La strafottenza della Giunta Lombarda: l’acqua è privata!
Alla fine, quatti quatti ce l’hanno fatta (per ora, prima che si passi in Commissione): l’acqua lombarda ora è privata per Progetto di Legge. Lo scrive bene e ce lo spiega Roberto Fumagalli del Contratto Mondiale sull’Acqua
Salve,
nonostante la mobilitazione dei Comitati Acqua della Lombardia e le oltre 7 mila e-mail inviate ieri agli Assessori regionali, oggi pomeriggio la Giunta della Regione Lombardia ha approvato il Progetto di Legge sulla gestione dell’acqua, che di fatto consegnerà ai privati la gestione dell’acqua di tutta la Lombardia!
La Giunta Formigoni con la solita mistificazione respinge le accuse di privatizzazione, intitolando il proprio comunicato stampa (che potete leggere qui sotto): “Riforma del servizio idrico: l’acqua rimane un bene pubblico”.
La verità è invece che l’affidamento della gestione dei servizi idrici (che nel comunicato appare solo alla fine con 2 righe) avverrà secondo i dettami del Decreto Ronchi, cioè tramite gara europea o tramite società miste pubblico-private, quindi di fatto sarà una vera e propria svendita degli acquedotti ai privati e alle multinazionali!
Inoltre le competenze in materia di servizio idrico vengono consegnate alle Province (ma resta l’ATO della città di Milano, ) e pertanto sottratte ai Comuni, i quali si dovranno accontentare di esprimere un parere alla loro Provincia.
Il progetto di legge passa ora al vaglio del Consiglio Regionale, che dovrà votarlo il prossimo 23 novembre.
L’invito è quindi quello di partecipare numerosi sabato 13 novembre (dalle ore 10) alla manifestazione a Milano in piazza Duca D’Aosta (Pirellone), organizzata dal Coordinamento Regionale dei Comitati Acqua, col sostegno della Cgil Lombardia.
Saluti fraterni,
Roberto Fumagalli
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LN-LOMBARDIA.RIFORMA SERVIZIO IDRICO: L’ACQUA RIMANE PUBBLICA
LA GIUNTA REGIONALE HA APPROVATO OGGI IL PROGETTO DI LEGGE
RAIMONDI:FALSI ALLARMI DA CHI URLA A SCANDALO PRIVATIZZAZIONE
(Ln – Milano, 26 ott) L’acqua è e rimane un bene pubblico, le
tariffe non aumentano, le Province assumono le competenze delle
ex AATO (Autorità di Ambito Territoriale Ottimale) e i Comuni
vanno ad acquisire un ruolo di fondamentale importanza
all’interno della Consulta nella quale saranno inseriti. Questi,
in sintesi, i contenuti del Progetto di legge di riforma del
Servizio idrico integrato, approvato dalla Giunta regionale
lombarda, su proposta del presidente Roberto Formigoni, di
concerto con l’assessore all’Ambiente, Energia e Reti Marcello
Raimondi. Il testo, prima di essere definitivamente trasformato
in legge, dovrà passare al vaglio del Consiglio regionale.
L’intervento legislativo, che è nato da un lungo e serio
confronto con i Comuni e le Province durato tutta l’estate, si è
reso necessario per adeguare l’organizzazione del Servizio
idrico integrato agli obblighi normativi che derivano dalle
nuove disposizioni statali e dalle sentenze della Corte
costituzionale: “Prima di tutto – ha spiegato Raimondi – dalla
legge nazionale 42/2010, la finanziaria dello scorso anno, che
ha decretato la soppressione – a partire dal 1 gennaio 2011 –
delle AATO e ha imposto l’obbligo di attribuire le loro funzioni
ad altri soggetti, da individuarsi con legge regionale”. “Senza
di questo – ha aggiunto l’assessore – si arriverebbe alla
paralisi dei servizi idrici, perché gli eventuali atti adottati
dalle ex AATO, dal 2011, saranno illegittimi e come tali
perseguibili. Compreso il pagamento degli stipendi ai
dipendenti”.
La legge non è dunque un’attuazione del cosiddetto “decreto
Ronchi”, come falsamente sostenuto da alcuni.
