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regione lombardia

Sono tutti uguali

Sì, lo so il quadro è desolante. Dopo il caso Fiorito nel Lazio e tutto quello che a cascata ne verrà fuori. E’ imbarazzante che i rendiconti dei soldi pubblici non debbano essere pubblici. Come se esistesse un “pubblico” parallelo che non si può vedere. Ma il giochetto del “tutti uguali” non è etico lo stesso. No. L’articolo è qui.

 

Il disertore

E’ l’aggettivo che più di tutti rappresenta Formigoni in questo momento: non affronta il tema delle inchieste sulla sanità lombarda che definiscono Regione Lombardia “asservita agli interessi dei privati” (ma va?), straparla di macroregione con la Lega prendendo un paio di bacchettate con le mani aperte sulla cattedra e le orecchie d’asino in cartone e non riferisce all’aula in Consiglio Regionale.

Forse davvero è questione di coraggio come si diceva qualche giorno fa. E sul punto noi stiamo lavorando. Silenziosamente. Per essere presenti nel presente, appunto.

E’ tutto merito suo

Due parole sul gradimento che crolla di Formigoni e sulla Lombardia. Oggi su Repubblica (se si clicca sull’immagine si ingrandisce, eh):

Nascondi la Minetti sotto la sabbia

Il Presidente del Consiglio Regionale della Lombardia Cecchetti (Lega Nord) firma un nuovo regolamento per vietare l’accesso dei giornalisti alla buvette (alla buvette, per dire) per, dice lui, frenare la morbosa curiosità della stampa verso alcuni consiglieri. Insomma, un regolamento che decide quando un personaggio pubblico deve essere pubblico o può essere privato. Ma in un luogo pubblico. Pagato con soldi pubblici.

Non potendo schiodare la Minetti (che per amore di Silvio rimane al Pirellone, dice lei, con un ragionamento logico che sembra un burrone) decidono di stilare un regolamento ad hoc perché possa nascondersi più comodamente sotto la sabbia. E invece forse sarebbe il caso di renderla ancora più pubblica la sua presenza (la sua e, attenzione, quella dei tanti indagati e inopportuni che stanno qui da noi) perché è la faccia dell’impunità di un certo modo di pensare la politica, è il quadro della pubblicizzazione dei vezzi del capo in una Regione che intanto privatizza gli ospedali e le scuole ed è la politica dell’avanspettacolo che ci hanno propinato in questi ultimi anni. In fondo la Minetti inseguita dai fotografi è il simbolo di una legislatura dove la meritocrazia si è sgretolata appena chiuse le urne. E, in fondo, la Minetti senza fotografi non esisterebbe nemmeno.

Come MilanoX vede la sinistra

MilanoX scrive sulla sinistra nazionale e sulla sinistra del dopo Formigoni (con un passaggio fin troppo buono su di me, grazie). Vale la pena leggere il loro articolo.

Tornando alla politica italiana, la priorità numero uno è seppellire le destre sessiste e razziste. Il Porcellum ci dà l’opportunità di farlo con una coalizione non troppo ampia: vale a dire PD+SEL+IdV. La priorità numero due è impedire il ritorno all’austerity montiana che opprime la società, e quindi stoppare ogni disegno cattomoderato, vale a dire zero spazio di manovra a Casini e all’ala che lo sostiene nel PD, partito che è l’innaturale eternizzazione del compromesso storico di Moro e Berlinguer.

 

Lo chiamavano trinità

Uno e trino. Stefano Boeri è stato il candidato alle primarie del centrosinistra per il sindaco di Milano. Sconfitto da Giuliano Pisapia è oggi un ottimo assessore alla cultura.

Ai primi di Luglio si è candidato alle primarie nazionali del centrosinistra perché, ha dichiarato, “né Bersani né Renzi rappresentano il mondo dinamico e produttivo che si muove non solo nelle grandi città, ma nei distretti industriali, insomma, quelli che sostengono l’export e producono Pil. Sarebbe un peccato se le primarie si riducessero a un duello.”

Ora è notizia di ieri che si stia preparando alle primarie di Regione Lombardia.

Se qualcuno ha in ballo una prossima elezione dell’amministratore di condominio gli dia un colpo di telefono.

(Si scherza, eh.)

Se qualcuno invece ha intenzione di cominciare a parlare di programmi magari ci faccia sapere. Perché tutti corrono per le primarie e, anche in Lombardia, le primarie hanno una faccia sempre meno potabile.

