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Chi ci ha reso così ciechi di fronte alla mediocrità

Sto lavorando in questi giorni sul polverone che si è alzato in Vaticano (se volete leggermi ne ho scritto qui e qui, intanto) e mi capita di avere a che fare con un pezzo di “classe dirigente” di questo Paese. Per di più la classe dirigente vicina al Papa e che si è occupata della razionalizzazione degli istituti finanziari di quello che è tra i più grossi imperi economici del mondo, con storia secolare e tanta letteratura sulle diverse intelligenze (buone e cattive) che l’hanno attraversato.

Ecco, se dovessi spiegare la sensazione che provo quando rialzo la faccia dalle carte, i documenti e le infinite giustificazione di chi mi capita di interpellare devo dire che la desolazione mi proviene soprattutto dal basso livello etico ma anche intellettuale di alcuni pezzi dell’intellighenzia alto borghese che infesta i salotti romani: persone arrivate ad occupare vertiginosi posti di potere per una serie di circostanze dettate semplicemente dalla prossimità fortunata e sincrona di qualcuno, ruoli ricoperti senza la benché minima professionalità, crocchi di plasticosi pupazzi nobiliari che sarebbero incapaci di elaborare un qualsiasi ragionamento senza la stampella servile di un codazzo di uditori, famelici frequentatori di una Chiesa vissuta come circolo esclusivo.

C’è un pezzo di Roma che è uno zoo di inetti investiti dalla fortuna di avere un merito che è solo censo o solo sangue. Eppure questa mandria riesce ad ottenere credito, a volte anche stima e addirittura timore reverenziale.

Ma esattamente quando abbiamo smesso di essere vigili di fronte alla mediocrità?

Scandalo in Vaticano: ci sono altri nomi

VatileaksDi sicuro nella sua testimonianza Francesca Immacolata Chaouqui ha accusato Monsignor Balda e probabilmente ha dato anche elementi specifici d’indagine. Ha fatto anche altri nomi? Sembra proprio di sì. E l’inchiesta (e la notizia) si farà grossa.

Ne ho scritto qui.

Una Repubblica che vorrebbe essere laica. Ma non ci riesce.

C_4_articolo_2141586_upiImageppIl campo è irto, brullo e sempre a rischio di integralismi e controintegralismi ma un giro, in questi giorni, credo che valga la pena farselo: sotto traccia e con una modernissima veste accattivante il Vaticano,negli ultimi mesi, è tornato ad essere partito di maggioranza nelle scelte (e soprattutto in alcune non scelte) politiche. Basterebbe partire dalla vicenda delle dimissioni del sindaco di Roma per capire come la valutazione politica (mica etica o di morale) abbia assunto toni tutt’altro che spirituali:

«Marino – ha scritto l’Osservatore Romano – ha motivato la scelta (del ritiro delle sue dimissioni ndr), chiedendo un confronto in aula con la maggioranza che lo ha sostenuto nei due anni della sua amministrazione. Ben sapendo, tuttavia, che una maggioranza disposta a sostenerlo non esiste più. Tanto è vero che, dopo una lunga riunione svoltasi ieri sera nella sede del Pd, sono attese per oggi le dimissioni di almeno 25 consiglieri capitolini, dimissioni che, salvo ulteriori sorprese, dovrebbero portare allo scioglimento immediato del Consiglio comunale e dunque al decadimento di sindaco e giunta […] «Questa vicenda sta assumendo i contorni di una farsa. Al di là di ogni altra valutazione resta il danno, anche di immagine, arrecato a una città abituata nella sua storia a vederne di tutti i colori, ma raramente esposta a simili vicende»

(continua qui)

Palestina: anche il Vaticano ci batte in laicità

Lo spiega bene IlPost:

Mercoledì il Vaticano ha riconosciuto ufficialmente lo stato palestinese, nominandolo per la prima volta in un trattato bilaterale. Il Vaticano aveva già aderito alla decisione presa nel 2012 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, in cui si promuoveva la Palestina da “entità non statuale” a “stato osservatore non membro”. Il trattato di oggi è comunque il primo documento legale in cui il Vaticano parla di “Stato di Palestina” anziché di “Organizzazione per la Liberazione della Palestina” (OLP): si tratta di fatto di un riconoscimento ufficiale. Domenica prossima il presidente palestinese Mahmoud Abbas e Papa Francesco si incontreranno in Vaticano, prima della messa di canonizzazione di due suore nate in Palestina nell’Ottocento.

