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25.000 euro di scuse, direttore Feltri

Notizia che non leggerete mai sui giornali oggi e nemmeno nei giorni a venire. Vittorio Feltri (sì, proprio lui), è stato condannato a pagare 25.000 euro di risarcimento nonché la deincizzazione dell’articolo diffamatorio (cioè, farlo sparire dal web) per avere ingiustamente offeso la cooperativa Intrecci che si occupa, guarda caso, di accoglienza.

La sentenza è del 13 giugno. Il testo, che faceva riferimento in modo particolare all’accoglienza di persone richiedenti asilo, era corredato da una tabella in cui si citava esplicitamente, tra le altre, proprio la cooperativa della Caritas che ha sede a Rho (Milano). Ebbene, rende noto la Caritas ambrosiana in una nota, il giudice, nel dispositivo della sentenza, ha riconosciuto che il titolo del quotidiano Libero, di cui è direttore editoriale Vittorio Feltri, ha volontariamente ricercato l’offesa gratuita nei confronti di chi “lecitamente percepisce contributi per lo svolgimento di essenziali attività d’assistenza”.

Libero è stato condannato, nella figura del suo direttore, in riferimento “alla derisione ed insinuazione del carattere para-delittuoso del ricevimento di fondi per lo svolgimento delle attività” della cooperativa che invece ha sempre svolto il proprio lavoro nei termini di legge.

Ma la notizia della condanna, credetemi, non la leggerà e non la scriverà nessuno. Rimarrà sepolta tra le notizie non date, e fingeranno di non saperlo, di non accorgersene.

E invece mi sembra un’ottima notizia che una bugia venga ripagata. No?

Buon venerdì.

L’articolo 25.000 euro di scuse, direttore Feltri proviene da Left.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2019/06/21/25-000-euro-di-scuse-direttore-feltri/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

Marino è stato assolto, ma il problema non sono le scuse


Ignazio Marino è stato assolto. Il “caso scontrini” non esiste e lo dice la Cassazione che ha prosciolto l’ex sindaco con una formula piena che non lascia spazio a nessun fraintendimento. Eppure dietro la defenestrazione di Marino come sindaco di Roma c’è tutto il modo di fare di un PD che da lì ha cominciato la sua rincorsa verso il dirupo.
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Chiedere scusa

Sono tra quelli che hanno provato un certo ribrezzo nell’assistere alle accuse contro Asia Argento durante la puntata di Carta Bianca, condotto dalla Berlinguer, con Vladimir Luxuria e il direttore di quel giornalaccio che è Libero.

Se è vero che Senaldi (parecchio in difficoltà, c’è da dire) ha dovuto sostenere quel bullismo che è l’ingrediente principale della sua linea editoriale è vero che Luxuria è apparsa molto diversa da quella che molte volte ha sostenuto battaglie in fondo così simili a quelle del movimento #metoo e #quellavoltache.

Bene. Vladimir oggi si scusa. E non è per niente scontato chiedere scusa di questi tempi, in cui l’essere fragili sembra un vizio. Tanto di cappello, quindi.

Ecco la sua lettera a Asia Argento:

«Sono giorni che mi porto dentro un magone e adesso trovo la forza di chiedere scusa ad Asia e a tutte le donne che si sono sentite ferite dalle mie parole.
Il destino, il karma o la provvidenza (ognuno la chiami come vuole) mi ha fatto conoscere proprio il giorno dopo la trasmissione una donna che mi ha raccontato di una violenza subita 30 anni fa e che quando si era confidata per la prima volta nessuno le aveva creduto. Ha pianto davanti a me e io mi sono sentita di merda.
Di merda perché ero così presa da me e dal predicozzo che avevo preparato da non essere stata in grado di leggere negli occhi le tue lacrime. Perché per troppo tempo mi sono lasciata deviare dai demoni del sospetto e della diffidenza.
Ho esagerato e non ho dimostrato compassione e solidarietà. Mi sono rivista nella puntata e mi sono fatta schifo da sola nel riconoscermi.
Tanti miei amici e persone con cui ho condiviso tante battaglie mi hanno fatto ulteriormente capire con i loro giusti rimproveri e incazzature che ormai avevo perso senno e strada.
Lo so Asia che è troppo tardi e non pretendo che tu possa accettare le mie scuse ma ti giuro che sono sincere. In questi giorni sto molto male e non posso chiedere a nessuno un conforto perché io non sono stata in grado di farlo.
Ti ringrazio anche di non essere mai scesa a insulti transfobi per accusarmi: sei sempre stata con noi nelle battaglie Lgbt e credo anche io che saresti una testimonial contro tutte le violenze.
Vorrei abbracciarti e ritrovare nei nostri occhi non più rancore ma la gioia di vivere che auguro a tutte coloro che hanno sofferto in passato e che vogliono combattere.
Ti voglio bene
Vladimir Luxuria»

Beh, meglio così.