Guarda guarda cosa succede in Lombardia: l’indigeribile contenitore, anche qui

Il segretario regionale del Partito Democratico Maurizio Martina in un’intervista parla in modo articolato e condivisibile di primarie, di tempi certi e di coalizione (la potete leggere qui). Fin qui tutto bene se non fosse per la ritrita proposizione del “patto civico” che da qualche mese veleggia alla grande come spot tra le stanze del Pirellone e nessuno ha capito bene cosa sia. Ma noi avevamo chiesto le primarie e quindi c’è tutta la buona notizia.

Poi, tra le righe ma non troppo, Martina dice rispondendo al giornalista che chiede chi siano gli interlocutori: le faccio solo un esempio: stiamo già interloquendo anche il movimento “Verso Nord” rappresentato da nomi come Alessandro Cè. Per me è interessante capire se sia possibile trovare punti di convergenza con diverse realtà. Alessandro Cè per chi non lo sapesse è un ex assessore leghista distintosi per una campagna contro CL e per questo cacciato dalla Giunta Formigoni (dicono). Oggi il suo movimento “Verso Nord” è il cordone ombelicale lombardo di Italia Futura. Montezemolo. Per intendersi. Qui siamo oltre all’immaginabile UDC nazionale. Da fuoriclasse.

Ma non è finita. Alessandro Cè oggi rilascia un’intervista sbrodolante nei confronti del PD e delle parole di Martina ad Affari Italiani in cui risponde a due domande precise (testuale, eh):

Voi che cosa c’entrereste, ad esempio, con Sel?
Infatti il ragionamento è un altro. Noi vogliamo mettere insieme un gruppo di persone diverse che condividano un progetto di forte riformismo. Un progetto che ha poco o nulla a che vedere con le posizioni massimaliste di una parte della sinistra.

Di fatto, in un asse con il Pd il punto di equilibrio sarebbe più spostato verso il centro…
Senza ombra di dubbio. C’è una parte del Pd che sta facendo questi ragionamenti ed è la parte che io considero migliore, più avanzata, che vuole rinnovare dall’interno i democratici. In Lombardia bisognerebbe creare un rassemblement di carattere nuovo, più trasversale, che dovrebbe includere anche Italia Futura. Si possono trovare temi e punti di contatto tra il riformismo di sinistra più moderno e tutte le altre forze che si pongono come alternative al centrodestra conservatore di Berlusconi e Formigoni. Guardo con molto interesse alla prospettiva di Pippo Civati, ad esempio.

Cerchiamo di capire i confini di questo rassemblement: un’alleanza che vada da Verso Nord a Italia Futura, al Terzo Polo, all’esperienza di Tabacci, al Pd potrebbe estendersi anche a Sel, movimento arancione e sinistra critica?
Penso che possa arrivare al Pd. Se i democratici non riescono in qualche modo ad appoggiare questo progetto senza spezzare i legami con l’estrema sinistra, è chiaro che il processo non può funzionare. C’è un limite da quella parte, bisogna saperlo. Devo dire peraltro che il centro in questo periodo è molto vitale. Ci sono forze interessanti che si stanno muovendo. Ne cito una per tutte: Italiani Liberi e Forti è un movimento che si ispira a don Sturzo, ed è realmente riformista. Mi interessa anche la nuova iniziativa di Oscar Giannino…

Sembra che ci sia questa voglia di stare insieme tralasciando le compatibilità politiche. La rincorsa all’ammucchiata a tutti i costi (che ricorda un po’ la Sicilia di questi tempi, per dire) senza provare ad interrogarsi sulle compatiblità politiche. Perché ha ragione Cè nel dire che il suo progetto e la sinistra non sono compatibili. E ha ragione nel dire al PD che deve decidere da che parte stare. Sul serio, però. E con chiarezza.

Anche qui in Lombardia il PD ancora una volta apre le porte al civismo e sembra una sottana per coprire gli spifferi centristi (o peggio). Si pronuncia la parola partecipazione e cedono gli argini dei programmi ancora da scrivere.

Ogni tanto mi viene il dubbio che sia populismo non avere le idee chiare o che peggio sia furfante averle e concedersi il lusso di non chiarirle. La partenza, certo, è già poco entusiasmante.

Tenere la barra diritta, ultimamente, sta diventando la nostra passione. In Lombardia, ancora meglio. Va a finire che ce la prepareranno loro, la Cosa Seria.

