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religione

#nonmifermo riparte: Bergamo, 12 maggio. Lavori in corso.

Ecco il post di Claudio:

Lo scorso 3 marzo abbiamo provato a dare sostanza a ciò che consideriamo uno dei nostri obiettivi: essere “collettori attivi” di idee, esperienze e progetti. In altre parole, condividendo e promuovendo le prassi della buona politica. Perché la politica è un bene comune troppo prezioso per non essere difeso, sostenuto, esercitato.

Quel giorno sul palco di NON MI FERMO, di fronte a circa 250 persone, c’erano politici, attivisti, associazioni, intellettuali, lavoratori. Tanti cittadini che, come afferma la nostra Costituzione (art. 4), provano ogni giorno a “svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Il tema di quella prima “agorà” era etica e politica. Tanti gli argomenti e le proposte: informazione, tutela del territorio, disagio mentale, immigrazione, trasporto pubblico, acqua pubblica, acquisto solidale, legalità.

Qui i materiali e le azioni che abbiamo presentato: http://www.nonmifermo.it/materiali-e-documenti/.

Naturalmente, quello è stato solo il primo passo. Come annuncia il nostro stesso motto, infatti noi non ci fermiamo. Andiamo avanti perché è solo con la costanza e l’impegno che possiamo farcela.

Questa volta sarà la volta di Bergamo. Il prossimo 12 maggio (c/o Auditorium San Sisto, via della Vittoria, 1 – a partire dalle 14.30), dedicheremo la nostra prossima “agorà” ai temi del razzismo e dell’inte(g)razione.

Perché a Bergamo?

Perché Bergamo è ritenuta una città leghista. Proprio a Bergamo, solo pochi giorni fa si sono radunate, le truppe cammellate del Nord si sono ritrovate per fare “pulizia” dopo una storia (una delle tante, in verità) di finanziamenti illeciti, nepotismo politico, truffa ai danni dello stato, criminalità organizzata. Noi però siamo convinti che esista una Bergamo ben diversa. Una città di cultura (qui nacquero Donizetti, Mascheroni, Piatti, Papa Roncalli, Gavazzeni, Bonatti), di tradizione cattolica, solidale, europea, illuminata.

Perché parlare di razzismo e inte(g)razione?

Perché la storia ci ha insegnato come, soprattutto in momenti di crisi economica, sia elevato il rischio d’inciviltà o l’abbandono a derive razzistiche. E questo si chiama fascismo. Il fascismo della prevaricazione, della violenza contro l’altro, il diverso, il più debole. Il fascismo di chi trasforma la storia a proprio uso e consumo per difendere un proprio interesse esclusivo, per altro contro ogni logica e motivazione economica, ma negando la straordinaria opportunità insita nel confronto/incontro con altre culture o l’esercizio attivo di virtù fondamentali per la crescita di ogni società come la solidarietà e l’uguaglianza.

Noi vogliamo “restare umani”. Non cedere davanti al ricatto di una (sub)cultura che ha permesso alla giunta della Regione Lombardia di redigere la cosiddetta “Legge Harlem”, oggi fortunatamente impugnata dal Governo, anche in virtù della nostra Costituzione che all’art. 3 ci ricorda:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese

In Italia, per altro, la popolazione immigrata è più giovane e incide positivamente sul nostro equilibrio demografico e sulla forza-lavoro. Attraverso la disponibilità a inserirsi in tutti i settori lavorativi, creando lavoro (ca. 230.000 piccole imprese), occupandosi dell’assistenza delle famiglie, degli anziani e dei malati, versando annualmente oltre 7 miliardi di contributi previdenziali.

Con noi, tanti ospiti (l’elenco completo sarà comunicato nei prossimi giorni) e il supporto di tante associazioni.

Questi alcuni degli argomenti che saranno discussi: diritto di cittadinanza, caporalato, razzismo, sfruttamento, CIE, progetti di inte(g)razione attiva attraverso lo sport.

Il 12 maggio, a Bergamo. Non fermiamoci. Non mancate.

