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virginia raggi

I 43 successi della Raggi, secondo Repubblica

Non è una gara e non è nemmeno il via a un gara di insulti tra le diverse fazioni. Giovanna Vitale su Repubblica propone un fact checking sui successi sventolati da Grillo nell’amministrazione di Roma. E stare sui temi lo trovo terribilmente più interessante delle presunte relazioni amorose della Raggi. Intanto ecco la lista, ora approfondiamo:

 

I successi di Raggi dal Blog di Grillo Così stanno le cose (secondo Repubblica)
1) Oltre 430 milioni di euro per il trasporto pubblico locale Ordinaria amministrazione. Non si tratta di risorse aggiuntive ma del costo del contratto di servizio di Atac, siglato nel 2015.
2) Tariffa sui rifiuti abbassata tra l’1,5 e il 2%. Falso. La riduzione era stata già avviata dalla giunta Marino
3) Congelate le tariffe dei servizi pubblici a domanda individuale Vero. Almeno per questo primo anno. Alemanno le aumentò al suo terzo bilancio di previsione.
4) Fondi per 10 milioni ai Municipi per strade e viabilità. Falso. Sono diminuiti: da 1 milione per ogni municipio a 600mila euro pro capite.
5) Più risorse per 39 milioni sulle politiche sociali per la famiglia. Vero. Anche se al netto sono poco più di 30
6) Tagli per 40 milioni su spesa per i servizi istituzionali, generali e di gestione. Mezza verità. 12 milioni di risparmi sulle utenze derivano da contratti precedenti, 7 milioni dalla chiusura dei Caat decisi da Marino
7) Dimezzati i costi per gli incarichi esterni: nei primi sette mesi la giunta Raggi ha speso 3,1 milioni. Alemanno e Marino una media di 7,4 all’anno. Né vero né falso. Il confronto è proposto su dati non omogenei rispetto alle giunte precedenti
8) Attivi i primi 21 varchi elettronici della Ztl Anello Ferroviario Ordinaria amministrazione. Si stanno sperimentando i varchi già installati e pagati dalla giunta Marino
9) Abusivismo commerciale: da luglio fatti oltre 1000 controlli al giorno e multe per oltre 4 milioni. Ordinaria amministrazione. Operazioni di routine dei vigili. Nessun riscontro su numeri e incassi.
11) Aperta al pubblico, per la prima volta, l’area archeologica del Circo Massimo. Ordinaria amministrazione. Si attua un provvedimento del governo. Ma non si sa quando.?
Mezza verità. Raggi si è limitata a tagliare in nastro di un cantiere partito 10 anni fa
12) Partito dal 1 dicembre nuovo servizio di raccolta a domicilio di rifiuti ingombranti Falso. Il servizio esiste da anni, ma era stato sospeso perché la giunta Raggi aveva dimenticato di rinnovare il bando
13) Approvata in giunta delibera sull’obbligo di tracciabilità dei rifiuti dei cantieri edili. Ordinaria amministrazione. Si tratta dell’attuazione del nuovo Codice dell’Ambiente
14) Entrato in vigore il piano freddo. Finanziato con 250mila euro in più rispetto allo scorso anno. Ordinaria amministrazione. Si fa ogni anno. E quest’ultimo, secondo Caritas e Sant’Egidio è partito in ritardo ed è stato insufficiente
15) Linea 51 è diventata Express, potenziando il collegamento tra le linee C,A,B e i tram 3 e 8. Mezza verità. Altre linee di bus sono state tagliate. E con la Express si risparmia sulle corse
16) Nuova corsia preferenziale realizzata in via Emanuele Filiberto Ordinaria amministrazione. Ha scatenato la protesta dei cittadini
17) Approvata delibera sul nuovo piano di chiusura dei Centri di assistenza alloggiativa temporanea. Falso. Il piano è stato avviato dalla giunta Marino e solo aggiornato
18) Avviata operazione “strade pulite” con il “piano foglie” e il “piano caditoie”. Da seguire in tempo reale sul sito del Comune Ordinaria amministrazione. Si fa tutti gli anni. E sul sito non c’è nessun calendario su andamento lavori
19) Servizi di pulizia straordinaria dei bus Atac: da effettuare all’interno dei mezzi nei minuti di sosta al capolinea Vero. Il servizio è partito il 5 dicembre. Presto per fare un bilancio
20) Assunzione di 191 vincitori dell’ultimo maxi-concorso, in aggiunta ai 485 vincitori del “concorsone” indetto da Alemanno Ordinaria amministrazione. E’ previsto da una legge nazionale
21) Pagato il salario accessorio ai dipendenti capitolini bloccati da oltre 6 anni. Falso. Sono stati pagati solo gli arretrati bloccati da 2 anni, non da 6.
