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Vitalizi e impunità

Ieri in Consiglio è passata la proposta di legge che (finalmente) abolisce i vitalizi, cancella il mastodontico “fine mandato” e riduce l’indennità. È un passo importante perché segna un punto a favore delle minoranze e della richiesta di equità da parte dei cittadini sui privilegi politici. Ma è anche troppo poco perché l’occasione deve essere l’inizio di un percorso che provi a rivedere completamente il sistema politico. Mi convince poco tagliare le indennità dei consiglieri se poi troppo spesso sono ripagati da nomine dentro alcuni enti o compartecipate o peggio ancora in doppi incarichi politici. Sono poco convinto anche da una legge che modifica le regole per la prossima legislatura e lascia invariata la situazione attuale (al vitalizio, comunque si può sempre rinunciare, com’è capitato a me): è il giochino di chi è responsabile nelle scelte degli altri. Così come trovo inconcepibile trincerarsi dietro il rischio di ricorsi nel toccare i vitalizi già maturati. Proprio oggi. Mentre (in corsa) si macellano diritti acquisiti dei lavoratori. Rimane sempre il dubbio che i consiglieri regionali siano un po’ più uguali degli altri. Avremmo anche potuto ascoltare le ragionevolissime proposte del comitato Zeroprivilegi che ha raccolto le firme per presentare una legge popolare che non è nemmeno lontanamente stata presa in considerazione. Anche solo organizzare un’audizione del comitato promotore avrebbe lasciato la bella sensazione di non essere un recinto chiuso e invalicabile.
Ma forse la vera notizia di ieri è l’approvazione a voto segreto dell’abolizione dei sottosegretari: grigie e silenti figure che costano moltissimo e non si capisce bene a cosa servano (a chi, invece, si capisce benissimo). L’ordine del giorno apre un iter legislativo che (guarda caso) incrocia la nostra proposta di legge già pronta e depositata qualche settimana fa. Ma che la maggioranza vada “sotto” è anche un importante dato politico: la Lega anche ieri ha tenuto in bilico Formigoni lasciandolo friggere nel suo olio. Non è intervenuta nella questione Nicoli Cristiani e non ha mostrato nessun segno di apprezzamento dopo la relazione in Aula del Celeste. L’idea è una lenta ma inesorabile fine corsa.

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Caso rifiuti: così abbiamo parlato in aula

“Oggi in Aula Formigoni ha sostenuto la parte di sempre. Sulla difensiva appena più del solito, ha letto le sue paginette ben scritte di ricostruzione amministrativa degli eventi. Non ha concesso alcun accenno al punto politico. E non ha degnato di risposta i rilievi dei consiglieri delle opposizioni.

Ne esce, se le accuse fossero confermate, il paradosso di un imprenditore così ingenuo da pagare a un politico – Nicoli in versione genio del male – una supertangente per un’autorizzazione che sarebbe arrivata comunque, gratis e nei tempi auspicati.

Francamente, è difficile crederlo. Ci chiediamo come si possa continuare a chiamarsi fuori di fronte all’arresto di un dirigente dell’Arpa, che è agenzia di diretta emanazione regionale, all’arresto di un vicepresidente Pdl del Consiglio già due volte assessore proprio all’ambiente, alla messa sotto accusa di un iter procedurale che è di stretta competenza della Giunta.

Cosa serve ancora perché Formigoni la smetta di nascondersi dietro il paravento delle responsabilità personali? La responsabilità penale è personale, e su quella sta lavorando la magistratura. Ma la responsabilità politica coinvolge un sistema di potere, che nel Presidente della Regione ha il suo vertice.

Tanto più che l’elenco di esponenti del centrodestra in enti regionali, Consiglio e Giunta indagati, citati, coinvolti a diverso grado in vicende giudiziarie è ormai impressionante.

Ci mancherebbe che Formigoni si opponga, come peraltro ha invece fatto sul San Raffaele, all’istituzione di una commissione d’inchiesta, per la quale avvieremo da subito l’iter.  Certo è che la sola presenza in contemporanea di due organi speciali – mentre le indagini sia sul versante sanità sia su quello dei rifiuti paiono solo all’inizio – molto ha da raccontare dei problemi politici di questa Regione.

A noi sembrano enormi. Al punto da continuare a ritenere opportuno che Formigoni rassegni al più presto le sue dimissioni”.

