Vai al contenuto

spacciatore

Salvini diceva: “Lei spaccia?” al tunisino. Perché oggi non lo chiede al suo candidato in Emilia?

Ora Salvini può riattaccarsi al citofono. Ci ricordiamo tutti quando, con uno strano senso del garantismo, che come al solito dalle sue parti funziona a fasi alterne secondo la convenienza, andò a scampanellare all’abitazione di un presunto spacciatore mandando le sue generalità in diretta Facebook in giro per tutta l’Italia, tutta merce buona per il suo refrain che “la droga uccide” e che a portare la droga sarebbero solo gli stranieri.

Questa volta tra l’altro Salvini non ha nemmeno bisogno di chiedere informazioni in giro nel quartiere perché in questo caso nome e cognome è scritto a chiare lettere nell’ordinanza cautelare firmata dal gip Sandro Pecorella. Luca Cavazza ha 27 anni ed è un tesserato della Lega di Salvini che si è molto speso nell’ultima campagna elettorale (in realtà con un risultato piuttosto risibile) in favore della candidata Borgonzoni alle ultime elezioni regionali e, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbe uno degli uomini che faceva sesso con ragazze minorenni offrendo in cambio cocaina.

Per noi vale ovviamente la presunzione di innocenza. Ma ragionando con la stessa logica con cui Salvini ha scampanellato al ragazzo di Bologna, il leader leghista dovrebbe chiedere a Cavazza se spaccia, o visto che si trova da quelle parti dovrebbe chiedergli anche se trova normale indurre alla prostituzione delle ragazzine in cambio di cocaina. Cavazza è un ex tesserato di Forza Italia che negli ultimi anni (come è capitato a molti) è saltato sul carro vincente della Lega salviniana in cerca di un posto al sole: agente immobiliare, era già salito al disonore delle cronache per un suo vecchio post del 2016 su Facebook in cui visitando la tomba di Mussolini a Predappio inneggiava al fascismo. È anche molto conosciuto nell’ambiente dei tifosi della Virtus.

“Diffidate da chi vi dice che la politica è tutta merda e malaffari. La politica, per come la intendo io, è tutt’altro”, scriveva il 27 gennaio. Il 23 gennaio urlava “giù le mani dai bambini” riferendosi ai fatti di Bibbiano. Chiamava “letame” “quei giocolieri da strada, casinari e sozzi fuori sede mantenuti dai paparini che con la mia/nostra Bologna non hanno nulla da scompartire!”, con evidenti problemi anche con la lingua italiana. Ora Salvini faccia il capitano duro e puro: passi da Bologna per citofonare al suo pupillo e poi ci regali un’imperdibile diretta Facebook per raccontarci com’è andata.

Leggi anche: 1 . L’avvocato a TPI: “Salvini potrebbe essere denunciato, 4 ipotesi di reato” per aver citofonato al tunisino /2. “Lei spaccia?”. Salvini che citofona a casa di un tunisino è il vero punto di non ritorno (di L. Telese) / 3.Se Salvini può citofonare sentendosi uno sceriffo la colpa è nostra: ormai tutto è permesso (di L. Tosa) / 4. Salvini vada a caccia di spacciatori senza telecamere e senza scorta (di L. Tomasetta)

L’articolo proviene da TPI.it qui

Lo Stato spacciatore

Secondo il Global status report on alcohol and health 2018 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, pubblicato il 21 settembre 2018, l’uso di alcol nel 2016 ha causato nel mondo circa 3 milioni di morti, ossia il 5,3% di tutti decessi e il 5,1% degli anni di vita persi a causa di malattia, disabilità o morte prematura attribuibili all’alcol. Più di tre quarti dei decessi si è verificato tra gli uomini. Il consumo di bevande alcoliche è responsabile o aumenta il rischio dell’insorgenza di numerose patologie: cirrosi epatica, pancreatite, tumori maligni e benigni (per esempio quello del seno), epilessia, disfunzioni sessuali, demenza, ansia, depressione.