22) Potenziato servizio di raccolta rifiuti durante le feste natalizie. Falso. Il potenziamento per le feste si fa tutti gli anni.
23) Definitiva pedonalizzazione dei Fori Imperiali durante le domeniche e i festivi. Falso. La pedonalizzazione, voluta da Marino, prevede da anni in forma sperimentale lo stop totale domenica e festivi
24) Avviato bando per 15 nuovi bus grazie alle risorse giubilari, dopo lo sblocco dall’arrivo di nuovi 150 bus Urbanway Ordinaria amministrazione. Si dà seguito a una commessa vecchia di anni
25) Dal 1 gennaio gli over 70 a reddito basso avranno abbonamenti Atac gratis. Falso. Non è una novità, ma la semplice conferma di una misura che esiste da anni
26) Assegnato l’appalto di servizio per la manutenzione del verde orizzontale adiacente le piste ciclopedonali Mezza verità. La manutenzione è bloccata dopo le disdette delle coop sociali
27) Rilancio delle stazioni metro dal titolo “Adotta una stazione” con street art e pulizia straordinaria Mezza verità. Ripescata un’idea di Rutelli per abbellire le stazioni centrali con arte e mosaici.
28) Riqualificazione delle periferie romane con un investimento di 18 milioni di euro. Mezza verità. Alcuni progetti finanziati coi fondi del governo sono stati copiati dalle giunte precedenti
29) A febbraio sono riprese le attività di rifacimento del manto stradale, a dicembre riparate 400 buche Ordinaria amministrazione. Si tratta solo di 1/10 delle somme impegnate negli anni precedenti, di cui 10 mln coperti con fondi giubilari
30) Avviato con Atac l’operazione “Tram puliti”. Piano di pulizia straordinaria con sanificazione interna e lavaggi esterni. Ordinaria amministrazione. Vedi al punto 19.
31) Sbloccato l’iter per realizzare una pista ciclabile di 3,6 km in via Nomentana, in vista del Graab Ordinaria amministrazione. Il progetto è di Marino, i fondi del progetto Graab del governo
32) Su 16 linee Atac di bus e tram è possibile portare a bordo la bicicletta Mezza verità. Il progetto è partito in via sperimentale con Marino. Raggi l’ha solo esteso
33) Aperta un’indagine per truffa sul piano di zona B50 Monte Stallonara dopo un esposto del M5S. Vero. Ma la giunta Raggi non c’entra niente. L’esposto è di Roberta Lombardi
34) Avviata la revoca del Piano di Zona Tor Vergata D3/Comparto K3 Vero. Ma si tratta di una revoca in 8 mesi rispetto a 40 piani di zona gravati da contenziosi
35) Approvato in giunta il recupero dei nuclei di edilizia ex abusiva di Via Ardeatina-Villa Balbotti e Via di Santa Fumia. Vero. Ma le delibere devono ancora passare in consiglio comunale. E i nuclei interessati sono 27
36) Lotta all’abusivismo in ogni forma. Contrasto a parcheggiatori abusivi, sosta selvaggia e doppie file. Vedi al punto 9). E manca il servizio per rimuovere i veicoli in doppia fila: la giunta Raggi ha dimenticato di rinnovare il bando alla scadenza dell’appalto
37) Aumentati i controlli contro l’abusivismo commerciale e ricettivo. Vedi, di nuovo, al punto 9)
38) La Giunta è impegnata nel lancio di un Convention Bureau per potenziare il turismo, anche congressuale. Falso. Non se ne è mai parlato
39) Salvati tutti i fondi stanziati per il Giubileo e aggiunte risorse su piazza Vittorio e Appia Antica. Ordinaria amministrazione. I fondi giubilari rischiavano di andare persi perché non approvati in aula entro il 31/12/2016
40) Trasporto di 15 tonnellate di fieno ad Accumoli (Rieti) per aiutare gli allevatori colpiti dal terremoto. Le iniziative di solidarietà non si commentano
41) D’accordo con Cdp stanziati oltre 47 milioni di euro per la messa in sicurezza e adeguamento anti-incendio delle scuole Ordinaria amministrazione. Fondi dedicati dal governo in attuazione del piano Buona Scuola
42) “Solidarietà inMensa”. Speciale raccolta fondi nelle scuole con menu tipici dei paesi terremotati Vedi al punto 40)
43) Approvato il bilancio preventivo triennale: è la prima volta, almeno negli ultimi dieci anni, che il Comune di Roma approva così presto rispetto ai termini fissati dalla legge. Falso. Rutelli e Veltroni hanno approvato tutti i bilanci prima di Raggi. Marino è sempre rimasto entro i termini di legge. L’unico a sgarrare è stato Alemanno.

