Vai al contenuto

spada di damocle

Governare l’incertezza

Ci ripetono che dobbiamo convivere col Covid. Ma il governo fatica a dare risposte chiare, a partire dalla scuola. Mentre l’opposizione propone di “tornare come prima”. Come se il virus non esistesse più

La sfida è esattamente questa: governare l’incertezza. E l’incertezza è un sentimento che rende un popolo irrequieto, inevitabilmente spaventato, che rende difficili le giornate e soprattutto che rende complicata la programmazione. E questa epoca, così ferocemente incastrata al millimetro, ci chiede di essere perfettamente programmati, noi, le nostre giornate, i nostri figli, i nostri affetti, i nostri mestieri, i nostri rapporti, le nostre cose. E la sfida, lo si diceva già in tempi non sospetti, è esattamente questa.

Nel dibattito tra catastrofisti e negazionisti sembra sparita la via di mezzo: convivere con il virus, che è quello che ci continuano a ripetere, non è per niente semplice se non c’è una guida chiara con regole certe e con limiti definiti. Accade con la scuola, ad esempio: non sapere cosa accadrà a scuola e come si muoverà la scuola a poche settimane dall’inizio (ma inizierà davvero?) ripropone quello stesso sentimento che ha appiattito anche sentimentalmente e dal punto di vista vitale molte persone durante il periodo del lockdown: intorno a un figlio c’è tutta un’organizzazione famigliare che coinvolge moltissimi elementi e che modifica le proprie abitudini. E sarà così anche per il lavoro, che in questo periodo vacanziero è sparito dal dibattito pubblico e invece si riproporrà con forza: milioni di persone aspettano di sapere se avranno un rinnovo di contratto e le loro aziende cercano di leggere un mercato che rimane con la spada di Damocle del virus.

Il fatto è che ci avevano detto che avremmo dovuto imparare a convivere con il virus e invece qualcuno propone come soluzione quella di tornare esattamente come prima, come eravamo prima quando non ci ammalavamo mica se qualcuno ci respirava in faccia in un posto qualsiasi. E noi la convivenza con il virus, mesi dopo, non abbiamo ancora imparato nemmeno a immaginarla, non sappiamo darle una forma e un nome e continuiamo a aspettare che passi, banalmente, semplicemente.

Eppure governare l’incertezza e leggere il presente e il futuro è esattamente il compito della politica: è la stessa politica che ha avuto sei mesi (sei mesi) per programmare il ritorno nelle aule e che non ci ha spiegato nulla di più dei banchi, che sono ancora oggi l’argomento principe della discussione. Intanto dall’altra parte l’opposizione insiste nel dire irresponsabilmente “torniamo come prima”.

Ed è una discussione che diventa tifo, così bassa, così triste, così pericolosa.

Buon venerdì.

 

Commenti

commenti

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

Tutto il resto, da questo momento e per sempre, io lo spengo.

motivi-spegnere-la-televisione-effetti-negativiE spesso mi capita di sentirmi urtata da ciò che leggo.
Politici concentrati sulle liste e nemmeno lì sanno dare un segnale di cambiamento.
Politici che parlano a vanvera di cose che non conoscono.
Politici che non hanno la minima idea di cosa significhi andare a dormire con la spada di Damocle , che pende inesorabile sulla testa, di un mutuo o di un affitto che non si riuscirà a pagare.
Politici che non sanno niente della vita che si svolge fuori dai Palazzi perché altrimenti parlerebbero di lavoro, andrebbero nelle ditte con gli operai, penserebbero a ridurre tutte le spese inutili e non lascerebbero morire un paese sotto il peso delle spese militari o di altri sprechi di cui sentiamo parlare ogni giorno.
Quella che vedo non è politica come non reputo giornalismo quello che ancora gli da spazio.
Per questo anche stasera il mio televisore rimarrà spento, perché la mia vita non ruota intorno a quella di un megalomane, non ruota intorno a chi lo vede ancora come avversario e si concentra su questo piuttosto che mettere in atto proposte concrete.
La mia vita ruota intorno a bollette da pagare, un lavoro da salvare.
La mia vita ruota intorno alle persone, quelle che conducono un’ esistenza reale.

Tutto il resto, da questo momento e per sempre, io lo spengo.

Il post su lamartocchia mi è stato segnalato via twitter da Marta ed è il sentire comune che si ascolta per strada e tra gli amici. Ma soprattutto è l’orlo che sarebbe il caso di cominciare a riconoscere (e rispettare) il prima possibile.

Perché abbiamo chiesto la partecipazione dei civilissimi elettori per le primarie nazionali, per le liste locali e per le decisioni politiche in questi ultimi mesi. Abbiamo chiesto di entrare nella vita politica attivamente e ora ci si chiede quando la politica attivamente possa ascoltare la richiesta di entrare nella vita sociale. Perché una nuova composizione delle liste funziona se cambiano (e si evolvono) i processi di ascolto i ruoli attivi dei partiti. Perché ora è il caso di mollare le segreterie e la modulistica e provare a chiedere in piazza o sui piazzali delle fabbriche cosa è mancato in questi ultimi anni e cosa serve nella prossima Italia e nella prossima Lombardia. Perché sarebbe ora di iniziare la campagna elettorale comune (e la politica comune soltanto può occuparsi dei beni comuni) smettendo di coltivare diffuse campagne elettorali personali. Perché il privilegio peggiore che la politica si è concessa (e abbiamo concesso alla politica) è quello di essere scollegata, fuori, altro e quindi inevitabilmente spenta.

Magari questa sera dedicarla a qualche riunione di quartiere piuttosto che guardare la preistoria in prima serata.