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Tsipras: una lista necessaria

Le parole (condivisibili) di Fabio Mussi:

I-PROMOTORI-DELLA-LISTA-TSIPRASChe impressione ti ha ha fatto Alexis Tsipras? E perchè sceglierlo?

Tispras è una autentica personalità uno che ha testa politica. Il nostro interesse è nato dal fatto che in queste  elezioni per il Parlamento europeo ci troveremo davanti a due blocchi. Da una parte, certamente, una ondata di destra neo-nazionalista, populista, che si spingerà fino ai confini del neo-fascismo, e dall’altra le forze politiche di governo che probabilmente difenderanno questa Europa che si è rinsecchita, ristretta, che con le politiche di austerità ha provocato sulla società europea effetti simili a quelli di una guerra. Penso che sia utile avere una posizione come la nostra e di Tsipras di europeismo critico. Un europeismo intransigente. Su questo Tsipras è stato molto chiaro: noi siamo per l’Europa, un Europa larga che deve riformarsi profondamente.

Quindi aperta anche al dialogo…

Non solo può dialogare con quella parte dei partiti socialisti che vedono ormai l’impossibilità di continuare sulla strada imboccata con la guida di Merkel ed altri. Penso che una buona affermazione delle liste collegate a Tsipras può fare molto di più per aiutare a cambiare, per far maturare una svolta a sinistra di quelle forze in Europa, svolta inevitabile se il socialismo vuole avere un futuro.

Nelle accuse a Grillo facciamo i seri

Oggi leggevo Sergio Boccadutri nella pagina dell’attività istituzionale di SEL accusare Grillo di fare propaganda a pagamento perché

“Su internet sono facilmente reperibili le date e i prezzi di un tour a pagamento di Beppe Grillo in primavera che toccherà diverse città italiane proprio a ridosso delle elezioni europee, dal titolo non casuale, Te la dò io l’Europa”.

Io non amo i metodi di Grillo, non amo il suo linguaggio, non amo l’ignoranza esibita di alcuni suoi eletti e non amo lo svilimento della democrazia però non sopporto l’abbassamento del dibattito anche nel tentativo di demolirlo. Provo a spiegarmi: nel 2010 durante la mia campagna elettorale per le elezioni regionali in Lombardia alcuni esponenti del Popolo delle Libertà (a quel tempo Forza Italia si chiamava così) mi accusavano di fare politica nei miei spettacoli oppure di fare spettacoli nella politica. Ne ridevamo tutti. Insieme ci dicevamo quanto fossero vili nell’accusare le professioni intellettuali come conflitto di interessi. Poi è venuto il tempo di Celentano ma, a proposito di politica, già nel 1974 Gigi Proietti faceva politica negli spot per il NO all’abrogazione della legge sull’aborto (per i ficcanaso curiosi potete guardarvelo qui). Accusare Beppe Grillo di “fare propaganda a pagamento” è un attacco che non ha senso. Qualcuno mi dice “l’importante è che non faccia comizi” ma vi chiedo: se qualcuno vuole pagare i comizi di Grillo è un problema per la democrazia? No, non credo. Il tour di Grillo risponde a logiche commerciali e non a logiche politiche e in più non pesa sulle casse dello Stato. Io non amo Grillo ma non vedo gravità nei suoi spettacoli a pagamento nel Paese che finanzia Libero o Il Giornale. SEL che attacca Grillo nella sua attività attoriale (che può piacere o meno ma è “altro”) è una brutta caduta di stile. Prepari uno spettacolo Boccadutri, faccia un musical Renzi o prepari un circo Angelino Alfano, con soldi propri, con spettatori per scelta: questo sarebbe un Paese migliore.

Per il resto parliamo di politica, per favore. E la scelta della Boldrini di non dare spazio alle opposizioni è stata una pessima scelta.

Questo vi dovevo. Con tutta la mia lontananza da Grillo e dagli ultimi atteggiamenti di alcuni dei suoi.