«Grillo ringrazi i bravi giornalisti» (di Marco Lillo)

(di Marco Lillo, fonte)

I buoni giornalisti, così come i buoni politici, sono utili alla democrazia. È questa la lezione che Beppe Grillo dovrebbe trarre dal caso Raggi-Marra. Invece che continuare a definirli   “morti che camminano” o  “gossippari pennivendoli” il leader del Movimento 5 stelle dovrebbe ringraziare e scusarsi con tutti quei cronisti che, a partire da quelli de L’Espresso, hanno svelato gli affari immobiliari di Raffaele Marra. Giornalisti che, come spesso accade, fanno solo il loro dovere e, come in questa storia (non sempre) si dimostrano migliori del blog di Beppe Grillo, più efficaci della Casaleggio Associati e più utili del M5s nella formazione della conoscenza e coscienza dell’opinione pubblica. Non scrivo questo commento per dire: noi giornalisti siamo meglio di Grillo e dei suoi seguaci che ci insultano.

Scrivo perché vorrei mettere in guardia i nostri lettori e i suoi elettori sul fatto che le idee di Beppe Grillo sui giornalisti sono pericolose per la democrazia e che il caso Marra-Raggi ne è la migliore cartina di tornasole.

Ora che le carte della Procura di Roma sono state in parte depositate è possibile fare chiarezza su un punto chiave di questa storia: le indagini e il successivo arresto di Marra per i 367mila euro forniti dal costruttore Sergio Scarpellini per l’acquisto della casa intestata alla moglie sono partite dopo i pezzi de L’Espresso.

Emiliano Fittipaldi pubblica il 14 settembre il primo pezzo sull’acquisto anomalo di una casa a 728mila euro mentre un appartamento identico nello stesso stabile era stato venduto a un milione e 200mila euro nello stesso periodo. Già questo sarebbe dovuto bastare a Virginia Raggi per mollare il suo dirigente ma la sindaca andò avanti e confermò Marra alla direzione del personale.

Nonostante Beppe Grillo – questo va riconosciuto al leader del M5s – la mise in guardia. Poi, il 28 ottobre, Fittipaldi pubblica il secondo pezzo nel quale ricostruisce i rapporti tra il Comune di Roma e il costruttore Fabrizio Amore, indagato per turbativa di gara. In quel pezzo descrive anche l’acquisto da parte della moglie della casa Enasarco a 375 mila euro. Ovviamente Fittipaldi non sa e non può sapere che quei soldi sono stati messi a disposizione da Scarpellini e il focus del suo articolo non è chi ha pagato ma lo sconto ottenuto da Enasarco. Dieci giorni dopo, l’8 novembre del 2016, il procuratore aggiunto Paolo Ielo incontra i dirigenti dell’ l’UIF e chiede ai segugi di Bankitalia di fargli sapere tutte le movimentazioni finanziarie di Marra. Il 30 novembre l’UIF risponde e scrive a Ielo che la casa è stata pagata con assegni circolari coperti da Scarpellini. A quel punto – dopo aver verificato che dai flussi dei conti correnti non risulta che i soldi siano stati restituiti – parte la richiesta d’arresto.

I pm mettono Marra in galera per il secondo acquisto ma ricordano nella richiesta di arresto anche il primo, nonostante sia ormai prescritto perché è del 2009. Se Marra è un virus, è evidente che in questa storia il M5s introduce il virus nella vita politica romana e la stampa lo individua e lo isola mentre la magistratura lo rimuove.

Il primo acquisto scontato mezzo milione da Scarpellini è stato scoperto dalla stampa e Virginia Raggi si è girata dall’altra parte. Il secondo acquisto, effettuato con 375mila euro di Scarpellini probabilmente è stato scoperto anche grazie alla stampa. Cosa ha da dire Beppe Grillo su questa prova della categoria dei ‘dead man walking‘?

Il punto non è se siano meglio i politici M5s o i giornalisti. Non si tratta di fare classifiche di utilità sociale o di etica pubblica. Per dire, non si conoscono giornali che abbiano rifiutato i contributi che spettavano per legge alla loro testata come il M5s ha rifiutato decine e decine di milioni di rimborsi elettorali.

Il punto è che i buoni giornalisti sono utili alla democrazia come lo sono i buoni politici. Il vecchio sistema, un po’ acciaccato dal tempo, nel quale esiste un quarto potere che controlla gli altri tre è ancora il migliore su piazza. Nonostante i conflitti di interesse degli editori, nonostante la crisi, nonostante la concorrenza del web, per scoprire che Marra non ha pagato la casa è stato più utile un giornalista di una società editoriale tradizionale, con tutti i suoi vizi e difetti, di un blogger grillino.

La colpa di Grillo in questa storia non è solo quella di avere scelto e supportato Virginia Raggi, definita da chi scrive nell’aprile scorso un candidato senza le carte in regola per guidare Roma. La colpa è anche quella di avere illuso i suoi elettori sul fatto che – per informarsi – sia meglio leggere un post sul suo blog che un articolo su L’Espresso o sul Fatto Quotidiano.