La toppa peggio del buco: avete letto le scuse dell’Arma dei Carabinieri sul presunto stupro di Firenze?

Ecco qua:

 

«L’Arma dei Carabinieri chiede scusa a queste due ragazze e speriamo di recuperare con loro e con le loro famiglie»: lo ha detto sabato mattina ad Omnibus su La7 il capo ufficio stampa dell’Arma dei Carabinieri, colonnello Roberto Riccardi riguardo l’episodio che si è svolto a Firenze ai danni di due studentesse americane da parte di due carabinieri in servizio e in divisa. Riguardo alle accuse di maschilismo che sono state fatte nei confronti dell’Arma, Riccardi ha spiegato che «per noi è una novità relativamente recente l’ingresso delle donne nei nostri ranghi», avvenuto dal 2000, e «questo ci sta aiutando molto a vivere in modo completo il rapporto con l’altra metà del cielo: essere a contatto per lavoro, uscire di pattuglia insieme, avere responsabilità comuni, avere un comandante donna è istruttivo da questo punto di vista. Il maschilismo è sempre in agguato per chiunque ma spero che non sia un problema per l’Arma dei Carabinieri o delle Forze Armate in genere».

 

Ecco. Io, davvero, non so cosa dire.

La dignità dell’errore. E delle scuse

Filippo Chiarello aveva 38 anni, due bambini piccoli e un intervento da fare alla colecisti in laparoscopia. Nell’ospedale Santa Sofia di Palermo ci è entrato con l’idea di doverne uscire in pochi giorni, pronto ad affrontare una di quelle operazioni che di questi tempi sono routine. E invece è morto. E fino a qui sembrerebbe l’ennesima storia di malasanità pronta a finire sui giornali (locali, perché la sanità è sempre argomento molto poco pop) e ad aprire una sequela giudiziaria tra cartelle cliniche, scarichi di responsabilità e assicurazioni trincerate in difesa.

Invece qui le porte della sala operatoria si sono aperte davanti alla faccia addolorata di un medico che si è dichiarato colpevole di un errore: «Ho spalancato le porte della sala operatoria, ho allargato le braccia e ho detto che era colpa mia. Mi sono sentito morire dentro, sulle facce dei parenti ho visto la disperazione – racconta il medico che ha fatto l’intervento – e mi assumo la responsabilità ma ci tengo a far sapere che non ero distratto, ero concentrato. La verità è che può capitare e i rischi degli interventi in laparoscopia sono dietro l’angolo».

 

(continua su Left)

Cuori caldi: i veterani di guerra chiedono scusa ai Sioux; i Sioux chiedono scusa ai veterani.

Notizie che vale la pena riportare:

«Duemila veterani di guerra americani si sono accampati nelle praterie del North Dakota per dare il loro appoggio ai Sioux che resistevano il passaggio dell’oleodotto North Dakota Access Pipeline.
Cosi, solo per amore, sono andati li e hanno offerto di essere a fianco delle tribu indigene le cui acque e i cui siti sacri erano minaccciati da questo oleodotto.
Lo US Army Corps decide in extermis di bloccare l’oleodotto e di considerare un percorso alternativo, dopo mesi di resistenza, di violenza, di freddo, di paura.
E alla fine, succede qualcosa di inaspettato, e di quanto piu’ nobile l’umanità’ possa offrire.
A un certo punto del tutto inaspettatamente, i veterani si sono inginocchiati ed hanno chieso scusa ai Sioux per il genocidio ed i crimini di guerra commessi dall’esercito americano contro i popoli indigeni nel corso dei secoli.
Il capo Sioux, Leksi Leonard Crow Dog, per conto di tutte le tribu Sioux accetta le scuse e a sua volta chied scusa ai militari per il dolore causato il giorno 25 Giugno 1876 quando i Sioux sconfissero la 7a cavelleria dell’esercito americano.
Il capo tribu dice “vi perdoniamo e chiediamo pace al mondo”.»

(fonte)

(fonte)

 

Sgarbi e Feltri strisciano e chiedono scusa a Caselli

Mi sono così reso conto che i fatti da me riportati in merito a quei processi non corrispondevano al vero  e che le fonti delle notizie in cui riponevo piena fiducia, si erano rivelate inattendibili.  Di quanto è accaduto, e dell’offesa arrecataal dottor Caselli, magistrato noto per l’estrema correttezza e indipendenza, mi rammarico sinceramente. Il dottor Caselli prendendo atto della precisazione e del pieno riconoscimento della sua correttezza e della sua professionalità, provvederà a rimettere la querela nei confronti miei e del Direttore, che sottoscrive questa dichiarazione. Vittorio Sgarbi Vittorio Feltri 

Incredibile ma è tutto vero.