Un bivio

Fare politica significa fare delle scelte. Decidere se si vuole prendere una direzione piuttosto che un’altra: parteggiare, insomma. Per questo sul #congressoSEL ho ripetuto e continuo a ripetere (da non tesserato: per chi mi chiede come mai non sono intervenuto) che al di là delle parole conta il percorso politico che si decide di intraprendere. Le terre di mezzo sono sempre pericolose, qui.

 

“Profonda sintonia”

Caris­sime com­pa­gne e compagni,

Mi dispiace che i miei nume­rosi impe­gni non mi hanno per­messo di essere con voi nell’inaugurazione del vostro con­gresso. Il vostro con­gresso si svolge in un momento molto cri­tico per la nostra casa comune: l’Europa. Un’Europa che dopo un periodo ven­ten­nale di con­senso neo­li­be­rale è stata chia­mata di pagare il prezzo della recessione.

Per almeno quat­tro anni l’Europa del Sud è distrutta da una dura ed inu­mana poli­tica neo­li­be­rale, che ha fatto esplo­dere la disoc­cu­pa­zione a livelli record, ha impo­ve­rito gran parte della popo­la­zione, ha distrutto i diritti poli­tici, sociali, eco­no­mici e del lavoro che fino a ieri ave­vano con­si­de­rato invio­la­bili. I governi e le isti­tu­zioni euro­pee hanno appli­cato le poli­ti­che più anti­de­mo­cra­ti­che e anti­so­ciali dopo la guerra, col­la­bo­rando con avidi ban­chieri e spe­cu­la­tori dei mercati.

Quante gene­ra­zioni di ita­liani, greci, spa­gnoli, por­to­ghesi e irlan­desi dovremmo sacri­fi­care per pagare debiti impa­ga­bili, di rag­giun­gere impos­si­bili aggiu­sta­menti di bilan­cio e di sven­dere la nostra ric­chezza sociale a quelli che cer­cano di farci annul­lare qual­siasi dignità?

Milioni di per­sone pen­sano che la rispo­sta a que­sto mas­sa­cro sociale si trova nel ritorno al pas­sato, nelle trin­cee e nei sim­boli nazio­nali. Il nazionalismo,il raz­zi­smo, la xeno­fo­bia e il fasci­smo ritor­nano cer­cando di appiat­tire i migliori valori che abbiamo fatto sor­gere nel nostro con­ti­nente: l’umanismo, la soli­da­rietà e la giu­sti­zia sociale.

È arri­vato il momento di cam­biare que­sta Europa. È arri­vato il momento di rico­struire que­sta Europa.

Caris­sime com­pa­gne e compagni,

Voi sapete che il Par­tito della Sini­stra Euro­pea mi ha pro­po­sto come can­di­dato pre­si­dente della Com­mis­sione Europea.

La pro­po­sta pre­sen­tata da un gruppo di per­so­na­lità per una aperta e senza esclu­sioni unità della sini­stra e delle forze vive della società e degli intel­let­tuali rap­pre­senta una seria pos­si­bi­lità per cam­biare gli equi­li­bri nell’Europa del Sud e in gene­rale in Europa.

In Gre­cia abbiamo ten­tato di dare già una rispo­sta alla crisi pro­po­nendo l’unità delle forze, dei cit­ta­dini e dei movi­menti della sini­stra e non solo. Con grande umiltà stiamo accanto a tutti quelli che col­pi­scono le poli­ti­che neo­li­be­rali e lot­tiamo per non lasciare nes­suno solo di fronte alla crisi.

Il per­corso di Syriza in Gre­cia ci ha inse­gnato che l’unità della sini­stra con i movi­menti e i cit­ta­dini che sono col­piti dalla crisi rap­pre­senta il miglior lie­vito per il rovesciamento.

Vi auguro di cuore che il vostro con­gresso rap­pre­senti un punto di svolta nel ten­ta­tivo per la più ampia unità pos­si­bile delle forze della sini­stra e della società civile.

