliari, ma non per Formigoni, che non viene indagato. Sul presidente, del resto, c’erano solo le parole di Pennati. Ora, al processo, i testimoni dell’accusa hanno esibito bonifici e fatture. E in aula Ponzoni, difeso dagli avvocati Luca Ricci e Sergio Spagnolo, non ha smentito nessuno dei suoi presunti regali a Formigoni.
I primi documenti riguardano le vacanze di Pasqua del 2007. Una società di Ponzoni ha affittato per 23.572 dollari una villa da sogno a Saint Barthélemy, un’isola delle Antille francesi: quattro camere, quattro bagni, piscina, fitness e terrazze sul mare. Pennati, in tribunale, rivela quello che gli riferì Ponzoni: l’ospite d’onore di quella vacanza di dieci giorni ai Caraibi era Formigoni.
L’agenzia immobiliare, contattata da “l’Espresso”, non ha confermato né smentito l’effettiva presenza del governatore con amici, appellandosi alla «privacy dei clienti». Dunque non si può escludere che Formigoni abbia rinunciato al viaggio all’ultimo minuto, all’insaputa del commercialista che pagava. Ma di certo Ponzoni ha organizzato la vacanza per lui e ha scaricato il conto da 2.143 dollari a notte su una società in bancarotta, a cui nessuno ha mai restituito i soldi. E le soprese non finiscono qui. Fonti vicinissime all’ex assessore confermano a “l’Espresso” che «Ponzoni e Formigoni hanno fatto molte vacanze insieme». L’ultima nel dicembre 2011: poco prima dell’arresto, Ponzoni avrebbe passato «il ponte di Sant’Ambrogio a Saint Moritz insieme a Formigoni e a Massimo Guarischi», l’ex consigliere regionale del Pdl condannato per tangenti sulle alluvioni.
Se per la villa alle Antille è provato documentalmente solo lo stanziamento (e il danno ai creditori di Ponzoni), un altro prezioso regalo è ora confermato dallo stesso ex assessore. Il solito Pennati rivelò di aver dovuto comprare «un vaso da 10 mila euro», sempre a spese di una società fallita, «donato a Formigoni per il Natale 2006» e coperto «con una fattura fuorviante». Ora Ponzoni, in una memoria ai pm, ammette che in effetti «quell’importo fu da me utilizzato per un regalo per il presidente Formigoni». Pennati ricorda che fu «un certo Willy, segretario del governatore, a indicare a Ponzoni, in una cristalleria di Varedo, quale oggetto Formigoni poteva gradire».
Il catalogo dei resort a sbafo
I regali di Piero Daccò, per un valore stimato dai pm milanesi in 7,8 milioni di euro, sono soltanto l’ultimo capitolo di una lunga storia di benefici ricevuti dal governatore lombardo (e dagli amici più fidati) nella sua carriera politica.
VILLA SMALTIMENTO. Formigoni è ancora un europarlamentare come tanti quando la Guardia di Finanza, indagando sul fallimento di una società lombarda di rifiuti tossici, la Nord Italia Tbi, trova quattro fatture per «spese di rappresentanza anomale»: tra l’88 e il ’92 l’azienda indebitata pagava gli affitti estivi di una villa da sogno in Costa Smeralda. Cinque camere, quattro bagni e 5 mila metri di giardino a Punta Lada. Ospite non pagante, Formigoni.
PETROLIO A VELA. Eletto presidente lombardo nel ’95, Formigoni si batte contro l’embargo all’Iraq «per motivi umanitari». Nel 2004, dopo l’invasione americana, si scopre che il regime di Saddam aveva assegnato fiumi di petrolio alla Cogep, una società italiana «segnalata da Formigoni». Mentre il rappresentante del governatore, il ciellino Marco De Petro, ha incassato tangenti per «tre centesimi al barile» su conti esteri: condannato in primo grado, beneficia in appello della prescrizione. Formigoni non viene indagato: la Procura accerta solo che ha una barca a vela in comproprietà con De Petro.
CIELLINI IN SVIZZERA. La stessa inchiesta “Oil for food” fa scoprire altri conti elvetici con almeno 879 mila dollari versati dall’Alenia (Finmeccanica). I conti risultano intestati ad Alberto Perego, che vive da anni con Formigoni in una casa-comunità dei Memores Domini. Perego nega tutto, ma è smentito dalle rogatorie bancarie: all’inizio di quest’anno viene condannato in primo grado per falsa testimonianza.
IL TESORO DELLA SANITÀ. Il lobbista Piero Daccò e l’ex assessore ciellino Antonio Simone vengono arrestati con l’accusa di aver incassato oltre 80 milioni all’estero tramite fatture false: soldi versati dalle fondazioni Maugeri e San Raffaele per aumentare i rimborsi pubblici della Regione. Il governatore viene indagato per corruzione quando la Gdf scopre che Daccò, con quei fondi neri, ha pagato a Formigoni benefit per almeno 7,8 milioni: tre yacht costati 4,5 milioni, vacanze esotiche per 800 mila euro, ristoranti di lusso e l’acquisto sottocosto di una villa in Sardegna intestata al coindagato Perego. Formigoni si dichiara vittima di accuse false, ma per ora rifiuta di farsi interrogare dai pm.