A proposito di urgenza di programma: la Lombardia

Mentre se ne parla a livello nazionale (anche se, per ora, sapere dice quando e come sembra un’utopia estiva) Andrea su Non Mi Fermo rilancia le primarie anche in Lombardia. Cioè quando e come, appunto.

Magari evitando i pasticci siciliani, se ci si riesce.
O affrontandoli. Perché abbiamo sempre avuto un debole per i momenti in cui bisogna uscire allo scoperto.
E siamo pronti. Noi. E con le idee chiare.

Il vizio delle vacanze di Roberto Formigoni

Un articolo uscito su L’Espresso. Sarei curioso di sapere cosa ne pensa la Curia milanese, sempre impegnata sui diritti civili degli altri e ogni tanto confusa nella proiezione di castità e povertà del nostro Governatore lombardo:

Dalle Antille alle Alpi, spuntano nuove vacanze del governatore. Con i pagamenti dell’assessore Ponzoni, arrestato a gennaio
(di Paolo Biondani e Michele Sasso – l’Espresso)

Piero Daccò non è solo. Il grande lobbista ciellino, in carcere dal novembre 2011, non è stato il primo né l’unico a dispensare regali di lusso a Roberto Formigoni. Il governatore lombardo ha ricevuto doni costosi anche dal suo ex assessore regionale Massimo Ponzoni, sfortunatamente agli arresti dal gennaio 2012. Certo, le cifre del caso Daccò restano un record ineguagliato: il faccendiere della sanità privata, secondo i pm di Milano, avrebbe pagato all’amico Formigoni, ora indagato per corruzione, le spese di tre yacht, varie vacanze esotiche e altri benefici per almeno 7,8 milioni. I regali di Ponzoni sono molto meno favolosi, infatti non sono costati alcuna accusa a Formigoni, ma segnano comunque una svolta politica: non si era ancora visto un assessore che stanzia decine di migliaia di euro per donare oggetti preziosi e vacanze ai Caraibi al suo presidente.

Questa nuova storia di regali a Formigoni è stata ricostruita, almeno nelle parti documentabili, in tribunale a Monza, nel processo che vede Ponzoni imputato di corruzione e bancarotta. Tutto nasce dal memoriale di un commercialista terrorizzato. Sergio Pennati, 54 anni, brianzolo doc, è stato per un quinquennio l’amministratore-prestanome delle imprese del politico. Il 4 dicembre 2009 chiude in cassaforte un manoscritto di nove pagine, destinato a moglie e figli. Pennati teme di morire e scrive di aver ricevuto «minacce in stile mafioso da Ponzoni». Quindi spiega il suo ruolo di «fiduciario». Rivela svariate corruzioni edilizie nei comuni brianzoli, in provincia di Monza, e all’ospedale Niguarda di Milano, accusando ciellini e pidiellini. E documenta di aver sottratto milioni dalle casse aziendali per finanziare «la costosissima campagna elettorale di Ponzoni» e saldargli «spese personali». Con i soldi di un’immobiliare poi fallita, precisa il commercialista, «ho dovuto pagare varie volte noleggi di barche e vacanze esotiche a Ponzoni e al suo capo Formigoni».

In quel momento Ponzoni è l’assessore lombardo «alla qualità dell’ambiente» e le accuse a Formigoni di ricevere regali da sultano sono ancora inimmaginabili. A Milano i pm che indagano sulla ‘ndrangheta trasmettono a Monza le prime intercettazioni su Ponzoni. Il 3 dicembre 2010 la Guardia di Finanza trova il memoriale di Pennati. Che conferma tutto e accusa il politico di averlo minacciato perfino «nel suo ufficio in Regione».

Ponzoni intanto viene rieletto e diventa “sottosegretario” di Formigoni. Nel gennaio 2012 viene arrestato. I soldi sottratti alle società fallite sono un problema per lui, che è tuttora ai domiciliari, ma non per Formigoni, che non viene indagato. Sul presidente, del resto, c’erano solo le parole di Pennati. Ora, al processo, i testimoni dell’accusa hanno esibito bonifici e fatture. E in aula Ponzoni, difeso dagli avvocati Luca Ricci e Sergio Spagnolo, non ha smentito nessuno dei suoi presunti regali a Formigoni.

I primi documenti riguardano le vacanze di Pasqua del 2007. Una società di Ponzoni ha affittato per 23.572 dollari una villa da sogno a Saint Barthélemy, un’isola delle Antille francesi: quattro camere, quattro bagni, piscina, fitness e terrazze sul mare. Pennati, in tribunale, rivela quello che gli riferì Ponzoni: l’ospite d’onore di quella vacanza di dieci giorni ai Caraibi era Formigoni.