Sulla Palestina il Parlamento italiano balbetta e il Vaticano decide. Altro che Dan Brown.

 

IMU/TASI e la sinistra omeopatica con la chiesa

Le parole di Giovanni Paglia sono da sottoscrivere una per una:

«Una vergogna. Non ci sono altre parole per definire il decreto con cui il Governo definisce il regime IMU e TASI per le attività svolte in immobili della Chiesa cattolica. Esenzione totale per le cliniche convenzionate, in un paese in cui una convenzione non si nega a nessuno, indipendentemente dalle tariffe richieste.

Identico trattamento per le scuole private, a patto che le rette, al netto dei generosi contributi pubblici, non superino i 600 euro al mese. Sconti anche per le palestre, che naturalmente devono avere un trattamento diverso da quelle gestite da privati in immobili privati. Almeno abbiamo capito cosa si intende per no profit quando c’è di mezzo il Vaticano, alla faccia di trasparenza e uguaglianza delle condizioni.»

Per favore non scambiamo l’inzerbinamento per un cambiamento di verso. Almeno sulla questione Chiesa.

La CEI sogna il vescovo omertoso

Sempre peggio:

Sgambetto della Cei al Papa sulla pedofilia. Mentre Francesco nomina una vittima degli abusi nella neonata Commissione per la tutela dei minori, i presuli italiani evidenziano la mancanza dell’obbligo giuridico per i vescovi di denunciare all’autorità giudiziaria civile casi di pedofilia. Nel nuovo testo delle “Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici”, approvato dal Consiglio episcopale permanente del gennaio scorso e reso pubblico oggi, dopo la clamorosa bocciatura della precedente versione da parte della Congregazione per la dottrina della fede, la Cei si limita a riscrivere il periodo incriminato in questo modo: “Nell’ordinamento italiano il vescovo, non rivestendo la qualifica di pubblico ufficiale né di incaricato di pubblico servizio, non ha l’obbligo giuridico – salvo il dovere morale di contribuire al bene comune – di denunciare all’autorità giudiziaria statuale le notizie che abbia ricevuto in merito ai fatti illeciti oggetto delle presenti Linee guida”.

La brutta notizia è qui.

La ciclicità dello Ior

Lo scandalo di oggi è la puntata ennesima di un percorso che spaventosamente si assomiglia da sempre.

Basta leggere:

Scandali recenti

  • Scandalo Enimont

Nel 1993, negli anni di Tangentopoli, il giudice Borrelli del pool di Mani pulite appurò il transito nelle casse dello IOR di 108 miliardi di lire in certificati del Tesoro destinati a quello che fu conosciuto comescandalo Enimont. In quell’occasione, in via del tutto eccezionale, lo IOR decise di rispondere ad una rogatoria richiesta dal pmAntonio Di Pietro che lavorava allora nel pool di Mani pulite ed indagava sul caso. Tuttavia i magistrati hanno poi denunciato che la banca vaticana aveva falsificato i documenti, nascondendo i conti di Giulio Andreotti e non trasmettendo la documentazione su molte altre posizioni. Successivamente, per far tornare i conti, ulteriore documentazione inviata venne ritenuta falsa. Da allora, questo risulta esser stato l’unico caso in cui lo IOR abbia risposto a rogatorie internazionali. Secondo il giornalista Peter Gomez, lo IOR risulta essere l’unica banca del mondo ad aver trasmesso informazioni false alla magistratura italiana[38]. Alti prelati e dirigenti dello IOR, tra cui il presidente Angelo Caloia[9], rimasero immuni da processo o arresto a motivo dell’articolo 11 dei Patti Lateranensi che recita: «Gli enti centrali della Chiesa Cattolica sono esenti da ogni ingerenza da parte dello Stato italiano»[39] .

