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scherzavano

E i decreti sicurezza?

Avevano garantito che sarebbe stato il governo della discontinuità e invece dopo 362 giorni di Conte 2 le leggi di Salvini sono ancora in vigore

Conviene ricordarlo perché fa bene a noi e fa bene anche a loro, loro che sono al governo e che ci avevano garantito che sarebbe stato il governo della discontinuità, ci avevano rassicurato che si sarebbe cambiata rotta. E il bello è che continuano a dircelo ancora, insistono nel tranquillizzarci chiedendoci ancora pazienza. State buoni, abbiate fiducia, ora facciamo tutto.

I decreti sicurezza. Quei decreti sicurezza voluti con tanto ardore da Matteo Salvini e controfirmati da Luigi Di Maio e dal presidente del consiglio Giuseppe Conte, quei decreti sicurezza che in nome della discontinuità sarebbero stati abrogati e poi invece ci siamo dovuti accontentare che fossero modificati. Badate bene: della promessa che fossero modificati. Siamo sempre nel campo delle promesse. Sono passati 362 giorni dall’insediamento del governo Conte 2 e i decreti sicurezza continuano a restare là dove sono e, dalle notizie che girano dalle parti del governo, sembra che se ne riparli dopo le elezioni regionali, a ottobre. Vi ricordate la promessa che sarebbero stati all’ordine del giorno nel primo Consiglio dei ministri di settembre? Beh, scherzavano, non è così.

Le parole migliori le ha espresse Gianfranco Schiavone di Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione) a Redattore Sociale: «Questo rinvio è l’ennesimo gioco della paura: si rinuncia a presentare agli italiani la propria visione diversa e nuova sulle migrazioni per paura di perdere consenso. E’ ormai un circolo vizioso costante dal quale però bisogna uscire, soprattutto in un momento in cui bisognerebbe spiegare le proprie idee agli elettori. Quei decreti non vanno bene, perché non spiegare che i grandi centri creati da Salvini stanno creando problemi con l’emergenza sanitari di Covid-19? Che serve reintrodurre una forma di protezione? Così rimane solo l’impianto ideologico della destra. Se poi il rinvio significa che il voto influenzerà le modifiche, potremmo avere una crisi di quell’accordo che abbiamo raggiunto a fatica, c’è addirittura lo spettro di non fare nulla».

E così siamo alle solite: una politica che decide di non decidere sperando di continuare a galleggiare, come se niente fosse. Un centrodestra che può continuare a sparare a palle incatenate e intanto un centrosinistra che non ha nemmeno il coraggio di proporre un’alternativa. Qui ormai siamo oltre all’egemonia culturale della destra: qui siamo nel deserto di idee e di coraggio. Lo so, ancora, è sempre la solita storia.

Buon martedì.

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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

Niente, scherzavano

C’è qualcosa di inebriante nelle elezioni regionali che vengono ribaltate sul piano politico nazionale per accreditare eventuali crisi e ribaltoni: se non vanno come dovevano andare nei progetti di qualcuno diventano subito un “l’importante è partecipare”, “ce la siamo giocata” e altre amene sciocchezze del genere.

Salvini aveva promesso di liberare l’Emilia Romagna e poi prendersi l’Italia e invece l’Emilia Romagna si è liberata di lui e l’Italia continua ad avere un governo come sancito dalle elezioni che riguardavano il Parlamento perché no, non è sempre tutto campagna elettorale e no, non è obbligatorio votare ogni volta che qualcuno recrimina facendo casino. Però alcune osservazioni vale la pena farle.

Il Partito democratico risorge proprio nel momento in cui si era dichiarato morto. Con poco tempismo Zingaretti aveva annunciato il fallimento del progetto Pd e per tutta la sera ieri ha detto “viva il Pd!”. Forse, semplicemente, fare campagna elettorale sui contenuti senza preoccuparsi dei fuoriusciti rende tutto molto più interessante e forse qualcuno dalle parti del Nazareno può cominciare a rendersi conto che le questioni ombelicali (e i fuoriusciti con percentuali ombelicali) interessano poco e a pochi. Ora si potrebbe anche fare qualcosa al contrario rispetto a Salvini anche nelle politiche, i decreti Sicurezza, ad esempio, che dite?

Il Movimento 5 stelle (quelli che puntavano al 51%, ve lo ricordate?) affondano e forse sarebbe il caso che si occupino degli elettori oltre che dei quadri dirigenti. Di Maio ha abbandonato la nave prima dello schianto (tempismo perfetto) ma si ritrova anche lui l’acqua in cabina. Ora l’errore che può fare è quello di illudersi di pesare anche nel Paese reale per i parlamentari che si ritrova (e che diminuiscono in continuazione): lo faranno, sicuro.

Salvini l’ha messa sul personale, Bene, bravo, bis. E ieri si è riscoperto moderato. Bene, bravo, bis. Ora ci dirà che ce l’hanno tutti con lui, vedrete. Intanto il centrodestra che non vede l’ora di ammazzare Berlusconi deve fare i conti con Berlusconi che stravince in Calabria.

Poi c’è un dato generale: chi perde dice che ha alzato i toni ma stava scherzando, chi vince dice che ha vinto dappertutto e invece non è vero. Chissà però se ora accada tutto quello che non accadeva perché bisognava aspettare le elezioni regionali in Emilia Romagna. Siamo qui.

Buon lunedì.

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