La decadenza elettorale
Sarà che mi sono alzato “alto” (io, poi) o con troppi sofismi ma ritrovo un po’ di decadenza nella discussione per la riforma della legge elettorale. Intendete decadenza proprio nel senso più svilente del termine. Ci sono dei partiti che tentano di trovare una legge che gli garantisca l’entrata in Parlamento con le percentuali che hanno a disposizione ritenendo l’autopreservazione come paletto indispensabile (possibilmente escludendo il più possibile gli altri) e tra la gente tutti vorrebbero una legge elettorale che assicurasse l’elezione del proprio rappresentante di riferimento. Si parla di modello spagnolo, di ritorno al mattarellum (ultimamente santificato) e nessuno ha ancora capito esattamente quale sia la bozza su cui si discute.
Pochi commentatori e nessun politico (o quasi nessuno, mi saranno sfuggiti) cerca di raccontarci la propria idea di “rappresentanza democratica”, se legata ai valori o ai territori o alla governabilità; nessuno ci spiega il proprio senso del governo del popolo, della funzione della sovranità popolare e del peso da dare al voto. Un dibattito che sembra una festa triste de La Grande Bellezza.