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Liberate Rossella Urru, il grido sul palazzo della Regione Lombardia

“L’avevamo chiesta più volte, anche con una lettera formale, al presidente Formigoni. E oggi non possiamo che dirci soddisfatti della esposizione di due immagini di Rossella Urru davanti alla sede di Regione Lombardia. A maggior ragione ora, dopo l’annuncio rivelatosi poi infondato di un suo rilascio, occorre tenere alta l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica sulla vicenda. E occorre farlo con ogni mezzo possibile. In tal senso, pensiamo possa essere utile anche un gesto semplice, ma fortemente simbolico da parte delle istituzioni. La foto della giovane cooperante che campeggia su Palazzo Lombardia a chiederne la liberazione è un segnale importante e un contributo concreto a infrangere il muro del silenzio, in attesa di rivedere al più presto Rossella a casa”.

Un 8 marzo di cambiamento

Dedicare l’8 marzo Giuseppina Pesce, Maria Concetta Cacciola e Lea Garofalo, come propone il Quotidiano la Calabria e riprende Vera Lamonica oggi su L’Unità, è un pensiero di lotta e di cambiamento. Perché la Storia ci ha insegnato che pretendere la normalità di una vita da madre e moglie diventa insostenibile in un sistema criminale che prevede l’assoggettamento e l’umiliazione delle donne come metodo di controllo delle relazioni. Dedicare una giornata nazionale a loro significa che il Paese chiarisce di essere intollerante al welfare mafioso. Non è una rivoluzione, ma ricordarlo non fa male. (E sui balconi ricordatevi lo striscione per Rossella Urru. Chiedetelo ai vostri sindaci)

Uno striscione per Rossella Urru

Nella notte tra il 22 e il 23 ottobre 2011 la cooperante italiana Rossella Urru, 29 anni, è stata rapita a Hassi Rabuni nei pressi di Tindouf nell’ovest dell’Algeria. Rossella lavorava da due anni per conto del Comitato Italiano Sviluppo dei popoli (CISP), occupandosi di rifornimenti alimentari per il campo profughi Saharawi di Rabuni, frequentato soprattutto da donne e bambini.


Il sequestro di Rossella e dei suoi colleghi spagnoli Enric Gonyalons e Ainhoa fernandez è stato rivendicato dal Jamat Tawhid Wal Jihad Fi Garbi Afriqqiya (Movimento Unito per la jihad in Africa Occidentale), un gruppo dissidente di Al Qaeda.

Dal 12 dicembre il rapimento di Rossella Urru è scomparso dalle cronache dei giornali e non vi è più attenzione da parte dei media.

Non possiamo permetterci di far calare l’attenzione e di dimenticare. È il momento di parlarne e di continuare a chiederne la liberazione immediata.

Il Tg3 ha aperto una spazio dedicato per raccogliere segnalazioni e iniziative (http://www.rai.it/dl/tg3/focus/articoli/ContentItem-bce7206e-8c1a-414b-9a5e-84782cfe32c1.html). Inoltre, molti appelli si stanno diffondendo sul web. Vi segnalo una proposta molto interessante per l’8 marzo, che invita ad esporre striscioni per la liberazione di Rossella in ogni Comune d’Italia (http://www.progettieducativi.com/rossellaurru).

Personalmente ho mandato una lettera a Formigoni affinché Regione Lombardia aderisca all’iniziativa. Chissà se il Presidente lombardo si impegnerà con la stessa intensità dello scorso novembre quando fece esporre “salviamo la vita dei cristiani in Iraq e nel mondo”, chissà se per Rossella Urru ci si adopererà con la stessa sensibilità cristiana.

Questo il nostro comunicato stampa di oggi:

L’8 MARZO STRISCIONE PER ROSSELLA URRU LIBERA ANCHE SU PIRELLONE E PALAZZO LOMBARDIA
“Rossella Urru lavorava nel campo profughi algerino Tindouf come cooperante volontaria del Comitato italiano sviluppo dei popoli quando, lo scorso 22 ottobre, è stata rapita insieme a due colleghi spagnoli per mano del Movimento unito per la jiahad dell’Africa, che ha rivendicato il gesto.

Sono passati 128 giorni, non ci sono sue notizie e, parallelamente, la vicenda pare caduta nel dimenticatoio.

Cosa che davvero non possiamo accettare. La proposta, allora, è quella di provare a riaccendere i riflettori dei media e dell’opinione pubblica, con ogni mezzo possibile, anche con un gesto semplice ma evocativo come l’esposizione nei luoghi istituzionali di striscioni che mostrino il volto di Rossella e ne chiedano la liberazione.

Alcuni Comuni, tra cui quello di Milano, l’hanno già fatto. Ora arriva l’invito affinché entro la data simbolica dell’8 marzo le adesioni a questa iniziativa si moltiplichino.

Noi lo abbiamo girato, con una lettera di istanza ufficiale, al presidente del Consiglio Davide Boni e al presidente della Regione Roberto Formigoni.