Dob­biamo fare tutti insieme un passo indie­tro per muo­vere insieme tanti passi in avanti por­tando nel Par­la­mento Euro­peo la rab­bia, il dolore, la resi­stenza e le pro­po­ste di tutti coloro che cer­cano di emar­gi­nare la crisi, il neo­li­be­ri­smo e il popu­li­smo. Dob­biamo por­tare il mes­sag­gio della costru­zione dell’Europa dei vec­chi e nuovi cittadini.

Cam­bie­remo l’Europa.

Con i miei saluti da compagno

Atene, 25.01.2014

Ale­xis Tsipras

Pre­si­dente di Syriza e vice­pre­si­dente del par­tito della Sini­stra europea

La scelta non è dunque “rinchiudersi nel partitino” né tantomeno sciogliersi nell’indistinto “campo largo dei democratici”

Un emendamento molto interessante presentato al Congresso (sottovoce) di SEL a firma di Barbara Auleta, Stefano Ciccone, Enzo Mastrobuoni e Carolina Zincone:

SEL deve lavorare dunque per un processo di aggregazione e confronto che porti alla costruzione di una nuova forza autonoma della sinistra, popolare, plurale, unitaria e innovativa. Non la sommatoria di frammenti di ceto politico teso all’autoconservazione, ma una nuova esperienza capace di aggregare risorse per produrre capacità di iniziativa ed elaborazione. Il rilancio di una autonomia politica e culturale della sinistra e la costruzione di una coalizione di governo trasformatrice sono due obiettivi non in contrapposizione ma oggi inscindibili. La costruzione di un’alleanza capace d’innovazione non è infatti, oggi, un dato scontato ma un obiettivo da conquistare per il quale è necessario si batta un soggetto della sinistra forte. La scelta non è dunque “rinchiudersi nel partitino” né tantomeno sciogliersi nell’indistinto “campo largo dei democratici”, ma costruire una sinistra più larga di noi, capace di coniugare governo e trasformazione ponendola in relazione con le domande della società. Dobbiamo metterci in relazione con la domanda sociale che chiede di rompere con la religione dei vincoli di bilancio che ha pesato a sinistra e aprire un dialogo con l’istanza di cambiamento e con la critica alla degenerazione dei partiti che hanno alimentato l’astensione o il voto al Movimento 5 Stelle. Va ricostruito un rapporto con quella sinistra che non ha creduto a sufficienza nella nostra proposta e che oggi cerca una risposta più convincente. Ma questo ruolo e questo processo per essere vero e con i piedi ben piantati nella realtà non si costruisce come rapporto tra stati maggiori dei partiti e dei movimenti, si costruisce producendo fatti politici, stando sin da ora nei processi reali costruendo relazioni e nuovi rapporti con associazioni, gruppi, singole personalità con cui definire patti ed accordi anche su singole campagne.

La missione (per ora, opinione personale, fallita) è questa qui. Era questa qui. E difficilmente sarà rispettata. Ma spero di sbagliare.

Cosa ne penso prima delle elezioni europee (post politico, eh)

Sulla situazione politica e sul quadro prima delle elezioni europee ho risposto all’amico Alessandro che mi chiedeva cosa ne pensassi di questo e di questo. Lo riporto qui anche per rispondere ai molti che mi chiedono e mi scrivono. So già che qualcuno mi dice che qualche ora fa l’intervista di Vendola ha smentito le ipotesi riportate da Repubblica ma la mia sensazione attuale di poco cambia:

