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teatro della cooperativa

Scrivere una ferita e chiamarlo spettacolo

Ne ho parlato poco per ora (mi hanno anche sgridato come mi sgridano i miei collaboratori quando comincio le mie passeggiate travestito da estraneo per i sentieri del “fuori davvero” come lo canterebbe Vinicio) ma tra qualche giorno sarò in scena con il mio nuovo spettacolo Duomo d’onore. Ma non è la pubblicità che mi interessa, quella no. Per quella potete guardare qui, prenotare, decidere e fare.

Ogni volta che scrivo uno spettacolo butto una scaletta di corda nel burrone delle mie cose peggiori e ritorno in superficie solo qualche giorno più tardi portandomi dietro il mio odore di zolfo. Erano anni che non scrivevo di mafie al nord, da quel A 100 passi dal Duomo che mi ha circuito come una sciantosa infedele e pericolosa che una mattina mi ha fatto svegliare da solo nel letto. Sono passati anni e sembra un’era di rivoluzioni, evoluzioni e qualche involuzione che ci è scappata di mano: la politica, i libri, gli amici persi e poi ritrovati, le reti che abbiamo tirato su all’alba e hanno portato pescato bellissimo, vecchie scarpe e denti pronti a staccarti una mano. Non sarei più capace di tornare in scena con la profumata spensieratezza di quel debutto di qualche anno fa, non ho più nemmeno il pulsante per convincermi che questa storia di fili e paure sia una parentesi breve come un’avventura: torno in scena invecchiato nella botte di questi miei tempi e con un retrogusto barricato amaro di un’abitudine alla solitudine più che alla paura.

Non so promettervi come sarà questo nostro nuovo marchingegno da palcoscenico che smutandiamo insieme settimana prossima nel nostro solito Teatro della Cooperativa lì a Niguarda dove vengo riadottato tutti gli anni. Ma ci sono tutti gli ultimi anni: una valigia con tutti gli ultimi anni piegati, dentro.

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DUOMO D’ONORE: tra poco si torna in scena. Finalmente.

Ecco il comunicato stampa:

Dopo il successo di “A cento passi dal Duomo”, Giulio Cavalli con i giornalisti e gli scrittori che hanno raccontato la Lombardia e il Nord dopo la maxi operazione Crimine-Infinito, ci illustra cosa è successo, cosa succede e cosa succederà nella Regione che tra riciclaggio e corruzione voleva essere la “locomotiva d’Italia” e si è risvegliata colonizzata dalla ‘ndrangheta.

I nomi, gli atti giudiziari e le amicizie politiche delle “famiglie” sul territorio tornano in scena dall’11 al 16 dicembre al Teatro della Cooperativa di Milano.

Dove eravamo rimasti :

Nella Stagione 2009/10 il coraggioso spettacolo “A cento passi dal Duomo” debutta a Milano al Teatro della Cooperativa. In un momento in cui, la mafia a Milano per i più non esisteva ancora, Cavalli ha raccontato cos’ è Milano per la mafia, partendo dall’omicidio Ambrosoli, passando da Sindona a Calvi, per arrivare alle porte dell’Expo. Uno spettacolo in fieri per sottolineare che Gomorra era già qui, anche se abbiamo continuato a raccontare quella degli altri. Un successo inaspettato, un coraggio che ha premiato per l’attenzione e l’interesse riscosso nel pubblico: solo nelle prime 7 repliche milanesi 1210 spettatori.

Ma se allora la mafia è già qui – e se del resto, forse, la mafia a Milano c’è sempre stata – cos’è successo in quest’ultimo periodo? Cos’è cambiato rispetto a pochi anni fa?

L’operazione “Crimine-infinito” (luglio 2010) ci risveglia da quel torpore che ci ha cullati fin troppo a lungo e con 300 arresti, il sequestro di milioni di euro, il coinvolgimento di esponenti politici segna un punto fondamentale di questa storia: il binomio ‘ndrangheta-Lombardia è più forte che mai.

