Per svuotare il silenzio intorno a Lino Romano
«Spenti i riflettori, sono spariti tutti. Quelli che dicevano “staremo sempre accanto a te”, pure i professionisti dell’antimafia. Sono rimasta da sola, con il mio dolore, le mie ansie, la mia famiglia e quella di Lino».
Parla Rosanna Ferrigno, la fidanzata di Lino Romano, vittima innocente di camorra ucciso con quattordici colpi di pistola proprio mentre usciva da casa di Rosanna, sua promessa sposa, a Marianella, periferia nord di Napoli. In un’intervista racconta di tutte le difficoltà che ha vissuto e sta vivendo dopo la morte di Lino ma soprattutto lancia un’accusa precisa e circostanziata con questo “sono spariti tutti”.
Ci vorrebbe un giorno lungo un’epoca per raccontare e ricordare tutti i buoni di questa nostra lunghissima storia di mafie e di antimafia, seduti su un gradino come facevano quegli anziani che ti facevano il “riassunto delle puntate precedenti” dall’inizio del mondo fino a quel minuto lì seduti sul gradino ma la storia di Lino Romano morto per sbaglio ha un prima e un dopo: lo scambio di persona e gli spari che lo uccidono è il prima, il dopo lo scriviamo (anche) noi. E che il “dopo” sia assenza e silenzio non se lo merita Rosanna e non se lo merita Lino.
Oggi sarebbe bello prendersi un minuto, nella vita o nel lavoro, con i colleghi o con i parenti e gli amici per parlare di questo ragazzo morto per sbaglio e trovare una risposta, un modo di essere carezza per i sopravvissuti di questa storia. Una campagna affettiva e di memoria, tutti insieme.