Quando abbiamo analizzato le omissioni di Virginia Raggi nelle sue comunicazioni pubbliche prescritte dalla legge Severino sia sul suo curriculum (praticantato presso lo studio di Cesare Previti) sia sui suoi incarichi (Asl di Civitavecchia), il M5s si è chiuso a riccio per difenderla.

Un esponente di spicco del M5s in quei giorni, dopo avermi garantito la sua presenza alla presentazione del mio libro ‘Il Potere dei segreti‘ a Roma, insieme a Michele Emiliano, non si presentò sostenendo che non aveva ricevuto gli sms e le mail che confermavano l’incontro. Il M5s non gradisce i giornalisti che trovano le notizie o che pongono le domande. Come ha spiegato una volta Grillo preferiscono i monologhi o le passerelle da Bruno Vespa.

Quando sul Fatto abbiamo descritto e documentato i metodi poco ortodossi con i quali Virginia Raggi ha messo nell’angolo il suo rivale alle comunarie, Marcello De Vito, ci hanno bollato come ‘gossipari’. Quando abbiamo raccontato gli scheletri negli armadi di alcuni assessori (i rapporti di Fiscon con Paola Muraro e i peccati fiscali di Paolo Berdini) non abbiamo ricevuto apprezzamenti ma solo critiche.

Dopo il primo scoop de L’Espresso su Marra, invece di spiegare le ragioni della permanenza di un simile personaggio in Campidoglio, Grillo nell’incontro di Palermo preferì insultare in coro con Julian Assange la stampa accorsa ad ascoltarlo. Avrebbe fatto meglio a rivolgere i suoi strali verso il palco. In questa storia la stampa ha fatto il suo dovere di controllo. Il M5s no.

Chi è causa del suo Marra pianga se stesso

Si è detto molto e si è scritto moltissimo ma sentire la Raggi che scarica Marra dopo averlo difeso talmente tanto da legare a doppio filo la propria permanenza alla sua fino a poco tempo fa è un’indecenza. Così come, secondo me, è indecente chiamare conferenza stampa un monologo ridotto alla lettura di uno striminzito comunicato. Dice la Raggi che si sente di chiedere scusa a Grillo e ai romani ma forse dovrebbe chiedere scusa anche a chi (nel suo stesso partito) ha tentato di metterla più volte in guardia dallo strano personaggio che si è scelta come braccio destro e, allo stesso modo, forse sarebbe stato il caso di non sparare a palle incatenate contro i giornalisti che raccontavano il passato poco limpido di alcuni uomini scelti nella squadra della Raggi.

Ma non solo: quando si è detto che l’inesperienza (troppo spesso negata) può essere la porta aperta a scalatori e faccendieri anche da queste parti ci sono state scene di isteria. Come scrivevo proprio oggi qui la politica è una dinamica complessa che non accetta pensieri banali che puntano alla pancia: il metodo di difesa scelto oggi da Grillo (ma è scelta di Grillo?) è ugualmente pericoloso poiché ripetere meccanicamente che “questa indagine non c’entra nulla con questa consigliata” significa non considerare politica la scelta delle persone che si mettono al proprio fianco e così alla fine anche Mangano diventa uno stalliere che non ha nulla da spartire con Berlusconi. E la Raggi (come qualsiasi sindaco) potrebbe comunque essere toccata da un’indagine nella sua esperienza amministrativa e se dovesse succedere che si fa? Si butta a mare tutto quello detto fin qui?

Elaborare risposte misurate e il più possibile giuste, educarsi all’autocritica e smetterla di giocare a chi ha l’onestà più lunga misurandola con gli indagati degli altri sarebbe un passo verso la maturità. Bisognerebbe capire che è anche per il bene del M5S. Ma ci vuole scienza per diventare grandi restando giovani.

Il caso Marra. Spiegato bene.

Due articoli che spiegano bene cosa dicono le carte. Il primo è di Repubblica:

“Sussistenza di un concreto ed attuale pericolo di reiterazione di condotte delittuose analoghe a quelle già accertate e ciò anche in considerazione del ruolo attualmente svolto da Marra all’interno del comune, della indubbia fiducia di cui gode il sindaco Virginia Raggi”. Lo scrive il gip nel giustificare la detenzione di Raffaele Marra. Il braccio destro del primo cittadino capitolino è stato arrestato stamattina dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Roma, guidati dal comandante Lorenzo D’Aloia,  con l’accusa di corruzione. Avrebbe ricevuto una maxi tangente da 367 mila euro dall’immobiliarista Sergio Scarpellini (anche lui arrestato). Due assegni circolari da 250 mila e 117 mila euro per l’acquisto di una casa in via Prati Fiscali 258, a Roma, intestata alla moglie di Marra, Chiara Perico nel giugno del 2013. All’epoca dei fatti Marra rivestiva il ruolo delicato di direttore del dipartimento partecipazioni e controllo gruppo Roma Capitale.
Ma gli inquirenti sono risaliti anche ad un altro analogo regalo che l’immobiliarista avrebbe fatto sempre a Marra. Un’altra casa. “Nel 2009 Scarpellini aveva venduto a Marra l’appartamento a Roma in via Giorgio Vigolo, angolo via Alberto Moravia, applicando in suo favore il considerevole sconto di mezzo milione di euro”. Una vicenda indicate nelle carte della procura che è prescritta ma tuttavia indicano un rapporto stretto tra i due: “scaturisce con assoluta chiarezza come i rapporti tra lo Scarpellini e Marra abbiano un non solo un carattere di grande confidenza ma implicano anche un reciproco vicendevole aiuto”.

E così, infatti, quando Marra vede la sua carriera in comune al fianco della Raggi minacciata da alcuni articoli del Messaggero non esita a contattare Scarpellini per influenzare l’editore del giornale (operazione che non andrà in porto). “Il Marra non mostra alcuna remora a chiedere un intervento d Scarpellini al fine di orientare in senso favorevole a sè l’opinione pubblica, attraverso i giornali controllati da un amico di Scarpellini”.
Un capitolo importante dell’ordinanza è dedicato agli interessi economici di Scarpellini nel comune di Roma: “Le funzioni svolte dal Marra hanno riguardato settori sensibili per gli interessi imprenditoriali dello Scarpellini. Il gruppo immobiliare ha infatti da tempo stipulato importanti convenzioni urbanistiche che richiedono l’emanazione di provvedimenti amministrativi da parte del comune di Roma e della regione Lazio. Queste convenzioni sono ancora attuali e i relativi procedimenti amministrativi non sono conclusi”. Per Scarpellini si pone un grosso problema. In campagna elettorale i 5 Stelle avevano criticato con asprezza alcuni affitti a prezzi salati pagati per dei palazzi di sua proprietà: “Ostilità mostrata dal movimento 5 stelle nei confronti di Scarpellini, di cui sono espressione diversi articoli di stampa. In questa situazione Marra rappresenta un significativo ed indispensabile punto di riferimento per lo Scarpellini e che abbisogna, ancor di più rispetto al passato in ragione delle mutate condizioni politiche, della sua influenza e capacità di interferenza (è il braccio destro della Raggi, ndr) per salvaguardare e realizzare i propri interessi”.

Le indagini nascono all’indomani di un’inchiesta su Manlio Vitale. “Er gnappa, il soprannome di Vitale, è uno degli storici esponenti della Banda della Magliana. Vitale è sotto intercettazione perché estorce soldi proprio a Scarpellini. “Vitale si reca ogni giovedì – si legge nell’ordinanza – nei pressi del Senato per ricevere dalla persona incontrata (Scarpellini, ndr) una consistente somma di denaro. Dazioni di denaro da ricondurre a un’attività estorsiva”. Per questo vengono intercettate le utenze telefoniche anche delle vittime, Scarpellini e la sua segretaria Ginevra Lavarello. E così, mettendo sotto controllo il cellulare di Scarpellini, gli investigatori scoprono i suoi rapporti con Marra.

E questo de Il Fatto Quotidiano:

L’indagine per corruzione che ha portato in carcere Raffaele Marra, capo del Personale del Comune di Roma, nasce quasi per caso. O meglio dall’intuito dell’investigatore che ascoltando le conversazioni tra un pregiudicato romano, Manlio Vitale considerato dagli investigatori personaggio della Banda della Magliana, e la sua ex compagna, e analizzando alcuni sms, capisce che l’indagine sta imboccando una strada che porterebbe al cuore di uno dei palazzi del potere. E infatti quando questa donna, Caterina Carbone, viene sentita dai carabinieri rivela di aver accompagnato più volte in zona Senato Vitale, detto “Er Gnappa” arrestato lo scorso marzo perché ritenuto il capo di una banda di rapinatori, e ogni giovedì Vitale per prendere “alcune migliaia di euro”. Vittima di quella che agli investigatori sembrava a tutti gli effetti una estorsione è Sergio Scarpellini, il costruttore che per la Procura di Roma è stato corrotto da Marra con la compravendita due immobili: uno venduto dal funzionario e l’altro acquistato. Una storia che era emersa già due mesi fa con la pubblicazione di un’inchiesta de L’Espresso ma che non aveva impedito a Marra di rimanere in Campidoglio difeso anche nelle ultime dal sindaco Virginia Raggi.

