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vanno

Se vengono e se vanno, l’importante è tatuarli con lo sputo

Questa mattina fate un esercizio di ecologia intellettuale, come l’innaffiare i fiori sul balcone o concedersi una meditazione prima di buttarsi nel traffico cittadino: se vi capita tra le mani un giornale o un sito o un tweet o un urlatore al bar o un livoroso cronico che ha come priorità quotidiana quella di strapparsi i capelli per qualche decina di migranti che sarebbero scappati secondo l’inquinamento morale e lessicale sappiate fin da subito che è un sabotatore morale a cui bisognerebbe dare il poco peso che merita, il poco peso che merita anche la notizia in sé che non è una notizia e non è nemmeno una novità se non fosse che hanno bisogno di parlarvi di questo perché non sanno che altro dire, come quelle stanche conversazioni che virano sul meteo.

Non temetelo, però, no. Spiegategli, con calma, che i migranti migrano, tutti in tutto il mondo, e pochissimi vogliono fermarsi in Italia, quasi nessuno. Ditegli, se riuscite a farvi ascoltare, che da anni ormai approdano in Italia per posizione geografica solo per transitare verso nord, dove molti hanno parenti e amici che normalmente lavorano e si sono integrati. Dovrebbe rilassarsi nel sapere che il flusso (che a molti interessa fingere di non vedere) spiega come dei 35 euro o del wi-fi o del cibo marcio dei nostri centri di accoglienza a questi interessino meno di un tweet di Salvini. I teorici dell’invasione ci rimarranno malissimo nello scoprire che la pacchia italiana non è considerato un approdo. No. E chissà come gli ribolle il sangue, ai teorici del niente, nel sapere che gli eritrei come quelli della Diciotti hanno diritto di ottenere asilo politico quasi in ogni Paese europeo e chiedetegli perché dovrebbero farlo qui, dove sono diventati carne da macello per il dibattito pubblico di qualche affamato feroce cialtrone.

Ditegli, mentre vi spiega che sono scappati, che si scappa da un posto in cui si è costretti a stare e invece questi, come tutte le persone del mondo, si spostano. Se vi parla della scabbia spiegategli che no, gli è andata male, ma quelli sono ancora in cura. E poi che volete che sia la scabbia per gente che ha visto la guerra, che ha dovuto sotterrare i propri figli frutti degli stupri. Ma secondo voi, davvero, possono avere paura di questo patetico baccano italiano?

Se vi dicono che sono scomparsi senza documenti rispondete con calma che la legge prevede di prendere le loro impronte digitali e inserirle nella banca dati Eurodac e che di sicuro il ministro addetto alla sicurezza nazionale avrà avuto la premura di farlo. Non ci crederà ma voi provateci. Se vi dice che muore di paura nel non sapere dove sia qualche decina di ragazzotti spiegategli la differenza tra i latitanti e coloro che potenzialmente potrebbero delinquere, ovvero tutti, italiani tedeschi bianchi o neri, o peggio ancora dei delinquenti che qui da noi diventano addirittura classe dirigente.

Se vi dice che è colpa della sinistra ditegli che governano gli altri. Se vi dice che questo dimostra che l’indagine contro Salvini è una burla spiegategli che è proprio il contrario: le persone sono libere di spostarsi, per quello il ministro dell’inferno è indagato. Se vi dicono che li rimanderanno in Italia perché gli altri li rispediranno indietro ricordategli delle 22 riunioni in Europa che servivano proprio per questo e a cui Salvini non ha mai partecipato, raccontategli del trattato di Dublino.

Se insiste, insistete. Se resiste, resistete. E poi parlate ad altro, dedicatevi ad altro, pretendete che ci si dedichi alle priorità urgenti davvero perché il nostro Paese si rialzi. Non cadete nella tentazione di introiettare le false paure degli altri, non desistete. E chiedetegli, prima di salutarlo, com’è questa storia che sia se vengono e sia se vanno ciò che conta, per questi, è sempre e solo sputargli addosso.

Buon giovedì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/09/06/se-vengono-e-se-vanno-limportante-e-tatuarli-con-lo-sputo/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

Non credetegli. Mai. Il mare non uccide. Le persone uccidono.

Non credetegli. Mai. Il mare non uccide. Le persone uccidono. Anche l’indifferenza uccide, sì, anche quella: i morti per indifferenza li riconosci perché quando muoiono se gli apri gli occhi, con le dita, come si aprono due lembi, dentro ci trovi la pupilla di chi l’aveva capito da tempo che sarebbe finita così. Non sono mica come i morti improvvisi, quelli con lo sguardo interrotto che non ha nemmeno fatto in tempo di stringersi per il buio che gli veniva addosso: se avessero un minuto, un minuto ancora, un minuto di quelli che un minuto prima di andarsene uno torna e dice – ah! Scusa, un’ultima cosa – se avessero avuto quel minuto lì ve l’avrebbero raccontato anche loro che il mare, il mare non uccide. Uccide trascinarsi per il deserto come una mandria zoppa in balìa di pastori a forma di soldati; uccide farsi porto a forza di pregarne uno e provare a farsi legno per non bollire di sole e sale; uccide nascere dalla parte sbagliata del mondo, come una mela che casca dalla parte del dirupo; uccide l’indifferenza. Sì, l’indifferenza uccide, eccome se uccide. Ci sono più morti di indifferenza della somma di tutte le guerre mondiali, anche delle guerre dei tempi passati. Solo che i morti di indifferenza muoiono che non se ne accorge nessuno. Si spengono come lampadine di una strada deserta in cui non passa nessuno.
Il vicolo deserto in cui non passa nessuno, trattato come un sacco dell’umido da chiudere stretto senza nemmeno guardarci dentro, per non rovinarsi l’appetito, è la Libia di cui tutti parlano e nessuno legge, la Libia che è diventata la discarica dei nostri errori e dei nostri orrori. E invece lì dentro ci sono storie che vanno prese a piene mani e portate in giro. Con pazienza, cura. Come quando si cambia una lampadina, appunto.

(dal mio spettacolo “A casa loro”, scritto insieme a Nello Scavo, che è uno spettacolo teatrale ma forse sarebbe il caso che fosse un bigino da tenersi in tasca durante questa brutta campagna elettorale. Buon venerdì:)