Partiamo da ciò che funziona: è un passo verso i diritti per le coppie gay. Dopo anni di Pacs, Dico e tutto un maramaldeggiare tra sinonimi e contrari il governo Renzi decide di forzare per arrivare al risultato e non è un caso che il portavoce del Family Day Massimo Gandolfini dica che “Renzi va fermato” e che (per ripicca) “a ottobre bisogna dire no al referendum costituzionale” e anche il segretario della CEI Nunzio Galatino abbia definito questa legge “una sconfitta per tutti”. Renzi, piaccia o no, ha accettato di farsi dei nemici per mantenere, in parte, le promesse.
Ma forse proprio perché alla fine è stata necessaria una forzatura viene da chiedersi se il Governo non avrebbe potuto, a questo punto, cercare il risultato pieno: la legge pesantemente modificata dai centristi in Senato (lo stesso Alfano proprio oggi dice di avere “salvaguardato l’istituzione della famiglia”) è molto distante da quella che veniva difesa spada tratta da Renzi a febbraio di quest’anno. «Avanti con la stepchild adoption» diceva Renzi al Corriere della Sera l’8 febbraio 2016, «la linea del Pd è sempre la stessa e non contempla neanche l’ipotesi dello stralcio della stepchild adoption. Si lavora per una maggioranza parlamentare che approvi il testo. Le leggi entrano in Parlamento in un modo ed escono con delle modifiche. Ma la linea del Pd resta sempre la stessa.» assicurava, sempre a febbraio, il capogruppo del PD Ettore Rosato e il 18 febbraio il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luciano Pizzatti disse senza mezzi termini, riferendosi alla stepchild, che “la parola stralcio è una bestemmia”. Proprio così.
(il mio pezzo per Fanpage continua qui)