Il poliziotto (autista del questore) che andava a braccetto con la ‘ndrangheta in Aemilia
Attenzione a credere che tutto sia bianco o nero, che ci siano i sicuramente buoni e i sicuramente cattivi, che ci siano le mafia da una parte e lo Stato dall’altra senza avere la capacità di ricordarsi sempre che la forza delle mafie sta negli “amici” dentro le istituzioni:
E’ accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso e di accesso abusivo alle banche dati della polizia. E di minacce a una giornalista, Sabrina Pignedoli del Resto del Carlino. Minacce perché non venisse scritto nulla a proposito delle vicende che squassarono un anno fa la politica reggiana: le elezioni amministrative per la scelta del sindaco e, ancora prima, le tormentate primarie del centrosinistra per scegliere il candidato sindaco.
Il suo nome, tra quelli che all’alba sono finiti in manette è legato a filo doppio alle ultime vicende politiche cittadine. Vicende che hanno coinvolto sia il centrodestra, sia il centrosinistra. Domenico Mesiano, dopo anni passati alle dipendenze del questore, come autista e fact-totum, da circa un anno era stato trasferito.
Il suo nome spunta per la prima volta nero su bianco su una lettera anonima. E’ quella che, a meno di una settimana dal voto per le amministrative arriva ai giornali: parla delle parentele del candidato sindaco Luca Vecchi e in particolare di sua moglie, l’allora dirigente comunale Maria Sergio.
La ricostruzione delle parentele acquisite di Vecchi arriva fino ai cugini di terzo e quarto grado della moglie. E tra queste parentele c’è anche quella del poliziotto Mesiano che, secondo l’anonimo, era colui che alla vigilia delle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato sindaco, telefonò – da un ufficio della questura – a un referente della comunità albanese. Per dire di votare Vecchi.
La reazione del candidato sindaco Vecchi fu durissima: negò di aver mai conosciuto o avuto contatti con Mesiano e soprattutto, andò in procura a sporgere denuncia contro ignoti.
In realtà però – lo si scoprirà soltanto più avanti – il nome di Mesiano era già spuntato in altre carte, sia pure assai più riservate di quella lettera del corvo. Il nome del poliziotto figurerebbe anche tra quelli dei commensali della famosa cena, in un ristorante di Montecchio, a cui avrebbero preso parte pregiudicati e imprenditori cutresi, assieme al consigliere comunale Giuseppe Pagliani, finito anch’egli in manette nell’operazione Aemilia.