Vorremmo che nella giornata della festa della donna anche sulla facciata del Pirellone e su quella di Palazzo Lombardia campeggiasse l’immagine di questa giovane cooperante italiana. Sarebbe un segnale importante, un modo concreto per contribuire a rompere il muro del silenzio. Auspichiamo quindi che i vertici di Consiglio e Giunta gli diano immediatamente corso. Nella speranza di rivedere al più presto Rossella Urru di nuovo libera”.

Accendiamo la luce su Rossella Urru

scritto per IL FATTO QUOTIDIANO

Rossella Urru lavorava con la ONG  ‘Comitato internazionale per lo Sviluppo dei Popoli’. Fino al 22 ottobre scorso. Quella notte è stata rapita insieme ai suoi colleghi spagnoli Enric Gonyalons e Ainhoa Fernandez che lavoravano con lei al campo profughi di Tindouf, dove da 36 anni il popolo saharawi vive in esilio. Secondo Khatri Addouh, presidente del parlamento saharawi, sarebbe detenuta in Mali al confine con il Niger in mano ad un’organizzazione terroristica. Il sequestro è stato rivendicato  dal Movimento Unito per la jiahad in Africa, un gruppo in ascesa che probabilmente con questo sequestro ha puntato ad avere visibilità internazionale nel frastagliato mondo di piccoli e grandi gruppi in guerra tra loro in una torbida miscela di povertà, fanatismo e criminalità.

Il 12 dicembre un giornalista dell’Afp vede un video grazie un mediatore che si sta adoperando per la liberazione degli ostaggi. Il filmato si apre con il nome dell’organizzazione (Tawhid Wal Jihad Fi Garbi Afriqqiya) e mostra i volti di un uomo e due donne: Rossella è viva, dunque. Nel video indossa una tunica di colore blu e un velo giallo come la sabbia,alle sue spalle uomini armati con il viso coperto da un turbante.

E’ l’ultima foto di Rossella che è rimbalzata per il mondo poi, passati i secondi veloci della sensazione, tra i media è calato un immorale silenzio. Ci sono sequestri che sono troppo complicati da spiegare e troppo ventosi e normali per rimanere notiziabili. Evidentemente bisogna avere anche la fortuna di essere sequestrati nel modo giusto per rimanere in pagina nei giornali. Da qualche tempo la voce d’indignazione e di vicinanza per Rossella è uscita dai confini sardi e ha cominciato ad urlare più forte: Geppi Cucciari dal palco di Sanremo ha alzato la voce, Il Tg3 ha dedicato a Rossella Urru uno spazio per chiederne la liberazioneil Comune di Milano ha acceso i riflettori a Palazzo Marinoil Popolo Viola ha rilanciato l’appello e molti altri si sono mobilitati.

Da qualche tempo è stato aperto anche un blog che si apre con questa parole: In molti abbiamo vacillato di impotenza. Ci siamo sentiti infinitamente soli di fronte a tanto assurdo, svuotati da tanta assenza improvvisa. Così ci siamo chiusi in un lungo silenzio. Ma quello che noi credevamo un silenzio si è rivelato essere in realtà un coro di voci giunte da ogni dove. Un coro di solidarietà e di affetto che, dalla notte tra il 22 e il 23 ottobre, diventa sempre più accorato, sempre più grande e sincero. Senza addentrarsi in considerazioni ed analisi di ordine politico o religioso, lasciando quindi che siano gli esperti ad occuparsene in altre sedi più appropriate, questo blog vorrebbe solamente essere il punto di incontro fra tutte queste voci. Raccogliendo e condividendo in un unico spazio libero e aperto a tutti le numerose testimonianze per l’immediata liberazione di Rossella Urru.

Non facciamoci sequestrare anche la voce: la solitudine ha bisogno del buio e del silenzio per bruciare impunemente. Accendiamo la luce su Rossella Urru.

(Foto: www.rossellaurru.it)

Per Rossella Urru

Proviamo a non spegnere la luce. Ognuno dove può. Nel Comune in cui è eletto. Ne parliamo ai consiglieri che conosciamo in giro per l’Italia. Ma facciamolo.

PREMESSO CHE

nella notte tra il 22 e il 23 ottobre 2011 Rossella Urru di 29 anni è stata rapita a Hassi Rabuni nei pressi di Tindouf nell’ovest dell’Algeria;

CONSIDERATO CHE

la cooperante è stata rapita nella capitale amministrativa dei campi profughi per rifugiati;

CONSIDERATO INOLTRE CHE

Rossella Urru lavorava da due anni in Algeria per conto del Comitato Italiano Sviluppo dei popoli (CISP);

PRESO ATTO CHE

ad oggi la cooperante italiana non è stata ancora liberata e non si hanno notizie certe da parte delle istituzioni italiane o algerine;

IMPEGNA IL PRESIDENTE E LA GIUNTA REGIONALE

ad adoperarsi con tutti gli strumenti a disposizione presso il  Ministero degli Affari Esteri affinché si attivi per richiedere spiegazioni ed informazioni alle istituzioni algerine ed, eventualmente, collaborare per la liberazione di Rossella Urru

Milano, 11 gennaio 2012 Giulio Cavalli (SEL) Chiara Cremonesi (SEL)