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Perché l’EXPO è un grande errore

Né la corruzione né i ritardi sono il problema principale di Expo 2015. Il problema principale è che l’Expo non sarebbe dovuto accadere. Esso è nato e cresciuto sull’onda di un’orgia di retorica[…]
Sia chiaro:  la decisione di fare l’Expo è stata prima di tutto politica ed emotiva, e sarebbe stata presa in ogni caso.  Tuttavia questa ubriacatura collettiva è stata supportata e legittimata da stime economiche azzardate, che ne hanno avallato i voli pindarici. Accettate acriticamente dai mezzi di informazione, ripetute e tramandate poi in innumerevoli occasioni, sbandierate da politici e commentatori, queste stime hanno instillato il miraggio di centinaia di migliaia di posti di lavoro e di altri enormi benefici economici a costo zero.

La frase qui sopra è di Roberto Perotti de Lavoce.info ed è la voce di un economista, mica di un avversario politico e un membro del “partito del No” come amano dire alcuni esponenti di destra e di centrosinistra. Le motivazioni sono elencate in questa pubblicazione scaricabile gratuitamente.

La cor­ru­zione in Ita­lia è così dif­fusa che è pra­ti­ca­mente impos­si­bile cer­care di porvi rime­dio per via giu­di­zia­ria

No, secondo me è un pro­blema di cul­tura. Se si trat­tasse sol­tanto di leggi, quelle che puni­scono la cor­ru­zione ci sono. Non sono per­fette, ci man­cano una sacco di cose ma ci sono. Credo invece che sia pro­prio un pro­blema di cul­tura, di modo di pen­sare. La cor­ru­zione in Ita­lia è così dif­fusa che è pra­ti­ca­mente impos­si­bile cer­care di porvi rime­dio per via giu­di­zia­ria, occorre inter­ve­nire attra­verso sti­moli edu­ca­tivi. Leggi più severe non ser­vono. Vede le leggi c’è il pre­cetto, che dice cosa è vie­tato, distin­gue quello che è lecito da quello che è ille­cito. Ora que­sta parte cer­ta­mente è uti­lis­sima, però non serve a mio parere per­ché com­porta gene­ral­mente solo il car­cere, che invece di aiu­tare a mar­gi­na­liz­zare la devianza alla fine la faci­lita. Se noi usiamo la san­zione per ren­dere vero il pre­cetto, va a finire che ci mor­diamo la coda.

Un’intervista a Gherardo Colombo che vale la pena leggere.

Trezzano sul Naviglio: il PGT come pompino per un centro commerciale

La Lombardia e i suoi comandamenti. Primo: desidera il centro commerciale d’altri.

Sono 8 in tutto, le persone arrestate, nella mattinata, da personale della D.I.A. di Milano, tra pubblici amministratori, professionisti e imprenditori a seguito di un’indagine, diretta e coordinata da Paolo Storari e da Laura Pedio della D.D.A. di Milano, che ha fatto luce su un’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Numerosi i fatti emersi in gran parte legati all’approvazione del P.G.T. del comune di Trezzano sul Naviglio e ai tentativi di condizionarne gli atti. Eseguite, con la collaborazione di personale della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, piu’ di 30 perquisizioni.

Le perquisizioni sono state fatte in varie localita’ della provincia di Milano, Varese e Bergamo e notificate informazioni di garanzia nei confronti di altre 8 persone coinvolte a vario titolo negli illeciti accertati. Gli arrestati, indagati per associazione a delinquere e corruzione aggravata in concorso, sono: Oreste Sciumbata di 54 anni, Assessore ai Servizi Sociali del comune di Trezzano; Giacomo Velardita di 54 anni, Comandante della Polizia Municipale del citato comune; Giorgio Rossetto di 65 anni, Assessore ai Lavori Pubblici del medesimo ente; Antonio Di Stasio di 66 anni, imprenditore; Massimo D’Anzuoni, di 49 anni consulente; Anna Galli di 43 anni, commercialista con ufficio a Bergamo; Alessandro Beccaro Migliorati, di 66 anni, commercialista in Milano; Marco Citelli di 59 anni, geometra dell’Ufficio Tecnico del comune di Trezzano.

