“Nella Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia il Governo ribadisce il suo impegno contro ogni forma di discriminazione, violenza e intolleranza”, dice così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nella nota obbligata che detta da Palazzo Chigi. Celebrare le varie giornate mondiali di un diritto qualsiasi del resto è una liturgia a cui Meloni si sottopone con osservanza da burocrate. Nessuna riflessione al di là della retorica, nessuno slancio, nessun occhio ai numeri.
Cresce la paura di aggressioni e il senso di discriminazione. Il nostro Paese perde un’altra posizione in classifica
I numeri, ad esempio, dicono che l’Italia secondo il rapporto Ilga (associazione internazionale per i diritti Lgbt presente all’Onu) sull’uguaglianza sia scivolata dal 33esimo al 34esimo posto. Nel 2018 eravamo in 32esima posizione. Non benissimo. Come osserva Corinna De Cesare “le notizie nei telegiornali sui temi arcobaleno sono diminuite del 50% rispetto al 2021” e la mancata rappresentazione produce discriminazione, a dirlo è l’Agenzia europea dei diritti fondamentali.
Sempre a proposito di numeri dice molto quel 62% di persone Lgbtqia+ che evitano di tenere per mano la persona amata in pubblico. Il 30% delle persone Lgbtqia+ in Italia evita alcuni luoghi per la paura di subire aggressioni. Il 39% delle lesbiche e il 29% dei gay si è sentito discriminato nei luoghi pubblici, a scuola, sul luogo di lavoro. Una persona su quattro non denuncia le aggressioni. Gay Help Line racconta di avere ricevuto 21mila contatti solo nel 2022. Su circa 400 casi di giovani Lgbtqia+ cacciati di casa solo il 10% riesce e trovare ospitalità nelle case famiglia protette.
Nel 12,6% dei casi, violenza e discriminazione omotransfobiche sono state causa di marginalità sociale e disagio abitativo anche nelle fasce di età adulte (fino a 70 anni): le risposte del sistema dell’accoglienza risultano a oggi insufficienti, in particolare per le persone trans. Dell’11,4% di segnalazioni di discriminazione lavorativa, 3 casi su 4 riguardano persone trans per cui la barriera nell’accesso al mondo del lavoro è elevatissima.
Il 12% delle segnalazioni riguarda aggressioni, molestie e atti di odio omotransfobico in luoghi pubblici o sul posto di lavoro, scatenati dalla visibilità delle vittime. Solo il 38% delle vittime di aggressione si è recato in pronto soccorso dopo aver riportato lesioni e nella maggior parte dei casi non ha dichiarato di aver subito violenza perché Lgbtqia+.
Per il 17% i giovani che hanno contattato Gay Help Line raccontano di aver subito la perdita del sostegno economico da parte dei familiari: la maggior parte di questi sono stati abbandonati e questo ha compromesso i loro percorsi di studio e formazione. “Ogni aggressione alle persone Lgbtqia+ – dice il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres – è un attacco ai diritti umani e ai valori che ci stanno a cuore. Non possiamo e non vogliamo tornare indietro”.
Di “insopportabile piaga sociale” ha parlato anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha chiesto “una risposta di condanna unanime”. Mentre Alessandro Zan, deputato e responsabile Diritti della segreteria Pd, ricorda che “gli attacchi continui e i discorsi d’odio di molti esponenti di governo sono responsabili di un arretramento del nostro Paese sul piano dell’inclusione e della piena uguaglianza di tutti i cittadini, in particolare colpendo i diritti dei figli delle famiglie arcobaleno e acuendo una discriminazione odiosa e inaccettabile”.
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