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La lezione dei detenuti ai commentatori (online)

Ai commenti idioti siamo abituati. Ai commentatori stupidi pure (e mica solo online).  Mantenere la discussione sul confronto senza offesa è un’impresa sempre più ardua per una serie di concause che contribuiscono al decadimento culturale generale su cui abbiamo tanto scritto e continuiamo tanto a leggere. Per esperienza personale devo ammettere che il luogo di pubblicazione cambia moltissimo il tono dei commentatori presenti e proprio per questo mi colpisce piacevolmente la risposta dei detenuti di Rebibbia ai commentatori de Il Fatto Quotidiano online. Una lezione di umanità, certo, ma soprattutto una lezione di utilizzo più maturo della parole (sul web): il potere scrivere di getto non toglie la possibilità di essere letti con calma.

E ancora, per l’ennesima volta, vogliamo ringraziare anche il signor Paolo. Quest’ultimo, nel suo messaggio al sito, non si limita agli insulti. Ma tenta un ragionamento. Dice che la difesa dei detenuti non deve appartenere alla cultura del Fatto Quotidiano e aggiunge che temi come questi, al massimo, possono trovare spazio su l’Unità. Una risposta ce l’aspettiamo anche da parte della redazione del Fatto, ma intanto noi una cosa al signor Paolo la vorremmo dire. Ricordandogli che è laCostituzione che dovrebbe obbligare i responsabili al reinserimento dei detenuti nella società. E il rispetto della Carta Costituzionale non crediamo che appartenga ad una sola parte politica, ma dovrebbe essere un elemento che
unisce tutti i partiti, tutte le culture, tutti gli orientamenti. O no? E infine, una parola su ‘leuciscus’. Lui ci vuole ben chiusi qui dentro. E chiede che si butti via la chiave. Noi non sappiamo chi sia che si nasconde dietro questo nomignolo. Magari è una persona integerrima, quelle “tutte di un pezzo”. Però le persone, tutte le altre persone al mondo, non sono fatte così. Capita nella vita di sbagliare. Capita di sbagliare molto e gravemente. Il diritto ad avere un’altra occasione,  dopo anni passati qui dentro, non sarà una norma prevista dalle leggi, ma crediamo debba essere un imperativo morale. Almeno per le persone che vogliono restare umane.
Sì, la cosa che più ci ha colpito della stragrande maggioranza dei commenti è proprio questa mancanza di umanità. E un mondo senza umanità è orrendo. Per chi sta in cella, ma anche per chi sta fuori.

Grillo, Bersani e la gestione del conflitto

Sul (brutto) rimpallo di queste ultime ore vale la pena leggere Barbara Collevecchio e il suo articolo sulla gestione del conflitto:

Come sempre a rimetterci è l’elettore che più che essere invogliato ad un approfondimento, gode voyeristicamente del gossip. E’ questo forse il modo giusto e corretto di fare captatio benevolentie e condurre una campagna elettorale? Con questi toni cosa si provoca se non confusione e un degradante abbassamento del livello della politica? Grillo fa politica, non ce n’è, inutile negarlo, piuttosto iniziamo a chiederci come la fa. I suoi toni sono irriverenti? Non è certo dando del fascista in modo generalizzato e non scendendo nel particolare  ovvero non rispondendo punto per punto alle accuse che  Bersani può farla franca. Allora forse è giusto e utile ricordare ai nostri politici che esistono tecniche costruttive di gestione del conflitto, tecniche che se applicate aiuterebbero non solo a non cadere nella prosaicità del litigio ma anche gli elettori che potrebbero così farsi un’idea su da che parte stare.

Come criticare in modo costruttivo: dividere le persone dal problema, non serve a nulla fare ironia sugli zombies quando abbiamo problemi seri su cui poterci concentrare dando le nostre soluzioni.

