Un assessore armato e un uomo disarmato. Indovinate chi ha torto secondo la Lega
C’è un aspetto, sulla vicenda dell’assessore leghista e pistolero di Voghera che ha ucciso Youns El Boussetaoui, che vale la pena osservare con attenzione. Mentre la dinamica dei fatti verrà probabilmente chiarita dalle indagini e dai magistrati (ma di certo a uccidere non è stata “una pistola”, come orrendamente qualcuno prova a raccontare, perfino dalle parti della segreteria del Pd), la Lega, con tutta quella schiera di giornali di destra, ha subito messo in campo una narrazione che è razzista e disumana (senza bisogno di ulteriori approfondimenti).
Salvini e i suoi scherani provano a rendere giustificabile l’assassinio di una persona dipingendo la vittima come “un marocchino”, “un clandestino”, “un pregiudicato” per ottenere la disumanizzazione quanto basta per ritenerlo “altro” e quindi sacrificabile.
Badate bene, perfino la parola “vittima” è praticamente bandita nei racconti leghisti e di un bel pezzo di stampa destrorsa: Youns El Boussetaoui è morto perché era un poco di buono che importunava (forse) delle persone e quindi la sua fine in fondo se l’è andata a cercare.
La schiera di fan leghisti in queste ore ha già deciso che il ragazzo ucciso dovesse “stare in galera e non dentro una bara” e che, invece, non ci sia nulla di strano che un assessore a Voghera (mica a Bogotà) con la delega alla sicurezza vada in giro con una pistola carica e impugnata mentre passa davanti a un bar.
La tattica è sempre la stessa: cogliere nella vittima tutti gli elementi che possano renderla deprecabile e “diversa” (ovviamente senza nemmeno preoccuparsi di avere un riscontro) e darla in pasto ai propri elettori.
Non conosciamo le responsabilità precise sul cadavere di Youns El Boussetaoui ma vediamo chiaramente come Salvini e certa stampa se lo stiano mangiando in un allegro banchetto di razzisti, come sempre ignavi che imboccano i propri lettori ed elettori per trasformarli in sicari nel dibattito pubblico.
E forse qualcuno si potrebbe ricordare che la disumanizzazione è il passaggio obbligato che sta alla base dei peggiori crimini della storia. Perché poi questi sono gli stessi che strepitano se vengono chiamati per quello che sono: razzisti.
E oggi, invece, assistiamo a un’imponente narrazione razzista che sta riuscendo nella mirabile impresa di ritenere addirittura “necessaria” l’eliminazione fisica di una persona attraverso la giustizia sommaria di un uomo che dovrebbe rappresentare le istituzioni. E fa schifo. Fanno schifo.