Il povero lodigiano Daccò e la sua banca (impopolare)

«La consultazione dell´Anagrafe tributaria ha evidenziato che Daccò, dal 2001, non ha mai dichiarato redditi imponibili in Italia né all’estero». E risiede a Londra dove i cittadini “non dom”, cioè i non residenti, non pagano le tasse. La figura dell´imprenditore Pierangelo Daccò emerge dalle carte dell´indagine milanese sull´ospedale San Raffaele. A lui viene contestato il reato di concorso in bancarotta, per aver distratto attraverso presunte false consulenze circa 3,5 milioni di euro. Una delle ipotesi degli inquirenti è che fosse un collettore di denaro, soprattutto contante, da girare ad alcuni referenti politici. Il suo nome è stato spesso accostato a quello del governatore della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, non fosse altro che per la loro amicizia che, come ha confermato ieri lo stesso Formigoni in una intervista a la Repubblica, dura da vent´anni. Tra le banche preferite, per ragioni anagrafiche, vi è proprio la Popolare di Lodi (il nome di Erika Daccò è stato trovato nelle agende di Gianpiero Fiorani), ma la più importante è la Unicredit (80 rapporti). L´immobiliarista della famiglia è la moglie con 14 appartamenti in quel di Lodi e due case a Bordighera. Ma gli inquirenti sono pronti a scommettere che attraverso fiduciarie possieda il Residence Baia delle Ginestre a Teulada, alcune case ad Arzachena e una villa a Bonassola. Più una barca (e forse altre due), il Mi Amor, sul quale è stato fotografato con Formigoni. Su Repubblica la vergognosa storia di un’Italia e una Lombardia (e un lodigiano) che offende l’intelligenza, oltre che infrangere le regole.

10 domande a Formigoni per il prossimo Consiglio

RIFIUTOPOLI: DIECI DOMANDE, FORMIGONI RISPONDA. E POI SI DIMETTA

“Caro Presidente Formigoni,

appreso che lunedì sarà presente in Aula per riferire sulle circostanze che hanno portato all’arresto del vicepresidente del Consiglio Nicoli Cristiani e considerato che di norma i suoi interventi su qualsiasi tema si riducono a relazioni conclusive senza alcuna possibilità di confronto, abbiamo preparato in anticipo dieci domande per facilitarle il compito di chiarire ogni aspetto politico della vicenda. Le lasciamo tutto il tempo per ponderarle. Aspettandoci, naturalmente, risposte esaustive. 

