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Se siamo incazzati abbiamo già perso

salvini-e-piciernoIo nel mio piccolo (che è proprio piccolo: non più lungo della distanza tra me e la tastiera) credo che l’astio sia perdente. Capiamoci: siamo pieni di amministratori incapaci (ai più alti gradi) e servi servili, per carità. Però comincio a convincermi che accettare la sfida dei volumi e degli spigoli (tipo rispondere con una parolaccia o una presa per il culo più efficace degli altri) sia una guerra tra poveri, tra circensi che si aizzano solo con l’odore del sangue e hanno bisogno di parole appuntite non riuscendo a temperare piuttosto i concetti.

E quindi ecco che quotidiani stimabilissimi (ovviamente in relazione alla bassa qualità della nostra informazione) si inventano editorialisti travaglini (nel senso che vivono il travaglio di non essere Travaglio) come nuovi intellettuali mentre appaiono come pulcini ancora bagnati. Io voto il movimento di quelli che vincono per la giustezza delle idee e me ne frego della sapidità delle battute. E quindi ogni tanto temo di non poter votare nessuno. Ecco qui.

La versione di Ivan (Scalfarotto) e i diritti degli altri

Ivan Scalfarotto ha iniziato (l’avrete letto) lo sciopero della fame per chiedere che le unioni gay possano diventare legge. Poi, mentre lo intervistavo abbiamo finito per parlare anche di Renzi, Tsipras, Civati e Grecia. E credo che le risposte siano nette. D’accordo o no meritano di essere lette.

L’intervista la trovate su Fanpage qui.

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Cosa dice Claudio Fava su Roma, PD e SEL

Si può essere d’accordo o meno con lui ma Claudio Fava non usa giri di parole. E il suo commento (che mi era sfuggito) merita una valutazione:

Quello che ci insegna il sacco di Roma

Se avete letto del sacco di Roma, avrete capito perché non sono entrato nel PD. E perché sono uscito da SEL.
Sul Partito Democratico, su quel suo personale politico tenuto a busta paga dal fascista mafioso Carminati, non ho molto da aggiungere. Aggiungo invece sulla reazione di Renzi, “…fa schifo!”, che andrebbe bene in una chiacchierata tra amici alla bocciofila ma non a Palazzo Chigi. Dal capo del governo mi sarei aspettato non una generica (e ruffiana) invettiva contro la politica corrotta ma un’agenda di lavoro per redimerla, per restituirle autonomia e dignità, per evitare la liturgia dello stupore quando i giudici (a Milano, a Roma, a Venezia) puntano il dito e il codice contro quello che tutti sapevano o intuivano. Avrei preferito che il segretario del PD spiegasse al suo partito quanto sia stato indecente, nel giorno in cui la Procura di Roma svelava l’assalto mafioso alla capitale, plaudire ipocritamente quei giudici e intanto negare al Senato la possibilità di utilizzare processualmente le intercettazioni a carico di due parlamentari democratici inquisiti. Mi sarei aspettato che Renzi commentasse l’inchiesta romana impegnando il suo esecutivo a mandare avanti quei punti di riforma sulla giustizia (prescrizione, falso in bilancio…) che la maggioranza ha depositato su un binario morto. Insomma, mi sarei atteso meno punti esclamativi e più verità. Per cui, resto fuori. Fuori da un PD che misura i rapporti di forza interni sul peso delle tessere, che avrebbe voluto il rimpasto della giunta Marino per piazzarci due nuovi assessori oggi finiti in galera, che voltava lo sguardo altrove mentre le seconde e le terze file del partito romano vendevano la città a una banda di fascisti, di mafiosi e di speculatori in cambio di una manciata di denari.
Sono uscito da SEL per motivi politici assai diversi ma per un comune sentimento di rimozione che PD e SEL ormai condividono. Penso al tenace, umiliante silenzio con cui gli alti dirigenti del mio vecchio partito hanno accompagnato le cronache di questi giorni. Non una parola preoccupata di Vendola sul fatto che tra gli amministratori distratti di Roma ci fossero anche quadri del suo partito. Non un accenno di autocritica rispetto alle ombre che attraversano le carte di questa inchiesta. Non un pensiero chiaro, netto, forte sui silenzi di SEL che questa città l’ha amministrata assieme e accanto al PD. Per un partito nato sull’esigenza di rimettere la questione morale al centro della propria missione (era scritto così nell’atto costitutivo che io firmai cinque anni fa) questa improvvisa timidezza, questo garbatissimo silenzio sono un segno desolante. In altri tempi, il gruppo dirigente di SEL avrebbe lanciato una campagna politica sul sacco di Roma prendendosi giorno per giorno le piazze, reclamando fino in fondo chiarezza e verità, analizzando senza sconti con nomi e cognomi il sistema di potere politico mafioso romano (che purtroppo, dicono le carte dell’inchiesta, non era una metastasi circoscritta solo alla destra). Adesso, invece, poco o nulla. Come se questa vicenda non rappresentasse per tutti una tragedia democratica, il segno di una deriva drammatica, di una politica stracciona e serva, di una pubblica amministrazione ridotta a bottino di guerra per bande e cosche mafiose.
Eppure è proprio su questo punto, sulla priorità di una questione morale non più delegata ai tribunali, che oggi a sinistra si apre uno sterminato spazio politico. Volerlo ignorare per privati pudori o per pubbliche convenienze non è solo un peccato: è una fuga. Per questo non riesco a ritrovarmi nelle forze politiche della sinistra italiana, per come sono oggi. Ma non rinuncio a credere che il dovere di ritessere – qui, a sinistra – una tela, proprio a partire dall’autonomia della politica, appartenga a tutti noi, nessuno escluso.