Il compito di raccontarci i punti salienti di questa operazione, di fare una mappatura della situazione lombarda, ma anche di indicare i collegamenti con la politica e di mettere in luce i punti più insidiosi del grande cantiere EXPO, spetta a Giulio Cavalli che avvalendosi della preziosa collaborazione di diversi giornalisti – Gianni Barbacetto, Cesare Giuzzi, Davide Milosa, Mario Portanova, Biagio Simonetta e Giovanni Tizian – e di Giuseppe Gennari GIP del Tribunale di Milano, porterà in scena i dati, gli atti e i documenti. Ma, dal palco Cavalli ci racconterà anche alcune storie, fatti accaduti e prontamente raccolti da chi in questi anni ha dedicato gran parte del proprio lavoro giornalistico alla criminalità organizzata.

Se dal punto di vista scenico, la componente narrativa sarà sicuramente protagonista, non sono da dimenticare le musiche appositamente composte ed eseguite dal vivo dal fisarmonicista Guido Baldoni che accompagnerà Cavalli sul palcoscenico. A tenere le fila di tutto questo lavoro, ci sarà la sapiente regia di Renato Sarti, personalmente impegnato e attivo nella messa in scena di tematiche civili, abituato a lavorare sulle parole e che dopo il successo della collaborazione registica in “L’innocenza di Giulio. Andreotti non è stato assolto” si appresta a dirigere nuovamente lo spettacolo di Cavalli.

Teatro della Cooperativa (11/16 dicembre 2012)

ORARI: feriali ore 20.45 – festivo ore 16
PREZZI: intero 18 € – ridotti 13/8 €
www.teatrodellacooperativa.it – Via Hermada 8, Milano – tel. 02.64749997

Il colpevole dimenticato: Persinsala sullo spettacolo ‘L’innocenza di Giulio’

Riportare in prima pagina la verità e rispolverare la memoria degli italiani. L’intento di Giulio Cavalli, attore sotto scorta e consigliere regionale lombardo tra le fila di Sinistra Ecologia e Libertà, è chiaro. E, dopo un’ora e mezza di rappresentazione civile di cinquant’anni d’Italia, emerge trasfigurando l’essenza di un mondo che è stato e che forse ancora è. In L’innocenza di Giulio – Andreotti non è stato assolto, l’unico attore – ben spalleggiato dalla regia di Renato Sarti – sente il dovere morale di far presente la colpevolezza del sette volte primo ministro della Dc, nel parlamento italiano da più di sessant’anni: dall’Assemblea costituente a oggi. Rivive, in questo capolavoro di teatro impegnato, la faccia spesso occultata di Andreotti, l’alter ego dell’uomo in impermeabile e con la battuta sempre pronta. Cavalli chiede al pubblico, alla fine abbondante negli applausi e colpito fino alla commozione, una “collusione di dignità” per attraversare la vita del torbido timoniere e riportare alla luce quella condanna per associazione a delinquere con Cosa Nostra spazzata via in secondo grado, e poi in Cassazione, soltanto dalla prescrizione. Che ha sventato la sentenza, ma non cancellato i fatti.
“Occorre puntualizzare sempre”, non si stanca di ripetere Cavalli, impegnato in un monologo su un palco abbastanza disadorno: soltanto un video che proietta nomi e date e un inginocchiatoio su cui, Bibbia alla mano, genuflettersi per far scivolare via ogni accusa. “Altrimenti si tende a legittimare una politica che tesse rapporti con il malaffare”. Cavalli, che dello spettacolo ne ha poi fatto un libro (“L’innocenza di Giulio” – Edizioni Chiarelettere), rivanga il passato del Divo ricostruendo i suoi rapporti stretti con la Sicilia mafiosa, il suo comportamento sfuggente in occasione del rapimento di Aldo Moro, gli incroci con le peripezie del banchiere Sindona, gli ingranaggi tra politica, mafia e Vaticano, la sua estraneità all’omicidio del generale Dalla Chiesa, seguita dall’assenza al funerale. “Ma soltanto perché a questi preferisco i battesimi”, si affrettò a respingere le illazioni Andreotti.
Il video delle vittime della mafia dalla fine degli anni ’70 alle soglie del 2000, accompagnato da “I cento passi” dei Modena City Ramblers, è la più cruda e asciutta ricostruzione storica che non cita mai Belzebù, ma dà agli spettatori l’idea che la sua mano nella regia di questi omicidi ci sia stata, eccome. L’ultimo spettacolo del Teatro della Cooperativaè una completa ricostruzione storica della politica degli ultimi decenni. Peccato, però, che la situazione di oggi non sia poi tanto diversa.

