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Chissà che direbbe Salvo D’Acquisto, della bandiera neonazista nella caserma dei colleghi

Salvo D’Acquisto è nato il 15 ottobre del 1920, in una famiglia numerosa che abitava in una palazzina di quattro piani in via San Gennaro. Ha abbandonato il liceo per arruolarsi nei carabinieri dove diventa sottufficiale. Rimane ferito in missione, si ammala e torna a Fiumicino. Nel settembre del 1943 c’è il terribile rastrellamento fascista: 22 civili vengono costretti a scavarsi la fossa prima di essere fucilati, accusati del ferimento di due soldati fascisti durante una perquisizione. Il carabiniere Salvo D’Acquisto si auto accusa del ferimento, mette i piedi nella fossa, chiede e ottiene la liberazione dei civili e si sacrifica. Muore, fucilato. Le sue ultime parole prima di morire sono per l’Italia, che poi sarà liberata dal nazismo e dal fascismo.

L’Italia è quel Paese che nasce dal sacrificio di gente come il carabiniere Salvo D’Acquisto. La democrazia italiana è stata salvata, preservata e custodita da persone che hanno sempre avuto bene in mente il sacrificio che l’Italia è costata.

Chissà che ne direbbe, Salvo D’Acquisto del ventiquattrenne che nella caserma Baldissera che ospita il VI Battaglione carabinieri Toscana, a due passi dalla sinagoga di Firenze, ha pensato bene di esporre una bandiera del Secondo Reich, oggi diventata un simbolo di propaganda dei naziskin in tutta Europa. Chissà se non si sentirebbe piccolo, di fronte a D’Acquisto, consapevole di quanto la sua ignoranza non sia solo un’offesa alla storia (e alla legge) ma sia soprattutto l’evidenza di una fascismo di ritorno che spesso nasce dal fango dell’ignoranza. E se essere servi della propria ignoranza è già di per sei una vergogna pensate a quanto sia vergognoso esser servi nel ruolo di servitori dello Stato.

Forse sarebbe il caso di appendere le foto di Salvo D’Acquisto, nelle camere e sulle pareti delle caserme. Forse.

Buon lunedì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2017/12/04/chissa-che-direbbe-salvo-dacquisto-della-bandiera-neonazista-nella-caserma-dei-colleghi/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui.

Giornata storta per i “taxi del mare” e così muoiono in 34 (almeno)

Da una parte c’è il comunicato stampa della Guardia Costiera italiana:

«Per uno sbandamento verosimilmente causato dalle condizioni meteomarine e dallo spostamento repentino dei migranti su un fianco dell’imbarcazione – si legge nella nota -, circa 200 migranti sono caduti in mare da un barcone con circa 500 migranti a bordo. L’immediato intervento delle navi ‘Fiorillo’ della Guardia Costiera e ‘Phoenix’ del Moas ha consentito di trarre in salvo la maggior parte dei migranti caduti in acqua. Trentaquattro, invece, i corpi senza vita recuperati in mare dai soccorritori».

Dall’altra c’è la testimonianza di Medici Senza Frontiere:

«Due guardacoste libici, in uniforme e armati, sono saliti su uno dei gommoni. Hanno preso i telefoni, i soldi e altri oggetti che le persone portavano con sé”, racconta Annemarie Loof di Msf. “Le persone a bordo si sono sentite minacciate e sono entrate nel panico. Molti passeggeri, che fortunatamente avevano già ricevuto i giubbotti di salvataggio prima che iniziassero gli spari si sono buttati in acqua spinti dalla paura».

Piccolo promemoria: da settimane qualcuno dice che le ONG (quelli come Medici Senza Frontiere, appunto) avrebbero sporchi interessi sulla pelle dei migranti. Da qualche settimana quegli stessi rimestatori nel torbido, in mancanza di riscontri, citano la guardia costiera libica come fonte dei loro sospetti.

Ecco. Tirate voi le somme.

 

(continua su Left)