Posted by Claudio Fava on Lunedì 8 dicembre 2014

Finalmente Pisapia l’ha detto

203716938-72c8f183-ed0c-45c9-a85f-cef3a98ed167Domandano a Giuliano Pisapia: “Qualcuno sta cercando di distruggere l’esperienza milanese?”. E il sindaco, che quel centrosinistra in salsa ambrosiana – Pd e sinistra radicale – lo incarna, risponde così: “Più che un dubbio è una certezza, qualcuno a Roma crede che la realtà milanese sia un percorso da sconfiggere e non da replicare. Dico qualcuno, non tutti, dentro il Pd”.

Ma in ogni caso bisogna reagire: “Non possiamo lasciare che Milano venga fagocitata a livello nazionale, perché questa città è sempre stata un modello, è sempre stata avanti”. Niente di più, niente di meno, ma è abbastanza per mettere un po’ di pepe al dibattito che si è già aperto per il dopo Pisapia in vista delle elezioni comunali dell’anno prossimo.

Il pezzo su Repubblica finalmente dice quello che sembrava non si potesse nemmeno dire.

Piuttosto che pestarsi in Parlamento

Forse sarebbe il caso che SEL rinunci una volta per tutte ad un’alleanza (spesso troppo comoda in molti comuni e regioni) con un PD con cui (almeno qui, da fuori) non ha niente da spartire. Altrimenti non si capisce perché si dovrebbe fare baruffa in Parlamento, andare a braccetto alle regionali e alle amministrative: avversari ed amici a targhe alterne. Comincerebbe magari ad aprirsi anche la sinistra, così. Viene quasi il dubbio che vorrebbero entrarci, nel PD, (con la forza) per fare compagnia alla minoranza di Civati. Per dire.

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Vicino a Giorgio

Laggiù dove il Paese non cambia:

E’ il terzo atto intimidatorio contro Giorgio Grimaldi (Sel), il sindaco di San Giorgio ionico, centro a quindici chilometri da Taranto. Durante la notte ignoti hanno dato fuoco ad alcuni pneumatici posti davanti alla porta d’ingresso della sua abitazione e al garage. Le fiamme hanno provocato pochi danni, pareti e marciapiedi anneriti, ammaccature agli infissi e al portone.