Lo spettacolo continua: Teatro della Cooperativa
via Hermada, 8 – Milano
fino a sabato 16 giugno
orari: da mercoledì a sabato, ore 20.45

Produzione Bottega dei mestieri teatrali – Teatro della Cooperativa presentano:
L’innocenza di Giulio – Andreotti non è stato assolto
di e con Giulio Cavalli
con la collaborazione di Giancarlo Caselli e Carlo Lucarelli
regia Renato Sarti
musiche originali Stefano “Cisco” Bellotti

da persinsala

L’innocenza di Giulio Andreotti smontata a teatro

Recensione dello spettacolo L’INNOCENZA DI GIULIO di Giulia Valsecchi da LINKIESTA

Un pezzo di storia messo in scena, perché nella finzione teatrale si realizzi il ribaltamento della falsità diffusa dai media, questo avviene nello spettacolo “L’innocenza di Giulio – Andreotti non è stato assolto”. Tutte le trame della gestione del potere, degli anni di piombo e dello sfondo, inquietante, della mafia, vengono ritratti, come in una confessione, nello spettacolo di Giulio Cavalli, dove il teatro ritorna civile, e dove trasfigura l’essenza di un mondo lontano, ma che è stato.

Il dovere morale delle scene finisce spesso per ingaggiare ombre fatte di memorie zoppicanti o errate, campi sommersi da nebbie che investono la politica intesa come consesso, assemblea eletta per governare. Proprio per elezione si delineano ruoli e autorità di destinazione pubblica necessari a quel progresso sociale, economico e culturale che, ricorda la Costituzione, deve scalciare l’indifferenza e la compromissione illecita.

Per anni, dalla divulgazione nel 2003 della sentenza del processo che ha visto come imputato Giulio Andreotti, nome perennemente rimbalzato da un’ironia abrasiva che si vede ascrivere tutto eccetto le guerre puniche, la certezza ammessa su suolo popolare ne ha declamato l’assoluzione. Come ulteriore conferma di verità andate in fumo, il network dei media ha annacquato maneggi politici, finanziari e fitte cosche rendendo nota la più falsa e connivente estraneità del sette volte Presidente del Consiglio da reati mafiosi.

Il senatore a vita simbolo della Democrazia Cristiana e già membro della Costituente rivive invece alle spalle di bugie criminali tra cappotti lisci e cappelli dritti delle genti che contano. È l’alter ego e demone mutante nella voce dell’attore e consigliere regionale Giulio Cavalli, che ha scelto la sequenza di alcune date e incontri chiedendo al pubblico una “collusione di dignità”. Da oltre un anno il monologo scritto e interpretato intorno al Divo, già protagonista di una potente e ossessiva maniacalità documentaristica nel film di Paolo Sorrentino, attraversa la cronaca di un timoniere su acque torbidissime. Al centro ora un inginocchiatoio che serve da fuoco e testimonianza dell’accusato, mentre Gian Carlo Caselli in un video pronuncia l’incontrovertibilità degli atti che, in veste di Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo, l’hanno visto giudice istruttore nel processo Andreotti contro la voragine di un’assoluzione di fatto inesistente.

È forse l’esempio della più dannosa “gestione mediatico-politica” di un verdetto processuale che recita concrete collaborazioni in reati associativi di stampo mafioso fino al 1980: mani strette e baci immortalati da scatti sempre negati e passati in prescrizione per l’emissione della sentenza definitiva dopo il 2002. Resistono non troppo ai margini le dicerie nate all’inizio del secolo scorso sull’inesistenza della mafia, i personaggi che hanno concordato con Giulio Andreotti un’ascesa di conti cifrati e banchieri come Michele Sindona e i suoi ingranaggi tra politica, chiesa, Cosa Nostra e logge massoniche. Proprio il salvataggio dei gravi scoperti della Banca Privata Italiana di Sindona dalla liquidazione coatta voluta e mai trasmessa formalmente dall’avvocato Giorgio Ambrosoli, prima minacciato poi freddato da un sicario nel 1979, accrescono il puzzo di quel pesce di difficile cottura come Montanelli definì il senatore democristiano.