Che il fumo di sigaretta sia dannoso per la salute umana non è più materia di discussione da moltissimi anni; ciononostante il consumo di sigarette è ancora elevatissimo e il prezzo pagato è salatissimo; secondo i dati dell’Oms, per esempio, il fumo di sigaretta rappresenta la seconda causa di morte a livello mondiale nonché la prima causa di morte evitabile! Ogni anno, circa 6 milioni di persone muoiono a causa dei danni da fumo; il 10% di questi sono soggetti non fumatori esposti al fumo passivo. Insomma, si tratta di numeri da epidemia.

Lo Stato italiano incassa circa 15 miliardi di euro dal fumo e ne spende circa la metà in sanità, con un bilancio comunque attivo. Incassa circa 1 miliardo di euro da prodotti alcolici.

A proposito dello Stato spacciatore e di come venga facile di questi tempi allarmare su cose non allarmanti (come la cannabis light) e continuare a non vedere gli allarmi diventati cronici.

Cin cin.

Buon mercoledì.

L’articolo Lo Stato spacciatore proviene da Left.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2019/12/18/lo-stato-spacciatore/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

Lo spacciatore di “spacciatori dal Gambia”

“Vendere droga da oggi è legale se sei disoccupato! Lo affermano i Giudici del Tribunale del Riesame di Milano! Condividi se sei indignato!!!”

E poi.

«Il pusher rimesso in libertà: “Si mantiene con lo spaccio”» titola quel quotidiano buono per incartare il pesce che sulle bufale e sul terrorismo si mantiene in vita.

E poi.

“Spaccia droga per necessità”

E alla fine, ovviamente, con il tempismo delle mosche arriva lui: «Roba da matti. Un immigrato del Gambia, con precedenti penali, beccato a spacciare morte, è stato scarcerato perché per i giudici del tribunale di Milano: “Vendere droga è la sua sola fonte di sostentamento”. Poverino…» ha twittato il ministro dell’inferno Salvini.

Ma davvero c’è uno spacciatore che è stato assolto e scarcerato in giro per Milano, graziato dal fatto che spacciare sia il suo unico sostentamento economico? No, ça va sans dire.

C’è un presunto spacciatore che è stato fermato con cinque pastiglie in tasca (e quindi nemmeno in flagranza di reato come scrive qualcuno). C’è un Tribunale del Riesame che ha valutato l’opportunità di tenerlo in carcere in attesa di giudizio. Avete letto bene: quest’uomo non è ancora stato giudicato. E, spiace dirlo a qualcuno che non se n’è ancora reso conto, non valgono Facebook e Twitter come giurie popolari (anche perché altrimenti Berlusconi sarebbe diventato Mandela, in tempi piuttosto recenti). La carcerazione preventiva è possibile solo se ci sono i presupposti stabiliti dalla legge e non è un vezzo del giudice di turno. Quando i giudici scrivono che il reo non ha nessuna fonte legale di reddito lo scrivono per avvalorare l’accusa, mica la difesa. Ci sarà un processo che accerterà le responsabilità e, nel caso, emetterà sentenza di condanna.

Ci sono però alcuni particolari su cui soffermarsi: il dibattito a cui avete assistito è spazzatura, le informazioni che vi hanno dato sono volutamente incomplete se non addirittura false.

E poi.

Salvini ci si è buttato perché il reo è gambiano. Come al solito. Ma Salvini è ministro dell’Interno, al governo, addirittura vicepremier: ogni volta che Salvini twitta indignato una presunta schifezza italiana sta rubando tempo a se stesso che è profumatamente pagato per studiarla e risolverla.

E infine: Salvini non ha rimesso in libertà il principale imputato del furto di 49 milioni di euro. Ha fatto di peggio: Umberto Bossi se l’è portato in Senato e si prepara a cambiare il nome al proprio partito per non restituire il malloppo. Vicepremier del governo finge di avere perso i documenti per passarla liscia, è finita la pacchia!, scriverebbe lui.

Buon lunedì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/09/03/lo-spacciatore-di-spacciatori-dal-gambia/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.