Dalle indagini e’ emerso un pesante quadro di corruttele e illegalita’ con pubblici amministratori asserviti agli interessi di imprenditori e con professionisti abili nel mascherare, con un giro di false fatturazioni, il pagamento di tangenti. Significativo l’episodio legato al tentativo di spostare l’asilo comunale di via Fogazzaro nel comune di Trezzano sul Naviglio per far posto ad un parcheggio destinato ad un centro commerciale. Vicenda collegata alla promessa di una somma non inferiore a 500 mila euro e alla corresponsione, in piu’ occasioni, di una somma non inferiore a 230 mila euro; in una circostanza e’ stata documentata la consegna di una tangente avvenuta all’interno di un’auto; tangenti di cui e’ stato accertato il trasferimento su conti in Svizzera.

La lobby degli onesti

Mi capita spesso di parlarne durante gli incontri pubblici e le riunioni di partito. Il punto fondamentale sta in qualche cricca (in Lombardia molto spesso attaccate alla sottana di Comunione e Liberazione o alla loro ala confindustriale che è la Compagnia delle Opere) che pur in minoranza riesce spesso a nominare in quadri dirigenti nei più disparati settori. E la lobby degli onesti sembra non volere imparare il radicamento del 99%. Cosa manca? L’obiettivo comune (non mi pare), le modalità (come se non bastasse l’onestà e trasparenza come comune denominatore) o semplicemente la divisione tra partiti non disegna un reale perimetro di volontà e modi? Perché qui su al Pirellone sembra sempre più spesso che la rendita dello sconfitto per qualcuno non sia così male. E si finisce per non essere credibili. Nè pagatori né credibili e quindi in minoranza sistematica.

E colpiscono le parole del PM Francesco Greco nell’articolo dell’Espresso su Mani Pulite che forse non si sono mai pulite per davveroEccola la parola chiave per capire il potere nell’Italia della recessione: lobby. I sinonimi possono essere nobili, come “élite” evocato anche per definire la composizione del governo Monti, o dispregiativi come “comitato d’affari”, “cartello” o “cricca”. Di sicuro è scomparsa la struttura verticistica dei vecchi partiti, che dominavano gli appalti e i contribuiti statali condizionando così la vita economica del Paese. Nel 2012 è l’economia ad avere la supremazia e a stringere patti con la politica e la pubblica amministrazione attraverso circoli ristretti dove spesso persino i burocrati contano più dei parlamentari. 

“Oggi ciò che conta veramente è far parte di una lobby”, sintetizza Francesco Greco, mente finanziaria dello storico pool e adesso procuratore aggiunto di Milano: “Con le indagini di Mani Pulite era emerso un sistema organizzato di finanziamento illecito della politica: uno scambio tra imprese e partiti, con ruoli abbastanza chiari e una gerarchia verticale. Oggi troviamo strutture complesse con ruoli confusi: politici accanto a imprenditori, faccendieri, personaggi di relazione. Più delle tangenti, che pure ci sono, conta l’appartenenza a una cricca che garantisce un potere di relazione: appoggi negli affari, nomine, ma anche ingressi in salotti, apparizioni televisive, perfino sesso”. 

Visto con gli occhi dei magistrati, si tratta di un nemico meno organizzato ma molto più difficile da colpire: spesso gli scambi indiretti di favori e appalti non possono essere qualificati come corruzione. Le indagini sulle varie P3 e P4 spesso ipotizzano reati, come la costituzione di associazione segreta, più difficili da dimostrare davanti a una corte. Anche per questo sono pochi a credere che si possa ripetere l’effetto a catena che tra il 1992 e il 1994 determinò la nascita della seconda Repubblica. 

E perché una lobby si rinforza inevitabilmente sulla consuetudine dell’esercizio (ecco perché il li limite di mandati diventa importante per tenere pulite le basi della democrazia) e se è vero che Formigoni è al suo quarto mandato è altresì vero che gli elettori lombardi hanno un numero di mandati certamente superiori. Ma noi in queste ultime quattro elezioni non siamo riusciti a convincerli. La banda degli onesti non copia in modo più etico i modi degli altri ma racconta un’alternativa, un altro modo. Un 416 quater che non sia un reato ma diventi obbligatorio per chi si propone per amministrare: tre o più persone che si mettono insieme per amministrare la cosa pubblica danneggiando con severità chi persegue il bene di pochi ai danni della comunità.

