Una serie C da Champions
Si chiama Lega Pro ed è la storica “serie C”, quella in cui il cuore (e i giovani) fanno la differenza davvero sui campi di calcio. Il suo presidente, Gabriele Gravina, ha rinunciato a tre milioni di euro (che da quelle parti sono un bel gruzzolo) da un’azienda di scommesse sportive. Racconta Gravina:
«Mi sono tirato indietro per una questione mia personale. Non la ritenevo in linea con i nostri principi. Non era coerente con i valori che dal mio insediamento abbiamo deciso di darci e di testimoniare. Le basti sapere che Lega Pro ha una convenzione con Siipac, un’associazione di volontari psicologi che, attraverso numeri verdi, aiutano e assistono i malati di gioco d’azzardo. Il nostro obbiettivo poi è di lanciare e proporre una nuova idea di calcio, con al centro l’educazione. Quell’accordo avrebbe sostanzialmente vanificato e fatto naufragare tutto il lavoro degli ultimi 9 mesi. […] Ho vissuto un dramma interiore. Parliamoci chiaro, i soldi sono importanti e senza risorse non si può andare avanti. Io sono qui per fare sì che la Lega migliori e prosperi. C’è però anche il risvolto politico, etico oserei dire, delle scelte. Non stavamo facendo nulla di illegale chiaramente. Ma ciò che è sbagliato non sempre è illegale.»
Ciò che è sbagliato non è sempre illegale. Già.
(L’intervista è qui)