  1. Lei ha dichiarato a più riprese che la sua Giunta e la sua persona siano del tutto estranee alla questione. Oltre all’arresto di un dirigente di un’agenzia del sistema regionale, oltre all’arresto del vicepresidente Pdl del Consiglio che è stato due volte assessore in sue Giunte e che si dichiara tuttora in stretto contatto con lei, oltre a un iter procedurale come la Via che è di stretta competenza della Giunta, può spiegarci cosa serve ancora affinché vi sentiate chiamati in causa?
  1. Lei ha sostenuto che l’iter della Via alla discarica per amianto di Cappella Cantone sia stato impeccabile. Ma da garantista qual è, non dovrebbe spingersi a ipotizzare una regolarità che allo stato attuale è tutta da dimostrare. Dobbiamo altrimenti credere che l’eventuale tangente sulla quale ruota l’impianto accusatorio sia stata pagata per un’autorizzazione che sarebbe arrivata con gli stessi tempi anche gratis?
  1. Sempre in nome del suo garantismo, non ritiene opportuno annullare immediatamente l’iter autorizzativo a Cavenord per il nuovo impianto in attesa dello sviluppo delle indagini e del giudizio?
  1. Lei ha affermato di “aver detto sì” a Nicoli Cristiani per l’incontro tra il sottosegretario Paolo Alli e “un imprenditore che voleva partecipare ad Expo”. Indipendentemente dal fatto che tale imprenditore sia identificabile nell’arrestato Pierluca Locatelli, perché ha avallato questo incontro? Dobbiamo dedurre che per la partecipazione a Expo esista una via differente dall’appalto pubblico, che passa da incontri tra le imprese e la Giunta al fine di ottenere un placet politico?
  1. Noi lo pensiamo doveroso: lei non ritiene opportuno che Arpa e Regione Lombardia si costituiscano parte civile nel processo?
  1. Passiamo al “presunto confluire sulla Brebemi di materiale difforme”. Lei ha dichiarato che “la Regione non ha responsabilità precise” sui cantieri dell’infrastruttura. Ci sta forse dicendo che, allo stesso modo, non ci saranno responsabilità sue e della Giunta regionale sui canteri di Expo, pronti a diventare boccone succulento per la criminalità organizzata?
  1. Regione Lombardia sta discutendo in Commissione di rifiuti speciali, amianto e cave. Con quale credibilità ci si appresta a legiferare su questi temi?
  1. L’arresto di Nicoli Cristiani arriva a pochissimi giorni da un’altra inquietante vicenda che ha lambito Regione Lombardia con il fermo di Pierangelo Daccò, intermediario tra l’ospedale San Raffaele e il Pirellone. Nonché suo personale amico di lunga data. Come pensa di arginare il millantato credito presso di lei di personaggi di dubbia moralità che le sono vicini?
  1. Alla luce di quanto sta accadendo, ha cambiato idea rispetto alla sua dichiarata contrarietà sulla commissione di inchiesta per il San Raffaele, il cui iter è stato avviato dalle forze di opposizione in Consiglio?
  1. In conclusione, un elenco e la domanda delle domande. Chiriaco, Pezzano, Pilello, figure di nomina regionale. Ciocca, Giammario, Minetti, Puricelli, Rinaldin, consiglieri regionali. Ponzoni, segretario dell’Ufficio di Presidenza. Belotti, Rizzi, assessori regionali. Daccò, oltre che suo amico, suocero dell’assessore Buscemi. E infine, Nicoli Cristiani, ex assessore regionale e vicepresidente del Consiglio. Sono i nomi di tutti gli indagati o in qualche modo coinvolti nei molteplici filoni di inchiesta in corso, che spaziano dai rapporti con la ‘ndrangheta alla corruzione e alla malasanità, dai festini a luci rosse al dossieraggio. Senza  aprire i capitoli delle passate legislature, da Bombarda a Prosperini, da Pagnoncelli alla moglie di Abelli. Dal punto di vista giudiziario vale, laddove gli iter siano ancora in corso, la presunzione di innocenza. Ma dal punto di vista della politica, è evidente a tutti come lei e la sua maggioranza abbiate un problema enorme. Non crede, a questo punto, che sarebbe meglio restituire la parola agli elettori e dedicarsi con tutta calma alle primarie del suo partito?

Restiamo in attesa di risposte convincenti. E soprattutto delle sue dimissioni”.  

Milano, 2 dicembre 2011

Rifiutopoli/Formigoni non sapeva nulla?

Nicoli Cristiani telefona a Rotondaro, il 14 gennaio 2011. Gli riferisce di “essersi mosso su quella partita là”, in relazione alla quale “Formiga mi ha autorizzato a parlarne con Alli“. (Alli, ritengono gli investigatori, è Paolo Alli, il potente sottosegretario del Governatore lombardo per l’attuazione del programma regionale). Il quadro della vicenda lo trovate qui.

Rifiutopoli Lombardia: ecco cos’è successo

Franco Nicoli Cristiani, vicepresidente del Consiglio Regionale della Lombardia, finisce in carcere alla mattina presto per una mazzetta da 100.000 euro. All’apertura della porta di casa, vedendo i carabinieri, dicono abbia pronunciato un’unica frase: “sono rovinato”. Ora è in carcere accusato di traffico organizzato di rifiuti illeciti e corruzione, come nelle storie che sembravano possibili solo in Campania o in quelle Regioni troppo intrise di malaffare per assomigliare all’eccellente Lombardia. In carcere è finito anche Giuseppe Rotondaro, coordinatore dello staff dell’Arpa (l’agenzia regionale per l’ambiente). In pratica un dirigente dell’ente che dovrebbe controllare sarebbe il “pony” per la tangente del controllato, come nei peggiori e banali film criminali in seconda serata.

La consegna dei soldi sarebbe avvenuta il 26 settembre al “Berti”, un ristorante di Milano non lontano dal Pirellone. Ristorante frequentato abitualmente dal Nicoli Cristiani che però ultimamente aveva deciso di abbandonare lamentandosi di un conto troppo salato (“io mangio un’insalata ed un primo, cazzo, dai! -dice Nicoli Cristiani per un totale mensile da tremila euro- Adesso … non sono i tremila euro perché poi io … gli … glieli ho fatti pagare lo stesso  … però la figura l’ho fatta”). Sono problemi, in effetti.

