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Umberto Ambrosoli

Il percorso e le regole e il Gronchi rosa

Questa sera avevo deciso di dormirci sopra perché la candidatura di Ambrosoli è una notizia bifronte: un nome credibile e senza ombre per la Lombardia e un percorso incredibile, incredibile proprio nel senso letterale di “senza credibilità”. Il percorso. Il percorso e le regole, appunto: quelle cose lì che in politica sono il termometro della serietà del progetto molto di più dei suoi interpreti e alla fine ne stabiliscono la serietà.

Per questo avevo deciso di dormirci sopra. Ma prima di farlo vorrei che si rileggesse quello che scriveva Pippo proprio oggi pomeriggio quando chiedeva di non andare a sbattere, perché dal pericolo di “ciascuno il suo” alla fine rischiamo di cadere nel “solo a modo suo” e non è una buona notizia. Per tutti.

‘Notte, eh. Al posto di contare le pecore potete guardare la foto in cui si annunciano le primarie per il centrosinistra in Lombardia: è un Gronchi rosa della politica lombarda.

 

 

La mossa del cavallo

Sì, lo so, bisognerebbe parlare di contenuti, di programmi, e degli obiettivi che ci proponiamo. Lo so bene che tutto questo questionare su alleanza e candidati sta diventato un solletico fastidioso come sono fastidiosi i solletichi fastidiosi ma le criticità rischiano di diventare una farsa e forse bisogna tenere il punto.

Abbiamo chiesto con forza le primarie (io e Pippo Civati di sicuro, gli altri non so), le abbiamo ottenute (regolamento, garanti e il resto sono qui), qualcuno è già partito (Alessandra Kustermann oggi tiene la conferenza stampa per presentare la propria candidatura, in bocca al lupo), qualcuno sta decidendo e ci si organizza per la raccolta firme.

Poi Giuliano Pisapia dice che le primarie sono importanti e indispensabili, poi che sono superabili con una candidatura forte. Poi il segretario lombardo del PD Maurizio Martina dice che le primarie sono partite, ma che si può trovare una candidatura unitaria.

Tutto, il contrario di tutto e se possibile contemporaneamente: fa sorridere che quando sommessamente avevamo detto che l’aria su queste primarie sapeva un po’ di ombra ci avevano accusato di essere complottisti.

Bene: noi, per quanto ci riguarda, ci siamo. Abbiamo scavalcato la finestra del punto di non ritorno. E lavoriamo. E siamo in viaggio.

Il bigino antimafioso per Milano (e non solo)

Il Comitato per lo studio e la promozione di attivita’ finalizzate al contrasto dei fenomeni di stampo mafioso e della criminalita’ organizzata sul territorio milanese anche in funzione della manifestazione expo 2015 del Comune di Milano pubblica la sua prima relazione sulla situazione cittadina (e non solo). Qui trovate la relazione completa e, soprattutto, le proposte.

Proposte vere, fattibili, subito operativa. Un decalogo che in fondo farebbe bene a tutte le amministrazioni:

1. Sviluppare un concerto più stretto tra le autorità di riferimento competenti per l’evento Expo 2015 (Prefetto, Questore, Sindaco di Milano e Sindaci degli altri Comuni interessati) al fine di rafforzare in via di fatto il sistema di intervento basato sui poteri di accesso ai cantieri del Prefetto di Milano e del relativo Gruppo Interforze. Mirare cioè alla massima valorizzazione degli spazi di intervento offerti dalle leggi esistenti, proponendo un ruolo più attivo dell’Amministrazione, che d’altronde è la principale destinataria delle domande dei cittadini in tema di tutela della qualità delle relazioni civili ed economiche.

2. In particolare adottare un meccanismo, anche transitorio (dal 1°agosto 2012 al 1° agosto 2015), che preveda un contingente di ufficiali e agenti di polizia giudiziaria selezionati con criteri di affidabilità e competenza, che possa affiancare quotidianamente il Gruppo Interforze della Prefettura ed effettuare accessi e controlli nei cantieri, sia diurni che notturni, con apprezzabile frequenza. Negli accessi sui cantieri, come già detto nel Cap. 4, agli uomini delle forze dell’ordine (Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Locale) sarebbe opportuno affiancare un Ispettore del Lavoro, un Ispettore ARPA e un Ispettore ASL.

3. Per quel che riguarda le competenze comunali, avviare un processo di selezione e formazione di contingenti scelti per qualità morali e professionali con cui garantire l’esercizio dei controlli di Polizia Locale, evitando che si possa accedere a questa funzione cruciale anche per effetto (come il Comitato ha appreso) di raccomandazioni politiche o sindacali, in almeno un caso dimostratesi il cavallo di Troia degli interessi ‘ndranghetisti.