Sul crocifisso obbligatorio

“Sull’obbligo di esposizione del crocefisso nei locali della Regione, le opposizioni del centrosinistra hanno abbandonato l’Aula. E non poteva essere altrimenti di fronte a un provvedimento così imbarazzante per strumentalità e ipocrisia.

Tralasciamo il fatto che non c’è competenza regionale per legiferare in materia. E tralasciamo anche la palese lesione dei principi di laicità dello Stato e libertà di culto.

Ma non è davvero possibile accettare la pantomima del centrodestra sulla difesa della tradizione religiosa e sulla promozione dei principi del cattolicesimo.

C’è una bella differenza tra esporre e imporre. Il crocefisso insegna ad accogliere. E invece questa legge è stata proposta, argomentata e votata dagli stessi leghisti che solo ieri, in Piemonte, si sono rallegrati per lo sgombero dei rom sul lungofiume a opera del maltempo, mentre ancora si piangevano i morti di Genova, Napoli e dell’Elba. Alla faccia del rispetto per la vita umana.

Dagli stessi leghisti che hanno pesantemente e in più occasioni attaccato il cardinale Tettamanzi e, più in generale, la Chiesa.

Dallo stesso Popolo delle Libertà che tutto può fare fuorché ergersi a difesa di una morale violata nei fatti. Non sarà certo una croce inchiodata in Aula a cancellare l’utilizzo ormai noto che di questo simbolo religioso è stato fatto proprio da una consigliera del Pdl, oggi non a caso assente.

Il punto è che si nasconde dietro un feticcio il vuoto di valori. Ne passa di strada tra il simbolo, qui brandito come una clava, e la pratica. Anche nella sala operatoria della clinica Santa Rita, così, per fare un esempio. C’era un crocefisso appeso al muro. E’ mancato l’esercizio della cura”.

Milano, 8 novembre 2011

Lega animalista. Contro l’Islam.

MACELLAZIONE RITUALE: CONTRO L’ISLAM, LEGA SI IMPROVVISA ANIMALISTA. MA FA MALE I SUOI CONTI

“La Lega è riuscita nell’improbabile impresa di mettere d’accordo la comunità islamica con la comunità ebraica, una parte della maggioranza con l’opposizione. Uscendo dall’Aula scornata”.
Così i consiglieri regionali Chiara Cremonesi, Giulio Cavalli (Sel) e Pippo Civati (Pd) hanno commentato la bocciatura della mozione contro la macellazione rituale.
“Non c’è nulla da fare. Ai leghisti – ha detto Chiara Cremonesi – risulta impossibile non utilizzare l’Islam per fare un po’ di becera propaganda. Loro, i fautori a oltranza della caccia in deroga, abituati a sparare senza l’ombra di un rimorso a peppole e fringuelli, si sono addirittura improvvisamente riscoperti animalisti. Ma hanno fatto male i conti”.
“La mozione – ha rincarato Giulio Cavalli – era palesemente strumentale oltre che profondamente discriminatoria. E i quattro voti, tutti loro, che alla fine è riuscita a raccogliere l’hanno dimostrato. Invito i leghisti a usare la propria pietà verso gli animali nella battaglia su Green Hill”.
“Occorreva tutt’altra cautela – ha concluso Pippo Civati – trattandosi di tradizioni millenarie in una Regione in cui la religione, tra l’altro, è vissuta con grande partecipazione (per dirla così). Soluzioni si possono trovare, a una questione delicata, assumendo noi in tutta la sua serietà e legittimità l’appello della Lav. Ma non certo attraverso interventi simili”.

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In nome del Padre

Un po’ di chiarezza su quello che la Chiesa non paga. Per un battaglia (giusta) che è antipatica anche nelle reazioni politiche. Di qua del berlusconismo il PD si allinea per bocca della propria Presidente Rosy Bindi, IDV tace e molti si imbarazzano. Vogliono insegnare la libertà e non sono nemmeno capaci di essere democraticamente laici.

La Lega in crisi mistica

Dopo il fondamentale progetto di legge su crocifissi e icone cattoliche oggi la Lega si supera: “Lunedì andremo alla Malpensa e partiremo alla ricerca del Santo Graal” Radio Padania, 16.07.2011.