I soldi sono consegnati al Rotondaro (che per il servizio incassa il 30 settembre 10.000 euro di mancia) da Pierluca Locatelli, storico (e discusso) imprenditore nel settore dello smaltimento rifiuti, per eludere controlli ambientali sulla “Brebemi”, la Brescia-Bergamo-Milano dove sarebbero stati utilizzati rifiuti speciali come sottofondi stradali. Nelle intercettazioni telefoniche i pezzi da 500 euro erano chiamati big bubble. Il gruppo Locatelli (con sede a Grumello del Monte) era già nel mirino degli investigatori per il fondo stradale sospetto della strada Orceanà, nella Bassa bresciana. Da qui è partito un controllo da parte delle forze dell’ordine coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Brescia, Fabio Salamone e dai pm Silvia Bonardi e Carla Canaia, dei cantieri in cui opera la società bergamasca fino a sequestrare oggi due cantieri della BreBeMi (la tangenziale che dovrebbe collegare Brescia a Milano) in cui si sospetta che siano stati utilizzati in modo illegittimo degli scarti di acciaio per il fondo stradale. Come nelle storie di mafia e merda che si immaginano solo al sud.

Ma la preoccupazione maggiore di Locatelli era la discarica di Cappella Cantone, nel cremonese. L’imprenditore aveva una gran fretta per ottenere le autorizzazioni e riuscire così a sbloccare i finanziamenti di parecchi milioni di euro da parte delle banche. Tutto questo nonostante il parere contrario della Provincia e l’opposizione dei cittadini. Ma Nicoli Cristiani l’aveva tranquillizzato.

La consegna, secondo le indagini, avviene direttamente per mano dei coniugi Locatelli (Pierluca e la moglie Aurietta Pace Rocca, oggi ai domiciliari) che partono in auto per ‘sistemare le cose’. I due non sono tranquilli. Devono incontrare il funzionario dell’Arpa Giuseppe Rotondaro (che però ci tiene a precisare di essere semplicemente un tramite: cioè io, dico, non ci deve essere neanche un’impronta….(ride) delle mie…no dico, perché ..(ride)…il pony, io faccio…). La moglie in auto non è sicura di avere contato bene il denaro (in banconote da 500 e diviso in due buste) e si accorge di avere dimenticato anche i 10.000 euro per l’intermediario. Ansiolitica, le dice il marito Locatelli, ti caghi addosso. Poi i due tirano un sospiro di sollievo per l’assenza di Guardia di Finanza fuori da casello (che fuori dai caselli è facile trovarla) e alla fine si presentano all’incontro. Quindi la consegna va a buon fine. Del resto, dice il Locatelli, il Rotondaro è uno che ha il potere vero.

Il resto è (secondo gli investigatori) tutto nelle carte della politica scippata dalla corruzione: l’AIA ottenuta da Cavenord srl nonostante l’assenza di un parere favorevole della Provincia di Cremona (che in sede di Conferenza di servizi ha espresso più di una riserva) e le osservazioni presentate dai comuni di Romanengo, Soresina, Castelleone, Montodine e San Bassano. Un’autorizzazione ambientale che (sarà un caso) viene rilasciata lo stesso giorno della consegna del denaro.

Ma l’inchiesta Rifiutopoli, dicono in molti e dicono i tanti ‘omissis’ nelle carte, è solo all’inizio.

PS (In carcere è finito anche Andrea David Oldrati, responsabile della Terra verde Srl, una società di consulenza ambientale che collaborava con Locatelli e ai domiciliari Egidio Grechi, consulente ambientale, e Walter Rocca, responsabile del trattamento rifiuti di una discarica a Calcilante, in provincia di Bergamo.)

Tangenti/ Credibilità azzerata: adesso Formigoni si dimetta

COMUNICATO STAMPA

L’arresto del vicepresidente Nicoli Cristiani è l’ennesimo caso che si aggiunge all’elenco ormai insopportabilmente lungo di rilievi giudiziari riguardanti il Consiglio e la Regione.

Dai festini a luci rosse alla malasanità, dai rapporti con la ‘ndrangheta al traffico illecito di rifiuti, ce n’è davvero per tutti nel centrodestra lombardo, anche nelle posizioni istituzionali di maggior rilievo.

I filoni di indagine aperti sono molteplici e coinvolgono o in qualche modo riguardano consiglieri, assessori e dirigenti regionali di alto livello. E poi anche amici e parenti stretti.

Abbiamo fiducia nel lavoro della magistratura. Ma da subito occorre rilevare il dato politico: Formigoni, la sua Giunta, la sua maggioranza e la loro azione di governo non hanno più alcuna credibilità, progressivamente minata e a questo punto frantumata da una sequenza di inchieste impressionante.