4. Ridurre in ogni campo le distanze tra gli obiettivi (buoni) fissati da regole e strutture e i mezzi effettivamente disponibili. Ogni distanza sensibile provoca infatti, alla fine, solo uno spreco di risorse più utilmente impiegabili in altre forme.

5. Introdurre nell’Ortomercato controlli sul posto anche di notte, ponendo pubblicamente (e in tutta la sua gravità) il problema della indisponibilità di personale di controllo adeguato in una struttura storicamente piegata agli interessi dei clan. Porre anche in tutta la sua gravità il problema della sicurezza fisica di chi, rappresentando la Sogemi e dunque la città, intenda garantire in uno spazio comunale il rispetto delle leggi. Introdurre forme di controllo casuale dei mezzi in ingresso e in uscita.

6. Sviluppare in ogni caso la pratica del controllo interforze, da intendersi come garanzia di completezza degli strumenti operativi e come antidoto a comportamenti collusivi nello svolgimento dei controlli. Questi non devono consentire alcuna prevedibilità circa l’orario di realizzazione, e devono coprire le 24 ore, visto che molti dei reati contestati o sanzionati in sede giudiziaria vengono consumati di notte (trasporto abusivo di terra e di materiale da discarica).

7. Si prospetta poi, insieme all’importanza prioritaria dei controlli, l’importanza strategica delle persone preposte a guidare, in qualsiasi luogo della pubblica amministrazione, le strutture che hanno competenza su gare, appalti e licenze. Un’alta qualità delle persone vale a volte più di interi pacchetti di leggi e regolamenti per tutelare l’interesse cittadino. Lo stesso processo di selezione auspicato per le funzioni di controllo viene dunque auspicato anche per questa classe di funzioni, così da sottrarle alle sapienti strategie dei clan per piazzarvi, attraverso le proprie reti di influenza, di favori e di scambio, le classiche persone “avvicinabili”. Con specifico riferimento alla necessità di approntare criteri di trasparenza in grado di prevenire la formazione di zone opache nell’amministrazione (per definizione funzionali ai clan e ai loro alleati):

8. Si propone in ogni caso che in tutte le commissioni aggiudicatrici di gare e appalti sia presente, oltre a personale interno specchiato e competente da nominare a rotazione, un membro esterno da sorteggiare in appositi albi predisposti dagli ordini professionali.

9. Si propone altresì di istituire una finestra telematica che renda immediatamente visibili al pubblico, in modo sollecito e automatico, i pagamenti effettuati dal committente pubblico alle singole imprese.

10. Sempre per ragioni di trasparenza e ai fini di un efficace controllo delle attività di cantiere si propone che sia obbligatoria la tracciabilità dei pagamenti in salari e acquisto di beni e servizi compiuti dalle ditte che operano nei cantieri e per i cantieri dedicati alla realizzazioni di opere pubbliche.

11. Per quel che riguarda poi il settore commerciale, alberghiero e della ristorazione si ritiene che i passaggi delle licenze tra operatori debbano essere sottoposti a una disciplina più rigorosa, dovendo essere l’amministrazione a dettare indirizzi generali sulle tipologie commerciali da privilegiare in relazione alle dinamiche economiche, culturali, sociali e demografiche della città. L’autorizzazione comunale di ogni passaggio di licenza appare dunque da inquadrare in una visione proattiva e non passiva della funzione del Sindaco, fondata sulle responsabilità istituzionali che fanno capo a quest’ultimo in virtù della diretta investitura popolare. Sulla necessità di riflettere meglio sui poteri dei Comuni e dei Sindaci per meglio affrontare e risolvere i problemi in oggetto il Comitato ha più volte discusso, propendendo per l’opportunità-necessità di un loro organico ampliamento.

12. Anche per questo si propone un’adesione del Comune di Milano all’associazione di Avviso Pubblico, già sollecitata peraltro dalla Commissione Antimafia del Consiglio Comunale.

13. Per tutte le licenze e gare, la Commissione ritiene comunque che esse debbano essere precluse (da qui vedi anche le ragioni della proposta n. 11) a tutte le società residenti in paradisi fiscali o non riconducibili a una persona fisica. In tal caso vengono meno infatti le condizioni di trasparenza su cui un’amministrazione comunale deve sempre potere contare nei rapporti con i suoi interlocutori, specialmente se beneficiari di risorse pubbliche. Ugualmente si propone che le stesse licenze e gare debbano essere precluse là dove la persona fisica intestataria della società interessata non presenti una chiara coerenza tra la sua identità (anagrafica, professionale), la attività che nominalmente svolge e la sua dichiarazione dei redditi.