“Eh io sto a disposizione, tu diglielo”
Il telefono dell’imprenditore e quello della sua collaboratrice, Ginevra Lavarello, vengono messi sotto controllo. A fine giugno, come si può leggere nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Maria Paola Tomaselli, gli investigatori captano i primi di segnali una relazione pericolosa tra Marra e Scarpellini. È il 30 giugno 2016: Marra scrive alla Lavarello, appare disperato, vuole un aiuto, cerca protezione perché la stampa sta, a suo dire, conducendo una campagna feroce nei suoi confronti perché considerato uomo vicinissimo all’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno (finito a giudizio per corruzione nel mare magnum giudiziario di Mafia capitale) e non gradito nella nuova era del M5s. Il funzionario dice alla donna di chiedere al costruttore di intervenire su Gaetano Caltagirone, tra l’altro editore di diversi quotidiani tra cui Il Messaggero, per realizzare una campagna in sua difesa. In ballo c’è l’incarico di vice capo di gabinetto con delega di firma. Marra, tra il 2009 e il 2010 direttore del Dipartimento del Patrimonio e della Casa del Comune di Roma, parla a ruota libera: “Eh, io sto a disposizione, tu diglielo puoi far pure arrivare, glielo dici ‘lui sta a disposizione’ … tanto lui lo sa che sto a disposizione”. Proprio per quella vicinanza all’ex esponente prima di An e poi di Fdi potrebbe costargli cara.

La sera del 30 giugno, dopo le 22, Marra insiste per chiamare Ginevra Lavarello: vuole che Scarpellini intervenga su Caltagirone e la telefonata avviene mentre l’uomo è negli uffici del Comune: “Sto ancora in Campidoglio, sto ancora in Campidoglio sto…”, “Eh mi immagino, immagino ma un attacco pazzesco ma veramente fuori luogo” replica l’interlocutrice. Marra fa la vittima: “Ma poi senza nessun motivo proprio, nessun motivo, quindi ti telefonavo soltanto per chiederti una gentilezza, se puoi… parlando con Sergio, se Sergio può intervenire con Gaetano … Calata. Per farmi dare una mano sui giornali… cioè capire se…no nel senso proprio per cercare in qualche modo di…tutelare …un po’ la posizione sennò diventa un grande, un gran… molto complicata la questione”.

“Dall’uomo più potente in tre giorni divento l’ultimo coglione”
La donna promette, ma Marra insiste: “Eh, io sto a disposizione tu glielo puoi far pure arrivare, glielo dici ‘lui sta a disposizione’ dici però è una cosa è una cosa senza senso… Eh no in modo tale pure per cercare di aver in qualche modo una visione diversa no, che lui possa dire: ‘ma come adesso lo avete nominato e ora che fate, allora vuol dire che comandano quelli di Milano, comandano quelli di Torino allora questo non conta un cazzo, cioè fate risultare che se mi sposta è un danno enorme alla sua credibilità, alla sua immagine’. Lavarello ascolta e Marra prosegue: “Io stavo… io stavo organizzando tutto, stavo organizzando, avevo accennato a Cinzia quelle che erano le proposte, ora mi fai fuori, dall’uomo più potente in tre giorni divento l’ultimo coglione...”. Solo perché sulla stampa mi hanno, mi hanno sparato a zero quindi secondo me lui dovrebbe cercare di convincere quell’altro a dire: ‘vabbe’ ne prendo … tanto lui lo sa che sto a disposizione per dire vabbe’ facciamo un po’ di fuoco amico e dire non si permetta a togliere un servitore dello Stato cioè poi se volete domani passo io e … oppure se mi mettete in contatto con  qualcuno che mi può aiutare riservatamente meglio ancora, se però ovviamente deve intervenire il capo perché se non interviene lui non succede niente… bisogna farlo parlare direttamente con Caltagirone e credo che lui gli dà una mano”. Lavarello e Scarpellini concordano poi di dire a Marra di aver cercato di contattare l’imprenditore anche perché ragionano su una sua uscita di scena: “Tanto se poi domani lo defenestrano… finito“. Ma queste conversazioni diventano il punto di partenza dell’indagine che porta gli investigatori a scavare nel passato del funzionario e dell’amico costruttore – legati da un “rapporto viziato” ritiene il gip sin dal 2009 fatto di “insistenti regalie” negli anni 2010 e 2013 dallo Scarpellini in favore del Marra scrive il gip –  e gli affari fatti da quest’ultimo in passato e per il presente con il Comune di Roma. Perché come scrive il giudice il rapporto tra i due prosegue “sul medesimo binario” ancora nel luglio del 2016.

(il mio editoriale per Fanpage invece è qui)

Di cosa è accusata la Muraro, assessora dimissionaria del Comune di Roma. Spiegato bene.

