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Le assurde parole con cui Giorgia Meloni giustifica l’astensione di Fdi su Patrick Zaki

Sono 24 ore che mi scervello sulle giustificazioni della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, circa il voto di astensione in Senato per l’ordine del giorno che impegna il Governo “ad avviare tempestivamente le necessarie verifiche” per concedere la cittadinanza italiana a Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna agli arresti nel carcere egiziano di Tora dal 7 febbraio del 2020.

Ho sperato anche che Giorgia Meloni o qualcuno dei suoi spendesse qualche altra parola, che a qualcuno gli scappasse almeno uno sputo di tweet o una cosa qualsiasi per capire come possa una decisione presa in così larga maggioranza essere “un’ingerenza del Parlamento italiano”.

A cosa serve, secondo Giorgia Meloni, il Parlamento, se non proprio a intervenire in fatti di propria pertinenza? Cosa c’è di più significativo, per un Parlamento, dell’occuparsi di diritti da rispettare nei confronti di uno studente che proprio in Italia è stato libero per l’ultima volta e che è illegalmente detenuto in uno Stato che ha ammazzato poco prima uno studente italiano e con cui commerciamo amabilmente armi?

Mi pare tutto così chiaro, limpido, facile. Ci sono arrivati perfino i leghisti, per dire. Poi mi chiedo come la cittadinanza italiana a Patrick Zaki potrebbe “non aiutarlo” (parole sempre buttate a caso da Giorgia Meloni): ma non è proprio lei che da anni urlaccia sulla sua “patria” che deve farsi rispettare nel mondo? Ma non è proprio lei che da anni se la prende con il governo di turno per lamentare una mollezza sulla politica nazionale che, a suo dire, svergognerebbe tutti gli italiani?

E ora che potrebbe semplicemente schiacciare un pulsante (non le si chiede nulla di eroico, sia chiaro), proprio lei che vorrebbe essere quella del partito dei patrioti senza paura, ora balbetta quattro scuse sconclusionate senza senso?

Poi mi sono detto che forse non è la stessa Giorgia Meloni che, a proposito di “ingerenze”, viaggia in giro per l’Europa e per il mondo per incontrare i peggiori paradittatori sovranisti cercando di coltivare alleanze che mettono in seria crisi la credibilità dell’Italia in Europa e nel mondo. E invece no, è proprio lei.

Eppure Giorgia Meloni si è detta “solidale”. Ma come? Ma quindi non ha nemmeno il coraggio di dire che non gliene frega niente? Almeno sarebbe stata una posizione con una sua logica, qualcosa di comprensibile.

Poi ho pensato che ha un nome l’atteggiamento di Giorgia Meloni, una parola semplice semplice: vigliaccheria politica, condita con un po’ di esigenza di farsi notare.

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L’articolo proviene da TPI.it qui

Se vengono e se vanno, l’importante è tatuarli con lo sputo

Questa mattina fate un esercizio di ecologia intellettuale, come l’innaffiare i fiori sul balcone o concedersi una meditazione prima di buttarsi nel traffico cittadino: se vi capita tra le mani un giornale o un sito o un tweet o un urlatore al bar o un livoroso cronico che ha come priorità quotidiana quella di strapparsi i capelli per qualche decina di migranti che sarebbero scappati secondo l’inquinamento morale e lessicale sappiate fin da subito che è un sabotatore morale a cui bisognerebbe dare il poco peso che merita, il poco peso che merita anche la notizia in sé che non è una notizia e non è nemmeno una novità se non fosse che hanno bisogno di parlarvi di questo perché non sanno che altro dire, come quelle stanche conversazioni che virano sul meteo.

Non temetelo, però, no. Spiegategli, con calma, che i migranti migrano, tutti in tutto il mondo, e pochissimi vogliono fermarsi in Italia, quasi nessuno. Ditegli, se riuscite a farvi ascoltare, che da anni ormai approdano in Italia per posizione geografica solo per transitare verso nord, dove molti hanno parenti e amici che normalmente lavorano e si sono integrati. Dovrebbe rilassarsi nel sapere che il flusso (che a molti interessa fingere di non vedere) spiega come dei 35 euro o del wi-fi o del cibo marcio dei nostri centri di accoglienza a questi interessino meno di un tweet di Salvini. I teorici dell’invasione ci rimarranno malissimo nello scoprire che la pacchia italiana non è considerato un approdo. No. E chissà come gli ribolle il sangue, ai teorici del niente, nel sapere che gli eritrei come quelli della Diciotti hanno diritto di ottenere asilo politico quasi in ogni Paese europeo e chiedetegli perché dovrebbero farlo qui, dove sono diventati carne da macello per il dibattito pubblico di qualche affamato feroce cialtrone.

Ditegli, mentre vi spiega che sono scappati, che si scappa da un posto in cui si è costretti a stare e invece questi, come tutte le persone del mondo, si spostano. Se vi parla della scabbia spiegategli che no, gli è andata male, ma quelli sono ancora in cura. E poi che volete che sia la scabbia per gente che ha visto la guerra, che ha dovuto sotterrare i propri figli frutti degli stupri. Ma secondo voi, davvero, possono avere paura di questo patetico baccano italiano?

Se vi dicono che sono scomparsi senza documenti rispondete con calma che la legge prevede di prendere le loro impronte digitali e inserirle nella banca dati Eurodac e che di sicuro il ministro addetto alla sicurezza nazionale avrà avuto la premura di farlo. Non ci crederà ma voi provateci. Se vi dice che muore di paura nel non sapere dove sia qualche decina di ragazzotti spiegategli la differenza tra i latitanti e coloro che potenzialmente potrebbero delinquere, ovvero tutti, italiani tedeschi bianchi o neri, o peggio ancora dei delinquenti che qui da noi diventano addirittura classe dirigente.

Se vi dice che è colpa della sinistra ditegli che governano gli altri. Se vi dice che questo dimostra che l’indagine contro Salvini è una burla spiegategli che è proprio il contrario: le persone sono libere di spostarsi, per quello il ministro dell’inferno è indagato. Se vi dicono che li rimanderanno in Italia perché gli altri li rispediranno indietro ricordategli delle 22 riunioni in Europa che servivano proprio per questo e a cui Salvini non ha mai partecipato, raccontategli del trattato di Dublino.

Se insiste, insistete. Se resiste, resistete. E poi parlate ad altro, dedicatevi ad altro, pretendete che ci si dedichi alle priorità urgenti davvero perché il nostro Paese si rialzi. Non cadete nella tentazione di introiettare le false paure degli altri, non desistete. E chiedetegli, prima di salutarlo, com’è questa storia che sia se vengono e sia se vanno ciò che conta, per questi, è sempre e solo sputargli addosso.

Buon giovedì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/09/06/se-vengono-e-se-vanno-limportante-e-tatuarli-con-lo-sputo/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.