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Sandra Zampa

Li vedono i mezzi pubblici? (E le tre T)

Dunque il governo si sta preparando a emanare regole più stringenti per l’incremento di casi di positivi al Covid e per frenare l’aumento dei contagi. La nuova convivenza con il virus, lo sapevamo, ci costringerà ancora per un bel po’ a stringere e allargare le maglie dei nostri comportamenti per riuscire a convivere con il virus. È inevitabile, lo sapevamo. Chi finge di essere stato colto impreparato dal ritorno del virus probabilmente non ha letto un giornale negli ultimi sei mesi, chi sperava che il virus fosse scomparso è un fatalista piuttosto pericoloso se si ritrova in un ruolo di governo.

Ora, vedrete, ripartirà la caccia all’untore, che infatti comincia a puntare sui bar, sul calcetto e sulle feste private. Manca però un particolare che non è di poco conto: non si capisce, e non ci dicono, quale sia il reale peso dei contagi in queste circostanze e forse una comunicazione più chiara aiuterebbe anche un’informazione meno basata sulla paura che di certo non aiuta, no.

C’è però un punto che sembra essere scomparso dal radar del dibattito pubblico e che continua a martellarmi in testa: ma li vedono i mezzi pubblici? Li vedono i mezzi che portano i ragazzi a scuola (quelli che vengono additati come colpevoli per gli assembramenti poi ma di entrare in classe ma hanno viaggiato tutti belli assembrati per arrivare fin lì)? Li vedono i mezzi dei lavoratori che tutte le mattine si spostano per andare sul posto di lavoro? Le immagini sono centinaia e si moltiplicano ogni giorno: tram, metropolitane, treni che sono fuori da qualsiasi norma perfino di buonsenso, gente accalcata che si infila in carrozze strapiene per non perdere l’orario di ingresso al lavoro.

La sottosegretaria ala Salute Sandra Zampa l’ha detto a chiare lettere in un’intervista a La Stampa: «Fissare all’80% il limite massimo di capienza dei bus è stato rischioso. Avere una soglia così alta, senza un controllo effettivo a bordo, vuol dire lasciare la possibilità che si arrivi facilmente a mezzi pubblici pieni al 100%». Per questo propone di abbassare la capienza massima dei mezzi pubblici al 50% e di utilizzare i guanti. Tutto benissimo, per carità: ma se ora sono strapieni e le corse non vengono aumentate come farà la gente ad andare a lavorare o a scuola? Questo è il tema.

Poi c’è la vecchia storia delle tre T (tamponi, tracciamento e trattamento) che sembra fare acqua in più di qualche regione. L’ex candidato alla Regione Liguria Ferruccio Sansa racconta sul suo profilo Facebook la sua esperienza con un figlio positivo: «Alla fine per avvertire i miei contatti ho dovuto fare un post su Facebook. Altro che Immuni. Altro che tracciamento. Vi promettono che tracciano i contatti dei malati: balle. Vi raccontano che useranno Immuni: fantascienza. Vi dicono che vi seguiranno mentre siete malati a casa: aspetta e spera». E aggiunge: «Consola sapere che altre centinaia di persone in Liguria oggi sono nella nostra stessa situazione. Nella stessa solitudine. Gente che non fa il calciatore e non può fare migliaia di tamponi ogni weekend. Gente che non si chiama Trump, Berlusconi o Briatore e sa di poter contare su scorte di remdesivir come Dom Perignon. Ma se io faccio un post magari qualcuno interviene. In fondo conosco medici e pneumologi per i casi di emergenza. Ma tanti altri che sono davvero soli che cosa possono fare? È tanto diverso il Covid visto da un letto se per dire che stai male devi usare Facebook».

Buon lunedì.

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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

3707 (tremilasettecentosette)

È un allarme grandissimo, ma pare passi come notizia secondaria: 3707 minori migranti sono spariti in Italia. È gravissimo. Un numero enorme: quattro cifre che rappresentano, due occhi bambini che hanno visto di tutto e girano, soli, col freddo, chissà dove, alla ricerca di una vita possibile.

Sono ragazzi entrati nel nostro paese ed è quindi nostro dovere occuparci di loro, è nostro dovere accorciare i tempi che intercorrono tra lo sbarco, la nomina di un tutore e l’accoglienza definitiva. Si tratta di ragazzi che hanno alle spalle viaggi allucinanti ed esperienze drammatiche, arrivati in un paese sconosciuto, con il problema aggiuntivo di dover restituire i soldi che si sono fatti prestare per il viaggio. Ovviamente sono facile preda per le organizzazioni criminali del nostro paese. Arrivano dall’Afghanistan, dal Bangladesh, dall’Egitto, dalla Tunisia, dalla Nigeria, dalla Somalia e dall’Eritrea, dalla Siria, dalla Nigeria.

Il nostro sistema di accoglienza non va bene, è improntato su una logica emergenziale e troppo lunghi sono i tempi di azione, troppe le carenze, troppi i rimpalli di competenze e responsabilità tra istituzioni locali e nazionali e tra gli stessi ministeri, con l’effetto immediato e continuato di esporre proprio chi è più vulnerabile a rischi anche gravissimi. In queste maglie larghe, i minori scompaiono. Esiste un testo di legge su cui si sta lavorando ormai da due anni e sul quale è assolutamente necessario accelerare: è la proposta di legge C. 1658 Zampa, 26 articoli scritti a partire dalle osservazioni di Save The Children e di tante altre associazioni che lavorano con i minori.

Approvata ad ottobre alla Commissione affari costituzionali della Camera e sostenuta da quasi tutti i gruppi politici – ha tra i primi firmatari: Sandra Zampa (Pd), Mara Carfagna (Pdl), Matteo Dall’Osso (M5S), Nicola Fratoianni (Sel) e Antimo Cesaro (Scelta civica per l’Italia) – la proposta di legge punta ad uscire dalla logica emergenziale per creare un sistema stabile di accoglienza, con regole certe ed una disciplina organica. Il testo ha avuto anche l’apprezzamento da parte dell’Authority Garante per l’infanzia e l’adolescenza che ha anche evidenziato alcuni elementi migliorativi ai fini di armonizzare la proposta con le altre azioni legislative avviate in Parlamento.

Bisogna fare presto. Serve una formazione per le famiglie affidatarie, i tutori e gli operatori coinvolti, dalle forze dell’ordine agli operatori delle comunità, dai magistrati agli avvocati. E serve finanziare il Fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati in modo da non gravare sui Comuni. È importante uniformare le procedure di identificazione e di accertamento dell’età, istituire un sistema nazionale di accoglienza, con un numero adeguato di posti e con standard qualitativi garantiti, bisogna attivare una banca dati nazionale per organizzare al meglio la sistemazione dei minori in base alla disponibilità di posti nelle strutture di accoglienza dislocate in tutte le regioni, ed in base ai bisogni specifici dei minori. Occorre fare presto. Ogni giorno che passa, bambini spariscono.

(clic)