Sono contestazioni pesanti quelle che i pm avanzano a Paola Muraro, ormai ex assessora all’Ambiente del Campidoglio, quando era consulente di Ama. Secondo le accuse, la Muraro è responsabile di aver “truccato” le autorizzazioni per gli impianti di smaltimento dei rifiuti e di inquinamento ambientale.

Scrive il Corriere della Sera:

Agli atti dell’inchiesta ci sono i verbali dell’ex assessore al Bilancio Marcello Minenna e dell’ex amministratore delegato della municipalizzata Alessandro Solidoro che ricostruiscono quanto accaduto dopo la nomina di Muraro al Comune di Roma e specificano il ruolo di Luigi Di Maio che – anche nei momenti più delicati, come quello della notizia sull’iscrizione al registro degli indagati – avrebbe “offerto copertura politica a lei e a Raggi”.

Queste le accuse dei pm:

“Gli impianti di Rocca Cencia e Salario operavano una gestione dei rifiuti in violazione delle prescrizioni delle autorizzazioni riguardanti la gestione degli impianti per quanto concerne le percentuali di trasformazione dei rifiuti in ingresso e gli scarti di lavorazione”. Il sospetto dei pm – spiega il Corsera – è che i macchinari abbiano lavorato in regime ridotto per favorire altri impianti privati. In particolare Manlio Cerroni, ras dei rifiuti della Capitale, anche lui indagato, avrebbe beneficiato della permanenza di Muraro in Ama.

Non solo. L’assessora all’Ambiente della giunta Raggi è accusata anche di inquinamento ambientale. Nel suo ruolo d “responsabile tecnico e referente” degli impianti Ama – sostengono i pm – avrebbe consentito “lo stoccaggio di rifiuti in aree non autorizzate per l’impianto di Rocca Cencia”, mentre per il Salario “non venivano rispettate le aree di stoccaggio rifiuti: i cassoni di rifiuti contenenti metalli ferrosi, gli scarti del processo e le balle di Cdr non erano infatti ubicati conformemente a quanto previsto dagli atti autorizzativi”.

(fonte)

Gli oligarchi olimpici

Proviamo a sforzarci di essere seri. Tentiamo anche di svestire per un secondo i panni dei tifosi e disinteressiamoci dei colori del M5S e dell’orrido balletto alla ricerca di assessori e delle polemiche di questi giorni. Attenzione: non perché non siano rilevanti fatti politici (parliamo di Roma e del movimento politico tra i più importanti in Italia) ma semplicemente perché su questo punto non c’entrano. Mischiare le carte e le cose serve per dibattere e propagandare. Non ora, per favore. No.

Liberi di tutte le sovrastrutture immaginate una sindaca che si presenta alle elezioni ripetendo in ogni dove (e scrivendolo nel suo programma elettorale) che non avrebbe accettato la candidatura della propria città alle olimpiadi nel caso in cui sia eletta. Facciamo che venga eletta con un risultato che non lascia spazio a dubbi. E poi (tu pensa) mantenga la parola data. Mi si perdoni la domanda: che c’è di strano? Anzi, di più: che c’è da discutere?

Virginia Raggi ha mantenuto la promessa. E non solo: ha spiegato più volte la sua scelta convincendo evidentemente la maggioranza degli elettori. Intorno intanto si levano i gridolini dei renzini servili: mentre la Raggi parla di “scelta di responsabilità” loro, dopo aver deposto il sindaco Marino con una firma dal notaio per la vergogna di passare dal consiglio comunale, gridano alla mancanza di coraggio. Loro, il Pd e molti dei cognomi di quel tempo, che leccarono Monti quando prese la stessa decisione con le stesse identiche motivazioni. Un PD con le idee politiche funzionali al padrone di turno. Evviva.

(il mio buongiorno per Left è qui)

E se avessimo semplicemente sopravvalutato Di Maio?

Il caos su Roma, anche se spiacerà agli squali del PD, non tanto il fallimento di Virginia Raggi (che deve ancora iniziare a amministrare, persa e incartata tra brutti giochi di poteri ostili e correnti amiche) ma è soprattutto il doloroso ritorno sulla terra di Luigi Di Maio. Il democristiano grillino, bravissimo a indossare il grigio pur con movenze populiste, ha giocato in tutti questi mesi a fare il geneticamente diverso rispetto ai suoi compagni di partito. Di Maio il moderato, Di Maio il dialogante, Di Maio con le stigmate dello statista: il secchione grillino che avrebbe dovuto insegnarci la rettitudine cade sulla mancata comprensione di una mail che l’avrebbe avvisato dell’indagine in corso sull’assessore Muraro.