  • Operazione Sofia

Il giornalista Gianluigi Nuzzi nel suo libro sostiene che lo IOR fosse impegnato nella fondazione di un partito di centro destinato a sostituire la Democrazia Cristiana, crollata in seguito a Tangentopoli[19]. A tal proposito, Giancarlo Capaldo, procuratore aggiunto di Roma, coordinatore dell’inchiesta sul golpe bianco-porpora afferma:

« L’operazione Sofia, vale a dire il tentativo di creare il Grande Centro che avrebbe preso il potere[40]»
  • Caso Fiorani – BPI

Il 10 luglio 2007, uno dei “furbetti del quartierino” Giampiero Fiorani rivelò ai magistrati milanesi la presenza, nella BSI svizzera, di tre conti della Santa Sede da «due o tre miliardi di euro» e di aver versato in nero nelle casse dell’APSA (la Banca centrale vaticana) oltre 15 milioni di euro[9][41].

  • Caso Anemone – Grandi Opere

Nell’inchiesta sulle “grandi opere” del 2010 sugli appalti del G8 a La Maddalena (nota anche come “Caso Anemone”), è stato accertato che Angelo Balducci (ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, arrestato per corruzione) avesse un conto presso lo IOR, dove – secondo i pubblici ministeri – avrebbe trasferito buona parte delle sue rendite[42]. Nel 2006, interrogato dall’allora PM di Potenza Henry John Woodcock, aveva ammesso lui stesso l’esistenza di tale conto, usato per ripagare un debito da 380 000 euro contratto da monsignor Franco Camaldo, prelato d’onore e cerimoniere del Papa, intermediario nell’acquisto di una villa dove avrebbe dovuto avere sede un nuova loggia massonica[42][43][44]. Balducci aveva un conto allo IOR in quanto “gentiluomo di Sua Santità” nonché “consultore” e “supervisore” del patrimonio della Propaganda Fide[44], la quale ha affittato decine di abitazioni a molti dei 412 personaggi inclusi nelle liste dell’imprenditore Diego Anemone[43]. I magistrati sospettano ulteriori collegamenti con lo IOR a seguito di sequestri di documentazione contabile, in particolare a Angelo Zampolini, intermediario della “cricca” di Anemone e Balducci nell’acquisto di un appartamento a Roma per l’ex ministro Claudio Scajola[43]. Gli inquirenti ritengono altresì che parte del denaro accumulato da alcuni degli indagati con le tangenti pagate da Anemone e da altri imprenditori si trovi depositato presso IOR[43].
L’Unità di informazioni finanziarie della Banca d’Italia ha appurato che tra i beneficiari dei bonifici transitati su di un conto dello IOR presso la banca Intesa SanPaolo c’è don Evaldo Biasini, economo dellaCongregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, coinvolto nell’inchiesta e, secondo i pm perugini, custode dei fondi neri di Diego Anemone[45]. I documenti dei magistrati di Perugia e la contabilità sequestrata a Don Evaldo Biasini svelano come i soldi tenuti da Don Bancomat per conto di Diego Anemone transitassero per i conti IOR della Congregazione del Preziosissimo Sangue[46].