I giudizi moralistici espressi in seconda persona, che etichettano l’altro con insulti fanno tanto ridere ma evitano l’analisi e  il confronto tramite la valutazione dei torti; i confronti negativi e  svalutanti portano solo al  rifiuto della responsabilità dei propri atti. Con questi toni non possiamo  aspettarci risposte propositive. Strategie basate sulla critica costruttiva che eviti all’elettorato di subire litigi volgari e confusivi non eliminano il  giudizio ma invece di produrre reazioni di difesa, resistenza e rifiuto, l’osservazione si limita a descrivere ciò che accade dando la possibilità a chi ascolta di maturare un parere e non di reagire con una semplice risata. 
Credo che dovremmo chiedere atti concreti a questi politici litigiosi che rispondono alle accuse  sulla mala gestione con risposte  generiche. Si può esprimere chiaramente ciò che si osserva senza fare spettacolo e teatrini. Il panem et circenses non funziona più in un momento in cui siamo in crisi in modo allarmante.

Rimane un dato politico: sarebbe utile e responsabile interrogarsi su un movimento che ha raggiunto le percentuali del Movimento 5 Stelle. Capirne i contenuti e provare magari a disinnescarli facendo politica e non caciara. Ultrapolitica. Mica per Grillo (che si difende da solo) ma perché credo che bollare i suoi elettori come semplici tifosi sia semplicistico e fin troppo facile.

Come dice Cristiana “il web e’ oggi l’unica fonte democratica e accessibile per informarsi e fare molta politica, e’ il nuovo territorio che stiamo abdicando ancora, ciecamente. Che non significa abbandonare i mercati o i bar sport di paese (dove in ognuno manderei un democratico in missione) ma significa che c’e’ un luogo in più.
Il web e’ pericoloso per i partiti abituate alla Pravda, lo so. Contiene tutte le opinioni, si puo’ commentare, persino insultare. Insomma come al bar, ma in un bar dove oltre alle Pravde arriva anche qualcun altro a raccontare. Senza filtri, editori, direttori, segretari. Un bell’affare”.

Una legge per l’open data in Lombardia

L’agenda digitale è entrata ufficialmente nell’agenda del Governo. Ne scrive La Stampa sottolineando quanto quel piccolo paragrafo possa essere forse poco ma sicuramente ha l’aria di essere un inizio per risolversi sui punti principali:

1)  BANDA LARGA E ULTRA-LARGA: la realizzazione della banda larga e ultra-larga. Quasi 5,6 milioni di italiani si trovano in condizione di «divario digitale» e più di 3000 centri abitati soffrono un «deficit infrastrutturale» che rende più complessa la vita dei cittadini. Le nuove misure intendono abbattere questi limiti e allineare il Paese agli standard europei.

2) OPENDATA: i dati in possesso delle istituzioni pubbliche, le università ad esempio, vengono condivisi attraverso la rete, per garantire la piena trasparenza nei confronti dei cittadini.

3) CLOUD: i dati in possesso delle pubbliche amministrazioni, de-materializzati, sono condivisi tra le pubbliche amministrazioni.

4) SMART COMMUNITIES: si avvia la creazione di spazi virtuali sul web in cui i cittadini possono scambiare opinioni, discutere dei problemi e stimolare soluzioni condivise con le pubbliche amministrazioni.

“Con il decreto semplificazione, lo sviluppo dell’economia digitale  è finalmente entrato anche in Italia a far parte delle priorità dell’agenda di governo” è il commento del presidente di Confindustria Digitale, Stefano Parisi.  “L’istituzione di una cabina di regia per l’attuazione dell’agenda digitale posta in capo ai massimi responsabili della politica nazionale di sviluppo e modernizzazione del Paese, lo snellimento burocratico, l’obbligo di switch-off verso il digitale di una serie di  transazioni  – continua Parisi –  aprono concretamente la strada a una stagione di cambiamenti per l’Italia imperniata sulla valorizzazione delle tecnologie digitali e del web come chiave strategica  per affrontare i problemi di crescita, competitività e produttività ”.

Anche il Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, ha espresso “vivo apprezzamento” per l’inclusione dell’agenda digitale nel decreto semplificazioni: “Abbiamo segnalato al Governo l’importanza di dotarsi di un’agenda digitale – ha dichiarato Corrado Calabrò  -. E’ con estrema soddisfazione che registro che i nostri suggerimenti sono stati accolti. L’Agcom, se consultata – ha concluso Calabrò – è pronta a collaborare per il successo dell’Agenda digitale italiana”.