Peggio di Gomorra

Più difficile, per il clan di Locatelli, era riuscire a centrare un nuovo, spregiudicato business: utilizzare le scorie di acciaio per il fondo della Tav. La tratta in questione è l’alta velocità Brescia-Treviglio. L’imprenditore ne parla con il suo braccio destro Giovanni Pagani. «Ho incontrato Trotta (responsabile per la Pizzarotti spa del cantiere Brebemi di Urago d’Oglio, ndr)… non mi sono permesso di dirgli se si possono usare le scorie al momento…». Pagani: «Eh, una cosa per volta». «Sì, perché sai che sotto la ferrovia non volevano, perché dicevano che facevano… il discorso del magnetismo».

Spunta anche un’assessore: il nano ghiacciato. Leggere per non crederci.

Caso rifiuti: così abbiamo parlato in aula

“Oggi in Aula Formigoni ha sostenuto la parte di sempre. Sulla difensiva appena più del solito, ha letto le sue paginette ben scritte di ricostruzione amministrativa degli eventi. Non ha concesso alcun accenno al punto politico. E non ha degnato di risposta i rilievi dei consiglieri delle opposizioni.

Ne esce, se le accuse fossero confermate, il paradosso di un imprenditore così ingenuo da pagare a un politico – Nicoli in versione genio del male – una supertangente per un’autorizzazione che sarebbe arrivata comunque, gratis e nei tempi auspicati.

Francamente, è difficile crederlo. Ci chiediamo come si possa continuare a chiamarsi fuori di fronte all’arresto di un dirigente dell’Arpa, che è agenzia di diretta emanazione regionale, all’arresto di un vicepresidente Pdl del Consiglio già due volte assessore proprio all’ambiente, alla messa sotto accusa di un iter procedurale che è di stretta competenza della Giunta.

Cosa serve ancora perché Formigoni la smetta di nascondersi dietro il paravento delle responsabilità personali? La responsabilità penale è personale, e su quella sta lavorando la magistratura. Ma la responsabilità politica coinvolge un sistema di potere, che nel Presidente della Regione ha il suo vertice.

Tanto più che l’elenco di esponenti del centrodestra in enti regionali, Consiglio e Giunta indagati, citati, coinvolti a diverso grado in vicende giudiziarie è ormai impressionante.

Ci mancherebbe che Formigoni si opponga, come peraltro ha invece fatto sul San Raffaele, all’istituzione di una commissione d’inchiesta, per la quale avvieremo da subito l’iter.  Certo è che la sola presenza in contemporanea di due organi speciali – mentre le indagini sia sul versante sanità sia su quello dei rifiuti paiono solo all’inizio – molto ha da raccontare dei problemi politici di questa Regione.

A noi sembrano enormi. Al punto da continuare a ritenere opportuno che Formigoni rassegni al più presto le sue dimissioni”.

IL FATTO sulle nostre domande a Formigoni

da IL FATTO QUOTIDIANO

Lombardia, tutti gli scandali della Regione nelle dieci domande a Roberto Formigoni

Dopo l’arresto di Nicoli Cristiani, i consiglieri di Sel Giulio Cavalli e Chiara Cremonesi chiedono che il governatore risponda e si dimetta. Perché ormai sono tanti i suoi uomini (e donne) coinvolti in inchieste per corruzione, ‘ndrangheta, dossieraggio e “festini a luci rosse”

Le dieci domande per Roberto Formigoni, con richiesta di dimissioni, all’indomani dell’ennesimo scandalo che coinvolge la Regione Lombardia,con l’arresto per corruzione del vicepresidente del consiglio Franco Nicoli Cristiani, nella cui abitazione bresciana i carabinieri hanno trovato due buste con centomila euro in banconote da 500. Come fece a suo tempo Repubblica con Silvio Berlusconi, a reclamare risposte è Giulio Cavalli, consigllere regionale di Sel e attore teatrale impegnato sul fronte dell’antimafia e della legalità, insieme alla collega di partito Chiara Cremonesi. La più densa è l’ultima, che elenca impietosamente il gran numero di personaggi legati alla maggioranza formigoniana che sono finiti in inchieste di vario genere, dalla ‘ndrangheta alla corruzione al dossieraggio (qui le dieci domande integrali).