  • Operazioni di riciclaggio

Nel maggio 2010 la procura di Roma ha aperto un’indagine sui rapporti sospetti tra lo IOR e altre dieci banche, fra cui UnicreditIntesa SanpaoloBanca del Fucino[47]. Le quotidiane operazioni da milioni di euro fra questi istituti e lo IOR sotto forma di miriadi di assegni dagli estremi non chiari, avevano destato già nel 2009 i sospetti dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia. È stato accertato dai magistrati che lo IOR utilizzava in modo cumulativo un conto aperto presso la filiale 204 della Banca di Roma in via della Conciliazione a Roma, versandovi assegni da parte dei propri clienti senza dare alcuna comunicazione in merito, violando così le norme antiriciclaggio (legge 173/1991 e D.Lgs 231/2007)[47][48]. Attraverso tale conto sarebbero transitati circa 180 milioni di euro tra il 2006 e il 2008, per poi interrompere le operazioni con l’integrazione della Banca di Roma nel gruppo Unicredit[47][48]. I PM sospettano che le transazioni attraverso conti “schermati” intestati allo IOR celino in realtà operazioni per conto di società o singoli individui con residenza fiscale in Italia, volte all’occultamento di reati vari, dall’evasione fiscale alla truffa[47][48]. La Guardia di Finanza ha inoltre accertato casi di beneficiari fittizi fra quelli comunicati agli inquirenti[47]. La magistratura italiana non ha però competenza ad indagare sullo IOR senza una rogatoria internazionale, a causa della sua natura formalmente estera[47][48].
Il 20 settembre 2010 vengono sequestrati dalla procura di Roma (su segnalazione della Banca d’Italia) 23 milioni di euro depositati su un conto del Credito Artigiano Spa intestato allo IOR, per operazioni bancarie effettuate in violazione della normativa antiriciclaggio[49][50]. Le operazioni incriminate sono trasferimenti ordinati dallo IOR di 20 milioni da un conto presso il Credito Valtellinese alla JP Morgan diFrancoforte e di 3 milioni alla Banca del Fucino[50][51]. Restano indagati il presidente dello IOR, Ettore Gotti Tedeschi, e il direttore generale Paolo Cipriani.[49]
Nel frattempo sono venute alla luce anche altre due operazioni sospette, ovvero un prelievo in contanti da 600.000 euro, effettuato nell’ottobre 2009 dallo IOR per finalità non precisate su un conto Intesa SanPaolo, e assegni per 300.000 euro incassati nel novembre dello stesso anno su un conto Unicredit. Dall’analisi degli inquirenti è risultato fittizio il nome del negoziante fornito dallo IOR, mentre la cifra proveniva in realtà da una banca di San Marino[45][52]. Alcuni dei conti di transito presso le banche italiane utilizzati dallo IOR nei recenti scandali legati al riciclaggio sono attivi dai tempi del Banco Ambrosiano.[53]

A seguito di questi eventi, il Papa ha comunicato il 30 dicembre 2010 che verrà finalmente data applicazione alla convenzione monetaria firmata con l’Unione europea il 17 dicembre 2009, attraverso l’adozione di leggi antiriciclaggio che entreranno in vigore il 1º aprile 2011.[10]

Tuttavia “l’emanazione di tale normativa”, come successivamente rappresentato in una comunicazione della Banca d’Italia[54], “di per sé, non modifica il regime applicabile allo IOR quale banca insediata in uno stato extracomunitario a regime antiriciclaggio non equivalente”.

Nel Marzo 2012 la procura di Roma ha avviato una rogatoria internazionale per conoscere i movimenti di denaro del conto corrente dello IOR presso la Jp Morgan di Francoforte[55].

  • Vatileaks e dimissioni di Ettore Gotti Tedeschi
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Vatileaks.