Un po’ più preoccupato Alfonso Fuggetta, professore del Dipartimento di Elettronica e Informazione del Politecnico di Milano, tra i principali promotori dell’Agenda Digitale, che ha commentato: «Va apprezzato l’obiettivo del governo di parlare di agenda digitale» e «l’istituzione di una cabina di regia è un riferimento importante ma non basta» perchè «va definita una leadership forte, altrimenti il progetto rischia di slabbrarsi» ha commentato . «Sull’agenda digitale -spiega Fuggetta- c’è tanto da fare, la cabina di regia è sicuramente un passo importante ma, ripeto, serve una mission forte. Auspicherei anche una delega direttamente in capo alla Presidenza del Consiglio, perchè è un tema così trasversale da necessitareuna mission mirata».

«Se la cabina di regia diventa solo un ’luogo di concertazione’, – continua ancora il direttore del Cefriel – allora si rischia lo stallo». «L’agenda digitale attraversa tutti i maggiori settori della vita pubblica, dalle tlc alla ricerca alla funzione pubblica, riguarda cioè le competenze dei ministri Passera, che ha già tante deleghe, Patroni Griffi, Profumo. Riguarda anche il turismo, la cultura. Insomma, serve una leadership forte per gestirla».

Come scrive Luca é un libro tutto da scrivere, certo. Ma la prima pagina di questo libro è stata scritta oggi. Secondo me, questa è una buona giornata.

Questa settimana, in Regione Lombardia, cominciamo a depositare la nostra proposta di legge sull’open data partendo dall’esperienza della Regione Piemonte. E proviamo a scrivere una piccola pagina due.

Legge bavaglio: di cosa stiamo parlando

Perché siamo tutti d’accordo (vero?) che informarsi prima di indignarsi (giustamente) è un obbligo morale. E perché agli attacchi insulsi della corporazione dei servi ignoranti sarebbe bello rispondendo nel merito.

DA LEGGIOGGI

Oggi – giorno in cui Google compie 13 anni – riprende il suo iter in Italia – alla Camera, dopo un anno di stop a causa delle polemiche – il ddl1415-C, soprannominato, tra le tante, “anti-intercettazioni“, “anti-blog“, “ammazza-internet“, “legge-bavaglio“.

Si tratta di un disegno di legge già approvato dai deputati, poi modificato in Senato, che ora torna in terza lettura all’attenzione dei deputati.

Oggi verranno esaminate e votate le questioni pregiudiziali di costituzionalità di merito presentate.

Il ddl, dal titolo “Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche“, potrebbe formare oggetto di una questione di fiducia posta dal Governo, tesa a scavalcare il dibattito parlamentare ed approvare in tempi rapidissimi le nuove norme.

Il 29 settembre – giorno in cui si prevede da più parti la presentazione della questione di fiducia da parte del Governo – è stata indetta una manifestazione in piazza del Pantheon a Roma, dalle 15 alle 18.

Due opinioni intanto, tra le tantissime che in queste ore vengono espresse sulla Rete:

“Bendare tutti per salvarne uno. Questo sembra essere ormai l’unico criterio che guida la maggioranza nella riproposizione della legge bavaglio, perché di bavaglio si tratta, come confermano le critiche dei magistrati e dei cronisti, i veri destinatari della legge, quelli che dovranno essere ‘ammanettati’ per impedire loro l’accertamento degli illeciti e soprattutto per oscurare il diritto ad essere informata della pubblica opinione” (Giuseppe Giulietti, Articolo 21).

Sarebbe davvero una sciagura per la libertà di parola sul web se, preoccupato di assecondare l’urgenza della maggioranza nell’approvazione del ddl, il Parlamento licenziasse il testo nella sua attuale formulazione” (Guido Scorza, Istituto per le Politiche dell’Innovazione)

E per finire, i testi, quelli su cui (non) si discuterà in Parlamento, in attesa che venga posta dal premier la questione di fiducia:

Il testo del ddl anti-intercettazioni e anti-blog come approvato dal Senato il 10 giugno 2010

Il testo del ddl approvato dal Senato confrontato con il testo approvato in prima lettura dalla Camera