Eccola: “ChiriacoPezzanoPilello, figure di nomina regionale (coinvolti nell’indagine Infinito sulla ‘ndrangheta in Lombardia, ndr). CioccaGiammarioMinettiPuricelliRinaldin, consiglieri regionali. Ponzoni, segretario dell’Ufficio di Presidenza. BelottiRizzi, assessori regionali.Daccò, oltre che suo amico, suocero dell’assessore Buscemi“. Sono i nomi di tutti gli indagati o in qualche modo coinvolti “nei molteplici filoni di inchiesta in corso, che spaziano dai rapporti con la ‘ndrangheta alla corruzione e alla malasanità, dai festini a luci rosse al dossieraggio. Senza aprire i capitoli delle passate legislature, da Bombarda a Prosperini, da Pagnoncelli alla moglie diAbelli“. Fatta salva la presunzione d’innocenza di chi non ha ancora una sentenza definitiva, resta il problema politico, affermano Cavalli e Cremonesi: “Non crede, a questo punto, che sarebbe meglio restituire la parola agli elettori e dedicarsi con tutta calma alle primarie del suo partito?”.

Formigoni, al vertice della Regione da sedici anni, ha annunciato che lunedì sarà in aula per relazionare sulla vicenda di Nicoli Cristiani, che peraltro è relativa a materie di competenza regionale, come la gestione della cave e lo smaltimento dei rifiuti pericolosi, e ha portato all’arresto di un dirigente dell’Agenzia regionale per l’ambiente. “Ma per evitare che il presidente legga la sua relazione poi sfugga al confronto, noi le domande gliele vogliamo far arrivare in anticipo”, spiega Cavalli, che invita “Regione Lombardia e Arpa a costituirsi parte civile nel processo”.

Formigoni si è dichiarato “estraneo”, insieme alla sua giunta, alla vicenda Nicoli Cristiani: “Oltre all’arresto di un dirigente di un’agenzia del sistema regionale, oltre all’arresto del vicepresidente Pdl del Consiglio che è stato due volte assessore in sue giunte e che si dichiara tuttora in stretto contatto con lei”, chiedono Cavalli e Cremonesi, “oltre a un iter procedurale come la Valutazione di impatto ambientale che è di stretta competenza della giunta, può spiegarci che cosa serve ancora affinché vi sentiate chiamati in causa?”. E se l’iter della valutazione d’impatto ambientale alla discarica per amianto di Cappella Cantone, al centro dell’indagine, è stato “impeccabile”, come afferma il presidente, “dobbiamo credere che l’eventuale tangente sulla quale ruota l’impianto accusatorio sia stata pagata per un’autorizzazione che sarebbe arrivata con gli stessi tempi anche gratis?”

Il “questionario” entra anche nell’affare Expo2015. Formigoni ha affermato di “aver detto sì” a Nicoli Cristiani per l’incontro tra il sottosegretario Paolo Alli e un imprenditore che voleva partecipare a Expo. “Indipendentemente dal fatto che tale imprenditore sia identificabile nell’arrestato Pierluca Locatelli, dobbiamo dedurre che per la partecipazione a Expo esista una via differente dall’appalto pubblico, che passa da incontri tra le imprese e la giunta al fine di ottenere un placet politico?”.

Infine, la stoccata al cuore del sistema formigoniano, la sanità: “L’arresto di Nicoli Cristiani arriva a pochissimi giorni da un’altra inquietante vicenda che ha lambito Regione Lombardia con il fermo di Pierangelo Daccò, intermediario tra l’ospedale San Raffaele e il Pirellone. Nonché suo personale amico di lunga data. Come pensa di arginare il millantato credito presso di lei di personaggi di dubbia moralità che le sono vicini?”.