La sua fisicità ripiegata sull’inginocchiatoio si alterna a melodie gregoriane rafforzando il contrasto con giri di oratoria che negano la frequentazione dei cugini e imprenditori siciliani Salvo, dichiarano la mancata responsabilità sull’assassinio nel 1982 del generale Dalla Chiesa e giustificano l’assenza al suo funerale per un’innata predilezione verso i battesimi. Le trame si rincorrono e sono date bianche su schermo nero a partire dalle dimissioni nel 1974 di Paolo Sylos Labini dal ministero del Bilancio, per l’imposizione voluta da Andreotti del sottosegretario Salvo Lima, già indagato dalla Commissione Parlamentare antimafia. Un “amico degli amici” troppo potente e pericoloso anche per l’allora Presidente del consiglio Aldo Moro.

E proprio sul rapimento Moro è necessario soffermarsi, perché in una lettera al cinque volte ministro degli Esteri il presidente della Dc si rivolge a qualcuno di ormai troppo distante dal fervore dell’eredità umana e democratica di De Gasperi, gigante di saggezza e flessibilità. A chi spettano allora la prima e ultima mossa del rapimento più aggrovigliato? Interrogativi che paiono annegare nel processo Dell’Utri e anticipano il richiamo alla giustezza più che alla giustizia del fare ordine tra gli eventi e le manovre pelose. Si accodano poi un piccolo bis con il video dell’ultimo miracolo italiano e la chiosa degli stacchi dal vivo del bravo Stefano “Cisco” Bellotti cui spetta il controcanto narrativo.

Fuori da queste mura teatrali protette resistono la lingua nuda di un attore e testimone da anni sotto scorta, la regia in ascolto di Renato Sarti e la collaborazione ai testi di Gian Carlo Caselli e Carlo Lucarelli. Ma soprattutto, fuor di partito preso, si fa largo un teatro che ha pari funzione di megafono contro la più dilagante astinenza dalla cruna fastidiosa della legge.

Dal 6 al 16 giugno 2012
Produzione Bottega dei mestieri teatrali – Teatro della Cooperativa
L’INNOCENZA DI GIULIO – Andreotti non è stato assolto
di e con Giulio Cavalli
con la collaborazione di Giancarlo Caselli e Carlo Lucarelli
regia Renato Sarti
musiche originali Stefano “Cisco” Bellotti

Orario spettacoli:
mer – sab: ore 20:45

Teatro della Cooperativa
www.teatrodellacooperativa.it – Via Hermada 8, Milano

Info e prenotazioni: 02 64749997

Sentirsi a casa, in teatro, a Milano

Succede che ci sono teatri che in fondo sono come stare a casa. Il Teatro della Cooperativa è il palcoscenico a Milano in cui ritrovo tutte le mie cose. So farci i passi ad occhi chiusi per misurarne i muri, ascoltare le voci dal camerino per intuire la temperatura emotiva della platea e ritrovare le luci come le avevamo lasciate. Renato Sarti è il padrone di casa che ti apre la porta con il sorriso che stacca per un secondo dall’impegno e ti lascia entrare per farti accomodare.
Per questo tornare in scena nei prossimi giorni al Teatro della Cooperativa (dal 6 al 16 giugno, tutte le informazioni e i numeri per prenotare li trovate qui) è un rientro a casa dopo un lungo viaggio. Quando appoggi la valigia e guardi intorno che tutto sia come quando sei partito.
Il 6 giugno Cisco suonerà le musiche in scena dal vivo. Fino al 16 noi siamo lì. Se avete voglia sapete dove trovarci.

(grazie anche a treninellanotte per la bella, umanissima recensione)

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