14. In tema di antimafia sociale si propone infine che il Comune promuova alcune significative esperienze di imprese no profit su beni confiscati alle organizzazioni mafiose perseguendo i valori simbolici, competitivi (con il modello mafioso) e partecipativi che tali esperienze sono in grado di generare. Restando a disposizione per lo svolgimento delle funzioni assegnate secondo gli obiettivi che l’Amministrazione riterrà più urgenti, e ringraziando per l’attenzione,

Umberto Ambrosoli, Luca Beltrami Gadola, Nando dalla Chiesa (presidente), Giuliano Turone. 

Non volevano Ambrosoli nelle stanze del Pirellone

Ricordate? In Regione Lombardia si era riusciti a ricordare la storia dell’avvocato Giorgio Ambrosoli ucciso per mano mafiosa (si badi bene, a Milano) senza invitare il figlio Umberto. Qualcuno qui dentro aveva ritenuto inopportune le sue opinioni sull’indagine a carico dell’ex presidente del Consiglio Regionale Davide Boni. Avevano ricordato la schiena dritta del padre rifiutando le opinioni del figlio: roba da trapezisti dell’etica a proprio uso e consumo.

E poiché la memoria va difesa e, con tutti questi dormienti, viene la voglia anche di imporla oggi Umberto Ambrosoli sarà al Pirellone nostro ospite alle 18 presso la Sala Gonfalone del Palazzo Pirelli. Con me e lui ci sarà anche Biagio Simonetta, autore del libro Faide: uno di quei calabresi informati e informatori che qui in Lombardia ci servono come l’aria.

Parleremo del libro L’INNOCENZA DI GIULIO e, soprattutto, degli Andreotti e gli andeottismi di oggi. Di buona politica e cittadinanza, insomma.

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Umberto Ambrosoli e Giulio Cavalli si tuffano nell’epopea di Andreotti

da ILCITTADINO

«Il processo Andreotti racconta che, in questo Paese, ripetere una bugia infinite volte funziona»: questa l’amara tesi di fondo di Giulio Cavalli, attore e regista teatrale, nonché scrittore e consigliere della Regione Lombardia nelle file di Sinistra ecologia e libertà, che ha presentato mercoledì sera a San Giuliano la sua ultima fatica, il libro “L’innocenza di Giulio”. In una serata organizzata dalla sezione locale di Sel e moderata da Valentina Draghi, esponente locale del partito di Nichi Vendola, il poliedrico autore lodigiano è intervenuto insieme a Umberto Ambrosoli, figlio dell’avvocato e giudice Giorgio Ambrosoli, ucciso nel 1979 mentre operava come liquidatore della banca di Michele Sindona, personaggio legato allo storico esponente della Dc.Argomento del libro, l’irrazionale normalità con cui il processo Andreotti, giudicato per concorso esterno in associazione mafiosa e dichiarato nel 2003 prescritto per aver commesso il reato fino alla primavera del 1980, è stato mediaticamente celebrato alla stregua di un’assoluzione, senza lasciare strascichi degni di nota nell’opinione pubblica del nostro paese. Tutto questo nonostante, come affermato da Cavalli, «una lettura politica della vicenda ci dice che egli ha usato la mafia per motivi di consenso elettorale». Tuttavia il testo, e la sua presentazione, non si sviluppa tanto sul terreno storico, ma rimane invece ancorato ad una prospettiva di tipo politico: posto che «il metodo Andreotti è un metodo in cui poche persone si mettono d’accordo per perseguire il proprio guadagno personale ai danni di quello pubblico», ne deriva che «è importante raccontare la vicenda Andreotti per riconoscere gli “andreottismi” contemporanei, per capire le dinamiche andreottiane che vengono usate quotidianamente ancora oggi». Solo in questo modo si può porre rimedio al grande vulnus che ha permesso il passaggio sotto silenzio delle vicissitudini giudiziarie dell’anziano senatore a vita, ovvero «l’aver dimenticato di insegnare alle giovani generazioni ad essere curiose, a porre le domande giuste». Il provocatorio auspicio di Cavalli è che, per facilitare la presa di coscienza della responsabilità collettiva verso il bene comune, gli argomenti legati alla vita politica diventino “pop”, abituale oggetto delle usuali conversazioni quotidiane. «L’analisi di quegli anni – è l’auspicio di Umberto Ambrosoli – non deve procurare un senso di ingiustizia e frustrazione, ma bensì farci aprire gli occhi, renderci più partecipi. Questa è la sfida che Giulio Andreotti ci consegna. Perché storie come questa siano mattoni con i quali poter costruire un argine che permetta di tenere fuori una simile concezione del potere dal futuro del Paese».