Grazie a Daniele

La religione padana di Salvini

L’arcivescovo Dionigi Tettamanzi, che, in fondo, sotto le sue sacre vesti (dicono i più informati) deve essere un comunista, negli scorsi giorni ha affermato che i musulmani “hanno diritto a praticare la loro fede nella legalità. E’ legittima la loro richiesta di avere un posto per pregare. La politica strumentalizza il problema della moschea”.

A questo punto la parte “più sensibile” del panorama politico ha parlato. Il ministro Roberto Maroni ha affermato “sono il ministro dell’Interno, non un costruttore di moschee” e il sempre attento Matteo Salvini ha ironizzato “se il cardinale ha fretta e ha già dimenticato l’occupazione del sagrato, ospiti gli islamici nei suoi immensi palazzi. Noi stiamo con quei parroci che a Milano e con coraggio anche nei Paesi islamici difendono la propria religione e la propria gente”.

Vorrei illustrare alla mente sicuramente già illuminata di Salvini quale sia il ruolo dell’arcivescovo e quale, a mio parere, dovrebbe essere il ruolo della politica.

Il cardinale Dionigi Tettamanzi è la massima autorità della Chiesa cattolica in territorio ambrosiano. Salvini probabilmente, dedito al rito celtico, non capisce le dichiarazioni dell’arcivescovo semplicemente perché ignora totalmente una cultura che nel popolo italiano, anche quello del Nord, è radicata ovvero la cultura cristiana. Del resto, è lo stesso Salvini che fa riferimento ai parroci che difendono la propria religione. Ma qual è la religione di cui parla l’europarlamentare leghista?

Nel Levitico 19,33-34 si dice “quando un forestiero dimorerà presso di voi nella vostra terra, non lo opprimerete. Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio.” Il Deutoronomio 10,19 afferma “amate dunque il forestiero, poiché anche voi foste forestieri nel paese d’Egitto”, il vangelo di Matteo 25,35-36 “perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”, infine la Lettera agli Ebrei 13,2 asserisce “non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo”.

Ebbene il cardinale è il rappresentante di questa cultura religiosa e non di una ottusa, antidemocratica e razzista presa di posizione nei confronti degli immigrati e di tutti coloro che non professano la fede cattolica.

La politica in un paese laico può contestare ed essere in disaccordo con le dichiarazioni dei ministri di culto e dei rappresentanti di ogni religione, ma non può utilizzare in modo volgare trazioni millenarie portandole a dire ciò che non hanno mai avuto intenzione di affermare. Il cardinale è il portavoce della religione cattolica e i suoi inviti rientrano perfettamente nell’insegnamento religioso. Deridere l’arcivescovo e relegarlo in un piano di distacco rispetto alle persone con cui i parroci si interfacciano quotidianamente non è solo un’arida denigrazione ma anche segnale di una totale ignoranza in tema religioso.

Forse prima di parlare di religioni e di islam bisognerebbe studiarne le radici, gli usi, i testi e vivere a contatto con chi professa ogni giorno la propria fede.

Non credo che Salvini conosca la cultura islamica ma, quello che più mi preoccupa, non penso abbia mai letto la nostra Carta Costituzionale. All’art.8 della Costituzione si legge che “tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.” e all’art.19 che “tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”.

Ritengo che la costruzione doverosa di un luogo di culto per una religione diffusa sul nostro territorio sia perfettamente in sintonia con la norma costituzionale e che affermare il contrario o, addirittura, proporre una legge affinché non si possano costruire moschee, sia anticostituzionale e, di conseguenza, antidemocratico.

Il cardinale Dionigi Tettamanzi ha dimostrato ancora una volta di essere più laico dei nostri laici politici leghisti che, talvolta, alzano la testa affermando di stare dalla parte dei cristiani. Caro Salvini, Le posso assicurare che i cattolici usi a leggere le Sacre Scritture non si sentono minacciati dalla costruzione di una moschea, ma dalla xenofobia razzista e violenta dilagante in questo Paese.