Ma lui, andreottiano nell’emulazione, ha finto la solita calma olimpica quando gli hanno chiesto di dare la sua opinione. «Non rispondo sui se» ha dichiarato alla festa de Il Fatto Quotidiano con quel suo solito piglio saccente da destrorso capacissimo di fare il moderato. Ed è proprio questa risposta che, speriamo, lo taglia fuori dal gioco grande dei papabili candidati alla presidenza del Consiglio: troppo bravo a fingere di non sapere, troppo svelto nel far sapere di non sapere e troppo pronto a raccontare balle.

L’essere fortemente politico nel partito dell’antipolitica è un rischio che andrebbe calcolato con cura e Di Maio, invece, ha dimostrato un mestiere che non può certo piacere alla sua base. «Ho sbagliato in buonafede» ha dichiarato Di Maio ieri sera sul palco con Grillo. Noi gli crediamo, per carità.

(il mio buongiorno per Left continua qui)

Povera Roma. Parte seconda.

Cercando di tenere il punto: l’assessora Muraro della giunta Raggi è stata iscritta nel registro degli indagati il 21 aprile di quest’anno nell’ambito di un’inchiesta sui rifiuti romani e ne sarebbe venuta a conoscenza il 18 luglio; il giorno successivo avrebbe avvisato la sindaca Virginia Raggi.

Di per sé, scritta così, è la storia di accertamenti giuridici su personaggi politici come accade ogni giorno in ogni parte d’Italia. Chi fa sbaglia, dicevano i nonni. Ma non è questo che ci interessa, ora. La Muraro da settimane continua a negare di essere indagata. Anzi, ieri, audita in commissione Ecomafie, ha dichiarato di avere risposto alla domanda dei giornalisti che le chiedevano se avesse ricevuto un avviso di garanzia ha rilasciando una dichiarazione da pelle d’oca:

«I giornalisti mi chiedono: hai avuto un avviso di garanzia? questo è quello che mi chiedono. A una domanda così cosa posso rispondere? No, non ho ricevuto un avviso di garanzia. Essere indagato o ricevere un avviso di garanzia sono due cose molto diverse».

“Ci pisciano in testa ma dicono che piove”, scriveva Travaglio qualche anno fa. Ecco, la metafora funziona perfettamente. Solo che qui non siamo di fronte a consumati attori della politica che navigano in acque agitate dai tempi della prima repubblica: qui siamo al cospetto di chi s’è dichiarato “il nuovo” e ha ripetuto mille volte che l’onestà è il prerequisito essenziale per amministrare.

È disonesta la Muraro quando si arrampica su un gioco retorico per tentare di giustificare una bugia? Forse formalmente no ma riesce comunque a fare di peggio: è sleale. Consapevolmente artificiosa nel parlare e nell’agire per modificare la proiezione dei fatti a proprio vantaggio.

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Povera Roma

Povera Roma. Appena uscita dalle grinfie di un PD che ha “licenziato” Ignazio Marino come un Pizzarotti qualsiasi mentre Mafia Capitale si infilava nei calzini dell’ultimo eletto di circoscrizione. Povera Roma. Capitale a cui sembravano avere tagliato anche la speranza s’è buttata nelle braccia della Raggi con il voto di chi non sa più dove sbattere la testa e s’è ritrovata le croste di Alemanno, le correnticchie tra uni che valgono uno e sullo sfondo gli impuniti del Pd che vorrebbero fare i moralisti.

Povera Roma. Che a sinistra s’è lanciata su Fassina che s’è lanciato su Roma per posizionarsi per un congresso che non si farà più di un partito (Sinistra Italiana) che traballa anche nel girello. Povera Roma. Una vita a crescere gli intellettuali della storia d’Italia e oggi filosofeggia sulle cinquanta sfumature d’avviso di garanzia.

Povera Raggi. Tutto questo tempo a raccontarci che schifo che fa “il partito” e poi a pagare lo scotto della mancanza di una comunità politica. Partito, in italiano. Immersa nella banda di chi dice che uno vale uno e lasciata sola come l’ultimo attivista di Ceppaloni. «Grillo mi ha mandato un sms», dice. Come se la politica non fosse solidarietà. Come la vita, del resto.

Povero Pd. Tutto intento a twittare i presunti fallimenti degli altri mentre su Roma si litiga per una delega di quartiere. Tutto intento a fare il maestrino dopo essere stato bocciato, bocciato e ribocciato. In attesa di un verbo sbagliato per spammare veleno su twitter. Con il vicepresidente della Camera che per hobby gioca a fare l’opposizione al servizio della compagna di Franceschini, ovviamente eletta. Povero Pd.

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Chiamare le cose con il proprio nome

virginiaraggi

«A Ostia la mafia chiamiamola mafia» dice Virginia Raggi riferendosi al clan Fasciani. E in una politica disinfettata anche nelle parole per non disturbare troppo un sindaco di Roma che inquadra un problema chiamandolo per nome è un bel segnale. Al di là di tutto. Al di là del tifo.