Riccardo Schiavo

Ambrosoli, Desio, in scena, Ventimiglia e Forgione: il viaggio di questa settimana in viaggio

Martedì, 22 maggio, a San Giuliano Milanese con Umberto Ambrosoli presentiamo il mio libro L’INNOCENZA DI GIULIO in Sala Consiliare, Via De Nicola 2 alle 21 e parliamo di politica e Lombardia.

Mercoledì 23 maggio, a Desio si proietta il film ‘Uomini soli’ e poi proviamo a parlarne tutti insieme. Organizza Libera Monza e Brianza. Alle 20.30

Giovedì 24 maggio, a Cologno al Serio (BG), alle 21 portiamo in scena ‘Nomi, Cognomi e Infami’ alle 21 presso Comunità Terapeutica CASA AURORA. L’ingresso con offerta libera, organizza la serata La Coop. Sociale Gasparina di Sopra in collaborazione con il Comune di Cologno al Serio e con il contributo della Fondazione Cariplo nell’ambito del progetto ORIZZONTI finalizzato all’inserimento sociale e lavorativo di detenuti.Al termine dello spettacolo anticipazione del lavoro dei ragazzi delle scuole medie statali A. BRAVI di Cologno al Serio.

Sabato 26 maggio, a Ventimiglia (IM), alle 16, “La mafia uccide, il silenzio pure!”. Incontro con Francesco Forgione, ex Presidente della Commissione parlamentare antimafia e componente assemblea nazionale di Sel, Giulio Cavalli, attore, autore e regista teatrale, consigliere regionale della Lombardia di Sel, Matteo Lupi, coordinatore Libera Liguria, Roberto Cotta, componente del coordinamento di Sel Imperia.

Poi c’è l’attività istituzionale (e siamo in una seduta “calda” di Consiglio e i lavori della commissione) e le solite assemblee nelle scuole che questa settimana faremo con il dovere di speranza che coltiviamo nel cuore. Qualsiasi modifica, novità e informazione la trovate nella pagina degli appuntamenti.

Buona settimana e buon viaggio. A noi.

Sanzioni e rigore: come salvare EXPO dalle mafie

Umberto Ambrosoli, oggi, sul Corriere:

Grande opera o grande evento uguale grandi affari per la criminalità organizzata. Equazione realisti ca, ma disincentivante. All’ opposto: occasioni di affari per la criminalità organizzata uguale opportunità per l’ elabor~ione di nuovi strumenti di prevenzione. E quello che sta succedendo con Expo 2015, dove la consapevolezza di un rischio concreto e grave produce non rassegnazione, ma nuovi sforzi del pubblico e del privato per cercare di evitare che le avide mani delle mafie si impossessino degli appalti. II protocollo recentemente sottoscritto da ministero dell’Interno, prefettura, Expo 2015 spa e sindacati va in questa direzione e disciplina in termini innovativi settori nei quali la legislazione in vigore s’è dimostrata inefficace. II nuovo sistema di regole prevede un iter rapido per gli àccertamenti circa il fatto che non solo le aziende che si aggiudicano gli appalti, ma anche tutte quelle alle quali sono subappaltati singoli segmenti d’opera siano scevre dal rischio di infiltrazioni mafiose. Alla procedura accelerata, anche in fòrza di informazioni e documenti che devono essere tempestivamente elaborati e forniti sia dalla prefettura che dalle società, si accompagna un sistema sanzionatorio estremamente severo, automatico e immediato; nel mezzo un’azione di vigilanza e monitoraggio circa tutti i passaggi conseguenti all’aggiudicazione di un appalto. II rischio infiltrazioni non è contrastato, quindi, con un «pezzo di carta» ricco di dichiarazioni d’intenti, ma con un nuovo sistema di regole – subito operativo – che si pone come punto di riferimento su un tema la cui importanza è fondamentale per la crescita del Paese. Semplice è la filosofia: responsabilizzare al massimo (anche nei controlli preventivi) tutti i soggetti coinvolti, dalla società appaltante alle istituzioni pubbliche, dal sindacato alle aziende; l’opportunità di partecipare alla realizzazione di una grande opera, rende tali responsabilità tutt’altro che gravosi oneri. Accade, poi, che puovi sistemi di regole creati in occasione di eventi straordinari svolgano una funzione nell’ordinario, divenendo modelli comportamentali cui ispirarsi quando, nella propria realtà, ci si chiede cosa sarebbe possibile fare per essere protagonisti di un contrasto all’azione mafiosa.