Già lo scorso anno venne appiccato il fuoco al portone d’ingresso dell’abitazione di Grimaldi incendiando uno pneumatico. Le fiamme danneggiarono gli infissi e l’ingresso della casa. E ancora l’anno precedente, nel 2012, Grimaldi aveva subito un analogo attentato incendiario.

Sull’accaduto, che segue i precedenti episodi del febbraio 2012 e dell’ottobre dell’anno scorso, indagano i carabinieri della locale stazione. Attenzione puntata sull’attività amministrativa del sindaco che, con cadenza annuale, diventa l’obiettivo di intimidazioni.

(fonte)

La perla del giorno

E’ del Sottosegretario Luca Lotti:

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Non so voi, ma io un accordo politico con chi distrugge la Carta non lo farei. Hai ragione caro Lotti.

Ci si vede da Pippo al PolitiCamp 2014

Ci si vede a Livorno domenica 13 luglio. Il titolo della mattinata è “La sinistra possibile”. Appunto. Il sito è qui.

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Livorno 11, 12, 13 Luglio

PROGRAMMA

VENERDI, 11 LUGLIO 2014

ORE 18.00
La parità è possibile
Marina Terragni introduce:
Ilaria Bonaccorsi, Mercedes Lanzilotta, Filomena Gallo

ORE 20.00
Buff­et di autofinanziamento

ORE 21.00
La partecipazione è possibile
Andrea Fabozzi introduce:
Andrea Pertici, Elly Schlein, Vannino Chiti, Nadia Urbinati, Fabrizio Barca, Maurizio Landini

SABATO, 12 LUGLIO 2014

ORE 10.00 (Palco interno)
La cultura è possibile
Massimo Monaci introduce:
Tomaso Montanari, Maria Chiara Carrozza, Andrea Ranieri, Pietro Folena, Maria Grazia Rocchi

ORE 10.00 (Palco esterno)
Expo in ognuno di noi, Expo dappertutto
Mirko Tutino introduce:
Monica Frassoni, Francesco Vignarca, Vito Gulli, Paolo Gandolfi, Veronica Tentori,
Renata Briano, Paolo Sinigaglia, Simona Galli, Alberto Bencistà, Bengasi Battisti

ORE 13.00
Pranzo di autofinanziamento

ORE 14.30 (Palco interno)
Art. 49 e il partito delle possibilità
Stefano Catone introduce:
Beatrice Brignone, Paolo Cosseddu, Thomas Castangia, Gennaro Acampora, Luca Pastorino

ORE 14.30 (Palco esterno)
Legalità
Salvo Tesoriero introduce:
Lucrezia Ricchiuti, Davide Mattiello, Carla Rossi, Gabriele Guidi, Alessandro Capriccioli,
Nunzia Penelope, Marco Omizzolo, Beppe Guerini

ORE 17.30
Il Sud è possibile
Marco Sarracino, Elena Gentile, Anna Rita Lemma, Mimmo Talarico,
Mimmo Lo Polito, Fausto Melluso, Renato Natale

ORE 18.30
La politica economica del possibile (qui e ora)
Rita Castellani introduce:
Stefano Fassina, Filippo Taddei, Roberto Renò

L’economia del possibile (per i nostri pronipoti)
Carlo Clericetti introduce:
Ernesto Longobardi, Stefano Fassina, Filippo Taddei,

DOMENICA, 13 LUGLIO 2014

ORE 10.00
Il sindacato possibile
Manuele Bonaccorsi introduce:
Ilaria Lani, Francesco Sinopoli, Giuseppe Allegri

ORE 11.00
La sinistra possibile
Elisabetta Amalfitano introduce:
Marco Boschini, Alessandro Gilioli, Marco Furfaro, Gianni Cuperlo, Walter Tocci
Intermezzo di Stefano Bartezzaghi;
Claudio Riccio, Daniele Viotti, Giulio Cavalli
Giuseppe Civati

ORE 13.30
Pranzo finale di autofinanziamento