Io sono sfiancato da questa sinistra, ti dico la verità. Anzi, probabilmente sono sfiancato dalla mia idea di sinistra che continua a non intravedersi nemmeno possibile in uno scenario che a sinistra mi sembra diventare ogni giorno sempre più provinciale. Trovo che SEL si sia definitivamente affossata nel suo silenzio assenso ad un congresso del PD vissuto come spettatrice vogliosa dichiarando di non volere “interferire” in un processo politico che invece cade a valanga sui suoi programmi futuri. Credo che la sensazione che SEL sia nato come futuribile costola del PD sia evidente guardando le alleanze di qualsiasi elezione amministrativa in giro per l’Italia in cui L’Italia Bene Comune sembra essere una coalizione viva e vegeta e addirittura funzionante condonando il livello nazionale. In Italia serve una lista che abbia il coraggio di rinunciare al codardo limite dell’autopreservazione con lo stesso coraggio con cui Syryza s’è fatta partito come confederazione di bisogni e non di simboli. Ho sperato (poco) in Ingroia ma come sai ho sentito subito puzza di bruciato. Qui vogliono convincerci che il rinnovamento passi per la speranza di rinnovamento quotidiano dei soliti noti: si masturbano ma ci dicono che dobbiamo goderne anche noi. Con uno sguardo europeo credo che una lista di appoggio a Tsipras sia l’unica soluzione possibile per chi come me ritiene indispensabile essere radicale con se stesso ma a noi manca proprio la cultura dell’unione solidale tra le persone prima ancora che tra popoli e continuiamo a misurare chi ha la sinistra più lunga senza avere voglia di mettere in discussione nulla. Così alla fine l’antieuropeismo ingoia anche quelli che vorrebbero un rifondazione europea (che guarda sarebbe un nome bellissimo per una lista civica). Vendola ha avuto il coraggio iniziale di strappare creando orfani finalmente entusiasti e poi ha voluto riadottarli tutti lui: il mare aperto di cui parlava è un orizzonte lontano in cui vanno a cercare gli ultimi pesci gente come Ferrero, Di Pietro e altri che non hanno mai avuto la capacità di guardare l’orizzonte. Com’è possibile creare una lista in appoggio a Tsipras in un Paese analfabeta sull’europa e sulla differenza tra liberismo e solidarietà?
Insomma, questo è quello che penso. Vorrei non essere pessimista, Ale, non sai quanto lo vorrei.

Cosa bolle in SEL

Riporto due interventi di queste ore di Marco Furfaro e Fulvia Bandoli che aprono una discussione interessante (o vitale, dipende dai punti di vista) sulla questione SEL. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate:

Cosa aveva scritto ieri Marco Furfaro:

“Da un lato c’è un popolo, quello democratico, che ha cacciato un’intera classe dirigente e che attraverso le primarie si è affidato interamente a un leader sperando che sia la volta buona. Dall’altro ci siamo noi di SEL, all’estremo opposto, che stiamo per celebrare un congresso semiclandestino e che non riusciamo ad aprirci, nemmeno ai nostri iscritti, perché tutto rimane ipocritamente unanime, in modo tale da decidere e misurare le differenze nei soliti caminetti alla presenza di pochi. In mezzo c’è la strada giusta, quella dei percorsi collettivi, aperti e partecipati.

O si cambia o si muore. Vale anche per noi. Perché è finito il tempo dell’ipocrisia. E questo 2014 io lo inauguro così: smettendo di far finta che tutto vada bene, mentre tutto cambia e siamo stati mesi a discutere delle differenze del gruppo dirigente in luoghi chiusi invece che all’aperto o con i nostri iscritti. Come se ne avessimo paura.

Tra pochi giorni si apre il congresso nazionale di Sel. Tra definire un organigramma calato dall’alto o affidarci tout court al leader salvifico (che abbiamo già, tra l’altro), c’è solo una strada: il congresso stabilisca un processo partecipato, aperto, trasversale, che restituisca protagonismo agli iscritti, ai movimenti, alle associazioni. A chi ha a cuore le sorti della sinistra.

Un processo aperto che inauguri una sfida nuova, che porti alla definizione della proposta politica per le europee e pure alla selezione dei ruoli apicali di chi deve condurla. Per questo, oltre alla naturale conferma di Vendola, ho proposto le primarie per la scelta del coordinatore: perché non ne posso più di una discussione che vive da mesi nei corridoi e perché proposta politica e ruoli, anche quelli apicali, o sono frutto di percorsi collettivi che si misurano apertamente sulle loro differenze o non valgono niente. Io scommetto su Sel. E voglio farlo con tutti quelli che sono pronti a scommettere su una sinistra all’altezza del nostro tempo, così come voglio scommetterci io.”