L’agenzia immobiliare, contattata da “l’Espresso”, non ha confermato né smentito l’effettiva presenza del governatore con amici, appellandosi alla «privacy dei clienti». Dunque non si può escludere che Formigoni abbia rinunciato al viaggio all’ultimo minuto, all’insaputa del commercialista che pagava. Ma di certo Ponzoni ha organizzato la vacanza per lui e ha scaricato il conto da 2.143 dollari a notte su una società in bancarotta, a cui nessuno ha mai restituito i soldi. E le soprese non finiscono qui. Fonti vicinissime all’ex assessore confermano a “l’Espresso” che «Ponzoni e Formigoni hanno fatto molte vacanze insieme». L’ultima nel dicembre 2011: poco prima dell’arresto, Ponzoni avrebbe passato «il ponte di Sant’Ambrogio a Saint Moritz insieme a Formigoni e a Massimo Guarischi», l’ex consigliere regionale del Pdl condannato per tangenti sulle alluvioni.

Se per la villa alle Antille è provato documentalmente solo lo stanziamento (e il danno ai creditori di Ponzoni), un altro prezioso regalo è ora confermato dallo stesso ex assessore. Il solito Pennati rivelò di aver dovuto comprare «un vaso da 10 mila euro», sempre a spese di una società fallita, «donato a Formigoni per il Natale 2006» e coperto «con una fattura fuorviante». Ora Ponzoni, in una memoria ai pm, ammette che in effetti «quell’importo fu da me utilizzato per un regalo per il presidente Formigoni». Pennati ricorda che fu «un certo Willy, segretario del governatore, a indicare a Ponzoni, in una cristalleria di Varedo, quale oggetto Formigoni poteva gradire».

Il catalogo dei resort a sbafo

I regali di Piero Daccò, per un valore stimato dai pm milanesi in 7,8 milioni di euro, sono soltanto l’ultimo capitolo di una lunga storia di benefici ricevuti dal governatore lombardo (e dagli amici più fidati) nella sua carriera politica.

VILLA SMALTIMENTO. Formigoni è ancora un europarlamentare come tanti quando la Guardia di Finanza, indagando sul fallimento di una società lombarda di rifiuti tossici, la Nord Italia Tbi, trova quattro fatture per «spese di rappresentanza anomale»: tra l’88 e il ’92 l’azienda indebitata pagava gli affitti estivi di una villa da sogno in Costa Smeralda. Cinque camere, quattro bagni e 5 mila metri di giardino a Punta Lada. Ospite non pagante, Formigoni.

PETROLIO A VELA. Eletto presidente lombardo nel ’95, Formigoni si batte contro l’embargo all’Iraq «per motivi umanitari». Nel 2004, dopo l’invasione americana, si scopre che il regime di Saddam aveva assegnato fiumi di petrolio alla Cogep, una società italiana «segnalata da Formigoni». Mentre il rappresentante del governatore, il ciellino Marco De Petro, ha incassato tangenti per «tre centesimi al barile» su conti esteri: condannato in primo grado, beneficia in appello della prescrizione. Formigoni non viene indagato: la Procura accerta solo che ha una barca a vela in comproprietà con De Petro.

CIELLINI IN SVIZZERA. La stessa inchiesta “Oil for food” fa scoprire altri conti elvetici con almeno 879 mila dollari versati dall’Alenia (Finmeccanica). I conti risultano intestati ad Alberto Perego, che vive da anni con Formigoni in una casa-comunità dei Memores Domini. Perego nega tutto, ma è smentito dalle rogatorie bancarie: all’inizio di quest’anno viene condannato in primo grado per falsa testimonianza.

IL TESORO DELLA SANITÀ. Il lobbista Piero Daccò e l’ex assessore ciellino Antonio Simone vengono arrestati con l’accusa di aver incassato oltre 80 milioni all’estero tramite fatture false: soldi versati dalle fondazioni Maugeri e San Raffaele per aumentare i rimborsi pubblici della Regione. Il governatore viene indagato per corruzione quando la Gdf scopre che Daccò, con quei fondi neri, ha pagato a Formigoni benefit per almeno 7,8 milioni: tre yacht costati 4,5 milioni, vacanze esotiche per 800 mila euro, ristoranti di lusso e l’acquisto sottocosto di una villa in Sardegna intestata al coindagato Perego. Formigoni si dichiara vittima di accuse false, ma per ora rifiuta di farsi interrogare dai pm.

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