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Farsa di Stato

Siamo noi gli scheletri. Mica quelli che arrivano. Siamo noi, che siamo già annegati da un pezzo.

Marino è stato assolto, ma il problema non sono le scuse


Ignazio Marino è stato assolto. Il “caso scontrini” non esiste e lo dice la Cassazione che ha prosciolto l’ex sindaco con una formula piena che non lascia spazio a nessun fraintendimento. Eppure dietro la defenestrazione di Marino come sindaco di Roma c’è tutto il modo di fare di un PD che da lì ha cominciato la sua rincorsa verso il dirupo.
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Sì, Montanelli è stato anche uno “stupratore colonialista” e le femministe hanno fatto bene a vandalizzare la sua statua

Qui si parla di un episodio ben preciso: il grande giornalista prese parte alla guerra coloniale in Europa e si comprò una dodicenne in sposa per soddisfare le sue voglie sessuali, uno schifo. Fanno fanno sorridere coloro che cercano in tutti i modi di difenderlo.

Vi ricordate il poliziotto che portò la molotov (finta) alla Diaz? È stato promosso, ora comanda il centro operativo della Polstrada di Roma. Ah, la meritocrazia.

Dopo la nomina al vertice della Dia di Gilberto Caldarozzi, condannato a 3 anni e 8 mesi per i falsi verbali della scuola Diaz, a un altro dei condannati eccellenti per la “macelleria messicana” del G8, è stato affidato uno degli incarichi più prestigiosi della polizia italiana. Pietro Troiani, il vicequestore passato alla storia come l’uomo delle false molotov, il 21 dicembre è stato nominato dirigente del Coa, il Centro operativo autostrade di Roma e del Lazio: il più grande d’Italia. Come per Caldarozzi tecnicamente non si è trattata di una promozione. Troiani resta vicequestore proprio come Caldarozzi resta primo dirigente. Questa è stata la precisazione del Dipartimento di pubblica sicurezza dopo che Repubblica aveva pubblicato le critiche delle vittime e dei famigliari dei manifestanti massacrati di botte e arrestati con false prove nella scuola Diaz nel luglio 2001.

da Repubblica

La laurea finta, il volo di Stato. Solo non si vedono i due liocorni

Le ultime notizie dalla libera Repubblica italiana di Bengodi sono imperdibili perché ci riportano indietro nel tempo, quando elementi del governo erano ridicolizzati (anche a ragione, intendiamoci) con sdegno, energia, tutti in coro: vi ricordate la ministra con il diploma di laurea che divenne diploma? Vi ricordate il presidente del Consiglio in viaggio a New York per la storica finale tutta italiana dell’Us open di tennis tra Roberta Vinci e Flavia Pennetta? Vi ricordate la bile? Vi ricordate l’ingrossamento di fegato?

Bene. Se ve lo siete perso forse dovreste sapere che il sottosegretario alle infrastrutture Armando Siri (definito da più parti l’ideologo della Flat Tax, strettissimo collaboratore di Salvini) risultava laureato nella sua pagina su Wikipedia (prontamente corretta) e nei siti a lui vicini e invece proprio ieri ha confermato di non avere nessuna laurea in Scienze politiche. Armando Siri (che per inciso, è lo stesso che non sapeva che Toninelli fosse il suo ministro, con quei magici 38 secondi da ospite della trasmissione L’aria che tira) viene comunque chiamato dottore nel decreto della Regione Calabria del 2004 (qui). E ieri ci ha detto di non essere laureato. Insomma: un laureato forse sì o forse no che a sua insaputa scopre di essere stato scambiato per dottore. Che epopea quella tra leghisti e lauree, eh?

Per quanto riguarda i voli di Stato invece conviene partire da un tweet (e cos’altro, secondo voi?) di Salvini che risale al 12 settembre del 2015. Scriveva Salvini: «#Renzi annulla tutti gli appuntamenti di lavoro e vola a New York (chi paga???) per vedersi una partita di calcio. Che schifo. RUSPA.».

Bene. Dov’era ieri Salvini? Era a Mosca a godersi la finale dei mondiali (dopo avere cancellato i suoi impegni, sostanzialmente interviste) in rappresentanza non si sa bene di cosa e con un volo pagato non si sa esattamente da chi. Incredibile vero? Con una sostanziale differenza: nella finale dei campionati del mondo non giocava nessuna squadra italiana (e infatti il ministro dell’Interno ci ha tenuto a farci sapere che è andato a gufare la Francia, sempre per quel vecchio discorso della miseria di chi esiste solo contro qualcuno) e non si capisce perché un ministro debba rappresentare un Paese che ha un presidente del Consiglio in carica (sì, lo so, la battuta qui viene facile facile).

Sono cambiati gli interpreti ma la musica è la stessa. E dov’è il cambiamento? Nelle reazioni. Fateci caso. È un nuovo opportunismo al contrario: quelli amano quando serve, questi odiano solo chi serve.

Buon lunedì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/07/16/la-laurea-finta-il-volo-di-stato-solo-non-si-vedono-i-due-liocorni/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.