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Ruben

La dignità da restituire ai poveri. Il ristorante per i senzatetto di Ernesto Pellegrini, ex presidente dell’Inter.

(Giangiacomo Schiavi per Il Corriere della Sera)

La dignità da restituire ai poveri. Uno sforzo per non lasciarli soli. Il ricordo delle fatiche, dei sogni, delle speranze, dei genitori, ortolani nella Milano tra le due guerre. C’era la fame, ma c’era tanta solidarietà. E sempre la porta aperta, per chi aveva bisogno e portava ogni giorno la sua croce,  sulla terra, nei campi, nella stalla. Ernesto Pellegrini ce l’ha scritta in faccia la sua storia. Una storia piena di ricordi, piccole e grandi felicità, qualche tristezza e momenti di gioia accanto a  persone semplici, che non si dimenticano. Come Ruben. Un uomo della sua giovinezza uscito dal mondo dei vinti, un contadino, un bracciante che dava una mano alla sua famiglia e riceveva in cambio una paga, un tetto, un pasto caldo.

Oggi questo nome è scritto in grande, all’ingresso di un ristorante.  Ruben a Milano è un luogo che offre un po’ di umanità alle persone costrette dalla crudeltà degli eventi a diventare ombre. Si paga un euro. Prezzo simbolico per dare accessibilità a chi nelle tasche ha poco o niente.

Pellegrini l’ha inventato per un debito personale e umano con una persona sfortunata, a quell’uomo della sua infanzia sfrattato dalla società quando i campi coltivati della sua famiglia furono espropriati.Mentre il giovane Ernesto lavorava a Milano e cominciava la sua carriera di imprenditore delle mense, Ruben si trovò senza più nulla, dormiva in una baracca, al freddo, solo come un cane. Un giorno d’inverno lo trovarono morto e il titolo della Notte, il giornale del pomeriggio, diceva così: Barbone muore assiderato.

“Quando l’ho letto ho pensato a come era diventata disperata la sua solitudine.  Mi ero ripromesso di aiutarlo, ma non ce l’ho fatta per tempo. Non era un barbone, ma un uomo schiacciato dalla vita e dagli eventi…”.  A lui è dedicato il ristorante a un euro, Rubén: per non lasciare solo chi ha perso il lavoro, è malato, disoccupato, separato, senza una casa. A chi fa parte della categoria: nuovi poveri. Che qui possono trovare un luogo amico, dove portare figli e familiari senza doversi vergognare. Perche Ruben non è la mensa dei disperati.  E’un ristorante vero, dove il prezzo è un regalo.

Ernesto Pellegrini dalla vita ha avuto molto. E’ diventato un marchio di successo. La sua azienda ha compiuto cinquant’anni e dà lavoro a 8mila persone. E’ stato presidente dell’ Inter. Ha vinto scudetti e coppe. La sua bacheca è ricca di trofei professionali e sportivi.  Ma si commuove ogni volta che parla di Ruben. Perché il ristorante solidale nel quale i commensali vengono inviati dalle parrocchie, dalla Caritas, dai centri del volontariato, è il suo ritorno alle origini, all’amicizia, alla solidarietà concreta che ha imparato da bambino.

Ruben e il suo ideatore, Ernesto Pellegrini, con la sua famiglia, è la buona notizia che abbiamo scelto per l’anno 2016. Perché nei giorni dell’emergenza freddo in cui si guarda con attenzione al mondo degli ultimi, a chi vive con un cartone addosso scomparendo dalla vista delle persone, chi si occupa di loro con umanità e serietà merita un riconoscimento e una stretta di mano. Pellegrini è un uomo schivo, di fede, che non ama farsi pubblicità. Ma il suo gesto, il suo altruismo, fanno bene anche a noi. Merita di essere premiato con i colleghi che la Civitas casertana e   giornalisti campani e cattolici hanno scelto tra quelli che mettono in evidenza le positività che ci sono nel nostro Paese.

Il 21 febbraio, alle 16, nella biblioteca del seminario in piazza Duomo, a Caserta,  con Luigi Ferrajuolo che coordina il premio, ci saranno anche padre Lombardi, Safiria Leccese, Jozsef Eric e Arturo Mari,  comunicatori e narratori che cercano di vedere la speranza dietro le notizie. E ogni  tanto trovano persone come Pellegrini, che aiutano a scrivere in prima pagina anche del bene.