Come risponde Fulvia Bandoli:

Caro Furfaro, ho apprezzato la tua presa di posizione di ieri anche se non tutto mi convince nel tuo linguaggio: ad esempio io credo che dentro Sel non si debba “spazzar via” nessuno, come ha fatto Renzi nel Pd, ma semmai far prevalere una linea politica più chiara attraverso un confronto pubblico che, dentro Sel, e’ stato sempre difficilissimo fare. Penso anche che oltre a quelli che individui tu ( chiusi in una stanza a decidere per tutti o a nascondere differenze che pure ci sono ci siano anche molte e molti altri che da tempo hanno cercato e cercano di fare battaglie politiche e un confronto di idee a viso aperto, mettendoci la faccia in prima persona, e che anche per questo non sono stati accolti molto bene: c’e’ chi propose, prima di fare il patto con il Pd, di fare un confronto ampio a sinistra in modo da far valere meglio e di più le cose che andavamo proponendo ad un Pd che continuava purtroppo a guardare a Monti e non si accorgeva di quanto crescesse la protesta e il voto a Grillo; ci venne  detto, in quell’occasione, che il tempo stringeva e che non si poteva aprire nessun confronto o cantiere.

Ci sono anche alcune centinaia di compagne e compagni che hanno cercato di animare questo congresso semiclandestino, come lo chiami tu, con emendamenti di sostanza su alcune questioni politiche e programmatiche tentando di aprire un confronto e che, lavorando politicamente da oltre due mesi, sono riusciti a farli votare e approvare in oltre venti congressi federaliinsomma non proprio tutti e tutte sono stati in questi mesi fermi a nascondere o a misurare le differenze nel gruppo dirigente ma hanno preso posizioni pubbliche chiare e tonde.

Anche sul discorso di ieri del Presidente della Repubblica, per citare l’ultimo esempio di un avvenimento politico sul quale non e’ rintracciabile una posizione di merito di Sel, alcune e alcuni di noi hanno detto la loro.

Dunque ben venga questo tuo appello, anche se un poco tardivo, ad aprirsi e a discutere , a non tenere tutto chiuso in una stanza, e a non trattare chi ha opinioni diverse solo come compagni che rompono le scatole; ma non illuderti che con quelle che chiami primarie ( oramai in italia si chiamano tutte primarie…) si possano trovare tutte le risposte che cerchiamo. Se non si rendono esplicite le differenze sul ruolo, sul futuro di Sel, sui suoi programmi rispetto all’Europa e alle riforme che si vogliono perseguire, se non si capisce cosa propone l’uno o l’altro di coloro che ambiscono a dirigere Sel sara’ difficile scegliere anche se fai le benedette primarie. Quello che escludo anch’io e’ che si possa continuare a scegliere i nostri dirigenti con il metodo medievale della spada sulla spalla imposta dal capo: un’ altra strada democratica e partecipata dobbiamo per forza trovarla.

Dunque chiunque intende candidarsi a dirigere Sel si presenti con una proposta politica chiara sull’Europa e sull’ Italia e sul ruolo della sinistra e di Sel nel ricostruire una alternativa al liberismo.

Poi potrà cominciare una discussione che non sia solo di metodo ma di sostanza. Qualcuno ti ha rimproverato il fatto che tu pur essendo nel coordinamento nazionale fino ad ora non abbia mai sollevato problemi: io non ho nulla da dire, se senti il bisogno di sollevarli adesso per me va bene.

E prendo sul serio la tua riflessione.