Il progetto di legge fa anche chiarezza circa due sentenze della
Corte Costituzionale: la 307/2009 e la 142/2010.
A questo punto la Regione ha scelto di attribuire le funzioni
amministrative delle soppresse AATO alle Province e,
limitatamente all’ambito della città di Milano, al Comune.
La riforma in pillole:
1)LA GESTIONE TRAMITE L’UFFICIO D’AMBITO DELLA PROVINCIA –
L’organizzazione del servizio idrico integrato sarà gestita
dalle Province tramite una struttura apposita, l’Ufficio
d’Ambito, costituito come Azienda speciale (cioè soggetto dotato
di personalità giuridica), che può operare con una contabilità
separata rispetto a quella della Provincia e pertanto non
influire sul Patto di Stabilità di quest’ultima. L’istituzione
dell’azienda speciale deve avvenire “senza aggravio di costi per
l’ente locale”. Gli incarichi di presidente, consigliere e
revisore dei conti devono essere svolti a titolo meramente
onorifico e gratuito.
Un’importante novità riguarda i rapporti di lavoro: saranno
infatti garantite le condizioni contrattuali, collettive e
individuali, in godimento.
Per assicurare un coinvolgimento concreto ed operativo dei
Comuni nell’organizzazione del servizio, nel CdA dell’Azienda
speciale deve essere garantita una rappresentanza significativa
(di maggioranza, cioè almeno 3 consiglieri su 5) dei Comuni
dell’ambito.
2)LA CONSULTA DEI COMUNI – Come detto, i Comuni avranno un ruolo
di primo piano, grazie anche alla costituzione della Consulta:
ne faranno parte tutti i sindaci dei Comuni dell’ambito. La
Consulta deve rendere un parere preventivo e obbligatorio su
tutti gli atti della Provincia relativi alla pianificazione
d’ambito e alla determinazione della tariffa.
3) LA SOCIETÀ PATRIMONIALE – Gli enti locali hanno la facoltà di
costituire una società patrimoniale (proprietaria delle reti),
cui spettano le funzioni di progettazione preliminare per nuovi
interventi programmati dal Piano d’Ambito, le attività di
collaudo delle nuove infrastrutture e l’affidamento del
servizio.
Il nuovo modello di società patrimoniale è coerente con la
sentenza della Corte Costituzionale n. 307/2009, che ha
dichiarato incostituzionale il modello regionale di separazione
tra gestione delle reti ed erogazione del servizio. Infatti le
società patrimoniali non svolgeranno compiti connessi alla
gestione delle reti, che restano di competenza esclusiva del
gestore unico affidatario del servizio.
La società patrimoniale potrà reperire risorse economiche a
tasso agevolato, come è possibile a soggetti pubblici,
mettendole poi nella disponibilità del soggetto realizzatore
degli investimenti e delle manutenzioni straordinarie delle reti
e degli impianti, che ne hanno grande necessità. Ciò consentirà
di tenere le tariffe a carico dell’utente a livelli più bassi.
4) L’ESAME REGIONALE DEL PIANO D’AMBITO – Prima della loro
approvazione, i Piani d’Ambito dovranno essere inviati alla
Regione, che ne verifica la coerenza con gli atti di
programmazione e pianificazione regionale (Piano di tutela delle
acque e Piano di distretto di bacino).
Tutto ciò consentirà alla Regione di esercitare le proprie
competenze in materia di tutela della salute e del governo del
territorio, soprattutto a fronte delle diffuse criticità del
servizio di depurazione delle acque reflue sul territorio
regionale.
5) L’AFFIDAMENTO DEL SERVIZIO E LE TARIFFE – Il servizio si
prevede sia affidato ad un unico gestore per ogni ambito, in
modo da poter meglio beneficiare della grandezza del soggetto,
per ottenere maggiori economie di scala nella gestione del
servizio, specialmente nel settore degli investimenti e, quindi,
ridurne l’impatto sulle tariffe.
“Chi dunque grida a un presunto ‘scandalo privatizzazione’ –
conclude Raimondi – altro non fa che seminare falsi allarmi. In
Lombardia l’acqua resta un bene pubblico”. (Ln)