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«Santa Mamma, un libro che non ti aspetti»: la recensione di Articolo21

(di Salvo Ognibene, fonte)

Forse è meglio che mi presenti ma non sono mai stato forte, vi confesso, né con gli inizi e ancora meno con i finali: solitamente finisco dentro qualcosa da cui mi sfilo vigliaccamente nel modo più indolore possibile. Cerco il protagonismo e poi ne soffro. Ogni volta ci ricasco. Deve essere per questa mia ossessione di scrivermi un inizio. Sono Carlo Gatti e sono nato con un buco” Ecco chi è il protagonista di “Santa Mamma”. Un bambino adottato all’età di tre anni che, alla soglia dei 70 anni, racconta la sua storia  con un’indole poetica e narrativa che solo la penna di Giulio Cavalli poteva raccontare. In Santa Mamma ci ricorda il valore degli affetti e non nasconde le debolezze dell’uomo che ogni tanto viene sopraffatto dal peso di una società troppo egoista per vedere al di là del proprio naso.

Un romanzo legato a storie del presente che segue “Mio padre in una scatola da scarpe” (Rizzoli, 2015) e “L’innocenza di Giulio. Andreotti e la mafia” (Chiarelettere, 2012). Un libro sull’essere figli e genitori, sull’importanza della scuola e delle insegnanti che ci mettono il cuore, l’anima e la testa. Una storia che stupisce, intima a tal punto da far provare vergogna a chi legge e dove non manca uno schiaffo all’antimafia che “non scende il naso”, che non incide. Restituisce dignità a chi immancabilmente fa bene il proprio lavoro, anche quello del clown Exupéry, che per il solo fatto di far bene il suo mestiere (far ridere la gente) si ritrova a vivere sotto scorta.

Impossibile non notare le diverse coincidenze biografiche tra il protagonista del romanzo ed il suo autore: dalla data del giorno di nascita fino a giungere ad una vita sottoscorta. Dettagli che in una storia densa e avvolgente come questa cadono in secondo piano ma che lasciano il segno.

A Giulio Cavalli il riconoscimento di aver saputo raccontare una storia difficile e che lo toglie da quell’imbarazzo di chi non vorrebbe scrivere un libro perchè “ogni lettore annoiato su una storia che è costata sangue e cuore è una doppia dannazione e io, scusatemi, sono troppo fragile per correre questo doppio rischio”.

E rimane il sorriso,  di chi, nonostante tutto, continua a farcela.

Leggetelo, vi farà bene.

#unlibroalgiorno Il primo martire di mafia. L’eredità di padre Pino Puglisi

Conosco Salvo Ognibene da qualche anno e lo leggo sempre nei suoi articoli. È parte di una generazione (lui, Ester Castano, Pierpaolo Farina, Massimilano Perna, solo per citare quelli con cui ho avuto a che fare) che sotto gli occhi attenti e istruiti di alcuni “grandi vecchi” dell’antimafia (Orioles, Dalla Chiesa e molti altri) hanno sviluppato una nuova alfabetizzazione antimafiosa e, soprattutto, un’intensa cura della comunicazione e dello studio. Cervelli in fuga dal pressappochismo e che per fortuna rimangono qui.

Salvo ha studiato il rapporto tra mafia e Chiesta in un altro bel libro (L’Eucaristia mafiosa. La voce dei preti, lo potete comprare qui) e ora si avvicina alla storia di Padre Pino Puglisi con il piglio dell’osservatore acuto. Questo Paese ha bisogno di teste così.

