Licenzia, prendi i soldi e scappa
Non solo la Gkn. Dopo lo sblocco dei licenziamenti, i colossi di diversi settori produttivi hanno licenziato già 1.704 dipendenti. E ora sarebbero 50mila i lavoratori a rischio. Questo è il tema che si continua a rimandare nel dibattito mentre ci tocca sorbire i paternalismi di chi dice che “gli italiani devono imparare a soffrire”
Il 9 luglio Gkn azienda di componenti per l’industria automobilistica di proprietà del fondo britannico Melrose, ha licenziato via mail 422 lavoratori del suo sito produttivo a Campi Bisenzio. Ci sono state proteste (che continuano ancora), notizie sui media e politica interessata.
Sulla vicenda è stato aperto un tavolo di crisi, dopo che l’azienda ha rifiutato qualsiasi proposta del Ministero del lavoro per evitare il licenziamento collettivo. Il tavolo su Gkn era stato convocato il 15 luglio scorso. Il tavolo doveva tenersi in video conferenza con i vertici aziendali, i sindacati, gli enti locali e il ministero del Lavoro, ma Gkn ha mandato un avvocato. Un atteggiamento mai verificatosi prima che la viceministro Todde ha definito «un atteggiamento scorretto nel metodo e nel merito». L’azienda ha risposto dicendo che il coinvolgimento del Ministero «rappresenta una variazione dalla norma di legge», togliendo qualsiasi autorevolezza al suo interlocutore.
È in crisi Gkn? Nell’ultimo bilancio, i vertici aziendali scrivono che il primo trimestre del 2021 ha visto una crescita dei ricavi del 7 per cento e del 14 per cento sul budget di previsione. In realtà i ben informati dicono che l’idea dell’azienda sarebbe quella di delocalizzare in Francia (dove sta andando anche Stellantis, il colosso automobilistico nato dalla fusione di Fca e Psa) e in Polonia.
C’è un altro piccolo particolare. Come riporta Carmen Baffi sul quotidiano Domani: «Gkn ha tre sedi nel centro nord, due fabbriche a Brunico, in provincia di Bolzano e un’altra a Campi Bisenzio, in provincia di Firenze. Per la Drivelive Brunico spa, dal 2017 ad aprile 2021, Gkn ha ricevuto 1.204.354 euro in totale dalla provincia autonoma di Bolzano, per effettuare miglioramenti in termini di ricerca e innovazione, formazione e aggiornamento del personale. Per la Sinter Metals spa, il secondo stabilimento di Brunico, ha invece acquisito 1.408.772 euro di fondi pubblici. Solo in Trentino, la Gkn ha ottenuto più di 2 milioni e 600mila euro per effettuare gli interventi necessari alla produzione. Per lo stabilimento toscano, invece, quello di Campi Bisenzio, dove l’azienda ha licenziato 422 dipendenti, Gkn ha riscosso 139mila euro: 15mila nel 2018 dal ministero del Lavoro e 124mila dalla regione, tutti presumibilmente spesi per la formazione del personale».
Siamo al solito “prendi i soldi e scappa” che molte multinazionali attuano qui da noi. E intanto la gente resta a casa. Dall’1 luglio, dopo lo sblocco dei licenziamenti, i colossi di diversi settori produttivi hanno licenziato già 1.704 dipendenti. Attualmente al ministero dello Sviluppo economico sono aperti 87 tavoli di crisi. Decine di multinazionali hanno avviato le procedure di licenziamento collettivo, una possibilità prevista dal jobs act nel 2015 da Matteo Renzi, che dopo la legge Fornero del 2012, ha ulteriormente precarizzato il mondo del lavoro. Sarebbero 50mila i lavoratori a rischio. Stando ai dati raccolti dal ministero del Lavoro e da Banca d’Italia, anche in piena pandemia da Covid-19, nel 2020, si sono verificati 550mila licenziamenti, nonostante fosse vietato.
Questo è il punto in cui siamo. Questo è il tema che si continua a rimandare nel dibattito mentre ci tocca sorbire i paternalismi di chi dice che “gli italiani devono imparare a soffrire” e chi molto più furbescamente non lo dice ma lo pensa e agisce di conseguenza.
Questo è il tempo, non rimandabile, di aprire in Italia un largo e sincero discorso su reddito e lavoro. Gli italiani voteranno su quello.
Buon lunedì.
Foto dalla pagina facebook Collettivo di fabbrica-Lavoratori Gkn Firenze
Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.