Una (non) analisi del voto

Io non lo so perché mi è preso questo astio per le analisi del voto. Non so, davvero, se sono solo io ad essere stufo delle parole che circondano i risultati e poi ci accontentiamo di quelle come se i fatti servano solo a confermare gli idilliaci o i pessimisti. Ho avuto modo di dire (dove me l’hanno chiesto) come sia deluso dal mancato “secondo posto” di Civati (almeno) e di come sia colpito della percentuale mostruosa che i due tizi della Leopolda di qualche anno fa (Civati e Renzi) in pochi anni hanno accumulato: proprio loro che erano due “ribelli” da fare scivolare nella banalità e nel ridicolo. Non so nemmeno cosa ci sia di male nell’affermare di essere lontanissimo dalle posizioni di Renzi su molti punti di vista di governo dell’Italia e in Europa (perché avete notato come ora si siano smorzati un po’ tutti) senza però volere essere il solito caravanserraglio portatore di bile. Ogni tanto temo anche di dichiarare liberamente che la delusione a sinistra non è “Renzi” ma la reazione accondiscendente a Renzi come se un partito esterno (vedi SEL ad esempio) voglia ancora farci credere di potere condizionare il PD su posizioni che proprio con Civati hanno preso troppo poco, troppo poco e troppo poco consenso.

Certo ora c’è da aspettare e vedere, ci mancherebbe, è la democrazia, per fortuna. E vediamo, nel solito senso di attesa che accompagna l’azione disattesa qui da queste parti per chi vorrebbe sentire parlare di uno stato sociale rivoluzionario nell’uguaglianza e nell’interpretazione del mercato e dell’Europa. E’ che tra questo PD che temiamo possa essere e i forconi giù per strada c’è la solita fetta di gente rappresentata poco, male e debolmente e poche luci all’orizzonte. E mentre Renzi mette in moto numeri da capogiro i detentori del quasinientepercento stanno fitti fitti sulle loro autistiche strategie. Viene da ripensare a quello scritto nelle Confessioni di Agostino d’Ippona:

Né futuro né passato esistono. È inesatto dire che i tempi sono tre: passato, presente e futuro. Forse sarebbe esatto dire che i tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro. Queste tre specie di tempi esistono in qualche modo nell’animo e non le vedo altrove: il presente del passato è la memoria, il presente del presente la visione, il presente del futuro l’attesa.

 

Primarie come rimescolamento

l43-gianni-cuperlo-matteo-131128160902_bigE, dunque, quello che succede nel Pd non ci può essere indifferente: abbiamo bisogno che si apra un ripensamento profondo, una spaccatura reale nel gruppo dirigente che apra la strada ad un radicale rimescolamento di carte. Da questo punto di vista l’emergere di Renzi è stato potitivo perché ha iniziato a spaccare il gruppo dirigente dando il via ad una competizione reale, ma, nel merito, non è certo Renzi quello che può fare del Pd un partito di sinistra, anzi..

Più che altro una sua segreteria può avviare una decantazione fra le diverse anime del Pd. E non è nemmeno Cuperlo quello da cui sperare un corso positivo: da sempre uomo di D’Alema, in perfetta continuità con quella tradizione tardo piccista che è sfociata nel corso Pds.Ds-Pd.

Al contrario, mi pare che si possa fare una cauta (ho detto cauta) apertura di credito a Civati che si presenta come il sostenitore di una maggiore radicalità del Pd che parla esplicitamente di soggetto di sinistra. Dobbiamo dargli atto che sin qui è quello che ha mostrato un atteggiamento molto critico verso il governo ed anche in tema di difesa della Costituzione è quello che ha manifestato le posizioni più decenti del suo partito. Questo non vuol dire che io condivida tutto quello che dice (ad esempio non mi è parsa felicissima una sua uscita sulla questione dell’Imu), ma non c’è dubbio che sin qui ha svolto bene il suo ruolo di “guastafeste” della finta competizione Renzi-Cuperlo.

Considerato che, a differenza di altri, mi pare che non abbia né padri “nobili” né lauti finanziatori, credo che il suo quasi 10% di due settimane fa, sia un risultato interessante che segnala come ci sia una parte della base che vuole un Pd più di sinistra.

E per questo spero che l’8 dicembre abbia un risultato ancora più significativo per il quale invito chi mi legge a sostenerlo. Vedremo più avanti che uso farà di questa apertura di credito, ma per ora credo sia il meglio che ci viene offerto.

Aldo Giannuli apre una bella riflessione da leggere sul PD, sul significato di sinistra e sullo scenario futuro. Si trova qui.