Ecco la presentazione sul sito dell’editore:

Che cos’è cambiato dopo la morte di padre Pino Puglisi, ucciso a Palermo da Cosa nostra il 15 settembre 1993 per il suo impegno evangelico e sociale? Il primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia, proclamato beato nel 2013, ha lasciato una sfida da raccogliere: l’elaborazione di una pastorale più vicina agli ultimi e capace di fronteggiare i fenomeni mafiosi, soprattutto quelli di natura culturale. Dalle parole di condanna di Giovanni Paolo II a quelle di scomunica di Papa Francesco si è realmente passati, nella Chiesa, «dalle parole ai fatti»? I sacerdoti e le comunità cristiane sanno come comportarsi in modo evangelico di fronte alla prepotenza mafiosa? Esistono esempi di buone pratiche cristiane, che potrebbero essere riprodotte in contesti simili? Questo libro vuole rivivere gli insegnamenti di Padre Pino Puglisi, fornendo strumenti utili per contribuire a creare una coscienza cristiana critica e vera tanto da far paura alle mafie e alla loro cultura di prepotenza e di morte. L’eredità di Padre Pino Puglisi è oggi tesoro da conservare e da prendere come modello nelle diverse realtà italiane, offrendoci spunti di riflessione e risposte chiare sui dubbi e sui problemi che si insidiano nella nostra società.

Il libro lo potete comprare nella nostra libreria Bottega dei Mestieri Letterari (a proposito: vi piace? fateci un giro) qui. Messo nello scaffale dei libri che secondo noi vale la pena leggere.

Il romanzo civile di Giulio Cavalli e le scelte che sono scelte (di Salvo Ognibene)

12122542_868262876576517_1348074369069251953_nQui ci sono le guardie e i ladri, bianco e nero, abitare in mezzo non è possibile. Può succedere che tu non te ne accorga, ma sei già o sporco di bianco o sporco di nero.” E’ la quarta di copertina di “Mio padre in una scatola di scarpe” di Giulio Cavalli edito da Rizzoli. Un “romanzo civile” che a tratti ricorda “passione di Michele” di Giuseppe Fava. La narrazione, il ritmo delle parole, la scrittura elegante e mai banale sono solo alcuni dei punti di contatto. Poi sì, il nome del protagonista è uguale per entrambi ma la similitudine esiste nel ricordo di chi scrive e che a tratti si manifesta nelle pagine del libro. Michele Landa è il nome del protagonista. Un nome, che potrebbe essere anche un altro, se all’origine della storia narrata con il solito piglio da cantastorie da Giulio Cavalli, non vi fosse la realtà. Quella di tutti i giorni e quella vissuta da una persona perbene che vuole godersi la pensione, la famiglia e l’orto di casa, a Mondragone. Quella vita che ti toglie gli amici, che cambiano o volano via, e che ti regala la dolcezza di una compagna e di una famiglia normale.

Da metà libro in poi le pagine tengono attaccato il lettore senza lasciarsi mollare mai. Cresce l’attenzione, i nomi iniziano ad avere un volto e sale anche il magone su per la pancia. E’ vivo e te lo porti dentro. Una brutta storia che regala bellezza e scelte che sono scelte. Cavalli racconta di un paese indifeso, dove perfino la Stato ha i colori ingrigiti di Mondragone, ricordandoci che le urla e i grandi gesti non fanno la rivoluzione ma che basta poco, pochissimo, interessandoci di quello che avviene anche fuori del giardino di casa per cambiare una piccola città o un grande paese.

Qui per acquistare il libro

https://www.giuliocavalli.net/bottega/?product=mio-padre-in-una-scatola-da-scarpe

A proposito di mafia e chiesa

Schermata 2015-01-18 alle 17.34.24C’è un libro che ho avuto la fortuna di leggere che credo non possa mancare negli scaffali dei curiosi: L’Eucarestia mafiosa. La voce dei preti

Il libro di Salvo Ognibene svela perfettamente le complicità, i silenzi (e quindi le colpe) di una chiesa che sul tema mafioso è molto lontana dall’ideologia del vangelo e del bene. Ed è un libro importante per rispondere a tono ad eventuali fanatismi e per cogliere, allo stesso tempo, la portata del cambiamento a cui stiamo assistendo.

Il libro lo potete comprare qui.