Nel corso dei primi mesi del 2012 si è verificata una sistematica fuga di documenti riservati vaticani riguardanti i rapporti all’interno e all’esterno della Santa Sede. Tali documenti evidenzierebbero, tra l’altro, lotte di potere all’interno del Vaticano e alcune irregolarità nella gestione finanziaria dello Stato e nell’applicazione delle normative antiriciclaggio. Il 24 maggio2012Ettore Gotti Tedeschi, presidente dal settembre 2009, si presenta dimissionario al Consiglio di sovrintendenza e lascia la presidenza con la sfiducia del Consiglio. I quotidiani parlano di posizioni inconciliabili tra lui e altri interlocutori istituzionali riguardo l’attuazione delle norme di trasparenza bancaria[56]. Il giorno successivo gli subentra ad interim, come da statuto, il vicepresidente Ronaldo Hermann Schmitz, con ratifica della Commissione cardinalizia di vigilanza. La Commissione cardinalizia adotta formalmente la sfiducia votata all’unanimità dal Consiglio di sovrintendenza il giorno prima, che addebitava all’ex presidente di «non aver svolto varie funzioni di primaria importanza per il suo ufficio» e forse anche di aver fatto filtrare all’esterno notizie riservate[57]. Il 27 viene diffuso un duro comunicato del Consiglio di sovrintendenza con le motivazioni della sfiducia[58]. Il 2 giugno viene comunicato formalmente per lettera all’ex presidente il trasferimento delle sue competenze al vicepresidente, che diviene presidente ad interim [59].

Il 28 giugno2012 lo IOR ha aperto per la prima volta le porte a un gruppo di giornalisti guidati dal direttore generale Paolo Cipriani con i i quattro membri del Consiglio di Sovraintendenza, Cipriani ha affermato che nello IOR non ci sono conti cifrati e dal 1996 c’è la tracciabilità di tutti i conti, ha controlli interni e esterni antiriciclcaggio (l’Autorità di Informazione Finanziaria e la Deloitte per il bilancio), i conti sono circa 33mila, il capitale totale è di circa sei miliardi di euro, il 70% delle operazioni avvengono in Europa, il 65% è in euro, il 30% in dollari e il resto in altre valute. Dal momento che non è una banca, quindi senza scopo di lucro, gli interessi non sono superiori al 5%. I dipendenti nel 2012 erano 112, cui si aggiungono alcuni consultori esterni per casi particolari. Lo IOR supporta gli enti eccleasiastici in oltre 150 paesi del mondo[60]. (via)

Avete notato il silenzio della politica tutto intorno?

Don Gallo scomunicato anche da morto

Marco Damilano nota che la morte di Don Gallo sparisce dalla prima pagina dell’Avvenire, il quotidiano cattolico della CEI:

Scorro i giornali e penso con un sorriso a don Andrea Gallo che fuma il sigaro in cielo: lì si può fumare quanto ti pare, e non fa male, diceva il mio grande amico Paolo Giuntella che se n’è andato il suo stesso giorno, cinque anni fa. Prima pagina del “Manifesto” (bellissima): «Il padre Nostro», foto del prete di strada con in mano un fazzoletto rosso. “Repubblica”: «Addio a don Gallo, il prete dei dimenticati», editoriale in prima di Vito Mancuso. “La Stampa”: «Ha unito cielo e terra», il ricordo di don Luigi Ciotti (in prima). “Il Fatto quotidiano”: «Grazie Don», e le prime cinque pagine. Arrivo ad “Avvenire”, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana che ama definirsi il giornale dei cattolici italiani e la foto di don Gallo, in prima pagina, non c’è. L’occhio passa in rassegna i titoli, ecco finalmente la parola Genova, taglio centrale. Oh, bene, è un ricordo di don Gallo? Macchè: «Unioni civili: Genova strappa», informa il foglio dei vescovi. «Nel capoluogo ligure via libera al registro delle coppie di fatto». Ah, ecco, evidentemente era quella la notizia non negoziabile. E la morte del prete ligure? Sfoglia sfoglia bisogna arrivare fino a pagina 13. Taglio basso, accanto ai necrologi. Un pezzo non firmato, un redazionale come si dice, forse erano tutti occupati ieri ad “Avvenire”, quattro agenzie incollate in fretta e furia, con le parole del cardinale Bagnasco e l’avvertenza per l’uso: «Non di rado le sue prese di posizione erano apparse in aperto contrasto con l’insegnamento della Chiesa». Tante volte qualche sprovveduto lettore cascasse nel tranello.