A breve, per esempio, Regione Lombardia dovrà legiferare sulle cave. Viene da chiedersi, a fronte di quanto sta emergendo, con quale legittimità possa farlo. E il discorso vale ugualmente per tutto il resto, dal piano casa ai provvedimenti nel settore socio-sanitario.

Non è più accettabile alcuna mediazione. Non ci si può accontentare della rinuncia a un ruolo. Perché in discussione ci sono l’onorabilità e l’attendibilità dell’istituzione tutta.

Le ombre sono ormai troppe e troppo dense. Formigoni, peraltro sostenuto da un’alleanza che a livello nazionale non esiste più, ne prenda atto. E la parola torni agli elettori.

Aboliamo l’assessorato alla Cultura in Regione Lombardia

REGIONE LOMBARDIA SPEGNE LA CULTURA

Dichiarazione di Giulio Cavalli, consigliere regionale Sinistra Ecologia Libertà

“Il sistematico impoverimento della cultura da parte di Regione Lombardia non può passare inosservato e ha bisogno di una sollevazione chiara e forte di tutti i soggetti in campo: dai teatri, agli operatori, alle compagnie, ai cittadini.

Il bilancio del 2012 accelera nel percorso di prosciugamento delle già scarse risorse degli ultimi anni e contribuisce a mortificare e delegittimare un settore che viene chirurgicamente tenuto ai margini perché autonomo nelle idee e capace di accendere la conoscenza.

Con il capitolo della cultura che tracolla da 50 a soli 8 milioni per il prossimo anno, mi chiedo come l’assessore Buscemi possa accettare di essere snaturato nel proprio ruolo politico, ridotto a tenere in atto le convenzioni e i progetti in corso senza nessuno spazio di scelta e innovazione. E mi chiedo se non sarebbe il caso, piuttosto, di essere fedeli alla linea e smantellare sia l’assessorato, che a questi livelli potrebbe essere benissimo gestito da un funzionario, sia la commissione consiliare, che non ha margine finanziario alcuno per legiferare e incidere nelle politiche culturali.

Non ci bastano e non ci interessano le solite litanie dei tagli centrali e delle priorità: da mesi Formigoni e soci declamano ripetutamente un Expo di culture, mentre nella realtà tutto ciò che non è cemento e infrastrutture sembra essere dimenticato.

La Lombardia ha un orgoglio e una storia culturale che non può essere mortificata per gli interessi lobbistici di affaristi troppo materiali per potervisi dedicare.

E forse è arrivato il momento che sia la cultura a diventare lobby e premere per il diritto di non continuare a galleggiare al limite della dignità. Altrimenti per Expo sarà il caso che vadano in scena spettacoli muti, vuoti e immobili a raccontare lo stato terminale lombardo nel campo”.

Milano, 28 novembre 2011

La legge sull’acqua di Regione Lombardia è illegittima, lo dice la Corte

Ricevo da Roberto Fumagalli. Adesso tocca a noi, subito, in commissione.
Salve, con sentenza di oggi (venerdì 25.11.2011) la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di parte della Legge Regionale della Lombardia sull’acqua.
Per la precisione la Corte ha bocciato parte dell’art. 49 della L.R. n. 26/2003 (così come modificata dalla L.R. n. 21/2010, che i Comitati avevano duramente contestato), che riguarda gli affidamenti del servizio idrico. La Legge lombarda contiene almeno 2 pesanti storture che chiediamo di modificare al più presto:
– contiene ancora il riferimento al Decreto Ronchi (art. 23 bis, che obbliga a privatizzare l’acqua), che non esiste più poiché abrogato dal Referendum (!);
– espropria i Comuni dalla titolarità del servizio idrico, che viene assegnata alle Province, sopprimendo le A.ATO sostituite con un fantomatico Ufficio d’Ambito provinciale.
Nelle scorse settimane il Coordinamento Regionale Lombardo dei Comitati per l’Acqua Pubblica, ha lanciato un Appello per l’acqua pubblica in Lombardia ( www.contrattoacqua.it/public/up//News%202011/Acqua_Lombardia_Appello%202011.pdf ), per chiedere le modifiche alla legge regionale. Ora che la Corte ci ha dato ragione, Formigoni deve cambiare la legge al più presto! Vi invitiamo a sottoscrivere l’Appello, inviando un’email a: info@contrattoacqua.it .